La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

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QUINDICESIMA DOMANDA

LA SINCERITA' VERSO I SUPERIORI

Siate certe, Figlie mie che più sarete sincere verso i vostri superiori, tanto più sicura sarà la vostra via verso la virtù.

La Chiesa proibisce ai superiori, e questo è giusto, di penetrare con forza nel segreto dell'anima delle suore a loro affidate. Né con domande, né con minacce, né con la persuasione essi possono esigere di aprir loro la coscienza. Ma ogni suora ha il pieno diritto di confidarsi con la sua superiora, per farle conoscere ciò che di bene e di male vi è in lei, perché soltanto così la superiora potrà dirigerla. E questa direzione della superiora è per l'anima ciò che è il sostegno per un debole alberello che si piega ad ogni soffio di vento.

La sincerità non è soltanto una virtù per i giovani, per coloro che iniziano la vita religiosa, ma lo è anche per i più anziani. Nella vita spirituale dobbiamo essere come fanciulli, e i fanciulli hanno bisogno della mano materna. Non dire: "Ho un confessore e questo mi basta". Certamente, un buon confessore è un tesoro per l'anima, tuttavia ti dirò una cosa: il confessore ti conosce solo attraverso confessionale, ma sei certa che ti presenti a lui in tutta sincerità? Non perché tu voglia ingannarlo, no; ma è l'amor proprio che ti acceca. Tu da sola, non ti conosci bene, la superiora invece ti conosce meglio perché vede quei tuoi lati deboli che tu non vedi. Potrebbe alle volte preservarti dal male, ma non può, perché tu rimani lontana da lei, non hai fiducia in lei, non vuoi che sì "immischi" nella tua vita interiore. Sorelle mie, credetemi, il confessore considera talvolta come santa e vittima di amore colei dì cui la superiora deve purtroppo pensare diversamente. Il confessore sente le parole, ma la superiora vede i fatti.

La sincerità non consiste nel fatto di dover parlare ogni momento con la superiora, di raccon­tarle la vita della tua anima, di tenerla impegnata. No! Io chiamo sincera colei che non fa, non dice nulla che non possa essere conosciuto dalla superiora; che si comporta sempre come se la superiora conoscesse tutto ciò che fa, che dice, perfino ciò che pensa; che non promette mai a nessuno di non dire niente alla superiora. Mai! Può essere dunque molto sincera davanti ai superiori colei che di rado parla della propria vita interiore. E può mancare di sincerità chi invece importuna la superiora con conversazioni, perché parla di ciò che le piace e nasconde ciò che è poco piacevole a dirsi.

Ti consiglio, Figlia mia, di far conoscere alla superiora l'oggetto del tuo esame di coscienza particolare, non perché te lo debba suggerire lei, questo è compito tuo, ma tu glielo presenti affinché sappia su che cosa stai principalmente lavorando, e a volte lei potrà aiutarti. Presentale, di tanto in tanto, almeno ogni tre mesi, il tuo oggetto di esame di coscienza particolare, e ne avrai un grande aiuto per perseverare in questo lavoro. Chiedi qualche volta che ti dica tutto ciò che vede in te di imperfetto, e che ti consigli come comportarti per correggere ciò che in te non va.

Lasciati guidare dalla superiora. Essa è l'appoggio che Dio stesso ha dato alla tua anima. Non ti chiedere se è vecchia o giovane, simpatica o no, ma ricorda sempre che è solo un velo, dietro cui sta il Signore che, per mezzo di lei, ti parla, ti dirige e ti guida. Va dunque a lei con la fiducia di un bimbo. Sii sincera. Questa è la via più sicura. Sii, come dice S. Giovanni Berchmans, limpida come l'acqua per i tuoi superiori e sperimenterai quanta pace e felicità vi è in questa sincerità, quanto essa aiuti ad arrivare alla vittoria.

La sincerità è umiltà, e l'umiltà è sorgente di grazia, di pace, di santità. Dal primo momento dell'entrata in convento fino all'ultimo, anche se dovessi vivere cento anni, sii sincera della sincerità di un bambino verso i tuoi superiori. La superbia non ti faccia mai deviare da questa via sicura!

 

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