La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Le COMUNITA' in Italia        RITIRO ANNUALE 2019  Roma - lunedì, 26 agosto


 

S.Messa e lodi...

 

   

 

...colazione...

 

   

 

 

Prima meditazione (1)

 

La vostra congregazione è stata fondata da Sant' Orsola Ledóchowska nel 1920. L’anno prossimo ricorre il primo centenario della vostra nascita e del vostro servizio nella Chiesa.

Nel capitolo generale Sabato, 20 luglio 2019, è stata eletta la nuova Madre Generale della Congregazione ed è iniziato un nuovo cammino della vostra congregazione, sotto la guida di un’altra superiora generale e con la programmazione effettuata dal vostro istituto.

Qual è la vostra missione nella Chiesa e qual è la missione di ogni suora orsolina?

 

La missione specifica della Congregazione nella Chiesa è annunciare Cristo, l'amore del Suo Cuore, attraverso l'educazione e l'istruzione dei bambini e della gioventù, il servizio ai fratelli più bisognosi e oppressi, e attraverso altre forme di attività che tendono all'evangelizzazione del mondo.

«L'orsolina del S.Cuore di Gesù Agonizzante deve e vuole consacrarsi ai poveri»[2].

Alla maggior gloria di Dio. Ad maiorem Dei gloriam è una frase latina, dal significato letterale: «per la maggior gloria di Dio».

La frase si trova per la prima volta nei Dialoghi (1,2) di San Gregorio Magno, anche se già nella Prima lettera ai Corinzi di san Paolo si trova già la frase "Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio" (1 Cor. 10,31), versetto da cui presumibilmente è nata la forma attuale. È il motto della Compagnia di Gesù; la sigla "A.M.D.G." contrassegnava la maggior parte dei libri editi dalla Compagnia di Gesù. Il presente motto, con l'integrazione "et socialem", è il motto dell'associazione Alleanza Cattolica.

 

Cerchiamo di capire il senso di questa espressione per una religiosa orsolina.

Nei capitoli 8-10 San Paolo ha affrontato il tema della carne sacrificata agli idoli e che poi si vendeva sul mercato. I cristiani più "emancipati" l'acquistavano e la mangiavano senza farsi problemi, ma i fratelli più piccoli nella fede, vedendo questa disinvoltura ne erano scandalizzati. Paolo approva l'atteggiamento di chi mangiava questa carne, ma li invita a non farlo pur di non far vacillare la fede dei loro fratelli. Termina la propria argomentazione con il brano che leggiamo oggi: tutta la condotta del cristiano deve essere un imitazione di Paolo e di Cristo, una continua predicazione del Vangelo.

 

1Cor 10,31: Dunque, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.

Paolo dopo aver dato alcune indicazioni di tipo pratico legate alla situazione contingente, allarga il campo dando dei principi generali, che possono essere applicati in ogni frangente: tutto va fatto per la gloria di Dio. Non c'è una norma fissa. Si può mangiare, si può digiunare, si può fare di tutto. L'importante che attraverso di ciò si dia una buona testimonianza dell'amore di Dio, così che gli altri lo possano conoscere e seguirlo nella fede.

 

v. 32: Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio;

Così Paolo esorta a non essere motivo di scandalo, cioè di non dare una contro testimonianza.

Questa testimonianza onesta era necessaria nei confronti di tre principali gruppi di persone: i giudei, i greci e i fratelli della Chiesa.

La necessità di dare una buona testimonianza nei confronti dei greci, cioè dei pagani, si comprende subito, poiché il cristianesimo si poneva come una nuova religione e anche come una buona condotta di vita. Ma la testimonianza si rendeva necessaria anche verso i giudei, nei confronti dei quali il cristianesimo ha delle posizioni di aperta rottura che non si possono sanare (pensiamo ad esempio a tutte le norme di purezza per il culto, alla netta separazione dai credenti di altre religioni). La testimonianza che sorprende di più è quella nei confronti della Chiesa di Dio. All'interno della comunità erano confluite persone di diversa estrazione sociale, diversa cultura e maturità umana. Di tutte queste realtà è necessario tenere conto, nel rispetto e nell'aiuto vicendevole. La comunità di Corinto che aveva al suo interno diverse conventicole, con diverse interpretazioni del vivere cristiano, rischiava di perdere i suoi elementi più deboli.

 

v. 33: così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.

Questo è lo stile con cui Paolo stesso si comporta. Egli cerca di piacere a tutti in tutto. Non si tratta certo di vana compiacenza, di amore del quieto vivere. Sappiamo bene come Paolo abbia denunciato e combattuto con forza atteggiamenti di compromesso e di ipocrisia mantenuti dagli stessi predicatori del Vangelo. Qui l'accento è posto sul fatto che Paolo abbia cercato di venire incontro alla cultura, ai limiti e alle difficoltà dei propri uditori, in modo da creare uno spazio di dialogo e di confronto nel quale trasmettere il messaggio del Vangelo. Egli si pone in ascolto per primo per portare i propri interlocutori alla salvezza.

 

1Cor 11. 1 Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

Questo è il suo programma. Questo è ciò che chiede ai suoi fedeli di Corinto, a quelli che erano abbastanza intelligenti e preparati per farsi carico della salvezza dei fratelli più deboli. Questo è ciò che viene chiesto anche a noi al giorno d'oggi.

La suora orsolina chi deve imitare? La riposta la trovate in alcuni punti della vostra vita consacrata e nella finalità dell’istituto, sintetizzati per presentare chiaramente la vostra vocazione, il vostro carisma e la vostra missione.

 

1.     Dio Padre nel suo ineffabile amore ci ha scelte e chiamate, per mezzo dello Spirito Santo, a lasciare tutto, per seguire Gesù Cristo mediante la professione dei consigli evangelici nella Congregazione delle Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante.

2.     Questa vocazione ci unisce in modo particolare al mistero dell'agonia del Cristo che, inviato dal Padre, ha tanto amato gli uomini da soffrire per loro la morte di croce, affinché tutti, partecipando alla sua morte e alla sua risurrezione, raggiungano la pienezza della vita.

3.     Attente alla parola di Cristo: «Ho sete» , rispondiamo all'amore del Cuore Divino donandoci a Lui totalmente e senza riserve, affinché Egli possa prolungare in noi e per mezzo nostro la sua opera di salvezza. Desideriamo vivere sempre più pienamente per Cristo e il suo Corpo che è la Chiesa, consacrando tutte le nostre forze ad estendere il Regno di Dio sulla terra.

4.     La missione specifica della Congregazione nella Chiesa è annunciare Cristo, l'amore del Suo Cuore, attraverso l'educazione e l'istruzione dei bambini e della gioventù, il servizio ai fratelli più bisognosi e oppressi, e attraverso altre forme di attività che tendono all'evangelizzazione del mondo. «L'orsolina del S.Cuore di Gesù Agonizzante deve e vuole consacrarsi ai poveri».

5.     Ci impegniamo a conoscere e ad amare sempre più il Cuore Divino, desideriamo modellare la nostra vita sul Vangelo imitando Cristo nella Sua offerta alla volontà del Padre, nel Suo sacrificio per la salvezza degli uomini.

6.     La partecipazione al sacrificio della S. Messa e l'adorazione di Gesù Eucaristico diventano il centro della nostra vita personale e comunitaria. Insieme a Cristo, nello Spirito Santo, lodiamo il Padre e attingiamo dall'Eucarestia l'amore per condividerlo con la comunità e con i fratelli.

7.     Gesù Cristo, sottomesso al Padre, mite ed umile di cuore, ci insegna a vivere nello spirito di verità, di semplicità e di servizio. Per volontà della beata Orsola, nostra Fondatrice, l'umiltà deve essere la virtù caratteristica della nostra Congregazione.

8.     Docili allo Spirito Santo, attente ai segni dei tempi, seguendo la strada tracciata dalla beata Madre Orsola, siamo sensibili e aperte ai bisogni della Chiesa e di tutti gli uomini. Con coraggio e impegno modelliamo la realtà del momento presente sullo spirito del Vangelo. Cerchiamo di andare incontro a ciò che esige Cristo sempre presente nella storia del mondo.

9.     Testimoniamo il nostro amore a Dio mediante il servizio al prossimo, generoso e pieno di abnegazione.  « Lavorare, sacrificarsi per il prossimo, fare del bene, questo è l'amore più puro verso Dio, questa è la penitenza più pratica». Ricordiamo che l'amore non sente il peso e se lo sente è capace di amarlo.

10. Consideriamo il lavoro come uno dei nostri obblighi principali. Accettiamo ogni lavoro come manifestazione della volontà di Dio, come prolungamento della preghiera, come atto di amore ed espressione dell'ascesi personale. Mediante il lavoro partecipiamo all'opera divina della santificazione e della perfezione dell'uomo e all'opera della trasformazione del mondo.

11. Nello spirito d'amore e di penitenza aderiamo con tutta la nostra vita a Gesù agonizzante per la salvezza del mondo. Desideriamo seguire il Signore sommamente amato, povere dietro Gesù povero, affaticate dietro Gesù affaticato, cariche della croce dietro Gesù carico della croce, crocifisse con Gesù crocifisso.

12.  Riconoscenti per la grazia della vocazione, poniamo la nostra speranza in Dio, da Lui attingiamo la gioia e la costante serenità d'animo; in questo modo annunciamo agli uomini la Buona Novella che Dio è amore e sorgente della più grande felicità.

13.  La Madre di Cristo e Madre della Chiesa, tutta donata alla persona e all'opera del suo Figlio, è per ogni orsolina del S. Cuore di Gesù Agonizzante modello del dono di sé a Dio e agli uomini. La Congregazione desidera realizzare la sua missione sotto la guida e la materna protezione di Colei che venera come Stella del Mare. Le parole di Maria: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto», sono la parola d'ordine della Congregazione.

 

Chi imitare dopo Cristo e dopo la Beata Vergine Maria? La vostra fondatrice: Sant' Orsola

Una orsolina del Cuore di Gesù agonizzante dovrà mettersi in ascolto della supplica dolorosa che scaturisce dalle labbra del Signore che agonizza sulla croce:  «Sitio» Test. (XVI).

 

Imitare: L'amore al Crocifisso; sviluppare una intensa  vita di preghiera; alimentare una spiritualità mariana autentica e coltivare la devozione alla Madonna

 

La spiritualità della Congregazione è incentrata sulla devozione al Sacro Cuore e il vostro a apostolato è portare le anime a Gesù, far loro conoscere l’infinita bontà del suo Cuore. Per rispondere a queste domande esige da parte vostra una decisione consapevole, libera e confermata con la pratica della vita.

Alle persone che desiderano entrare nella Congregazione si richiede un'autentica vocazione religiosa e il desiderio di servire Dio in umiltà dedicandosi al lavoro tra i poveri. Inoltre debbono possedere disposizioni fondamentali per la vita nella comunità, temperamento sereno e sincero, amore al lavoro e disponibilità ad ogni tipo di lavoro, salute almeno discreta, equilibrio psichico e maturità che garantiscano la comprensione delle esigenze della vita religiosa e lo sviluppo in essa. (Cost. § 93)

Da qui la necessità di una formazione permanente che investe tutto l’arco della vostra e nostra vita di consacrati. Da qui l’importanza degli annuali corsi di esercizi spirituali per rivitalizzare la nostra vocazione e la nostra chiamata alla santità, mediante la professione di consigli evangelici.

 

 

Seconda meditazione (2)

 

Cosa vi dice la Fondatrice?

Sapessi solo amare" Ardere, consumarmi nell'amore" - così scrive prima dei voti religiosi la 24enne GIULIA LEDÓCHOWSKA, novizia nel convento delle orsoline a Cracovia. Queste parole  diventano le linee guida di tutta la sua vita.

 

La sua vita parla da se stessa e vi insegna ad essere voi stesse nello spirito di colei che vi ha pensato e desiderato come sue figlie spirituali

 

Nobiltà di origine e di cuore. Maria Orsola Ledóchowska nasce nel 1865, in una famiglia prestigiosa. Chi tra di noi ha queste nobili discendenze che a volte rivendichiamo ruoli e servizi da principesse?

 

Ambiente familiare adatto. Cresce in un clima familiare pieno di amore, saggio ed esigente, tra numerosi fratelli e sorelle. I primi tre dei fratelli scelgono la strada della vita consacrata: Maria Teresa (beatificata nel 1975), fondatrice del Sodalizio di San Pietro Claver e il fratello minore, Vladimiro, diventato preposito generale di Gesuiti. Abbiamo anche noi fratelli e sorelle che hanno percorso la strada della famiglia d’origine della fondatrice.

 

Fa esperienza nel convento di Cracovia per 21 anni ed attira l'attenzione il suo amore per il Signore, il suo talento educativo e la sua sensibilità ai bisogni dei giovani nelle mutate condizioni sociali, politiche e morali di quei tempi. Oggi, come Orsoline esercitate lo stesso fascino sulla gioventù, oppure vi siete ripiegate su voi stesse.

 

Sensibilità per la missione ad gentes. La stessa sensibilità la spinge ad andare in missione, con la benedizione del Papa Pio X, nel cuore della Russia ostile alla Chiesa. Nella Russia comunista nasce la vostra famiglia religiosa. Chiaro messaggio a voi Orsoline di oggi a combattere con le armi della fede contro ogni forma di ateismo,

 

L’esperienza della clandestinità e dell’isolamento più totale. Dalla Russia a Stoccolma.  Qui la sua attività  si concentra, oltre al lavoro educativo, sull'impegno nella vita della Chiesa locale, sul lavoro in favore delle vittime della guerra e sull’impegno ecumenico. La casa dove vive con le sue suore diventa un appoggio per la gente di diversi orientamenti politici e religiosi. Richiesta una volta di  che orientamento è la sua politica, rispose senza indugiare: “la mia politica è l’amore”.

 

Il ritorno in Polonia e nel 1920 l’inizio della Congregazione. Maria Orsola educa le suore ad amare Dio sopra ogni cosa e in Dio ogni persona umana e tutta la creazione. Ritiene una testimonianza particolarmente credibile del legame personale con Cristo e uno strumento efficiente dell’influsso evangelizzatore e educativo, il sorriso, la serenità d’animo, l’umiltà e la capacità di vivere la grigia quotidianità come via privilegiata verso la santità. Lei stessa  è un esempio trasparente di tale vita.

 

Nel 1928 viene aperta la casa generalizia in Roma e un pensionato per le ragazze meno abbienti. Le suore iniziano anche ad operare tra i poveri dei sobborghi di Roma.

 

Nel 1930 le suore, accompagnando le ragazze che partono alla ricerca di lavoro, si stabiliscono in Francia. Invia le suore per la catechesi e il lavoro nei quartieri poveri, organizza edizioni per bambini e giovani e lei stessa libri e articoli.

Cerca di avviare e di appoggiare organizzazioni ecclesiastiche per i bambini (Movimento Eucaristico), per la gioventù e per le donne.

Quando la sua vita laboriosa e non facile giunse al termine a Roma, il 29 maggio 1939, esattamente 80 anni fa, la gente diceva che "è morta una santa".

 

Qual eredità vi ha lasciato?

 

La mia politica è l’amore…Il mio primo apostolato è quello della serenità d’animo, della santa gioia.  (M. O. Ledóchowska)

Il Signore è buono, mi dà la grazia di comprendere sempre più che tutto ciò è un sogno e che Gesù è l’unica realtà della mia vita. Lui ieri, oggi e nell’ora della morte e per l’eternità. Questo mi sorregge. (M. O. Ledóchowska, lettera a Vladimiro Ledóchowski)

 

Maria Orsola vi indica quali sono i frutti dello spirito che devono caratterizzare la vostra spiritualità di Orsoline.

“Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà. Mitezza, dominio di sé: contro queste cose non c’è legge” (Gal. 5,22-23).

Nella lettera che san Paolo aveva indirizzata ai Galati in un momento particolarmente critico della loro esperienza cristiana egli parla dei frutti dello Spirito. Tali frutti devono essere prodotti da noi in questi giorni.

I cristiani di Galazia suggestionati da falsi maestri, stavano deviando dal Vangelo e l'Apostolo era corso ai ripari mettendoli di fronte al grave errore in cui rischiavano di cadere: quello cioè di perdere il frutto incommensurabile della redenzione, il dono dello Spirito Santo, che Gesù ci ha ottenuto morendo sulla croce.

“Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne… Sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso: chi le compie non erediterà il regno di Dio.,,Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. (Galati 5, 16.19-25).

Ecco, allora, due modelli antitetici di esistenza, quello secondo lo Spirito di Dio e quello che si basa sulla “carne” che nel linguaggio di san Paolo designa il principio del peccato.

La “via” luminosa e libera dello Spirito si contrappone al “desiderio” cupo e schiavizzante del vizio e del male. Diamo, allora, uno sguardo a questi due modelli di vita che l’Apostolo concretizza attraverso una duplice lista di vizi e di virtù, sulla scia della tradizione filosofica greca, soprattutto stoica, che aveva già elaborato simili cataloghi etici. È, però, significativo notare prima la denominazione generale usata da Paolo. I vizi sono definiti «opere della carne», perché nascono dall’azione del peccatore, mentre le virtù sono «frutti dello Spirito», perché sbocciano dall’uomo che ha in sé la grazia efficace dello Spirito di Dio. È per questo che Paolo considererà sempre le opere buone non come un merito da accampare nei confronti di Dio, ma come il frutto che deve necessariamente maturare dalla grazia divina in noi accolta. Per comprendere questa visione basti pensare alla madre che non diventa tale per alcuni atti di affetto che compie nei confronti della sua creatura, ma, proprio perché è madre, non può che donare la sua opera e il suo amore al figlio.

 

Quindici sono, invece, gli atteggiamenti immorali “carnali”. Essi si raggruppano tra loro. Ecco la trilogia della fornicazione, dell’impurità e della dissolutezza, a cui seguono due vizi di indole “religiosa”, cioè l’idolatria e la magia. Ben sette elementi hanno di mira i disordini nelle relazioni interpersonali e sono il segno anche delle tensioni nelle stesse comunità cristiane: inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie. Si conclude col peccato di gola, nei suoi tipici eccessi, cioè nelle ubriachezze e nelle orge, caratteristiche del mondo contemporaneo greco-romano.

Ma, di fronte a questi bassifondi della morale, Paolo apre ai suoi lettori l’orizzonte luminoso dello Spirito che genera nel cuore e nella vita dei fedeli nove virtù, il cui corteo è articolato in forma ternaria. Qui indicati come frutti dello Spirito.

 

Ecco la prima triade, aperta dall’amore e seguita dalla gioia e dalla pace. Subentrano poi la magnanimità, la benevolenza e la bontà, che ricalcano la precedente trilogia per quanto riguarda il rapporto col prossimo. Infine, la fedeltà, la mitezza e il dominio di sé, che sono virtù di indole personale. È su questa triplice triade che deve modellarsi il nostro “cammino secondo lo Spirito”, ossia la nostra nuova esistenza di redenti da Cristo.

Nella sezione da cui è presa questa Parola, san Paolo descrive appunto la distanza abissale che passa tra una vita schiava dell'egoismo ed una vita totalmente animata e guidata da quell'amore che è proprio di Gesù e che Egli ci ha comunicato mediante il suo Spirito.

Tra i vari effetti prodotti dallo Spirito Santo in noi ed elencati qui da san Paolo vengono in primo luogo tutte quelle espressioni dell'amore che costruiscono l'unità tra i fratelli: la pace, la pazienza, la benevolenza, ecc.

L'Apostolo li chiama "frutti dello Spirito", come per sottolineare il nesso logico che passa tra queste espressioni dell'amore cristiano e la radice da cui provengono.

Nella misura in cui lo Spirito Santo cresce nel cristiano - e questo ovviamente dipenderà dalla sua corrispondenza - produce in lui gli stessi sentimenti, lo stesso amore, la stessa volontà di pace e di unità che sono propri di Gesù. Ai Filippesi san Paolo dice: "Abbiate gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Fil 2,5).

Un altro effetto dello Spirito Santo è la libertà interiore nei confronti di tutte le tendenze disordinate che vorrebbero spingerci al male e, quindi, una grande facilità e gioia nel compiere il bene.

Nella misura in cui è animato dallo Spirito Santo, il cristiano vive le parole di Gesù. L'amore a Dio ed ai fratelli, l'andare controcorrente, il rinunciare a sé stessi per costruire la pace e l'unità, diventano per lui quasi naturali. L'aspetto duro e pesante della legge (cioè dei comandamenti) sembra ormai non esistere più.

Essa riflette un'esperienza di vita cristiana e ci presenta un traguardo che potrebbe sembrare riservato ad una categoria di privilegiati. Eppure è il traguardo al quale l'Apostolo voleva portare tutti i cristiani delle sue comunità, perché è il traguardo a cui ogni cristiano è chiamato da Gesù in forza del battesimo.

La via per arrivarvi ormai dovremmo conoscerla abbastanza bene, ma dobbiamo sempre aiutarci a ricominciare a percorrerla di nuovo. Essa consiste nel corrispondere alla grazia dello Spirito Santo che ci spinge a vivere le parole di Gesù - in modo particolare il suo comandamento dell'amore scambievole - e ad abbracciare con Lui la nostra croce. Si tratta di essere fedeli allo Spirito Santo soprattutto nei momenti di prova, di tentazione e di difficoltà. Sono questi, infatti, i momenti più preziosi, è questa la via attraverso la quale i frutti dello Spirito cresceranno sempre più in noi.

 

La vostra Madre Fondatrice ce lo ricorda continuamente nel Testamento: “Un'Orsolina del Cuore di Gesù Agonizzante, dovrà mettersi in ascolto della supplica dolorosa che scaturisce dalle labbra del Signore che agonizza sulla croce: "Sitio".

E’ un grido di dolore che viene dal cuore saturo di sofferenza alla vista del piccolo numero di persone che sanno approfittare delle grazie che egli, il nostro Gesù, con la sua passione e morte, ha ottenuto per noi e per tutto il genere umano”.

 

E ancora incoraggia: “Figlie mie, arda nei vostri cuori, continuamente il fuoco dell'amore per le anime. Salvarle, portarle a Gesù, far loro conoscere l'infinita bontà del suo Cuore: ecco l'ideale al quale dobbiamo consacrarci”.

 

Nel contempo ci indica Maria e il Suo Cuore Immacolato, che con il suo calore illumina e riscalda i nostri cuori, perché sappiamo sempre meglio amare il Cuore di Gesù: “Volendo amare veramente questo Cuore divino di un amore che sia per lui consolazione, amatelo per mezzo del Cuore Immacolato della Vergine Maria”

 

Sul Golgota, accanto al Cuore di Gesù, pieno di amore, fino al dono totale di se stesso, si trova  il secondo Cuore, il Cuore di Maria, Vergine e Madre, che similmente al Cuore di Gesù è preoccupato per le sorti di ogni persona e di tutto il mondo!

 


25 agosto 26 agosto 27 agosto 28 agosto 29 agosto 30 agosto

RITIRI ANNUALI