La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Le COMUNITA' in Italia        RITIRO ANNUALE 2019  Roma - venerdì, 30 agosto


 

 

Prima meditazione (9)

 

I VOTI RELIGIOSI

Questa è la giornata conclusiva dei nostri esercizi spirituali qui a Roma, nella Casa Generalizia, ad un mese esatto dalla conclusione del capitolo generale e con l’apertura dell’anno giubilare per la vostra congregazione, che celebra il primo centenario della sua nascita.

Come è prassi, durante gli esercizi spirituali si fa un costante riferimento ai consigli evangelici, in modo da riflettere su di essi e fare una verifica su noi stessi di come viviamo questi voti, liberamente fatti in un determinato istituto. Non a caso che a conclusione degli esercizi si rinnovino i voti e, evento singolare per noi oggi, c’è anche la ricorrenza dei 50 anni di professione religiosa di Suor Maria, per tanti anni impegnata in Vaticano nell’ambito dell’editoria.

 

A conclusione di questi giorni vi invito a riflettere questa mattina sulla vita consacrata in generale e sui tre voti in particolare.

La Chiesa ritiene essenziali alcuni elementi, senza i quali non si dà la vita religiosa: la chiamata di Dio e la consacrazione a lui mediante la professione dei consigli evangelici con voti pubblici; una forma stabile di vita comunitaria. Per gli istituti dediti alle opere di apostolato si aggiunge pure una partecipazione alla missione di Cristo mediante un apostolato comunitario, fedele al particolare carisma originario e alla sana tradizione. Essenziali per la vita di tutti i religiosi sono ancora: la preghiera comunitaria e personale, la pratica ascetica; la testimonianza pubblica; un rapporto specifico con la Chiesa; la formazione permanente; una forma di governo che esiga un'autorità religiosa basata sulla fede.

 

La vita religiosa: una forma particolare di consacrazione a Dio

Alla base della vita religiosa c'è la consacrazione, che è un'azione divina. Dio chiama una persona, la riserva per se affinché si dedichi a lui in modo particolare. Al tempo stesso egli conferisce la grazia in modo che nella consacrazione la risposta dell'uomo si esprima mediante un profondo e libero abbandono di tutto se stesso.

 

Il nuovo rapporto che ne deriva è puro dono. E' un'alleanza di mutuo amore e fedeltà, di comunione e missione stabilita per la gloria di Dio, la gioia della persona consacrata e la salvezza del mondo. Il modello perfetto di consacrazione a Dio è il suo Figlio, Gesù Cristo povero, casto, obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Questi aspetti della vita di Cristo sono partecipati, in modo singolari ad alcuni battezzati, ai quali, per il bene di tutti, Dio dà il dono di una più intima sequela di Cristo nella sua povertà, castità e obbedienza. Ciò avviene mediante una professione pubblica dei consigli evangelici di cui è mediatrice la Chiesa. Questa professione, a imitazione di Cristo, riflette una «consacrazione del tutto speciale che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale e ne è un'espressione più piena» (PC 5).

Tale consacrazione mediante la professione dei consigli evangelici, emessi pubblicamente, appartiene indiscutibilmente alla vita e alla santità della Chiesa (cfr. LG 44). E' la Chiesa che autentica il dono ed è mediatrice della consacrazione.

Il cristiano, così consacrato, cerca di vivere ora quello che sarà nella vita futura e « manifesta meglio a tutti i credenti i beni celesti già presenti in questo mondo» (LG 44). In tale maniera i religiosi «testimoniano in modo splendido e singolare che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini» (LG 31).

L'unione con Cristo, mediante la consacrazione vissuta secondo i consigli evangelici, può essere realizzata nel cuore del mondo, tradotta nelle opere del mondo, espressa con i mezzi del mondo.

 

Di per se i consigli evangelici non separano necessariamente dal mondo. Di fatto è un dono di Dio alla Chiesa che la consacrazione mediante la professione dei consigli possa essere vissuta anche nella forma di lievito nascosto nella massa.

I cristiani che abbracciano tale consacrazione, continuano l'opera di salvezza comunicando l'amore di Cristo con la loro presenza nel mondo e operando la sua santificazione con il viverci al suo interno.

Il loro stile di vita e di presenza non differisce da quello degli altri cristiani. La loro testimonianza è data nell'ambiente ordinario di vita. Questa forma discreta di testimonianza emana dalla natura stessa della loro vocazione e fa parte del modo specifico con cui la loro consacrazione dev'essere vissuta (cfr. PC 11).

La natura stessa della vocazione religiosa comporta una testimonianza pubblica sia a Cristo che alla Chiesa.

 

La professione religiosa si attua tramite voti che la Chiesa riceve come pubblici. Una forma stabile di vita comunitaria in un istituto eretto canonicamente dalla competente autorità ecclesiastica manifesta in modo aperto l'alleanza e la comunione che la vita religiosa vuole esprimere. Un certo distacco dalla famiglia e dalla vita professionale, con l'inizio del noviziato, evidenzia l'assoluto di Dio.

Allo stesso tempo, questo distacco dà vita a un nuovo e più profondo vincolo, in Cristo, con la famiglia che si è lasciata. Questo vincolo tanto più si rafforza, quanto più il distacco da relazioni occupazioni e diversivi, altrimenti legittimi, continua a riflettere in modo pubblico l'assoluto di Dio per tutta la vita.

 

Un altro aspetto della natura pubblica della consacrazione lo abbiamo nell'apostolato: in un certo senso esso è sempre comunitario, corporativo. La presenza dei religiosi, inoltre, è visibile: si manifesta nel loro modo di agire, di vestire e nello stile di vita.

 

La consacrazione religiosa è vissuta in un dato istituto, in conformità alle costituzioni che la Chiesa, con la sua autorità, accetta e approva: in accordo, pertanto, con particolari disposizioni che riflettono e approfondiscono un'identità specifica. Tale identità emana da quell'azione dello Spirito Santo che costituisce il dono originario dell'istituto: il carisma che determina un particolare tipo di spiritualità, vita, apostolato, tradizione (cfr. MR 11).

Nel caso di istituti dediti alle opere di apostolato, come i nostri, la consacrazione religiosa ha una ulteriore caratteristica: una partecipazione specifica e concreta alla missione di Cristo.

 

La loro vocazione comporta la proclamazione attiva del vangelo tramite le «opere di carità affidate all'istituto dalla Chiesa, opere che devono essere esercitate in suo nome» (PC 8). Per questo motivo, l'attività apostolica di tali istituti non è semplicemente un impegno umano a fare del bene. Essa costituisce una azione profondamente ecclesiale» (EN 60), radicalmente fondata nel Cristo che fu inviato dal Padre per fare la «sua opera». E' un'azione, perciò, che esprime una consacrazione da parte di Dio. Egli manda il religioso a servire Cristo nelle sue membra, in modi concreti (EN 69) e in conformità al dono originario dell'istituto (cfr. MR 15). «Tutta la vita religiosa dei membri di questi istituti sia compenetrata di spirito apostolico e tutta la loro azione apostolica sia animata da spirito religioso» (PC 8).

 

La Consacrazione mediante voti pubblici

È proprio della vita religiosa, benché non esclusivo, professare i consigli evangelici mediante voti accolti dalla Chiesa. I voti sono una risposta a un dono precedente di Dio, un dono di amore che non può essere spiegato razionalmente in modo adeguato. E' qualcosa, infatti, che Dio stesso opera nella persona che ha scelto. Come risposta al dono di Dio, i voti sono la triplice espressione di un unico «sì» al rapporto particolare di totale consacrazione. Costituiscono l'atto mediante il quale il religioso «si dona totalmente a Dio con un nuovo e speciale titolo» (LG 44). Mediante questo atto il religioso dedica gioiosamente la sua vita intera al servizio di Dio, considerando la sequela di Cristo «l'unica cosa necessaria e cercando Dio prima e al di sopra di tutto» (PC 5).

Due motivi sollecitano questa dedizione: il desiderio di essere libero da ogni impedimento che potrebbe ostacolare l'amore ardente e l'adorazione perfetta di Dio (cfr. ET 7); desiderio di una consacrazione totale per prestargli un più intimo servizio (cfr. LG 44). I voti di per sé «esprimono, d'ora innanzi, l'unione indissolubile tra Cristo e la sua sposa, la Chiesa. Più stabili e solidi sono questi vincoli, tanto più perfetta è la consacrazione religiosa del cristiano» (LG 44).

 

I singoli voti hanno una loro dimensione specifica. Essi sono, infatti, tre modi di impegnare se stesso a vivere come Cristo ha vissuto negli ambiti che abbracciano la vita intera: il possesso di beni, gli affetti, l'autonomia. Ogni voto sottolinea un rapporto con Gesù consacrato e inviato. Egli era ricco, ma divenne povero per amore nostro annientando se stesso e non avendo dove appoggiare il capo. Egli amò con cuore indiviso, universalmente, sino alla fine. Venne a fare la volontà del Padre che lo aveva mandato e la fece costantemente, «imparando l'obbedienza attraverso la sofferenza» e divenendo causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono. Il segno peculiare degli istituti religiosi si riflette nei modi con cui questi valori di Cristo sono espressi visibilmente. Pertanto, il contenuto dei voti, puntualizzato nelle costituzioni di ogni istituto, deve essere chiaro, non ambiguo.

 

Il religioso rinuncia a usare liberamente e a disporre dei suoi beni; dipende dal legittimo superiore dell'istituto per le sue necessità materiali; mette in comune doni e salario in quanto appartengono all'intera comunità; accetta un tenore di vita semplice e contribuisce a realizzarlo.

S'impegna a vivere la castità a nuovo titolo, quello del voto, e a viverla in un celibato consacrato per la causa del Regno. Ciò implica uno stile di vita che sia testimonianza persuasiva e palese di una castità radicalmente vissuta, con la rinuncia, pertanto, a ogni comportamento, relazione personale e diversivo incompatibili con essa.

 

Il religioso è impegnato a obbedire alle direttive dei legittimi superiori secondo le costituzioni dell'istituto. In virtù del voto di obbedienza, accetta pure una particolare obbedienza al Santo Padre. Gli obblighi contratti con l'istituto, compresi nei voti, includono implicitamente l'impegno a condurre la vita comune con i membri della comunità. Il religioso promette, inoltre, di conformarsi fedelmente alla natura, finalità, spirito e al carattere dell'istituto quali sono espressi nelle costituzioni, nel diritto proprio e nelle sane tradizioni. Egli si impegna infine con buona volontà á una vita di conversione radicale e permanente, quale è richiesta dal vangelo e come è specificata ulteriormente dal contenuto dei singoli voti.

 

La consacrazione mediante i consigli evangelici nella vita religiosa ispira necessariamente un sistema di vita che ha un risvolto sociale. La protesta sociale non è nel fine dei voti, ma, senza dubbio, la vita religiosa ha sempre offerto testimonianza di alcuni valori che sono una sfida per la società e che, d'altra parte, sfidano pure i religiosi.

La povertà religiosa, la castità consacrata e l'obbedienza possono parlare oggi in modo forte e chiaro al mondo, sofferente a motivo di così grande consumismo e discriminazione, erotismo e odio, violenza e oppressione (cfr RPU 15).

Diamo uno sguardo in particolare a quanto è stato scritto, nelle vostre Costituzioni, in merito ai tre volti che oggi rinnovate e alla formula della professione religiosa che oggi pronuncerete a conferma di quanto avete liberamente espresso nel giorno della vostra prima professione.

 

Vi consiglio di rileggere le Costituzioni da pag.35 a pag.48.

 

 

Preghiera per i consacrati:

 

Ci hai chiamati Signore per seguirti sulla via stretta dei consigli evangelici e noi abbiamo risposto con un 'sì' sincero e convinto.

Guida, Signore, il nostro cammino di consacrati a rischio a causa di tante fragilità personali e istituzionali.

Non permettere Gesù che la mia vocazione possa attraversare notti oscure,

ma solo il sole di ogni giornata piena del tuo amore e della tua pace e serenità.

Dona ai tanti religiosi in difficoltà la forza interiore per continuare il cammino intrapreso con la stessa gioia del primo giorno.

 

 

 

Seconda meditazione (10)

 

MARIA MODELLO DI VITA CONSACRATA

La Vergine Maria è la donna consacrata per eccellenza e in lei la vita religiosa nella chiesa trova un modello perfetto di piena adesione al progetto divino.

Ogni persona consacrata vive nella sua esperienza di donazione al Signore una particolare unione con Maria Santissima attraverso un filo che la lega profondamente alla Madre di Dio.

 

Nell’udienza del marzo 1995 Giovanni Paolo II ricordava che “Maria è stata scelta in forza di un singolare amore divino. Se è tutta di Dio e vive per Dio, è perché prima di tutto è stata «presa da Dio», che ha voluto fare di lei il luogo privilegiato del suo rapporto con l’umanità nell’incarnazione. Maria, dunque, ricorda ai consacrati che la grazia della vocazione è un favore da essi non meritato. È Dio che li ha amati per primo (cfr 1Gv 4,10.19), in virtù di un amore gratuito, che deve suscitare la loro azione di grazie”.

 

Sempre Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Vita Consecrata ricordava a tutti i consacrati come “Maria, in effetti, è esempio sublime di perfetta consacrazione, nella piena appartenenza e totale dedizione a Dio. Scelta dal Signore, il quale ha voluto compiere in Lei il mistero dell’Incarnazione, ricorda ai consacrati il primato dell’iniziativa di Dio.

 

Al tempo stesso, avendo dato il suo assenso alla divina Parola, che si è fatta carne in Lei, Maria si pone come modello dell’accoglienza della grazia da parte della creatura umana”.

Il primo richiamo che unisce Maria e la persona consacrata risulta allora l’iniziativa di Dio, che sceglie “in forza di un singolare amore”. Pertanto, non è la persona a scegliere di voler essere un consacrato o una consacrata, ma è Dio che, come ha fatto con Maria, investe del suo amore, con la gratuità della grazia, quindi senza merito particolare della persona, colui o colei che chiama a vivere in modo unico il rapporto d’amore con Lui.

All’iniziativa di Dio che sceglie, risponde la volontà dell’uomo. Maria accoglie e liberamente aderisce con il suo Fiat all’azione della grazia in lei: “Col suo esempio, essa insegna ai consacrati a non sciupare nulla delle grazie ricevute, a dare risposte sempre più generose alla donazione divina, a lasciarsi ispirare, muovere e condurre dallo Spirito Santo”, diceva ancora il Santo Padre nella medesima udienza del marzo 1995. Il suo Sì manifesta la volontà di Maria a dare la propria disponibilità a collaborare al piano di Dio. Anche al “chiamato” alla vita di consacrazione il Signore chiede la disponibilità ad essere una “cosa tutta sua”, a “nascondersi e perdersi interamente in Lui”, perché possa essere un testimone dell’Amore di Dio per ogni uomo.

 

Benedetto XVI, in uno dei suoi messaggi per la Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, riprendeva questa immagine dell’iniziativa di Dio e risposta dell’uomo, definendoli un “intreccio d’amore”, che si verifica in tutte le vocazioni, ma che “in maniera mirabile” è presente “nella vocazione alla vita consacrata”. Iniziativa di Dio e risposta dell’uomo si intrecciamo nella quotidianità, dove ogni persona e in modo molto profondo ogni consacrato è chiamato a far sì che questo intreccio sia caratterizzato dall’amore. Ci è maestra, in questo, ancora una volta, Maria, che nella sua vita con Gesù “meditava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2, 51), lasciava cioè che la grazia la formasse, che gli eventi le parlassero anche quando il linguaggio sembrava incomprensibile o per lo meno molto duro: “«Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora»” (Gv 2,4); «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8, 22). Ma come Maria si è lasciata plasmare dal Padre, così alla persona consacrata è chiesto di lasciare che Dio apra intorno a lei nuove prospettive.

 

La Vergine Maria è stata docile alla chiamata di Dio, vivendo ogni giorno quella virtù che è richiesta anche ad ogni consacrato, ossia la docibilitas, la disposizione ricettiva, ma anche intraprendente, che lascia agire in sé la grazia; quella disposizione, che permette alla persona di lavorare sulla propria disponibilità formativa, sulla libertà interiore, con la quale impara ad accogliere le circostanze, le persone, gli impegni, le sfide, le crisi, le cadute, gli imprevisti, le provocazioni, i fallimenti, tutto ciò insomma che caratterizza il quotidiano.

 La vostra fondatrice scrive della Beata Vergine Maria queste meravigliose espressioni che servono a voi come sostegno ed incoraggiamento nel vostro operare quotidiano.

Leggiamo (VIII domanda) nel suo testamento spirituale: “Amate Maria, amatela teneramente, amatela sinceramente come buoni figli, amate questa nostra madre. Essa ci è stata donata da Dio. Gesù sulla croce ci ha lasciato in eredità Maria. L'ultima volontà di Cristo è che noi siamo buoni figli di Maria. Tendiamo dunque a questo, preghiamo per questo e cerchiamo con tutte le forze di esserlo.

Maria è infatti Madre buona e misericordiosa, lei desidera più di noi stessi la nostra salvezza.

Rifugiatevi perciò in lei con la fiducia del bambino. Non permettete mai che si annidino nel vostro cuore lo scoraggiamento, la diffidenza, mai! Siate sicure che Maria, per venire in vostro aiuto, compirà un miracolo piuttosto che abbandonarvi. Come un bambino in braccio a sua madre, così voi, rimanete tranquille ai piedi di Maria, anche se alle volte infuria la tempesta.

Amate ciò che piace a Maria. Amate il rosario. Non recitatelo solo con le parole, ma con tutta la vostra vita, impregnandola delle virtù di Maria che ci sono proposte nei misteri del rosario. Sia la recita del rosario un atto di fervente amore verso Maria, sia un incoraggiamento alla virtù, un esame di coscienza sulla fedeltà nel seguire l'esempio di Maria, una preghiera per ottenere la santità imitando la santità di Maria. Abbiate sempre il rosario con voi, giorno e notte, non lasciatelo mai. Sia esso un vostro fedele amico, la catena che unisce il vostro cuore al cuore della Madre nostra in cielo.

Vi siano particolarmente care le parole di Maria che formano il motto della nostra Congregazione: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).

La prova più grande del nostro amore verso Maria è senz'altro l'imitazione delle sue virtù. Vogliate dunque come lei, che è santa e immacolata, essere fedeli serve del Signore, sempre pronte a compiere la sua volontà, sia essa portatrice di gioia e di piacere ovvero di croci e di sofferenze. La volontà di Dio! Come Maria salutava ogni espressione della volontà di Dio con le parole: “Eccomi, sono la serva del Signore…”, da lei dette un giorno e ripetute per tutta la vita con il cuore e con le azioni, così anche voi, Figlie mie, siate come lei sempre, in ogni circostanza della vita, umili ancelle del Signore che accolgono sempre la volontà di Dio, qualunque essa sia, col sorriso sulle labbra, col “Fiat" e il "Deo gratias" nel cuore, anche se con le lacrime agli occhi come Maria!

E se la volontà di Dio vi opprimerà dolorosamente, e se vi mancheranno le forze per una silenziosa rassegnazione, allora volgete lo sguardo dell'anima verso Maria, verso la vostra tenerissima Madre e chiedetele: O Madre, insegnaci ad essere sempre silenziose serve del Signore, che desiderano un'unica cosa: che la volontà di Dio e non la propria si compia. Madre, regina, nostra fulgida Stella del Mare che ci condurrà sicuramente anche attraverso il mare più agitato della vita al porto della salvezza.

Andate, tenendovi fortemente alla mano di Colei che è la nostra Dolcissima Madre! Come i bambini nelle braccia della madre, riposate ai piedi di Maria, tranquille, anche se talvolta minaccia tempesta.

Non permettete mai che lo scoraggiamento, la sfiducia entri nel vostro cuore, mai! Siate sicure che Maria piuttosto che abbandonarvi compirà un miracolo. Maria, nostra Madre è così buona, così misericordiosa!

Se la paura ci assale alziamo gli occhi verso la nostra Stella luminosa; invochiamola, domandiamo il suo aiuto e la sua protezione.

Anche se intorno a noi infuria la tempesta dentro di noi si fa una grande calma perché Maria è con noi e dove è Maria, vi è Dio. Possa imparare da te, o Maria, quella fede che mi assicura che Dio si occupa di me, sempre, purché io l'ami! Impetrami la grazia di appartenere con tutto il cuore a Dio solo. Anche se il mondo non si curasse di me, Maria è mia Madre!

Voglio amare Gesù come tu l'amasti, sinceramente, con perseveranza, ardentemente e sempre, nella gioia e nel dolore.

 

Preghiera

 

Stella del Mare! Vergine Santa, illumina con i tuoi raggi l’anima mia. Fa che i miei desideri s’innalzino sempre verso il cielo.

Stella del Mare! Calma la tempesta che agita l’anima mia. Fulgida stella lassù, comanda ai venti di placarsi!

Stella del Mare! Un raggio di grazia metta in fuga le tenebre e si elevi la mia anima con fede, con fiducia, verso Dio.

Stella del Mare! O Maria, fa che il mio cuore, come il mare, rifletta solamente l’azzurro del cielo, lo scintillare delle stelle, il chiarore dell’alba.

Stella del Mare! I raggi del sole rischiarino le profondità dell’anima mia, il tuo alito la sfiori, come il vento la superficie del mare.

Stella del Mare! Ascenda la mia anima verso l’azzurro, verso le vette scintillanti dell’amore, verso la mia Stella amata, verso Maria.

 

V.: O Vergine Santa, bellissima nostra Stella del Mare,

R.: con i tuoi chiari raggi innalza le nostre anime e i nostri cuori verso il nostro Sole divino, il Sacratissimo Cuore di Gesù.  (M. O. Ledòchowska, 1910)

 

 


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RITIRI ANNUALI