La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Le COMUNITA' in Italia        RITIRO ANNUALE 2017  Roma, 30 agosto


 

1° meditazione, mercoledì 30 agosto, ore 9.30

Gv 21, 1-25

 

 

1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

4Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. 9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. 15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

20Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». 22Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». 23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».

24Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

 

Questo è un episodio che sembra disegnare perfettamente la vocazione cristiana e la vocazione speciale – di ogni chiamata.

 

Possiamo dividerlo in sette tappe:

 

1. Descrive una situazione di fallimento e di insuccesso: i discepoli escono a pescare, ma quella notte non presero nulla; non prendere nulla in un lago così pescoso come lo era il lago di Tiberiade era davvero un fallimento grandioso. Sulla scena compare un personaggio sconosciuto che invita i discepoli a riprovare di gettare la rete. I discepoli non si accorgono (e questo è anche clamoroso) che questo personaggio è proprio Gesù, con il quale ‘stavano’. Questo mancato riconoscimento di Gesù da parte dei ‘suoi’ è tipico nel vangelo di Giovanni (p.es.Maddalena) ed è tipico dei suoi racconti pasquali ed è tipico della nostra vita comune, specie quando ci troviamo in una situazione di difficoltà e non ce ne accorgiamo che Gesù cammina con noi.

 

2. Anche a noi il Signore ci invita a gettare la rete dalla parte ‘destra’ (che nel linguaggio biblico significa il benessere di abbondanza e di benedizione).

 

3. C’è quindi una strada diversa da percorrere per incontrare il Signore risorto, glorioso. Anche a noi non mancano i segni che ci fanno conoscere la nostra inadeguatezza e l’insuccesso.

 

4. Dopo questa scena si apre la scena di un banchetto; modesto ma sorprendente allo stesso modo. Esso rimanda alla scena di Gesù che spezza il pane – all’ultima

cena.

 

5. A questo punto si fa strada un’altre scena: il dialogo tra Gesù e il suo discepolo. Sembra di essere di fronte al triplice ‘rinnegamento’ di Pietro, in quanto per tre volte Gesù gli domanda chiede ‘mi ami’? Gesù chiede con significato diverso da quello che Pietro risponde; tipo: mi ami? / ti voglio bene. Dunque è un dialogo su due piani diversi, tuttavia un dialogo che riabilita Pietro.

 

6. Dopo aver dato i pesci, dopo aver banchettato, dopo aver riabilitato Pietro – solo dopo questo percorso Gesù dice a Pietro: “seguimi!”

 

7. Solo adesso Pietro può diventare il suo discepolo; come noi, che siamo sempre in cammino, anche se ci sembra di aver capito tutto di Gesù nei nostri confronti, quando siamo stanchi e scoraggiati e quando Lui ci cammina malgrado con noi. Ora Pietro comincia davvero camminare e seguire Gesù fino al ‘colle’…

 

Anche noi possiamo leggerci in questa chiave dei discepoli, dove Gesù ci è accanto anche se non ce ne accorgiamo, quando viviamo nel dubbio e nello scoraggiamento, quando lui ci incoraggia a seguirlo nella nostra vita. Lui ci invita a rischiare, ci invita al dialogo con lui, a ‘stare’ con lui e dargli testimonianza in tutte le circostanze della nostra vita.

 

 

Alcuni spunti di riflessione

 

I discepoli escono a pescare, ma in quella notte non presero nulla. Anche noi spesso siamo vittime dell’insuccesso, dell’improduttività della nostra vita cristiana e religiosa, siamo tentati dallo scoraggiamento, siamo vittime dello smarrimento, come quei discepoli al lago. Non pensi invece che alcuni insuccessi nella tua vita siano stati “educativi” ed “edificanti”? Prova a far memoria…

 

Anche noi, come i discepoli al lago, non siamo capaci di riconoscere Gesù che si fa vicino, che cammina con noi per le strade della vita, che desidera incontrarci. Ma lui non si stanca e ci insegue, ci incalza, ci scuote… È vero? Ti è capitato? In che modo sei stata “attraversata” da Gesù?

 

Anche a noi oggi il Signore ci invita a gettare la rete dalla parte destra della barca, e dunque a rischiare… In cosa? Dove? Perché?

 

È grazie al segno dei pesci nella rete che Pietro riconosce il Signore, si cinge la veste, si getta in mare per raggiungere in fretta il suo Maestro con tutto l’impulso del suo amore. Ti ritrovi in tutto questo? In che modo, con quali esperienze?

 

“Pietro mi ami”? … e tu? Cosa significa amare Gesù nella concretezza della tua vita di consacrazione? In che modo sei chiamata a manifestare l’amore per Gesù nella tua quotidianità?

 

Il Signore ci chiama, al di là delle nostre stanchezze, dal di dentro dei nostri continui fallimenti. Non si scoraggia, il Risorto, vede in noi il santo che egli ha pensato quando ci ha plasmato dal nulla…. In che modo questo è di aiuto per il tuo cammino quotidiano di vita consacrata?

 

Giovanni ci ha raccontato la sua bruciante esperienza, la sua avventura, la sua conversione, la sua passione per Gesù e ci dice, sorridendo, che avrebbe molte altre cose da dire su ciò che Gesù ha fatto, anzi, a ben pensarci, il vangelo non si dovrebbe mai finire di scrivere. Vero, verissimo!  Prova ad aggiungere la tua pagina… la tua vita, sia vangelo per coloro che domani incontrerai!

 

 

2° meditazione, martedì 29 agosto, ore 16.30

Gv 21 – dove si parlava di testimonianza alla quale si arrivava attraverso le varie fasi: dal fallimento al “seguimi”.

 

Chiediamoci: che cosa vuole la Chiesa da noi, religiosi – consacrati?

 

PROPOSIZIONE 50: VITA CONSACRATA: La vita consacrata, di uomini e donne, ha dato un contributo molto importante al lavoro di evangelizzazione della Chiesa nel corso della storia. In questo momento di nuova evangelizzazione, il Sinodo chiede a tutti i religiosi, uomini e donne, e ai membri degli istituti secolari di vivere radicalmente e con gioia la loro identità di persone consacrate. La testimonianza di una vita che manifesta il primato di Dio e che, per mezzo della vita comune, esprime la forza umanizzante del Vangelo, è una potente proclamazione del Regno di Dio. La vita consacrata, pienamente evangelica ed evangelizzatrice, in profonda comunione coni pastori della Chiesa e in corresponsabilità con i laici, fedeli ai rispettivi carismi, offrirà un contributo significativo alla Nuova Evangelizzazione. Il Sinodo chiede agli Ordini religiosi e alle Congregazioni di essere totalmente disponibili per andare alle frontiere geografiche, sociali e culturali dell’evangelizzazione. Il Sinodo invita i religiosi a recarsi ai nuovi aeropaghi della missione.

 

·         La chiesa chiede alla vita consacrata di evangelizzare e di lasciarsi ad evangelizzare.

·         La chiesa ci esorta soprattutto alla dedizione alla realizzazione del carisma specifico.

·         La pratica dei voti religiosi fa sì, che i religiosi esistono nella chiesa come Christus servus.

·         La chiesa ci chiede di vivere in profondità il primato di Dio; di porre al primo posto la Parola di Dio e vivere attraverso essa e con il radicalismo evangelico.

·         La chiesa ci chiede di essere propositivi e profetici del carisma dei nostri Fondatori:  “le vostre attività non possono derogare alla vocazione dei vostri diversi istituti, né comportare abitualmente lavori, che siano tali da sostituirsi ai loro compiti specifici” ET n.20

·         La chiesa ci chiede di raccogliere la sfida dei tempi odierni, affinché la nostra pastorale diventi veramente la pastorale vocazionale, annunciando nella gioia il Cristo risorto e la bellezza della vita con Lui.

·         La chiesa ci invita a vivere comunitariamente la testimonianza e nella fraternità avere l’atteggiamento di servizio.

·         La chiesa ci invita ad essere coraggiosi nel proclamare che Gesù Cristo è morto e risorto per ciascuno di noi per renderci liberi figli di Dio.

·         La chiesa ci chiede di fuggire la tentazione di mettere al centro della nostra vita le attività e le azioni pastorali e di dare al nostro impegno la ‘vera ragione’ di queste mansioni utili e significative ma, che possono distaccarci dalla vera ragione della nostra vita – il Signore Gesù; coloro che ci frequentano hanno il diritto di saperlo e noi abbiamo il dovere di manifestare a loro che siamo consacrati al Signore; che viviamo insieme, che preghiamo insieme, che la nostra vita è una vita di serenità, di felicità e di gioia.

·         La chiesa ci insegna che l’unica cosa che abbiamo in comune è ciò che ci ha spinte a seguire Gesù – la nostra chiamata e non le semplici ragioni naturali. Il segno distintivo dal quale saremo riconosciuti e credibili che siamo i suoi discepoli è l’Amore;  Ignacio Larranaga dice: “la gente sa per esperienza quanto sforzo occorre per amare le persone difficili, quanta generosità esige l’amore che si dona. Una comunità unita diventa subito, agli occhi del popolo di Dio un segno esclamativo, che indica ammirazione ma, anche un segno interrogativo che impegna il popolo e lo costringe ad interrogarsi sull’azione redentrice di Gesù il cui frutti sono così evidenti nelle persone che si amano.”  Di qui deduciamo che ‘essere se stessi’ – così come i nostri Fondatori ci hanno pensato e come le nostre costituzioni ci indicano di essere (ciò che dovremmo essere) diventa subito azione evangelizzatrice e può veicolare l’azione redentrice di Cristo nella chiesa.

 

Il Signore ci regali di consolidare sempre più il nostro vivere da consacrati con una vita povera, fatta di cose essenziali, amante della semplicità, lontana dalle lusinghe della carriera, desiderosa soltanto di affermare l’unico Signore di cui noi indossiamo la divisa.

Ci regali una vita obbediente che si esprime non con la sudditanza, non con gli allineamenti supini alla superiora di turno ma, si esprime con la gioia di chi si diverte a mettere i piedi dietro le orme di Gesù – che fu uomo libero, che fu uomo obbediente fino alla morte.

Con una vita pura, una vita che rifugge dalle ambiguità, dai compromessi, dai sotterfugi, che se accetta una rinuncia non lo fa per esercitare l’ascetica ma lo fa per esprimere una profezia – senza mai ripensarci con malinconia e rimpianto e riprenderci furtivamente con le piccole dosi compensatorie, di quando un giorno abbiamo regalato al Signore!

 

Affidiamoci con gioia e gratitudine alla Vergine, lei che ha ottenuto per noi beni più grandi di quelli che avremmo potuto mai desiderare, affinché possiamo suonare una stessa sinfonia di voci – anche se timbri e tonalità differenti – possiamo annunciare la stessa gioia e la stessa speranza.

Così sia!

 

PENSIERO

S.Messa - Mt 23, 27-32

Vi confesso che avrei desiderato un altro Vangelo per concludere questi giorni di esercizi; speravo proprio che la liturgia ci proponesse un bel Vangelo... non loso - come dei gigli del campo o, come sulla casa costruita sulla roccia...e inveceno, ancora continua questa inventiva terribile di Gesù che, mi sembra che oggi esageri un po'...

 

(segue la registrazione)

 


25 agosto 26 agosto 27 agosto 28 agosto 29 agosto 30 agosto

RITIRI ANNUALI