La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Le COMUNITA' in Italia        RITIRO ANNUALE 2017  Roma, 29 agosto


 

1° meditazione, martedì 29 agosto, ore 9.30

Gv 9, 1-41 - la guarigione del cieco nato

 

L’ampio testo di Gv 9, 1-41 racconta uno degli altri segni (oltre a quelli in Cana, Sichem, moltiplicazione del pane) e cioè la guarigione del cieco nato.

 

E’ un testo molto ricco.

 

La prima osservazione che salta agli occhi è questo strano comportamento di Gesù e do Dio nella storia della salvezza; Gesù sceglie la samaritana chiusa in se stessa e la abilità ad essere un’evangelizzatrice. Qui avviene la stessa cosa: un cieco che sta chiuso nel cantuccio della strada che viene incontrato da Gesù e invitato a dare la testimonianza; Gesù sceglie le persone meno adatte ai nostri occhi a dare a Lui testimonianza – osserviamo che Dio sceglie sempre, nella storia della salvezza, le persone meno indicate a portare l’annuncio (p. es. Abramo, Mosé, Davide, i vari profeti). E’ davvero uno strano comportamento di Dio nella storia della salvezza e che continua anche nel NT – sceglie i derelitti per farli diventare i portatori della storia della salvezza.

 

Il cieco nato ne è un altro esempio: un fragile e un debole che Gesù vede passando. Il cieco non vede, non grida, la sua ombra è fatta di buio, di ombre ma,Dio vede il suo dolore, la sua pena e la sua vergogna (come dicevano i farisei è uno che paga i peccati dei genitori).

Così è visto come un maledetto e punito da Dio, senza alcuna possibilità di riscatto e di nobilitazione. Tutto questo perdura fino a quando questo cieco non ‘incontra’ colui, che l’avrebbe ‘punito’… Gesù, che silenziosamente sputa per terra, fa del fango e lo pone sugli occhi guarendolo, perfino di sabato! Qui si scatena un dibattito.

 

Quello che ci interessa è il percorso compiuto da cieco nella crescita della sua fede; chiama Gesù ‘uomo’, poi ‘profeta’ e infine il ‘figlio di Dio’. Nell’animo del cieco cresce anche la forza: sparisce la sua paura e diventa perfino ironico e sprezzante nei confronti dei farisei. Questo cieco che era un rifiuto della società diventa audace – sta alla pari con la gente del suo tempo, proprio grazie all’iniziativa di Gesù. Il cieco diventa libero – ci vede non solo con gli occhi ma anche con il cuore.

Invece i farisei? Loro credono di sapere tutto e sono convinti che è il mondo che si deve adeguare a loro; sono arroganti nel loro atteggiamento e nella loro fede.

Ci si può chiedere a questo punto: “chi è davvero il cieco?”

 

Il cieco, ‘maledetto’ da Dio diventa il profeta – l’ignorante sconfessa la sapienza degli uomini; Dio vede la nostra tenebra, desidera illuminare la nostra coscienza, i nostri sensi e ci stimola ad interrogarci sulla propria fede. Per chi ‘sa e basta’ (come i farisei – arroganti nelle proprie convinzioni), per chi si schiera a prescindere da tutto, per chi si confessa cristiano ma non si interroga, per chi si impegna a ‘difendere’ la chiesa a prescindere da tutto… senza tenere presente che è santa e peccatrice  – Gesù si pone come colui che vuole far crescere nel cammino della fede, per svelare la nostra cecità. Ci fa vedere che è possibile essere amministratori del sacro ed essere analfabeti del cuore.

 

NB. Qualche parola su: ‘il peccato’ – Gesù si ribella al ragionamento nei confronti dell’interpretazione. Il peccato non ‘piega’ Dio – Dio è compassione e Amore che lo debella e porta alla vita.

 

Alcuni stimoli per la riflessione personale:

 

Gesù passa e vede il dolore del cieco, il suo bisogno, la sua pena, la sua vergogna…l’iniziativa è di Gesù. Nella tua vita hai fatto esperienza di essere stata visitata da Gesù nel momento del dolore, del bisogno, dello smarrimento? Fai memoriale.

 

Quante volte abbiamo l'impressione che Dio sia cieco? Che non osservi la sofferenza degli uomini, che non si chini a vedere le mie difficoltà? Cosa ti ha aiutato a superare questa visione limitata di Dio, cosa o chi è intervenuto?

 

Il cieco recupera prima la vista, poi l’onore, la fede, la libertà… ha compiuto un cammino di progressiva purificazione e conversione. E tu a che punto sei?

 

Chi crede di vedere, invece, cade nella tenebra più fitta. Credono di sapere, i devoti, credono di sapere tutto. Non si mettono in discussione… Cosa pensi dover mettere in discussione nella tua vita, per non cadere nelle tenebre?

 

A volte pur conoscendoci, non riusciamo a sondare tutti gli aspetti della nostra vita, del nostro carattere. Cosa o chi può aiutarci a prendere coscienza di noi stessi?

 

Il miracolo conduce il cieco ad un’altra luce, ben più profonda; può vedere chiaramente che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio. Quale segno importante e indimenticabile Gesù ha compiuto nella tua vita? In che modo ha illuminato il tuo cammino di consacrazione? Perché ti ha aiutato o ti aiuta ad andare avanti?

 

I farisei mostrano che si può essere credenti senza essere buoni; che si può essere uomini e donne di Chiesa e non avere pietà; che è possibile 'operare' in nome di Dio e andare contro Dio… prova confrontarti con questa realtà e a verificare la tua condotta.

 

Dio è compassione, è abbraccio, è mano viva che tocca il cuore e lo apre, è amore che fa nascere e ripartire la vita, che porta luce… Cosa hai da dirgli? Cosa hai da chiedergli?

 

 

PENSIERO dall'omelia

S.Messa: Mc 6, 17-29 Martirio di S.Giovanni Battista, Memoria

 

Molto spesso la verità che Dio scandisce per noi attraverso i testi sacri, oppure che affida - molto spesso - ai suoi ministri o ai superiori di una comunità, la verità è spesso come 'una spada a doppio taglio' (come si esprime s.Paolo cfr. Eb 4, 12-16) o, come la forbice affilata del potatore che recide i rami secchi, quelli che si sono staccati dalla vite e che ormai sono destinati soltanto ad essere bruciati...

Qualcosa di simile doveva essere capitato ad Erode e alla sua compagnia illegittima Erodiade...

(segue la registrazione)

 

 

2° meditazione, martedì 29 agosto, ore 16.30

 

VOTO di CASTITA’

 

In passato, si intendeva questo voto come un atto di rinuncia; il voto è stato spesso vissuto come repressione e non come una scelta volontaria.

La castità in senso cristiano, è sempre legata all’amore; si sceglie questo voto per poter proprio amare di più; non è un ‘no’ detto all’amore ma è un ‘sì’ dato all’amore totale che poi è una disposizione alla santità. Il venerabile Giuseppe Frassinetti diceva: “questa virtù forma i santi”.

La castità fa uscire dalla logica di autosoddisfazione edonistica, verso la logica eucaristica del dono di sé, per diventare insieme ai fratelli della comunità la realizzazione del sogno di una testimonianza evangelica. La castità si vive nella comunità e non è un dono una volta per sempre ma, suppone un cammino e una crescita continua: Giovanni Paolo II diceva “uomo casto si costruisce giorno per giorno con le sue numerose, libere scelte”. Di conseguenza la castità esige il superamento dell’opinione vigente che propaga l’idea che ognuno basti a se stesso.

 

S.Paolo: “noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi.” (2Cor, 4-7). Il dono di castità è troppo grande per essere vissuto passivamente; non esiste nessuna persona al mondo con la predisposizione naturale per la castità. Questo dono non va neppure ‘nascosto’ per se ma, va ‘trafficato’ – come dice la parabola del Vangelo sui talenti.

Chi non si fa come serpente, non acquista neppure le ali della colomba – il dono di castità costa una fatica enorme per farla crescere. La castità si comunica: è il Signore, che ci parla e ci si partecipa attraverso essa e noi ce la facciamo circolare e condividere tra di noi , aiutandoci reciprocamente a viverla nella nostra carne.

Il mondo di  oggi ha spogliato la castità e l’ha ridotta a un mero gioco di irresponsabilità e noi siamo chiamati a far fronte a questa vendita di sessualità a ‘buon mercato’ ed evangelizzarla!

 

Vita Consecrata n. 88 ci dice: La prima provocazione è quella di una cultura edonistica che svincola la sessualità da ogni norma morale oggettiva, riducendola spesso a gioco e a consumo, e indulgendo con la complicità dei mezzi di comunicazione sociale a una sorta di idolatria dell'istinto. Le conseguenze di ciò sono sotto gli occhi di tutti: prevaricazioni di ogni genere, a cui s'accompagnano innumerevoli sofferenze psichiche e morali per gli individui e le famiglie. La risposta della vita consacrata sta innanzitutto nella pratica gioiosa della castità perfetta, quale testimonianza della potenza dell'amore di Dio nella fragilità della condizione umana. La persona consacrata attesta che quanto è creduto impossibile dai più diventa, con la grazia del Signore Gesù, possibile e autenticamente liberante. Sì, in Cristo è possibile amare Dio con tutto il cuore, ponendolo al di sopra di ogni altro amore, ed amare così, con la libertà di Dio, ogni creatura! E' questa una testimonianza oggi più che mai necessaria, proprio perché così poco compresa dal nostro mondo. Essa è offerta ad ogni persona — ai giovani, ai fidanzati, ai coniugi, alle famiglie cristiane — per mostrare che la forza dell'amore di Dio può operare grandi cose proprio dentro le vicende dell'amore umano. E' una testimonianza che va incontro anche a un crescente bisogno di limpidezza interiore nei rapporti umani. E' necessario che la vita consacrata presenti al mondo di oggi esempi di una castità vissuta da uomini e donne che dimostrano equilibrio, dominio di sé, intraprendenza, maturità psicologica ed affettiva. Grazie a questa testimonianza, viene offerto all'amore umano un sicuro punto di riferimento, che la persona consacrata attinge dalla contemplazione dell'amore trinitario, rivelatoci in Cristo. Proprio perché immersa in questo mistero, essa si sente capace di un amore radicale e universale, che le dà la forza della padronanza di sé e della disciplina necessarie per non cadere nella schiavitù dei sensi e degli istinti. La castità consacrata appare così come esperienza di gioia e di libertà. Illuminata dalla fede nel Signore risorto e dall'attesa dei cieli nuovi e della terra nuova (cfr Ap 21, 1), essa offre preziosi stimoli anche per l'educazione alla castità doverosa in altri stati di vita”.

 

Possiamo così gridare al mondo che la nostra felicità consiste nella castità e non nel possesso.

S.Paolo afferma ed esalta il carisma della verginità – è un dono ricevuto; sarà necessario di passare dalla consapevolezza di un dono ricevuto all’atteggiamento di gratitudine, nella pratica concreta del servizio carismatico alla comunità.

Siamo chiamati a viverlo nella comunità e a dare testimonianza a Cristo, dal quale abbiamo ricevuto questo dono. Diventa così la beatitudine che si fa vita, la proposta gioiosa della vita evangelica.

Bisogna proporre ai giovani la vita religiosa piuttosto che: ‘nonostante la castità’ ma ‘a motivo e causa della castità’.

La castità è feconda – genera figli spirituali nella chiesa. La prima volta che la castità compare nella bibbia, è che la verginità è associata alla nascita di un figlio: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”. (Is 7,14) E’ lo stesso tipo di fecondità che permette di dire a s.Paolo: ”figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi! (cfr. Ga 4, 19).

 

Rinnovare  insieme questa donazione insieme… il nostro “eccomi”

RI-Scegliere Gesù come unico Signore della propria vita,

come serena pazienza per le contrarietà,

nel rispetto della condizione di ciascuna, nell’umiltà

che sgorga dal sentirsi l’unico corpo nella chiesa.

 

DOMANDE:

 

Siamo consapevoli che essere consacrati nella castità al servizio della nostra famiglia religiosa, del nostro Istituto nella chiesa, è un privilegio ed è una grazia?

SIAMO CONSAPEVOLI ?

 

Siamo coscienti che nella purezza del nostro servizio il curvarsi verso il prossimo (giovani, poveri, fanciulli) in tutte le nostre attività quotidiane ci eleva Dio?

SIAMO CONSAPEVOLI DI QUESTO ?

 

 

MARIA ci aiuti a diventare persone che amano nella libertà; Lei ci è riuscita in pienezza ed è modello di tutti noi.

La verginità della sua fede, del suo spirito, del suo cuore, del suo corpo ci orienti ad affidarci totalmente, come lei all’amore di Dio e a crescere nella carità fino all’ultimo respiro della nostra esistenza in questo mondo!

 

Così sia.

 


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