La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Le COMUNITA' in Italia        RITIRO ANNUALE 2017  Roma, 28 agosto


 

1° meditazione, lunedì 28 agosto, ore 9.30

Gv 6, 1-15 - la MOLTIPLICAZIONE del PANE 

1.    Il testo inizia: “dopo questi fatti” – quali sono i fatti? Nel cap. precedente Gesù aveva guarito un infermo alla piscina. Concretamente è stata guarita una persona ma, simbolicamente, tutta la gente. Si avvicina la Pasqua – la folla segue Gesù che va oltre il mare (quello della schiavitù) e si dirige verso il monte; ma a Giovanni questo non interessa e sottolinea il passare all’altra riva: Gesù con i suoi prodigi sta facendo come Mosè con il faraone e libera il popolo con il passaggio del mar Rosso. Se vuoi seguire Gesù devi seguirlo oltre il mare e verso il monte – a questo devono servire i giorni di ritiro.

2.    Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade - Questa doppia menzione ci fa capire che l’esodo di Gesù è un esodo aperto a tutti: ai giudei e ai pagani, ai contadini e ai governatori.

3.    Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Gesù ha compassione (guardare le persone con questo atteggiamento di comprensione e sopportazione). La compassione si contrappone allo spirito pratico dei discepoli: la gente ha fame e dunque la logica razionale (Filippo è il greco del gruppo) si basa sulle possibilità umane per risolvere i problemi da soli, per comprare le soluzioni. Per Filippo l’esodo dal mare al monte fallisce – non si può sfamare il popolo, perché fa i conti con ciò che si deve acquistare fuori.

4.    ... Entra in scena anche Andrea, lavoratore tutto cuore, concreto, generoso:”c’è qui un ragazzo che ha cinque pani e due pesci... ma cos’è questo per tanta gente? Si squalifica da solo: perché lo dice se non è una soluzione? Abbiamo poco o nulla: quando parliamo di noi, ragioniamo in termini di possesso e di capacità ed è logico dunque demandare il problema... non accoglierlo come nostro. Anche per Andrea esodo fallisce, in quanto fa i conti con ciò che si ha ‘dentro’..

5.    Gesù indica un'altra strada: non serve andare a comperare... non è soluzione congedare la folla. Gesù chiede di fare ‘adagiare’ (espressione della libertà’) e farli mangiare da persone libere; Dio può far qualcosa di diverso.

6.    “C’era molta erba…” – siamo in tempo salvifico della pasqua e non nel deserto; ci rievoca il salmo 23: “davanti a me tu prepari una mensa”. Dunque, la gloria di Dio non splenderà nel deserto; la Pasqua del Signore non si mangerà più in piedi e da schiavi e in fretta ma, adagiati comodamente sul rigoglioso prato di erba verde e da uomini liberi.

7.    “Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì  a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero”. Da sottolineare che Gesù non spezza il pane (sarebbe questo il segno di sofferenza) ma lo distribuisce; anche i sinottici lo descrivono ma, usano espressione ‘lo spezzò’.

8.    finché ne vollero” – qui si mette in evidenza l’abbondanza. Gesù da il pane all’affamato finché ne volle e lo da in sovrabbondanza, con eccedenza! Il pane avanzato (ciò che dovrebbe perdersi) diventa il segno di altra abbondanza. Ciò che colpisce in Giovanni è questa ‘abbondanza’ (vino – sei giare, olio – 34 kg, la rete piena di pesci, 12 ceste di pane).

9.    “Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo”. Gesù non vuole manipolare il popolo con un segno miracoloso – la folla non l’ha capito. Capita anche a noi, che spesso abbiamo la sovrabbondanza della grazia divina nella nostra vita, ma vogliamo rimanere schiavi delle nostre idee… Dobbiamo ritiraci ‘sul monte’ per cercare la gloria di Dio e non la nostra (nel compito/servizio) che ci è stato affidato.

 

 

Alcuni stimoli per la riflessione personale:

 

Lo seguiva molta gente, perché vedevano i segni che faceva sui malati… Tu perché segui Gesù?

 

Quali segni stai chiedendo al Signore per credere? Di che cosa hai ancora bisogno per avere fiducia in Lui? Quale prodigio straordinario, ancora non avvenuto, potrà cambiare la tua vita?

 

Gesù salì su un monte e lì sedette… pensi che questa precisazione nel racconto possa voler dire qualcosa per il tuo cammino cristiano e di consacrazione?

 

Con quali domande sei stato messo alla prova (o ti senti messo alla prova)?

 

Filippo e Andrea pur sapendo chi è Gesù non “superano la prova”, perché non credono nella potenza del Figlio di Dio e hanno molto poco da dare (duecento denari, i pani e i pesci di un altro). E tu? Sei mai riuscito a “sfamare” gli altri?

 

Due pesciolini: è il companatico del bambino. Quanto il ragazzetto ha è sufficiente solo per lui, è la sua vita di quel giorno. Ma una volta donato sarà cibo sovrabbondante per tutti… pensi che questo voglia dire qualcosa per la tua vita consacrata, per le tue scelte, per la tua fede?

 

Su quale distesa di rigogliosa erba verde Gesù ti fa accomodare?

 

Cosa significa per te la sazietà e l’abbondanza? In che modo pensi di essere stato sfamato? C’è “abbondanza” nella tua vita? Se si: di cosa? Se no: cosa ti fa stare nella precarietà?

 

Gesù si ritirò tutto solo sul monte… E’ un gesto sorprendente! Non ti spaventa rimanere solo sul monte? Che significato dai a questa strana ricerca di solitudine? E nella tua vita che senso ha rimanere solo sul monte?

 

 

PENSIERO dall'omelia

S.Messa: Mt 23,13-22 S.Agostino, memoria

 

Gesù usa oggi una violenza verbale inaudita, come forse lo è mai stato negli altri passi del Vangelo; certamente la tentazione è forte (questo sempre, quando leggiamo la parola di Dio) di dire: 'questa parola non è per ma è per quella sorella che, speriamo possa ascoltare bene questa parola, perché il Signore sta parlando proprio per lei'... E' un errore moto grave che commettiamo su questo, perché la parola di Dio non è per gli altri (anche se lo è anche per loro) ma viene proclamata principalmente per me - sono io che devo accoglierla, farla mia, confrontarmi con essa seriamente.

E allora queste parole terribili che oggi Gesù rivolge ai farisei sono rivolte a me. Forse anch'io ne faccio parte di queste accuse terribili:forse anch'io rischio di chiudere le porte del Regno di Dio a chi ne vuole entrare?

(segue la registrazione)

 

 

2° meditazione, lunedì 28 agosto, ore 16.30

 

LA VITA FRATERNA NELLA COMUNITA’

 

La comunità è la parte essenziale della nostra vita religiosa; essere comunità.

Le ragioni sono dettate dalla fede, dalla vita di preghiera.

 

Mezzi efficaci per la crescita della fraternità / della vita comunitaria:

 

1.     La celebrazione Eucaristica;

2.     La preghiera in comune in tutte le sue forme e in tutte le sue manifestazioni;

3.     La condivisione dei frutti della preghiera e dell’ascolto della Parola; la condivisione delle proprie esperienze di fede, dei momenti di difficoltà e dei disagi;

Alcuni stimoli per la costruzione della comunità:

La realizzazione per la crescita non si improvvisa, non è una cosa spontanea; richiede un impegno preciso. Costruire la comunità è un serio impegno di tutti i membri; il vincolo dell’amore fraterno può partire dalla consapevolezza che Cristo ci ha chiamati tutti per prenderci cura l’uno dell’altro. La comunità è un insieme delle persone libere perché liberate da Cristo. Ciò che spesso frena questo cammino nel realizzare gli ideali religiosi non sono gli altri ma che ogni passo del progresso e della crescita comunitaria dipende dal contributo e l’impegno di ciascun membro che ogni giorno riprende il cammino fatto di pazienza, di perdono, di preghiera… Ogni membro, nel caso di trovare le difficoltà dovrebbe interpellarsi: “come io posso continuare a contribuire alla crescita della comunità?”

Il primo passo è la riconciliazione.  

Mentre la riconciliazione è il primo passo per la favorevole accettazione della sorella, ma è di grande utilità per la crescita comunitaria.

Il secondo passo è l’importanza della gioia.

Saper gioire insieme e gioire per la gioia della sorella: la letizia cristiana che è il veicolo principale della comunità che si nutre di Cristo e che si offre a Lui.

Una comunità fondata sull’amore e che vive nella vita fraterna di condivisione è di per se evangelizzante.

La vita comunitaria e la maturazione della persona.

L’infantilismo può manifestarsi nel caso della poca motivazione della propria vocazione. Quando invece si è impegnati seriamente a conoscersi veramente per quello che siamo (nella verità), allora dimostriamo amore gratuito (e non, come il bambino delle esigenze di essere ricoperto di attenzione) che è un sentimento degli adulti.

Quando il nostro amore diventa maturo diventa dunque di benevolenza e la comunità diventa il luogo privilegiato per la crescita umana e religiosa. La consacrazione a Cristo e la vita in comunità non impediscono la crescita umana. Così si aprono diverse strade per la crescita: lo spirito di apertura spirituale culturale ecc.

Nella comunità che si scoprono le proprie capacità e le difficoltà vivendo e confrontandosi con gli altri – si possono intraprendere con più facilità delle strade per ulteriore crescita umana e spirituale. Si passa dai doni e dai carismi personali al progetto di realizzazione di una missione apostolica del carisma comunitario.

 

Alcune disposizioni da coltivare:

 

1.Il rispetto per i personali ritmi di crescita di ogni membro della comunità – aiutare i più deboli e rinforzare i più dotati;

2. L’orientamento verso il comune carisma istituzionale; ogni membro è chiamato a mettere ogni dono per una causa comune;

3. La gestione delle ricchezze comunitarie si svolge a nome della comunità;

4. La selezione non è di casa; nella comunità non ci si trova per la simpatia o scelta ma perché il Signore ci ‘ha messe insieme’;

5. La ricchezza delle interculturalità – il rispetto per le differenze e lo scambio prezioso dei doni - mettere in discussione quegli elementi di cultura che possono compromettere l’indole delle vita religiosa.

6. Le differenze debbono essere il motivo di ricchezza.

7. La condivisione dei beni in uno stile sobrio.

8. Continuo riferimento al Fondatore e di conseguenza al Carisma dell’istituto.

 

DOMANDE - chiediamoci con un sano realismo:

 

1.     la mia comunità mi aiuta nella crescita della mia santità e in che modo posso contribuire alla crescita delle altre consorelle?

2.     La mia comunità è significativa per la mia crescita?

3.     Quali sono le attese delle persone con le quali lavoriamo dalle nostre comunità – che cosa loro si aspettano da noi?

 


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