La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Le COMUNITA' in Italia        RITIRO ANNUALE 2017  Roma, 27 agosto


 

1° meditazione, domenica 27 agosto, ore 9.30

 

Condivisione di alcune riflessioni su 2° SEGNO – la Samaritana

Giovanni 4,1-30

 

Questo testo ha esercitato sempre un certo fascino sugli ascoltatori.

L’episodio della Samaritana è il più lungo dialogo riportato tra tutti i Vangeli. Anzi, questo quadro della vita di Gesù, comprende, in realtà, due grandi dialoghi, inquadrati da alcuni versetti narrativi. E’ importante che ha parlare con Gesù sia una donna, e che l’interlocutrice riunisca in sé una triplice irregolarità: è donna, poi è samaritana, quindi malvista; la sia vita, infine, non è stata irreprensibile.

 

Il tema fondamentale di questo dialogo:

-       Chi è Gesù?

-       Come si svolge la dinamica dell’incontro con Lui

-       Quale è o, come avviene l’accesso degli uomini alla fede?

 

E’ l’unico episodio che non si trova negli altri evangelisti – è esclusivo a Giovanni.

Questo brano non vuole mostrare l’azione pedagogica o pastorale ma l’azione progressiva dell’autorivelazione di Gesù alla donna samaritana, alla quale corrisponde la crescita della fede della donna.

Gesù dimostra di dirigersi verso una meta, ma si ferma per una sosta – presso il pozzo di Giacobbe. Pozzo è una località di grande importanza storica (perché Giacobbe aveva regalato al suo Figlio Giuseppe il podere presso Sichem, dove era luogo di grande sostentamento per il popolo), ma non solo; non può essere trascurata l’importanza geografica di questo luogo; qui la strada si divide in tre sentieri diversi e quindi offre la possibilità di percorrere tre direzioni diverse: verso la Galilea occidentale, verso il lago di Genezaret e verso il monte Garizim - con le differenti mete; lo stare presso il pozzo comporta di scegliere una determinata meta.

Inoltre, il pozzo rappresenta l’importanza sociale: è un luogo di ritrovo e del dialogo.

Esso ha anche una grande importanza di tipo economico; rappresenta la ricchezza economica della ricchezza dell’acqua.

Rappresenta anche il luogo d’importanza religiosa, dove Dio presente provvede al suo popolo e non fa mancare niente alla sua gente, non si dimentica di loro.

Da sottolineare anche l’ora dell’incontro: “era verso mezzogiorno”.

Tutti questi elementi sono del tutto normali ma, ciò che stupisce e sembra fuori posto è il fatto di ‘una donna’ che si spinge all’ora più calda del giorno – perché. Essa sceglie il mezzogiorno del silenzio, della solitudine per evitare chiunque (chiusa nella sua realtà di vita), ma in mezzo c’è Gesù che cerca di trasformare il disagio della donna.

 

Seguono 5 quadri / tappe:

 

1.   Caratterizzata da un fraintendimento tra i due e dal rifiuto da parte della donna; tutti e due parlano dell’acqua, ma tutti e due intendono una cosa ben diversa. Sembra che il dialogo tra di loro sia fallito, ma Gesù continua con l’insistenza (come nella nostra vita), pronunciando le parole un po’ misteriose che, tuttavia, producono nella donna ancor più smarrimento… Il vero bisognoso ‘dell’acqua’ si rivela la donna e non Gesù – la donna viene messa in condizione di esigenze più profondi che la sola acqua del pozzo e cioè dell’acqua viva che viene da Dio.

2.   Gesù conosce l’intimo della donna ed entra sempre più nel suo intimo ma non per impadronirsi di lei ma di farla agire sempre più con il suo animo; vuole portare la donne alla fede in Lui e portarla ad una svolta decisiva nella sua vita: “và a chiamare il tuo marito” – costringe la donna di essere sincera e di confessare che lei non ha il marito. Questa affermazione della donna permette che essa diventa il segno di chi si riconosce debole e ha il bisogno di Dio. Gesù svela la sua gloria anche nella oscurità profonda della debolezza umana e della miseria.

3.   La donna cresce nella fede. Dopo che la donna ha rivelato la sua debolezza e si era stupita che lo straniero/uomo parla con lei si smarrisce ma, ora diventa stupita! Manifesta la volontà di sapere – ha sete! Il profeta/Gesù, il Maestro cerca di rassicurare la donna nella sua fede.

4.   Questo è il quadro decisivo; La donna lascia la brocca e corre in città per rivelare ciò che le era successo. La brocca, tutto’ora la sua arma: “tu non puoi attingere, perché non hai la brocca” non le serve più. Corre al paese a raccontare il suo incontro con il profeta lei, che ha scelto l’ora del mezzogiorno (silenzio e chiusura) per incontrare tutti del paese per raccontare ciò che le era accaduto – la donna, da una presenza debole, fragile e ripiegata su se stessa diventa annunciatrice ed evangelizzatrice – intermediaria tra Gesù e il popolo!

5.   Il percorso della donna rappresenta il cammino che compiamo tutti noi – percorso che noi con scartati vorremo tutti compiere.

 

 

Alcuni stimoli e provocazioni sotto forme di domande:

 

Nel racconto della Samaritana al pozzo sono presenti un ventaglio di motivi e di spunti che permettono di comprendere il testo di Giovanni come una parola attuale per il tuo itinerario di vita religiosa e per il tuo desiderio di ricerca. Eccoti allora alcuni punti su cui riflettere e con i quali poterti aprire al dialogo con il Padre, nella dimensione della preghiera:

 

La paura iniziale della donna la costringe a rimanere chiusa in se stessa e a non scegliere (la fatica di arrivare a mezzogiorno a quel pozzo). Sai dare un nome agli atteggiamenti “di fuga” presenti nella tua vita?

 

Gesù prende l’iniziativa, desidera incontrarsi, comunicare, aprire un dialogo anche attraverso una situazione impossibile. Davanti all’invito di Gesù “dammi da bere” sai individuare cosa chiede a te oggi Gesù, con quale domanda ti viene incontro, ti sorprende?

 

Si verificano alcune naturali resistenze al dialogo: i possibili muri che siamo capaci di innalzare per impedire e per sfuggire. Quali potrebbero essere le tue resistenze, le tue chiusure?

 

Il dialogo-incontro ha inizio per volontà ed iniziativa di Gesù e prosegue in una dinamica che coinvolge e travolge la donna. Prova a leggere la tua storia personale e ad individuare in essa le “ore di salvezza” attraverso le quali Gesù si è incontrato con te.

 

«Signore dammi di quest’acqua!» è la richiesta che scaturisce dal cuore della Samaritana. Anche tu hai qualcosa da chiedere al Signore per il tuo cammino…

 

La brocca della donna è intesa come una sicurezza che non riesce a dimenticare e che le sembra essere così importante per la vita. In seguito all’incontro ed al dialogo con Gesù la brocca non ha più valore e viene abbandonata. Commenta questo gesto confrontandolo con le tue esperienze di vita o con le tue aspettative.

 

È importante conoscere se stessi, riconoscersi “senza marito”, bisognosi di scoprire e ricercare il “vero marito”. Senti dentro di te il desiderio di incontrare il tuo Dio, come amore unico e vero? Sei ancora nella fase di un amore frammentario, superficiale, come i cinque mariti della Samaritana? Come si concretizza la tua sete di Dio?

 

La progressiva rivelazione di Gesù apre l’orizzonte della sete di conoscere di più: «Dove sta questo Dio? Dove bisogna cercarlo?». Cosa significa nella concretezza della tua quotidianità “cercare Dio”?

 

Gesù rivolge alla donna in ricerca una “proposta sponsale”: «Sono io che ti parlo!». Che senso ha questo per la tua vita?

 

Permangono tuttavia dubbi, incertezze e non piena chiarezza nel cuore della donna. Come vivi i dubbi, i timori, le ansie, le preoccupazioni, le insicurezze della tua vita? Sono motivo di scoraggiamento o stimolano ulteriormente il tuo cammino, la tua sete di conoscere, di avere chiarezza?

 

Nonostante lo smarrimento e la confusione, la donna del pozzo manifesta il desiderio di tornare dai suoi, che aveva spesso evitato, con il dono di se stessa e l’esperienza luminosa di quell’incontro. Cosa significa nella tua vita “donare te stesso”? Come e dove puoi essere testimone del “tuo incontro”?

 

 

In realtà è Gesù che cercate quando sognate la felicità;

è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate;

è Lui la bellezza che tanto vi attrae;

è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso,

è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita;

è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere

che altri vorrebbero soffocare.

(Giovanni Paolo II)

 

 

PENSIERO dall'omelia

S.Messa: Mt 16,13-20  XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

 

Nella nostra cultura e nella nostra società molto spesso si pratica il sondaggio, cosiddetto sondaggio di opinioni. Lo si pratica soprattutto nell'ambito politico e in ambito commerciale; anche Gesù un giorno volle fare un sondaggio di opinioni ma, per fini molto diversi: non certamente politici né economici ma educativi.

Gesù giunge nella regione di Cesarea di Filippo e in una pausa di tranquillità rivolge agli apostoli - a bruciapelo - una domanda: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?»  Sembra che gli apostoli non aspettassero altro per poter finalmente dare voce a tutte le chiacchiere che circolavano su Gesù e sul suo conto. Le loro risposte erano diverse (Giovanni Battista, Elia, profeta ecc.), ma a Gesù non interessava affatto il livello della sua popolarità, non l'interessava affatto lui l'indice di gradimento tra il popolo, presso la gente. Il suo scopo era un altro; e allora incalza discepoli e pone a loro una seconda domanda: «Ma voi, chi dite che io sia?».

Questa seconda domanda - inattesa - spiazza i discepoli... Mentre alla prima rispondono tutti insieme, alla seconda risponde uno solo: Pietro.

Viene da pensare, che Gesù era proprio 'un furbastro' - porta i discepoli a fare il primo atto pubblico del riconoscimento della vera identità di Gesù di Nazaret.

(segue la registrazione)

 

 

2° meditazione, domenica 27 agosto, ore 16.30

POVERTA’ / di Cristo

AT – Dio dei poveri

NT – Dio povero: Gesù

 

La povertà di Cristo è consistita nel fatto di essersi privato di tutto ciò che gli garantiva la gloria degli uomini, ma la Sua povertà è espressione dell’amore / del Suo essere Amore.

Vivere la povertà come scelta e come evento è un atteggiamento che nasce tra noi e Dio; la relazione d’amore. Alcuni avvenimenti diventano ridimensionati, altri invece acquistano un significato del tutto particolare. Vivere la povertà nella comunità religiosa significa vivere liberi, senza nessuna paura e di gelosie, ma di sentirsi fratelli e sorelle apparentati tra di loro con il dono della gratuità. Povertà non è annullamento e non è appiattimento ma è una sorta di osmosi tra i fratelli / sorelle.

 

Per esaminare se il consacrato vive nella povertà:

 

1.      La preghiera - il povero sa tendere la mano verso Dio perché sa che nulla può senza di Lui; ha il bisogno di essere appagato da Dio nel proprio bisogno;

 

2.      La fragilità fisica – viene per tutti il momento dell’impotenza a darsi; viene per tutti la mancanza di forze; viene per tutti il bisogno degli altri nel constatare che non si può più fare come si vorrebbe e allora essere consapevoli di non essere il padrone delle proprie forze e di non possedere i frutti del suo lavoro – sapersi bisognosi degli altri perché si è a mani vuote e aperte affinché gli altri le colmino e che Dio ci faccia il resto…

 

3.      La coscienza di essere imperfetti – essere in guardia affinché la nostra vita religiosa non diventi una sottile affermazione delle proprie virtù; “non ci sia un altro vanto che Cristo…” - quanti deliri dell’onnipotenza laddove si dimentica questa verità. Il Vangelo ci chiede di sgombrare il proprio cuore dalla propria onnipotenza e lasciarlo riempire dalla grazia di Dio.

 

4.      L’insuccesso – il saper accogliere il proprio insuccesso; siamo circondati dal mondo che propaga l’efficienza e il successo e noi abbiamo l’impressione di non avere i mezzi efficaci per affrontare questo mondo; ci sentiamo spesso fuori moda e fuori mondo; quanta frustrazione che ci creano queste situazioni, dove spesso ci si trova soli a combattere, a portare i valori… L'agire contro corrente ci affatica, ci logora… L'insuccesso ci prostra. Perdiamo le forze, ma dobbiamo essere perseveranti dietro l’esempio di s.Paolo: mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza. (Col 1, 29). Ecco la disposizione più corretta del povero per il Regno. Non è la conquista del mondo che il Signore vuole da noi ma di spendere tutte le nostre forze per Lui: "una notte in visione il Signore disse a Paolo: Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male".(At 18, 9-10) - nel momento in cui ci sentiremo servi inutili, allora saremo coinvolti nella sua azione a favore del mondo - sulle nostre forze fiaccate scenderà la sua forza invincibile.

 

5.      L’attivismo – capita non raramente che presi e sollecitati da mille necessità ci lasciamo dominare dal lavoro; perfino ci facciamo ‘dogare’ dalle attività. Chi abbraccia la povertà deve essere consapevole del fatto che ‘in più’ non dipende da lui; bisogna trovare il tempo per la preghiera, che è un dare fiducia all'impegno preso con il Signore, è un entrare in profondità del mistero della chiesa; quanta presunzione in nostro tanto affaccendarci! Quanto affanno nelle nostre imprese di chi non si rende assolutamente conto della propria inadeguatezza, della propria inutilità e povertà di fronte al mistero... Quanto correre invano in tanto affanno non evangelica! Solo la potenza dall’alto e dalla parola di Dio che ci può venire il ‘necessario’ – è la nostra povertà che ci permette di passare indenni in mezzo alle incertezze del ministero apostolico perché la forza di Dio si manifesta nella ‘debolezza’. La chiesa iniziò dalla povertà estrema: quando tutti si sono sentiti smarriti, chiusi nel cenacolo perché avevano paura; la forza di Dio si era manifestata nella debolezza umana.

 

 

Noi religiosi, possiamo mostrare con la nostra scelta per la povertà - che è l'estirpazione dal proprio cuore dello spirito di appropriazione e dello spirito patronale - porta pace, porta serenità. Se andiamo con questo atteggiamento da poveri in spirito verso le cose e verso le persone, possiamo dire a coloro che il Signore ha affidato alle nostre cure che non c'è bisogno di molto per essere felici. Se vogliamo essere profetici, dobbiamo davvero essere poveri per poter denunciare che non abbiamo nulla da perdere. – dobbiamo essere ‘nudi’ per non frenare la corsa della parola di Dio.

 

 

Se il vangelo deve essere portato fino ai confini della terra

è necessario che i suoi messaggeri siano leggeri, 'nudi'

per non frenare la corsa della Parola.

 


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