La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Le COMUNITA' in Italia        RITIRO ANNUALE 2023  Roma, 22 - 27 agosto


24 agosto

 

mattina:

3. Cuori induriti degli uomini

L’indurimento dei cuori è in contrasto all’ascolto della voce secondo la Lettera agli Ebrei, la più antica

Ebrei 3,7-8:

3,7 Perciò, come dice lo Spirito Santo: Oggi, se ascolti la sua voce, 8 non indurite i vostri cuori come nell’amarezza, in un giorno di prova nel deserto, 9 dove i vostri padri mi hanno messo alla prova, e hanno visto le mie opere 10 quarant’anni. Ecco perché mi sono stufato di questa generazione e io dissi: Vagano sempre con i loro cuori ma non hanno conosciuto le mie vie.

 

L’invito a non indurire i cuori (Sal 95,8 [= LXX 94,8]) ha un riferimento preciso all’attività di Mosè, che parlava in nome di Dio e trasmetteva le sue parole.

La voce del Signore risuona per la prima volta nella storia della salvezza subito dopo il primo peccato.

Gen 3 – continuazione:

7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. 8 Poi udirono il rumore dei passi la voce del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.

9 Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?».

10 Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». 11 Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».

12 Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato».

La voce di Dio non è il suono dei passi di una persona che cammina nel giardino, ma è una voce che chiede dove si nasconde un uomo. L’apparizione della voce di Dio segna una svolta nella storia. Sentendolo, l’uomo ha paura, cerca di nascondersi da Dio, ma non può evitare le conseguenze della violazione del Suo comandamento. Mentre il peccato viene dalla debolezza del cuore umano, il tentativo di nascondersi dall’indurimento del cuore di fronte alla voce.

Gli effetti negativi di questa trasgressione si ripercuotono su tutti i benefici precedenti: i rapporti con le altre persone vengono disturbati, viene introdotta l’inimicizia con una parte della creazione, il dominio sulla terra è disturbato e il risultato finale è l'espulsione dal Giardino dell’Eden. Le conseguenze della caduta dell’uomo sconvolgono l’ordine della creazione. Il significato dell’intera narrazione non lascia speranza in un imminente cambiamento di questo stato di cose. Si potrebbe dire che la storia ritorna al punto di partenza.

In questo ritorno oscuro c’è però un barlume di speranza: l’iniziativa appartiene ancora una volta solo a Dio. Dio non punisce, ma salva. Lo cerca per primo, sebbene sia onnisciente. Le vie di Dio non sono semplici a causa dell’uomo. Come possono essere raddrizzati?

Alla reazione negativa della prima coppia di persone alla voce di Dio si contrappone sia l’atteggiamento positivo dei destinatari delle due voci all’inizio del racconto evangelico sull’attività di Giovanni Battista, sia i benefici derivanti dal loro atteggiamento:

Mc 1,3-5:

3 Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4 vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5 Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

1) I destinatari della voce di uno che grida nel deserto (Mc 1,3) non si nascondono: tutta la Giudea e Gerusalemme escono (Mc 1,5): tutti fanno così per essere battezzate da Giovanni.

2) L’uscita dei destinatari della voce di Dio, proclamata da Giovanni, raddrizza la via del Signore e porta ad apprendere la verità sulla relazione con Dio. Rispondendo all’appello della voce che grida nel deserto, gli della Giudea e Gerusalemme confessano i propri peccati (Mc 1,5).

3) La conoscenza della verità corrisponde all’azione positiva di Dio. Giovanni non predica il castigo a coloro che confessano i propri peccati, ma il perdono imminente nel battesimo nello Spirito Santo (Mc 1,4.8), annuncia cioè una riparazione del rapporto dei peccatori che confessano con Dio.

Nel Vangelo di Marco, i riferimenti al cuore inteso come interno dell’uomo inquadrano una serie di cinque controversie galileiane (Mc 2,1 - 3,6). Questo termine compare solo nelle pericopi estreme di questo ciclo (Mc 2,6.8; 3,5).

Il Nuovo Testamento dopo la prima parte della Bibbia attribuisce a Dio la capacità di conoscere l’interiorità delle persone, contrassegnata dal termine „cuore” (kardia) (1 Cor 14,25). Questa straordinaria capacità caratterizza Gesù. Parole tratte dall’Antico Testamento (Mc 7,6 cfr Is 29,13) e le sue (Mc 2,6-8; 7,19-21; 8,17) e le sue azioni (Mc 3,5; Lc 9 :47). Lo stesso termine compare in una simile caratterizzazione dell’attività degli apostoli già nel periodo post-pasquale (At 5,3-4; 7,51; 8,21; 28,27).

Nel Vangelo di Marco, i riferimenti al cuore inteso come interno dell’uomo inquadrano una serie di cinque controversie galileiane (Mc 2,1 - 3,6). Questo termine compare solo nelle pericopi estreme di questo ciclo (Mc 2,6.8; 3,5).

Marco 2,1-12:

1 Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2 e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.

3 Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone.4 Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico.

5 Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».

6 Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7 «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?».

8 E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9 Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? 10 Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11 dico a te — disse al paralitico —: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».

12 Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Gli oppositori di Gesù nel cuore nascondono atteggiamenti e opinioni negative su di Lui. E le sue parole e le sue azioni testimoniano la conoscenza del loro interiore. Come destinatari delle Sue parole e testimoni delle Sue azioni, mantengono sempre un atteggiamento ostile, anche se non possono opporsi apertamente a Lui, e cercano di nascondere agli altri i loro giudizi negativi su di Lui.

Marco 3,1-6:

1 Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, 2 e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.

3 Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». 4 Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano.

5 E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. 6 E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Le persone approfittano della presenza del Benefattore per condividere i benefici da Lui forniti: chiedono la guarigione dei propri cari, portano a Lui i malati, chiedono a Lui la salute per se stessi. Molti altri vanno da Gesù semplicemente per ascoltare i suoi insegnamenti. Questo afflusso di persone rende difficile l’accesso a Lui fin dall’inizio. Nonostante questi ostacoli, molte persone non rinunciano al contatto diretto con Lui, fanno di tutto per stargli il più vicino possibile.

La menzione dei cuori mostra un contrasto negativo. Per la prima volta nel Vangelo appare un gruppo di persone diverso: coloro che non intendono approfittare dei benefici della presenza di Gesù o almeno interrogarsi sul senso delle Sue parole e azioni, sul senso del comportamento dei Suoi discepoli. Nel racconto sulla guarigione nella sinagoga spicca il silenzio dei presenti in essa: il loro silenzio viene dalla durezza dei loro cuori perché si nascondono con i loro pensieri di fronte alla voce del Signore.

Condividendo la tristezza con Gesù per la durezza di cuore di coloro che sono chiamati alla conversione e alla fede, il discepolo non deve perdersi d’animo, ma annunciare con perseveranza e convinzione il messaggio che gli è stato affidato dal Maestro stesso.


  

pomeriggio:

4. Dio conosce i cuori, storie dei patriarchi e di Davide

La prima risposta positiva alla chiamata della voce di Dio

Abramo non si nasconde quando ascolta la voce del Signore:

Genesi 12,1-4

1 Il Signore disse ad Abram:

«Vattene dalla tua terra,

dalla tua parentela

e dalla casa di tuo padre,

verso la terra che io ti indicherò.

2 Farò di te una grande nazione e ti benedirò,

renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione.

3 Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò,

e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra».

4 Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.

La vocazione di Abramo contrasta nettamente con le storie nella Bibbia della disobbedienza o persino dell’indurimento dei cuori che rifiutano di ascoltare o persino si nascondono. L’unica impresa comune di tutti gli uomini conosciuti nella storia della Bibbia, la costruzione della torre di Babele, non ha salvato l’umanità dalla dispersione (Genesi 11,1-9). Gli uomini non finirono la costruzione della torre, che avrebbe dovuto essere per loro un nome, cioè un segno grazie al quale non dovevano allontanarsi l’uno dall’altro. Paradossalmente Dio chiede ad Abramo di lasciare la casa paterna, esige di lasciare la terra che conosce, esige di andare verso l’ignoto. La storia della torre di Babele e della successiva dispersione fa da sfondo negativo al cammino di Abramo. Questo cammino si differenzia da tutte le migrazioni menzionate per la sua causa, che non è economica, politica, culturale e nemmeno religiosa ma solo la voce di Dio. Abramo abbandona ciò che conosce (sua terra, parentela e casa del padre) per andare verso una meta che lui ancora non vede (verso la terra che io ti indicherò).

La chiamata di Davide a pascere Israele

1 Samuele 16

1 Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re».

2 Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare al Signore”.

3 Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti dirò».

4 Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «È pacifica la tua venuta?».

5 Rispose: «È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al sacrificio». Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio.

6 Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!».

7 Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».

8 Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto».

9 Iesse fece passare Sammà e quegli disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto».

10 Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi».

11 Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui».

12 Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!».

13 Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi. Samuele si alzò e andò a Rama.

La chiamata di Davide avviene in circostanze drammatiche: il rifiuto di Saul da parte di Dio e l’affidamento a Samuele di una pericolosa missione a Betlemme per nominare un successore al re infedele. Il culmine della narrazione è l’unzione di Davide come re (1 Samuele 15,4-13). Un ruolo importante in esso è svolto da tre attività del chiamante: il movimento, il vedere e l’evocare.

Samuele convoca Iesse ei suoi figli, li purifica, e il padre li presenta (letteralmente commuove) a sua volta al profeta. Quando Samuele vede il primo, pensa: „Sicuramente il suo consacrato è davanti al Signore” (1 Sam 16,6). Dio ammonisce il profeta: „Non guardare né all’aspetto né all’altezza, perché io non l’ho scelto, perché Dio non vede come vede l’uomo, perché l’uomo guarda l’aspetto esteriore, ma il Signore guarda il cuore” (1 Sam 16,7).

La chiamata di Dio è un dono a Davide, che non era tra i convocati dal suo padre, ma nonostante ciò era visto da Dio. Sebbene a Samuele fosse attribuito il titolo profetico di „Veggente” (1 Sam 9,9-11-18), questo esperto veggente non riconosce il futuro re tra i sette figli di Iesse. Anche il loro padre, l’uomo che dovrebbe meglio conoscere i suoi figli, parla di Davide con un certo disprezzo: „L’ultimo è rimasto, ma è lui che pasce il gregge” (1Sam 16,11). La conoscenza di Dio e la conoscenza umana sono radicalmente diverse. Agli occhi di Dio, non agli occhi degli uomini, Davide deve è elevato per seguire la via di Dio: „Pascerai il mio popolo, Israele, e sarai un capo su Israele” (2 Sam 5,2).

Ci sono esempi di tale scelta che contrasta giudizi umani. L’attesa di un figlio influiva sul privilegio del primogenito: secondo la Legge di Mosè, il primo figlio riceveva una quota doppia dell’eredità (Deut 21,17) e rimaneva in casa, diventando il capofamiglia. In contrasto con la legge del primogenito abbiamo le storie che capovolgono tutto. Non è solo una rivalità naturale tra fratelli. In esse compare il figlio primogenito, a cui è assegnato – il che è molto significativo –un ruolo negativo. Il Libro della Genesi, dedicando molto spazio alla storia dei figli dei patriarchi, sottolinea questo dramma di conflitto fraterno: tra Ismaele e Isacco, Esaù e Giacobbe, e tra i figli maggiori di Giacobbe e Giuseppe.

Il privilegio del diritto di primogenitura è irrilevante per la scelta del figlio più giovane Iesse come re e per la decisione di Davide di cedere il regno al figlio minore Salomone. In questi testi si esprime il messaggio della gratuità della scelta di Dio, la cui immagine è l’amore del padre (Abramo, Giacobbe, Davide), che sceglie liberamente il figlio minore (Isacco, Giuseppe, Salomone) e che conosce i cuori umani.


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