La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Le COMUNITA' in Italia        RITIRO ANNUALE 2018  Roma, 27 agosto


 

PENSIERO dall'omelia

 

S.Messa - Memoria di Santa Monica: 2Ts 1, 1-5; Mt 23,13-22 ... «Guai a voi, guide cieche».

 

Le letture della liturgia odierna ci offrono un vero motivo per far crescere in noi il desiderio della pace interiore di Dio per poter vivere la nostra fede all'unisono la vita divina nella carità fraterna; ci aiutano a far crescere la nostra fede nella ricerca della volontà di Dio nella perseveranza. Fanno nascere in noi il desiderio di far di tutto lo sforzo per evitare l'ipocrisia...

Ci stimolano ad 'aprire la porta del Regno ' agli altri ma, avere prontezza e volontà di attraversarla da noi stessi! Chiediamo la grazia di vivere l vita di Dio che è già in noi; possiamo trasformare i tanti "guai a voi" trasformare - con l'aiuto di Gesù e dello Spirito Santo nelle vere Beatitudini!.

 

Invochiamola grazia di ottenere la coscienza illuminata di distinguere tre il bene e il male e di saperci orientare verso il futuro, "dimenticando il passato". (cfr. "Confessioni" di Sant'Agostino Lib. 9 10-11 Cerchiamo di arrivare alla sapienza eterna).

(vedi: la registrazione)

 

 


 

MATTINA:

 

Preghiera: Vieni Santo Spirito – Ave Maria.

 

Vieni, non è che lui non è venuto – è già presente ma io allargo la porta del mio cuore e manda un raggio della tua luce.

Questo raggio di luce cercheremo di vedere aiutandoci con il testo di San Luigi Maria Grignion da Montfort – "il Trattato della vera devozione a Maria".

 

Pratiche interiori:

-         Compiere tutte le proprie azioni per mezzo di

-         con Maria,

-         in Maria,

-         per Maria.

 

E per compierle a perfezione bisogna che esse siano:

-         per mezzo di Gesù,

-         con Gesù,

-         in Gesù,

-         per Gesù.

 

Il ritiro è una chiamata – dobbiamo mettere tutta la ricchezza della nostra vita nelle mani della Vergine Maria. Ci dobbiamo sentire accolte da Maria che ci fa entrare nell’intimità del suo Figlio.

Se il ritiro è una chiamata, vuol dire che Maria, Giuseppe e Gesù ci accolgono nella loro casa.

Dobbiamo tuffarci dentro con il cuore, il desiderio e senza paura in questa avventura.

Tutti abbiamo il nostro bagaglio di esperienze e dei limiti umani, ma Gesù ci ristorerà; “ho vinto il mondo e… io vi ristorerò”. Il Signore vuole renderci i suoi testimoni. Lo dobbiamo vivere in un silenzio profondo per tutto il tempo degli esercizi spirituali per poter sentire la voce del Signore – per favorire l’interiorità dell’anima. Siamo chiamati a sentire la voce del Signore – questa è la grandezza della nostra fede (non è diverso dalla chiusura nella ricerca del proprio ‘io’). Lo facciamo per sentire in silenzio il battito del suo cuore per noi. Attraverso il silenzio possiamo entrare nel mistero della nostra vita e chiedere a Gesù di versare del proprio olio sulle nostre ferite per guarirle. Il silenzio, dunque, è il mezzo per trovare un grande tesoro del sentire e gustare ‘quanto è buono il Signore’.

Il nostro ritiro avrà il valore alla presenza del silenzio, in quanto lo eserciteremo – “ascolta, Israele”

E’ il tempo di incontro con Cristo e il suo mistero – “il Verbo si è fatto carne…”

Il silenzio che ci fa ritrovare la verità, quando siamo in un atteggiamento di attesa e di speranza.

 

San Giovanni Paolo II scrive: Com'era arrivato Pietro a questa fede? E che cosa viene chiesto a noi, se vogliamo metterci in maniera sempre più convinta sulle sue orme? Matteo ci dà una indicazione illuminante nelle parole con cui Gesù accoglie la confessione di Pietro: « Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli » (16,17). L'espressione « carne e sangue » evoca l'uomo e il modo comune di conoscere. Questo modo comune, nel caso di Gesù, non basta. È necessaria una grazia di « rivelazione » che viene dal Padre (cfr ibid.). Luca ci offre un'indicazione che va nella stessa direzione, quando annota che questo dialogo con i discepoli si svolse « mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare » (Lc 9,18). Ambedue le indicazioni convergono nel farci prendere coscienza del fatto che alla contemplazione piena del volto del Signore non arriviamo con le sole nostre forze, ma lasciandoci prendere per mano dalla grazia. ( NMI, n. 20 - 6 gennaio 2001). Solo l'esperienza del silenzio e della preghiera offre l'orizzonte adeguato in cui può maturare e svilupparsi la conoscenza più vera, aderente e coerente, di quel mistero, che ha la sua espressione culminante nella solenne proclamazione dell'evangelista Giovanni: « E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità » (Gv 1,14).

 

Dunque, san Giovanni Paolo II dice che soltanto l’esperienza del silenzio e della preghiera offre l'orizzonte adeguato in cui può maturare e svilupparsi la conoscenza più vera, aderente e coerente del mistero di Cristo. Questo sottolinea, che la conoscenza – vera, aderente e coerente - fa crescere l’amore; ed è proprio questa conoscenza della persona che fa crescere il nostro amore per il fratello.

In poche parole si potrebbe dire che dobbiamo chiedere il dono dello Spirito Santo per vedere l’altro con gli occhi di Dio.

Soltanto il silenzio e la preghiera devono andare di pari passo.

 

Un augurio di: aprire i nostri orizzonti, servendoci del silenzio e della preghiera – cercare di rivedere la nostra storia alla luce delle misericordie del Signore nella mia vita. Raccontare, alla luce della fede, come Gesù ha lavorato in me attraverso tutte le situazioni della mia vita; di non rimanere alla soglia della mia vita…

 

Per la meditazione:

scegliere un tempo per fare una preghiera con il testo della chiamata di Mosé in Es 3, 1-6, con dei passi:

 

-         Invocazione allo Spirito Santo di assisterci in questo momento;

-         Lettura del testo proposto di Es 3, 1-6 (con immaginarsi la scena di deserto, di roveto – simbolo della miseria umana, dove Dio vuole entrare con la sua fiamma);

-         Volgere l’attenzione sulle scene / simboli che ci colpiscono di più;

Concludere con la preghiera personale.


         
   
         

 

POMERIGGIO:

 

“Vieni Santo Spirito…Vieni Padre dei poveri…”  Il tema dell’umiltà – le parole della Fondatrice sull’umiltà: Testamento

 

Prima di affrontare “la tiepidezza” – vedere la proposta di San Luigi Maria Grignion da Montfort: “agire per mezzo di Maria”

In Maria è presente lo SS. Fino al punto che essere con lei tutt’uno – possiamo e dobbiamo lasciarci guidare da Maria, di cui spirito è soave, puro e fecondo: "Maria ha prodotto, con lo Spirito Santo, la cosa più grande che vi sia stata e vi sarà mai, che è un Dio-Uomo, e produrrà di conseguenza le cose più grandi che vi saranno negli ultimi tempi. La formazione e l'educazione dei grandi santi che vi saranno verso la fine del mondo è riservata a lei; perché soltanto questa Vergine singolare e miracolosa può produrre, in unione con lo Spirito Santo, le cose singolari e straordinarie." ( n.35 Il Trattato della vera devozione a Maria”) Affinché l’anima si lasci guidare dallo spirito di Maria bisogna aderire ad alcune condizioni:

Rinunciare allo spirito proprio, perché le tenebre e la malizia nostra…. – è una semplice presa di coscienza che noi possiamo essere in errore; Bisogna consegnarsi allo spirito di Maria per essere mossi e guidati da lei secondo il suo volere; bisogna perdersi ed abbandonarsi in lei; bisogna rinnovare l’atto di offerta a Maria – prima in noi avviene l’unione con Maria, tanto prima si arriva alla santità e all’unione con Gesù.

 

Lc 10, 38-42: “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

 

Marta rimprovera Gesù e Gli ordina di rimproverare la sorella – questo manifesta che c’è una grande intimità tra loro, la vicinanza di Cristo a loro – la risposta di Gesù arriverà presto: Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose…” – guarda la tua sorella (con il mio sguardo), lei ha scelto la parte migliore!

Anche per noi: più ci mettiamo in ascolto del Signore, più si sciolgono i nodi.

 

TIEPIDEZZA:

Ap 3, 13 ss – alla chiesa di Laodicea: Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. E all’angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio: Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido, e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. Poiché tu dici: Io son ricco, e mi sono arricchito, e non ho bisogno di nulla, e non sai che tu sei infelice fra tutti, e miserabile e povero e cieco e nudo, io ti consiglio di comprare da me dell’oro affinato col fuoco, affinché tu arricchisca; e delle vesti bianche, affinché tu ti vesta e non apparisca la vergogna della tua nudità; e del collirio per ungertene gli occhi, affinché tu veda. Tutti quelli che amo, io li riprendo e li castigo; abbi dunque zelo e ravvediti. Ecco, io sto alla porta e picchio: se uno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli meco. A chi vince io darò di seder meco sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi son posto a sedere col Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.”

 

Gli autori spirituali hanno spesso parlato della tiepidezza con l’espressione di: ‘inferno della vita spirituale’. L’amore non conosce ‘tiepidezza’, la quale viene dalla graduale sparizione delle opere di carità. Un’anima tiepida non può giungere all’intimità divina finché duri la tiepidezza. Per uscirne ci vuole il desiderio di uscire da essa; “accendi in noi il desiderio – la fiamma - di te, Signore… La forza di una cristiano è di avere un grande desiderio, che dovrebbe essere autentico. Rimanere nella tiepidezza rischiamo di cadere o, addirittura di perderci totalmente.

 

Dobbiamo ricordare che la cosa fondamentale è di riconoscere la nostra grande povertà e di riconoscere che tutto abbiamo da Dio e in Dio. La Fondatrice ci esorta: “guardatevi da considerarvi superiori alle altre… sottomettetevi ….” - La mediocrità è un grande peccato, in quanto è un rifiuto della vocazione; non si vedono più le cose soprannaturali – essa ‘non sente e non vede’.

Nella nostra vita quotidiana bisogna essere attenti per non diventare di nuovo ciechi e sordi. Possiamo perdere il senso delle parole e diventare ‘stranieri’ nella casa del Padre, perdere il gusto delle cose di Dio. Corriamo il rischio anche di essere inattivi spiritualmente pur essendo molto attivi spiritualmente o nel nostro agire. Possiamo perfino giungere al rifiuto delle realtà divine.

Invece dobbiamo diventare come una ‘freccia’ nel nostro testimoniare di Dio.

I segni della tiepidezza:

 

-          L’abbandono prolungato di preghiera e/o, sentirne la stanchezza;

-          L’eliminazione della mortificazione, di prudenza nel nostro pensiero, nello sguardo o nel giudizio – far tacere in noi i rumori che non sono di Dio;

-          Il trionfo del proprio lavoro e dell’apostolato – il desiderio di emergere;

-          L’incapacità di sopportare il ‘concorrente’ – l’atteggiamento della gelosia;

-          Cercare le compagnie delle persone poco ferventi e cercare in loro amicizia e conforto;

-          Lo spirito critico (della critica negativa di condanna) che coltiviamo con assiduità e che domina in noi – che è lo spirito contrario a quello di Cristo;

-          L’accettazione del formalismo – la quale viene, perché non siamo uniti a Cristo che è la comunione di amore;

-          Non ragionare più secondo il punto di vista di Dio, ma quello dell’uomo – questo abbraccia tutte le dimensioni della vita.

 

RIASSUNTO: La tiepidezza è l’invecchiamento dell’amore.

 

La causa della tiepidezza:

-          L’eccesso della fatica;

-          Non si cerca Dio nell’apostolato;

-          La monotonia della vita spirituale – bisogna volere;

-          La ricerca del proprio successo.

 

Come CURARLA?

-          Anzitutto con la preghiera – purificarla come l’oro, dove possa specchiarsi il volto. Bisogna ‘bruciare’ il tempo nella preghiera;

-          Curare l’anima nei sacramenti, specie nella confessione;

-          Cercare e perseverare nella verità.

 


         
   
         

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