La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante |
RITIRO ANNUALE 2014 - Roma, 25 - 30 agosto
il Ritiro spirituale annuale di quest'anno viene guidato dal sacerdote della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, Massimiliano Parrella, il parroco della Parrocchia S. Maria Assunta e S. Giuseppe - eretta il 16 aprile 1951 ed affidata ai preti della congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza fondato da san Giovanni Calabria, che la reggono tuttora. Tutti gli incontri si svolgono nella casa generalizia. |
« Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi »
(Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe, capitolo XXI)
ORARIO
LUNEDÌ 25 AGOSTO
19.30 Cena 20.30 Incontro introduttivo, in cappella
MARTEDÌ - MERCOLEDÌ - GIOVEDÌ
8.00 Preghiere Lodi mattutine 8.30 Colazione 9.30 Prima meditazione 11.45 Santa Messa 13.00 Pranzo 16.00 Merenda 17.00 Seconda meditazione 18.00 - 19.15 Adorazione Vespri Benedizione Eucaristica 19.30 Cena
SABATO 30 AGOSTO
8.00 Preghiere Lodi mattutine Colazione 9.30 Prima meditazione 11.45 Santa Messa 13.00 Pranzo
|
|
Riflettiamo durante questo corso degli esercizi spirituali annuali sul 'pianeta' della Vita Consacrata, facendo insieme un percorso particolare sui tre voti di Castità, di Povertà e dell'Obbedienza. Scopriremo insieme che il nostro pianeta è un rosaio nel quale crescono varie piante: le buone e le cattive... Vedremo, che alcune di esse, p.es. il baobab, se non vengono estirpate non appena spuntano, possono 'far scoppiare il nostro pianeta'..
|
1. OBBEDIENZA - di Abramo - di Maria
|
|
|
2. CASTITA' - nell' AT; Cantico dei Cantici - Maria Maddalena |
3. POVERTA' - "beati i poveri in spirito..." - (...una sorpresa...) |
Il nostro Ritiro spirituale annuale è un poco simile ad una sosta ma, non senza fatica e dolce farniente... E' una sosta di silenzio e del riposo in Dio. E' come se ci trovassimo in un deserto, dove non c'è niente e nessuno - a parte noi con Dio... (attenzione ai 'baobab' che possono spuntare ovunque e all'improvviso).
Guardiamo il nostro pianeta della vita consacrata anche in un'ottica dell'Anno 2015, dedicato alla VC dal papa Francesco Un “tempo di grazia” per la vita consacrata e per la Chiesa. Pensato nel contesto delle celebrazioni per i 50 anni del Concilio Vaticano II, definito come un “soffio dello Spirito”, l’appuntamento vuole “fare memoria” del “fecondo cammino di rinnovamento” della vita consacrata in questo periodo, riconoscendo “anche le debolezze e le infedeltà come esperienza della misericordia e dell’amore di Dio”.
Guarderemo anche i nostri Giganti e cioè i nostri Fondatori, servendoci dell'esempio della loro vita e degli scritti - nel nostro caso della Madre Fondatrice, Sant'Orsola Ledòchowska. Lei ha reso la nostra storia meravigliosa. E così anche altri Testimoni che rendono molto significativa la vita consacrata ma... attenzione sempre ai 'baobab' che ci sono davvero e bisogna che diamo loro il nome - ciascuno di noi è chiamato a pensare ed individuare quali sono i suoi 'baobab' che infestano la propria vita ed ostacolano, non permettono di essere il rosaio di Dio?
Eccone alcuni:
1. il 'baobab' della 'nostalgia' - non è opportuno a rimpiangere il passato... il bisogno di verificare le nostre opere, le strutture... Dobbiamo concentrare le nostre forze in funzione della vita e non dei musei... « Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi ».
2. il 'baobab' del 'leggero' / light - se la vita consacrata è una comunità dei fratelli e delle sorelle decisi a incarnare il Vangelo secondo il Carisma dei loro Fondatori, deve necessariamente far sorgere e dimostrare nella nostra vita Dio che ci ha sedotti e chiamati a sé; è Lui che ci ha catturato, è Lui che ha preso l'iniziativa. La VC affinché non sia 'leggera' deve essere necessariamente una vita di relazione contemplativa con Dio. Deve essere plasmata nella continua formazione e sottomissione a Dio ed espressa nella vita di tutti i giorni tipo: io 'gioco' tutta la mia vita con Dio e per Dio, senza alcuna riserva e in totale abbandono a Lui - alla Sua volontà.
3. il 'baobab' del 'addomesticato' - in quanto vivendo la nostra vita tutti i giorni con Dio e a contatto con tanta 'abbondanza' dei segni che ci dovrebbero parlare di Lui, noi ci siamo troppo abituati a questa Sua presenza nella nostra vita. Ci siamo fatti idea ed abitudine alla nostra vocazione...all'idea che forse perché siamo più perfetti degli altri, Dio ci ha chiamati? ma... chiamati siamo per essere sempre più con Lui e questo ci rende capaci di essere sempre più 'perfetti' nell'amore di Lui e del prossimo. E' Lui che ci seduce e lasciarci sedurre significa complicarci la vita! Significa imboccarci le maniche e lavorare per l'estensione del Suo Regno - diventare e aiutare agli altri a diventare Santi - "Siate sante, e la benedizione di Dio rimarrà nella nostra Congregazione. Siate sante e con facilità attirerete gli altri a Dio. Siate sante e la felicità divina abiterà in voi. Siate sante e sarete la consolazione del Cuore di Gesù in agonia. Siate sante!" (Testamento di M.Orsola, Ultima domanda)
La Vita Consacrata non è solamente la vita dei tre Voti: obbedienza, castità e povertà. E' un incontro con Dio che mi rende bella e all'interno di questa vita io lo esprimo attraverso i tre voti; i voti sono un'espressione e uno strumento per esprimere il meglio possibile la mia consacrazione a Dio sommamente amato. Diventano l'espressione della libertà che io abbraccio per essere bella in Dio.
Così nell'esempio dell'obbedienza di Abramo - il padre nella fede e della fede che lo 'fa muovere', anche se le promesse di Dio sembrano illogiche: lui è vecchio, Sara, sua moglie è sterile e la terra promessagli non è 'disponibile' perché abitata... ma... Dio lo chiama nella sua debolezza, trasformando quest'ultima nella forza della Sua Presenza.
Così Dio fa sì che dona ad Abramo
- la fecondità: "farò di te un grande popolo e ti benedirò" (Gen 12,2a)
- la celebrità: "renderò grande il tuo nome" (Gen 12,2b)
- la protezione: "in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra" (Gen 12,3)
Dio ha comandato ad Abramo: "Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò". (Gen 12,1) e Abramo prontamente ha obbedito alla Sua voce; per fede ma nella dinamica di questa relazione arriva il momento della prova: "prendi il tuo figlio..." (Gen 22,1)...unico figlio.... Abramo obbedisce e allora che le promesse si compiranno perché l'inseparabile prova nella fede o ci fa obbedire alla voce di Dio, o si è infecondi.
L'obbedienza di Maria - come lei le serve di Dio desiderano che sia in loro realizzata la volontà di Dio... "La volontà di Dio! Come Maria salutava ogni espressione della volontà di Dio con le parole: “Eccomi, sono la serva del Signore…”, da lei dette un giorno e ripetute per tutta la vita con il cuore e con le azioni, così anche voi, Figlie mie, siate come lei sempre, in ogni circostanza della vita, umili ancelle del Signore che accolgono sempre la volontà di Dio, qualunque essa sia, col sorriso sulle labbra, col “Fiat" e il "Deo gratias" nel cuore, anche se con le lacrime agli occhi ‑ come Maria!" (...) Amate Maria, Figlie mie, amate il rosario e credetemi: la migliore devozione verso di lei è quella di essere come lei silenziosa, fedele, umile ancella del Signore che ripete continuamente col cuore e con i fatti: Eccomi, sia fatto come Dio vuole, come Dio vuole! (Testamento, 8 domanda).
Anche Maria, come Abramo e... come noi, Dio sceglie nella quotidianità; ha un nome scelto dai genitori: Maria, ma Dio le dona un altro nome: "Piena di Grazia" e lei stessa si dà un nome: Ancilla Domini - così lei aderisce pienamente e senza riserve al disegno divino non solo su di lei ma anche si inserisce pienamente nella missione che ha da compiere: diventerà la Madre di Gesù il Cristo, Salvatore. La sua è un'adesione totale e senza tentennare; in essa non vi è né un "ma..." né un "se"... Si affida a Dio totalmente e in tutto, rispondendo: ECCOMI con una fede smisurata, un amore sconfinato e nell'atteggiamento della continua preghiera. Risponde così, perché così vuole il Signore. Il suo "fiat" l'ha portata fino a sotto la croce e anche nel cenacolo dei discepoli riuniti dopo la morte di Gesù e nell'effusione del Suo Spirito, da cui è nata la Chiesa. Maria, serva feconda nella sua obbedienza fino alla fine - fino a che tutto non era compiuto ed è stata glorificata insieme al Figlio - d'ora in poi Maria non è solo la Madre di Gesù, di Cristo Salvatore, ma diventa la Madre della Chiesa - di tutta l'umanità.
La castità vista come amore sponsale; non è una rinuncia all'amore ma un invito ad amare più. Il 'baobab' della castità è di far passare il messaggio che noi siamo persone che non sono capaci di amare... Questo sarebbe proprio un controsenso in quanto chiamati e consacrati a Dio che è Amore non possiamo fare a meno di amare; chiamati alla verginità consacrata e ad amare Dio e gli uomini - le Costituzioni della Congregazione § 19 dicono: La castità abbracciata per il Regno di Dio unisce le suore a Gesù Cristo con un amore esclusivo e indiviso, conduce alla libertà del cuore e rende capaci di partecipare sempre più pienamente al suo amore salvifico per i fratelli. (cfr. PC, 12). Il 'non amare' Dio sarebbe come l'adulterio del popolo che si allontana dall'alleanza stretta con il Signore dei Signori con noi. Lui è il mendicante del nostro amore; Lui ci attira, attrae e seduce - Os 2, 16: Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Dio non minaccia mai, malgrado le nostre infedeltà perché Lui è fedele all'alleanza stretta con noi, anzi,
Lui - il nostro Sposo ci elargisce dei doni di:
1. giustizia,
2. benevolenza,
3. diritto,
4. fedeltà,
5. amore,
- come regali di nozze con noi, così che il nostro matrimonio con Lui possa avere la garanzia della durata:
Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. (Os 2, 21-22)
La questione di povertà non è solo dei religiosi consacrati - riguarda tutti gli uomini in senso stretto della giustizia sociale. Per i consacrati assume una particolare sfumatura nell'accostamento alle beatitudini dei poveri in spirito - Mt 5,3 perché di essi è il Regno dei cieli. Non riguarda l'esteriorità della persona, il non possedere, bensì la dimensione più profonda del nostro cuore - povertà reale e non semplicemente affettiva. Come esprime la Fondatrice, Sant'Orsola, povero è chi è umile: Figlie mie carissime, contemplate l'umiltà del divin Cuore ed imitatela. Noi, discepole del Cuore di Gesù, dobbiamo prima di tutto imitare questa virtù da lui prediletta. Noi, serve dei poveri, dobbiamo diventare piccole, molto piccole per attirarli a noi e portarli a Dio. (...) Siate convinte della vostra miseria e della vostra nullità che non si esprime soltanto con parole e sentimenti, ma con fatti. (Testamento, 2 domanda). La povertà, dunque come coinvolgimento non solo della nostra persona nel distacco da ogni possedimento, ma anche nel coinvolgimento di tutto il nostro essere ed operare nella libertà del cuore - lo stile di vita di chi 'sta volentieri' davanti a Dio - lo stile di vita di Gesù povero non perché ha niente, ma perché vive uno stile di vita da povero. Questo "stile di vita" ha alcune caratteristiche che dobbiamo accogliere:
► la povertà di Gesù è finalizzata al dono della vita: «…da ricco che era si è fatto povero per noi» (2Cor 8,9).
► è di conseguenza mitezza ed umiltà, due virtù non solo rare ma dimenticate nel mondo di oggi, aggressivo e violento (cf Mt 11,29).
► si esprime nella disponibilità totale alla volontà di Dio. «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 4,34).
► si manifesta in una incondizionata generosità; . Il povero vive l'autentica generosità più del ricco. Il ricco rischia di dare solo del superfluo, il povero dà del suo necessario (cf Lc 21,1-4).
La povertà interiore si deve tradurre necessariamente in atteggiamenti esteriori che fanno povero davvero chi la pratica. In poche parole: la povertà "affettiva" deve manifestarsi in una povertà "effettiva".
Gesù ne è esempio perfetto del povero, come gli anawim (che si fidano del Signore e sanno che in tutto dipendono da Lui) - in quanto Lui vive:
- senza patria e paesani;
- senza casa - non ha pietra su cui posare il capo (Lc 9,58);
- senza lavoro;
e infine spogliato della propria immagine - senza immagine: accetta uno stile di vita, abbassandosi ai più umili... Lui, Rei dei re e il Signore dei signori.
Cosa fare per essere felice? - ossia una "provocazione..."
Povertà come segno di giustizia - la parabola del buon Samaritano - Lc 10,30-35 - In questo brano possiamo individuare otto passi / le parole chiave:
1 - “Era in viaggio”
Un Samaritano era in cammino - e noi? Forse ci siamo un po’ seduti. Forse anche pensiamo che tanta fatica e pochi frutti e alla fine non cambierà mai niente? Noi siamo chiamati ad essere gli annunciatori della speranza e non della sventura. Forse ci siamo fermati, mentre è necessario mettersi in viaggio! Dobbiamo metterci in viaggio proprio come il Samaritano, come Maria...
Nasce la necessità di interrogarci su certi riti che privilegiano più il salotto che la strada, più le pantofole che gli scarponi da viaggio, più la vestaglia da camera che il bastone del pellegrino...
2 - “Gli passò accanto”
... accanto, non sopra - accanto... tante volte le persone non sono per noi che dei numeri. Passare accanto significa rispettare i volti uguali e distinti. Dobbiamo imparare a rispettare la convivialità delle differenze, dove persone diverse stiano insieme e stiano bene.
Passare accanto significa amare il mondo, fargli compagnia; significa prendere atto della presenza degli altri; cioè un mondo al quale noi dobbiamo fare compagnia, per il quale siamo andati.
Passare accanto significa rispettare le minoranze.
Passare accanto significa essere discreti.
3 - "Lo vide"
Saper 'vedere' è un dono - il dono che dobbiamo chiedere affinché il Signore ce lo conceda. Ci vogliono occhi per vedere i poveri, i quali mancano non solo del denaro, ma anche della salute, mancanza di affetto, l’insuccesso professionale, la disoccupazione, Sono tutti coloro ai quali non mancano delle sventure familiari e tutte le frustrazioni che provengono dall’impossibilitò dell'integrazione sociale.
Questi poveri ce li abbiamo sempre fra noi...
4 - "Ne ebbe compassione"
Significa, sentirsi provati emotivamente - anche questo è un dono di Dio: la grazia dell’indignazione di fronte alle ingiustizie e alle sofferenze altrui... A volte rimaniamo gelidi e non ci lasciamo coinvolgere nella vita dei poveri. Significa guardare la storia e la geografia dall’angolo dei poveri, essere in grado di mettersi nella loro situazione - guardare con l’occhio dei poveri.
Ne ebbe compassione significa essere capaci di smascherare i despoti che impongono la loro prepotenza ai più poveri; essere i disturbatori dei manovratori (e ce ne sono davvero tanti).
5 - "Gli si fece vicino"
La solidarietà è determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perchè tutti siamo veramente responsabili di tutti: il "dovere di giustizia sociale, cioè il ricomponimento in termini più corretti delle relazioni commerciali difettose tra popoli forti e popoli deboli; dovere di carità "universale, cioè la promozione di un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri." Enc. Populorum progressio, 44)
Gli si fece vicino significa che nel nostro essere poveri, ci educhiamo alla povertà sull'esempio di Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per noi (cfr. 2 Cor 8,9) Alla povertà la gente crede quando vede che uno vive con sobrietà, che vive per gli altri in atteggiamento di condivisione. La condivisione è molto più difficile del dono totale. La povertà, poi, non è soltanto povertà di denaro ma è anche povertà di potere... la solidarietà nel 'bene e nel male' ; la presenza reale ed evangelica nel nome di nostro Signore Gesù Cristo.
6 - "Gli fasciò le ferite e gli versò vino e olio"
Ecco - farlo di persona e non dare solo le raccomandazioni di come bisognerebbe fare o, peggio ancora di spingersi a delle critiche dopo che gli altri han fatto - che orrore! Darsi prontamente da fare piuttosto che imprigionare gli spazi di apertura - di evangelizzazione.
Certo, non si risolve del tutto il problema versando l’olio e il vino ma almeno siamo una spina al cuore mettendo olio e vino e così gridando alla nostra civiltà impazzita che non va bene così come vanno le cose... che dobbiamo versare l’olio della misericordia, come evoca papa Francesco... E il vino della fortezza richiama una Chiesa profetica, audace, che non sta a mezza asta, ma dice tutt’intera la parola di verità, fino in fondo.
7 - "Lo caricò sul suo giumento e lo portò ad una locanda"
Povertà è capire anche di non potercela fare da soli, con i nostri mezzi e dobbiamo chiedere aiuto... Cerchiamo di aiutarci reciprocamente e conglobare le nostre forze al fine di sentire al fratello di esserci tale.
8 - "...e si prese cura di lui"
I care (mi sta a cuore) - diceva don Milani. Perché se una cosa ci sta a cuore, noi certamente faremo di tutto per averla - per realizzarla. Bisogna avere interesse per l'altro e saper individuare i suoi veri bisogni... Molte volte la gente non ha bisogno del piatto, ma della tovaglia che sta sotto, - bisogno dell'affetto, di sentirsi accolta. “Mi sta a cuore” è la tenerezza della carità. Si tratta di diventare il povero tra i poveri!
Concludendo, il sacerdote ci invita ad lasciaci evangelizzare dai poveri. I poveri ci evangelizzano. Sono provocazione di Dio per un mondo più giusto, più libero, più in pace. Le nostre comunità devono fare più spazio ai poveri. Ci offre alcuni spunti per la riflessione:
- Quale di questi verbi senti più tuo? Fermati e “gustalo”
- Quale senti che fai più fatica a vivere?
- Quale senti che deve diventare tuo, perché importante, ma non ti appartiene ancora?
...e alla fine?
Quale è questa ...sorpresa... di cui si parlava all'introduzione degli Esercizi?
Si rivela, che don Max voleva presentarci ciò, che lui stesso considera come un quarto voto e cioè la Missione.
Essa è sì, una sequela, espressione della chiamata di Dio che si manifesta nel dono totale di sé e si traduce nella vita dei voti di obbedienza, castità e povertà (sec. lo schema sopra riportato in modo molto semplice e sicuramente assai riduttivo) ma questa chiamata che Dio rivolge a ciascuno di noi non è il nostro fatto personale; nemmeno i voti... Noi non ne possiamo fare come ci pare... Dio ci chiama, noi rispondiamo nel nostro "eccomi", emettiamo i voti nella Congregazione e ci inseriamo più pienamente con questo atto nella Chiesa e nella Missione - i consacrati vivono la pienezza del battesimo e sono chiamati a comunicare al mondo - duc in altum - la verità del Dio Salvatore - Dio Amore.
La missione è la collaborazione del popolo chiamato alla salvezza del mondo - è predicare il Vangelo / Gesù Cristo il Salvatore con tutta la vita;
La missione è fecondità; è generare un figlio - è carità condivisa con i più bisognosi;
La missione è quella di coltivare il rosaio di Dio e di renderlo bello - di dire agli uomini che Dio è Amore;
La missione è positività nella fecondità - è dare agli altri la possibilità di consacrarsi a Dio;
La missione è quella di sentirsi amati e chiamati da Dio e di risponderGli prontamente senza un "ma..." e senza un "se...".
E' molto importante ricordare, che la Missione espressa così, possiamo affermare che essa appartiene a tutti i battezzati ma... i consacrati hanno due marce in più: 1. il carisma del Fondatore e 2. il carisma personale (in ogni chiamato vi è un 'nome', una 'storia', un 'volto', e un 'carisma' - identità) che impiega totalmente attraverso la vita dei voti a servizio della Chiesa nella Congregazione.
La vita dei voti dovrebbe essere per il mondo un segno. Così come Gesù si serviva della parola - Lui è la Parola - e dei segni - Lui è Eucaristia / il Sacramento - così la nostra vita deve necessariamente 'parlare' di Dio e deve essere vissuta con la serietà e massima attenzione con la quale ci accostiamo all'Eucaristia, la quale poi ci trasforma in Cristo. Questa verità che Lui è in noi e con noi ci rende forti e gioiosi, pronti a dare la vita per gli Amici...
"Fate questo - tutto - in memoria di me"
DOMANDE PER LA CONDIVISIONE · Cosa porto via da questi esercizi ?· Quale grazia chiedo per me e le mie sorelle ?· Ho fatto spazio allo spirito Santo! Quali propositi ha suggerito per questo anno comunitario che si apre ?· Obbedienza, povertà e verginità per amare… quali i punti di forza quali i punti deboli ?· Come sto vivendo la vita comunitaria? Coltivo rose o 'baobab' ?· Il mio personale rapporto con i poveri e la diversità… Ostacolo o opportunità ?· La mia consacrazione è segno di profezia per gli altri oppure sono un sepolcro imbiancato ?· Sono feconda nella mia consacrazione oppure mi sono seduta sul mio status quo ?
|