La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Orsola Ledòchowska, Santa dei tempi difficili e segno di speranza


    E’ uno dei sottotitoli del libro di sr. Zofia Zdybicka, S.C.G.A. Nel libro risulta  che la santità non si acquista alla nascita, ma è un itinerario quotidiano alla cui base c’è la fede posta dai genitori, dalla famiglia.

Il Santo Padre definisce Madre Orsola, durante la sua omelia nel giorno della Canonizzazione (18 maggio 2003) “…anima eucaristica

che ha fatto diventare straordinario l’ordinario,

perenne il quotidiano,

santo il banale”.

    Questo è stato il suo itinerario quotidiano: una fede forte, un amore ardente per Gesù nel Tabernacolo. Questo suo amore si trasformava quotidianamente  in passione per l’uomo. Un fuoco  consumava la sua vita. Il seme che Dio aveva messo in lei attraverso l’educazione familiare cresceva in lei e fioriva ogni giorno, fino a raggiungere l’altezza di un albero.

    Giulia era cresciuta in una ”famiglia di santi” - come dice nel suo libro sr. Zofia Zdybicka.

Una famiglia - quella di Giulia - che sapeva trasmettere fede e amore per Gesù Eucaristia. Non passava un onomastico, un compleanno di uno dei membri della famiglia, senza la Santa Messa e la Santa Comunione per il festeggiato. Giulia con la sua forte sensibilità assorbiva queste luci. Aveva occasione di approfondire, di far crescere il suo legame con Gesù Ostia.

Quanto è importante l’ambiente familiare per dare modo alla santità di svilupparsi!

Il Santo Padre dice: ”il desiderio della Santità si sviluppa con particolare forza quando trova intorno a sé il clima favorevole di una buona famiglia“.

    Madre Orsola soleva dire: ”soltanto sulle ginocchia di una santa madre si educano i santi, i sacerdoti, i politici…”. La santità si costruire dentro l’atmosfera dei rapporti familiari. Rapporti di amore reciproco e di esempi di fede. Da qui le molteplici iniziative apostoliche, la creatività di opere di carità che hanno riempito la vita della nostra Santa con i suoi numerosi rapporti tra persone dalle varie confessioni.

La famiglia - sottolinea l’autrice del libro - ”è l’ambiente primo, il più importante e insostituibile, in cui l’uomo viene al mondo e si sviluppa. Il futuro dell’umanità, il futuro della persona umana…”.

L’ambiente dove visse Giulia  rappresenta questo luogo di trasmissione della fede e della formazione morale. La vita familiare è anche il campo dove cresce il seme delle vocazioni speciali, come possiamo vedere dalla  storia della famiglia Ledochòwski.

Tre figli: Maria Teresa, Giulia (futura Madre Orsola) e Vladimiro; tre nipoti di Antonio e di Giuseppina, si consacrarono a Dio nella vita religiosa.

La vocazione di Madre Orsola come educatrice dei bambini e della gioventù, le faceva ricorrere alla collaborazione dei genitori. Da abile conferenziera quale era, spesso si rivolgeva alle madri nei suoi discorsi, cercando in tutti i modi di ottenere l’apporto dei genitori, di stimolare le madri a mettere al primo posto Dio nell’educazione dei loro figli: ”Come i fiori hanno bisogno del sole, così i bambini hanno bisogno di serenità, di quella gioia che scaturisce dalla fede e dall’amore di Dio”. Non erano parole, ma il riflesso della sua esperienza assorbita entro le mura della sua  famiglia, dall’esempio dei suoi genitori.

Madre Orsola era educatrice instancabile. Sempre preoccupata della formazione dei bambini e della gioventù. La sue parole alle madri scaturivano da un cuore colmo di amore per i bambini, per i giovani ai quali aveva dedicato  la sua vita.

Il compito  della famiglia è dare Dio al bambino; se gli darai Dio, gli avrai dato tutto, se non gli dai Dio, non gli avrai dato nulla. Nell’opera educativa, noi donne abbiamo un duplice compito: il primo è educare i bambini per la patria celeste, il secondo è educare i bambini per la patria terrena “.

 

Durante tutta la sua vita - dice Giovanni Paolo II  nella sua omelia per la canonizzazione - Madre Orsola attingeva l’ispirazione e la forza per la grande opera dell’apostolato,  dall’amore per l’Eucaristia” e la definisce “anima eucaristica”.

 

L’ambiente familiare l’aveva formata a questo amore così che per tutta la sua vita, la futura santa Orsola, approfondì questo suo legame con Gesù Ostia. L’ardore del suo amore per Gesù nel Tabernacolo in particolare, lo cogliamo nelle sue lettere ad una sua amica protestante. In ogni parola traspare questo cuore infiammato d’amore. Alla luce di questo fuoco eucaristico che le bruciava dentro, Orsola sapeva vedere in ogni situazione un segno del tempo per servire Dio e i fratelli fino all’eroismo della sua dedizione.

In questo anno dedicato dalla Chiesa ad approfondire il mistero della Presenza di Gesù nel sacramento dell’Eucaristia, le parole di Giulia Ledòchowska alla sua  amica Ilse, ancora una volta ci spingono a lasciarci affascinare da Gesù, il Prigioniero nascosto per amore, del quale lei parla: “…tutti vorrei vedere, soprattutto coloro che amo, uniti intorno alla prigione del suo amore, intorno al cielo sulla terra. Da questo scaturisce il naturale desiderio di felicità. Gesù è dovunque vicino a noi, poiché in Lui viviamo e in Lui siamo. Quando però dico a me stessa, qui davanti a me c’è Lui così come visse sulla terra, è vicino a me e mi guarda con amore, non sono capace di esprimere questo sentimento! Sai, il mio desiderio sarebbe di stare sola inginocchiata al suo Tabernacolo e morire, dissolvermi nell’amore “.

    Ancora alla sua amica, Giulia scriveva in data 7.05.1880: “Quanto mi piacerebbe farti vedere la casa dove, probabilmente passerò i miei giorni… Si sente che il Signore abita qui, perciò non si può pensare a null’altro che a Lui. In questa cappellina, dove Gesù stesso stabilisce la sua dimora... stare sempre con Lui, sotto lo stesso tetto... Ah, mi sento indegna di una tale grazia e non sono capace di rispondere che con le parole: Signore, Ti amo… Il mondo perde sempre più valore ai miei occhi: Gesù è per me tutto in tutto”. (ibidem pag. 69)

In un’altra lettera così si esprime “…mi piacerebbe portarti qui con me  di primo mattino, quando ancora è buio e non  c’è nessuno. Il riflesso rosso della luce della lampada cade sul Tabernacolo; l’immagine della Madonna appena si delinea. Qui c’è Dio! e chi non lo sente? Anche tu non potresti fare altro che adorare e prostrarti in ginocchio… sotto il diretto influsso del Salvatore nascosto, sotto le specie del pane e del vino”. (ibidem pag. 82)

Questo ardente amore non era fantasia o sensibilità emotiva di una giovane. Questo ardore le bruciava il cuore per tutta la sua vita e, mentre nelle sue fatiche la consumava, nello stesso tempo le dava forza per donarsi ogni giorno di più nel servizio di Dio e dell’uomo senza discriminazioni di confessioni o di stato sociale.  Davvero “si faceva tutta a tutti “.

Di fatto, tanti anni dopo, nel suo Testamento spirituale alle sue suore, così scrive: “Gesù nel Tabernacolo è il sole della nostra vita, la nostra ricchezza, la nostra felicità, il nostro tutto sulla terra… Tu non lo vedi, ma Lui sta nel Tabernacolo e in questo puoi credere più fortemente che nella tua stessa esistenza. E quando sei inginocchiata dinanzi al Tabernacolo e non sai cosa pensare, o i tuoi pensieri si disperdono, umiliati profondamente davanti al Signore. Tu sei come una grossa tela grezza e non puoi nulla, esponi silenziosamente, con umiltà la tua miseria all’azione dei raggi d’amore che emanano dal Tabernacolo. E come il sole imbianca la tela, così Gesù farà la tua anima candida e bella “. (Test, XIII, La Santissima Eucaristia).

Ecco l’anima eucaristica che si lascia plasmare dai raggi che partono dalla Presenza viva di Gesù nel Tabernacolo; ed ecco anche cosa può fare l’influsso della formazione nella famiglia.

Madre Orsola, nata in Austria con madre svizzera e padre polacco, racchiudeva in se la capacità di accogliere le diverse mentalità. Dio in tal modo l’aveva preparata ad incontrare nella sua vita persone di ogni nazionalità e credo. Il suo apostolato infatti si è svolto in Russia, nei Paesi Scandinavi dai quali è ritornata in Polonia e in seguito ha raggiunto anche la Francia e l’Italia.

Sant’Orsola riassume la sua esistenza dicendo, che l’unico desiderio della sua vita fu servire Dio e l’uomo a qualsiasi nazionalità e confessione appartenesse, senza differenza di ceto sociale. Ha aperto  il suo  cuore carico di amore  a tutte le persone che Dio le faceva incontrare. Ecco quale è stato il suo itinerario ”per Cristo nel quotidiano: ecco la santità”.

Sr. Rita Fiorillo, Orsolina S.C.G.A.

- Missionaria da circa 15 anni in Tanzania (Africa)

 

La beata Madre Teresa Ledòchowska, Sorella di Sant’Orsola, è la Fondatrice delle Suore di San Pietro Claver, conosciuta come “Madre dell’Africa”.


 Tanti di questi argomenti li possiamo trovare nel libro citato all’inizio del presente articolo: Zofia J. Zdybicka, Orsola Ledòchowska, Santa dei tempi difficili e segno di speranza, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, pp.210, € 12,00, uscito un anno dopo la sua Canonizzazione.


"Un'anima eucaristica"