La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Scuola dell'Infanzia  "Maria SS.Assunta" 

e-mail: mssassunta.scga@virgilio.it

Scuola Primaria Paritaria  "S.Paolo"

e-mail:: spaolo.scga@virgilio.it


 

 

 

AS 2022/2023

 

Incontro della Comunità Educante -  settembre 2022

con sr.Danuta

 

 

 

Madre Orsola e i nostri tempi  

(1 parte)

 

1. Ora siamo qui, come Orsoline, grazie a un incontro speciale avuto in passato da ognuna di noi; un incontro manifestatosi inizialmente come fascino per un’umanità carica di tante promesse: senso della vita, compimento di una missione, prospettiva di operare per un ideale di ampiezza e pienezza esistenziale, disposizione d’animo capace di comprendere e spiegare condizioni di gioia e dolore, di giustizia e iniquità, di felicità e mortificazione. Noi Orsoline abbiamo incontrato Cristo.

 

2.   Questo incontro con Cristo è avvenuto per ciascuna di noi con modalità diverse e ci ha immesso in un flusso di vita che ha assunto il significato di percorso comune e la forma di compagnia religiosa: la Congregazione delle Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, presente a Primavalle da 90 anni.

 

3.   Voi, nello scegliere la scuola dove insegnare, avete accolto l’invito di una scuola cattolica, tenuta e guidata dalle suore Orsoline; avete accettato d’inserirvi in un preciso flusso di vita e di abbracciare non una forma esistenziale ma i valori che ci ha lasciato Sant’Orsola.

 

4.   In ogni età della vita abbiamo bisogno di esempi, di punti di riferimento, che a noi tutte possono essere offerti da Sant’Orsola. In primis Sant’Orsola ci insegna a saper cogliere e valorizzare il seme del bene presente in noi e nelle persone poste sul nostro cammino; ci raccomanda di non scandalizzarci né di fronte al male che alberga nell’altro né di fronte alla personale miseria. Tutti possiamo trovarci a vivere situazioni di miseria: lo sguardo sia quello della tenerezza, non della pretesa.

 

5.   Vogliamo soffermarci sul modo con cui Sant’Orsola si rapportava agli altri, osservare come sapeva essere per gli altri.

Madre Orsola fondava i rapporti umani e il suo essere per gli altri su due forti fondamenti:

 - la convinzione che Dio è il Padre che ama e che agisce tramite ogni evento: siamo nelle sue mani;

- la convinzione che l’amore cristiano è per sua natura universale, cioè, spinge ad abbracciare ogni essere umano.

Il suo programma di vita racchiudeva il grande desiderio che portava nel cuore e che aveva espresso il giorno in cui aveva emesso i voti perpetui: “sapessi solo amare! Ardere e consumarmi nell’amore”. “Vivere dell’amore di un Dio che è Padre; il vivere da figli amati si riflette nelle relazioni orizzontali, vicine e lontane. Perché le relazioni si collegano e si verificano nell’amore”. E Madre Orsola l’ha capito benissimo e ce l’ho trasmesso con la vita.

 

6.   Cercheremo di conoscere meglio il suo modo di pensare, le sue convinzioni. È importante la profonda chiarezza di pensiero perché aiuta ad affrontare in modo più consapevole e semplice tutto ciò che la vita ci presenta, per darne un significato profondo. Non sarà solo una lezione di storia o un approfondimento della sua biografia, ma rivolgendo lo sguardo e il cuore su di Lei vorremo trovare gli spunti per la nostra riflessione personale.

 

7.   Proveremo a conoscere il modo di pensare di M. Orsola; lo faremo entrando nel contesto in cui lei ha vissuto. La sua attività si svolse tra la fine del XIX° secolo e l’inizio del XX°. È stato un tempo in cui si manifestarono nuovi fermenti in campo sociale, scientifico e politico, eventi che provocarono la disintegrazione di molte delle strutture esistenti e la necessità di elaborare nuovi modi di operare nei diversi settori della vita. Madre Orsola, da donna dotata dell’intuito di un cuore che ama, percepiva i bisogni dei suoi contemporanei e cercava di andare incontro ad ogni persona. Ha mostrato un amore capace di superare le barriere delle strutture tradizionali ed è stata capace di andare verso i bisogni degli altri. Era profondamente convinta che “bisognava costantemente cercare di raggiungere l’essenza dell’animo umano e aiutare ogni persona nel suo cammino verso Dio”.

 

8.   Sin dalla sua giovinezza ha mostrato una forte sensibilità verso le necessità delle persone del suo ambiente. Quando a 18 anni, insieme con la famiglia, si era trasferita da Loosdorf a Lipnica Murowana, in poco tempo stabilì i contatti con gli abitanti del luogo, scavalcando le barriere sociali. Leggiamo nella testimonianza di suo fratello Vladimiro: aveva un cuore sensibile e tenero verso ogni miseria umana (…). In breve tempo guadagnò una tale fiducia e un tale rispetto, che la gente veniva a volte da lontano sia per ricevere da lei una medicina per i malati sia per chiedere consiglio sulle loro difficoltà e preoccupazioni.

 

9.   Quando a 21 anni entrò nella Congregazione delle Orsoline di Cracovia lavorò come educatrice e insegnante nel ginnasio di Cracovia e nel pensionato. Anche in questo suo servizio non si limitava a impartire lezioni alle allieve, ma le seguiva singolarmente, e lo faceva con amore e interessamento per ciascuna.

Non si è limitata al lavoro educativo nel ginnasio; lei ha avuto da sempre la capacità di leggere i segni dei tempi, di accorgersi delle necessità che sorgevano, di andare spesso contro corrente. A Cracovia, e poi anche a Roma, fondò i primi convitti per le ragazze universitarie. Bisogna notare la singolarità di ciò che aveva fatto. Alla fine del XIX° e all’inizio del XX° secolo, gli studi universitari per le donne erano un fenomeno sociologico nuovo, da molti valutato negativamente; in molti facevano sorgere dubbi circa la loro opportunità per una donna; erano visti quasi come una minaccia per la missione naturale femminile. In più, erano i tempi del positivismo, e perfino dello scientismo e della conseguente convinzione che tra scienza e fede ci fosse una definitiva divisione; che non fosse possibile essere una persona colta e, allo stesso tempo, impegnata dal punto di vista religioso. Ciò avrebbe potuto provocare conseguenze pericolose, per donne emancipate che studiavano all’università. Nonostante questa corrente di pensiero, Madre Orsola ha voluto aiutare le ragazze universitarie proprio perché era convinta dell’importanza del loro sviluppo integrale e del ruolo di donne colte nella società. Voleva destare nelle giovani il desiderio della piena verità, del bene più grande e della santità. Voleva aiutarle ad approfondire la consapevolezza per la missione di una donna colta nella futura società. Osserviamo in Sant’Orsola la visione cristiana della persona e dei valori. Non temeva la verità, la piena verità, anche quella scientifica; era però convinta che all’uomo non bastasse la sola scienza e che, con lo sviluppo dell’istruzione, andasse sviluppato anche l’atteggiamento morale e religioso per educare persone complete e di valore.

Che rapporto ha avuto con le studentesse? Instaurò con esse rapporti personali, ne curò un armonioso sviluppo e, prima di tutto, l’approfondimento della coscienza religiosa, della concezione cristiana del mondo, della vita, della missione di una donna istruita. Con la sua sollecitudine abbracciò anche le studentesse che risiedevano fuori del pensionato.

 

10.   Ha avuto un’altra e importante intuizione. Ha seguito con attenzione la situazione in Russia, un paese che, a suo avviso, si trovava in un particolare bisogno. L’anno 1905 evidenziava le nuove tendenze sociali che stavano nascendo e metteva in luce nuovi problemi: sono diventati per la Madre un nuovo segnale e una sfida. Nel suo cuore si destò il pensiero del lavoro in Russia. Era impellente il bisogno di una scuola nei territori occupati dai Russi, gestita nello spirito cattolico-polacco, con un diploma riconosciuto. Il ginnasio femminile di Santa Caterina, già esistente a Pietroburgo, esigeva una profonda riforma, un nuovo spirito e nuove energie. Era là che Madre Orsola voleva recarsi.

La Madre confidò a Pio X il suo desiderio di lavorare in Russia, e il Papa approvò l’idea con tutta la comprensione; la incoraggiò e le concesse le necessarie dispense per intraprendere questo importante lavoro educativo. Si recò a Pietroburgo insieme ad alcune suore, per lavorare in condizioni di vera missione e in clandestinità. Vediamo qui l’apertura mentale della Madre, la disponibilità e la capacità di rinunciare a forme consolidate di lavoro e di vita, quando era il bene delle persone a richiederlo (la rinuncia alla clausura, all’abito religioso, alla specifica ritualità, va di pari passo con l’approfondimento della vita evangelica, vissuta nella povertà e nella totale dedizione a Dio e nel generoso servizio al prossimo).

 

Come si rapportava alle ragazze? Ecco la testimonianza di un’ex allieva: “Il lavoro della Madre segnò una svolta nel collegio. Prima conoscevamo il cattolicesimo puramente formale ed esterno. Madre Orsola ci ha poi mostrato Dio come amore.  Questo fu quel grande novum che sconvolse i nostri cuori e le nostre menti, che richiese da noi una risposta d’amore attraverso un profondo lavoro svolto su noi stesse. Nell’incoraggiare verso questo compito, la Madre aveva grande rispetto per la personalità di ogni educanda, non imponendo mai nulla”.

 

11.   M. Orsola sperimentò gli orrori della prima guerra mondiale. Purtroppo, dovette emigrare nei Paesi Scandinavi (essendo cittadina austriaca fu espulsa dalla Russia). Per lei fu un periodo di sofferenza ma anche di spiccata creatività.

Osserviamola nel contesto, per cogliere qualche particolarità. La guerra (1914-1918) aveva provocato enormi devastazioni in tutti i Paesi e, in modo particolare, in Polonia. L’emigrazione polacca organizzò in varie forme l’aiuto alla patria martoriata. Madre Orsola fu invitata a collaborare con il Comitato Generale per Portare Aiuto alle Vittime della Guerra in Polonia. Si trattava di “parlare a tutto il mondo della Polonia, della sua tragedia antica e presente, di attirare su di essa l’attenzione generale, di destare l’interesse, la compassione e la coscienza politica dell’Europa.” La Madre era la persona particolarmente adatta a fare questo: conosceva i paesi scandinavi, parlava correntemente il francese, il tedesco e l’inglese; in seguito imparò lo svedese, il danese e il norvegese. Così, per alcuni anni, attraversò tutti i paesi scandinavi, tenendo conferenze sulla cultura, sulla storia e sulla tradizione religiosa della nazione polacca; risvegliò la “coscienza politica” degli abitanti di questa parte dell’Europa. Tenne oltre ottanta conferenze nelle sei lingue che conosceva.

Ora ci sembra tutto normale ma nei tempi in cui viveva Madre Orsola si trovò di fronte a un gravoso dilemma: da una parte l’amore per la patria martoriata le imponeva di dare una risposta positiva all’appello; dall’altra, le sorgevano dubbi nel chiedersi se quell’impegno fosse un’attività opportuna per una religiosa. Era lecito impegnarsi pubblicamente in un’azione di questo genere? Vinse l’apertura del suo cuore.  

 La Madre intraprese quindi la fatica di superare le differenze linguistiche, nazionali, confessionali e politiche. Mossa dalla sua fede ardente riuscì, come sperava, a raggiungere cuori di tanta gente e molti furono capaci di aprirsi ai reali bisogni di chi soffriva innocentemente. Anche in questa circostanza scopriamo qualcosa d’importante, che ci rivela il modo di relazionarsi di M. Orsola: per poter svolgere un’azione così vasta, su un terreno estraneo per l’aspetto sia etnico che confessionale, dovette instaurare e mantenere contatti con persone di varie nazionalità, di diversa appartenenza religiosa, di molteplici orientamenti politici, sociali e ideologici. 

Collaborò con queste persone e le abbracciò con la sua sollecitudine apostolica ed educativa, intrecciando legami di amicizia, alcuni durati per tutta la sua vita. Tale collaborazione si sviluppò in un’atmosfera semplice, sincera, amichevole, libera da pregiudizi e timori. Ecco ancora un’altra testimonianza sul suo modo si essere verso gli altri: “Promosse un sentimento generale di fratellanza, e non soltanto confessionale; voleva unire, mettere insieme tutti: ebbe il dono straordinario di “unire le persone”.

Possono facilmente riscontrarsi atteggiamenti pieni di bontà e di rispetto verso tutte le persone incontrate, indipendentemente dalla loro nazionalità, dalla loro condizione sociale o dalla loro concezione del mondo. Il cuore di Madre Orsola fu pieno di bontà, di amore e di un atteggiamento positivo verso tutti. Ciò le permetteva di abbattere antiche barriere, di correggere stabili deformazioni, di promuovere l’amicizia con l’amicizia.

L’essenziale novum introdotto da Madre Orsola consisteva nel superare gli ostacoli che spesso separavano lo stato religioso dalla vita laica. Con l’acutezza dello sguardo che la caratterizzava, la Madre rilevò la più urgente necessità del tempo e non esitò ad andare incontro al “mondo” con nuove forme di apostolato. “Oggi il mondo evita gli ordini religiosi”, constatava già allora; dunque “sono essi a dover andare tra la gente”. Da qui il postulato di non fuggire dal mondo, ma di aprirsi a esso; di avere l’elasticità di adattare lo stile della vita religiosa alla situazione; di correlare forme organizzative e mezzi dell’apostolato alle reali condizioni dell’ambiente di lavoro. Coglieva ogni occasione per stare con la gente e per avere stabilì contatti personali con tutti. Per Madre Orsola ogni persona era degna di essere avvicinata e di ricevere le sue premure. 

Si dice di lei: “Accoglieva tutti con amore, con bontà e con quella raggiante espressione dei suoi grandi occhi azzurri”.

 

Madre Orsola ha mostrato una particolare capacità nel cogliere i bisogni delle persone e nel percepire la realtà del suo tempo. Rifletteva sulle grandi problematiche che viveva e che sperimentava personalmente, mettendosi in gioco senza timore. 

Prendiamo spunto dal modo in cui si rapportava alle problematiche del suo tempo e proviamo a riflettere su ciò che noi adesso stiamo vivendo:

 

• Quali problemi vedo nel mondo e nell’ambiente in cui vivo?

• Mi fermo per riflettere su tutto ciò?

• Chiedo a Dio che cosa vorrebbe da me?

• Come reagisco, interiormente ed esteriormente, alle persone che attraversano momenti di difficoltà?

• Come mi pongo verso le difficoltà che mi si presentano? 

 

 

• Cosa mi colpisce in Madre Orsola e cosa trovo di attuale per me?

 


 

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