La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Scuola dell'Infanzia  "Maria SS.Assunta" 

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Scuola Primaria Paritaria  "S.Paolo"

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2° incontro della Comunità Educante - AS 2018/2019, 12 gennaio ore 9.00 - 11.00

Incontro di condivisione e di verifica...

 

 

 

Incontro svolto da Superiora del Centro Italiano, sr.Danuta Benisz:

 

   

 

 

“Tutte le cose sono possibili quando sono sostenute da un sogno e da valori consistenti”


 

I.                    Sogni e valori…

                        Come procede il cammino?

 

Tema dell’incontro:  LAVORO DI EQUIPE

 

II.                  Tre note introduttive:

 

1.       Potrebbe nascere in ognuno il timore che non si faccia niente di tutto ciò su cui si riflette per ore, talvolta per un’intera giornata. Da qui sorge la necessità e l’importanza di verificare, di realizzare, almeno in parte, ciò che siamo prefisso. 

2.       L’incontro di oggi è da vivere, come una proposta rivolta a ognuno di noi, senza pensare: “speriamo che altra capisca”, come il messaggio fosse rivolto alle altre e non a me. Sono io chiamato a cambiare qualcosa perché solo così può  avvenire il cambiamento desiderato da ognuno...

3.       Sono nozioni conosciute, ma vogliamo proporre di viverle insieme. Il mio compito è quello di stimolare, accompagnare, sostenere il cammino formativo.

 

III.                Il filo conduttore dell’incontro precedente era il seguente:

Per essere COMUNITÀ (SQUADRA, EQUIPE) sono necessari tre elementi su cui basare il cammino comunitario:

 

Obiettivo comune;

Buone e positive relazioni;

Gerarchia dei valori condivisa.

 

                               Abbiamo riflettuto e parlato molto dei valori.

 

IV. Oggi ci soffermeremo sul tema del lavoro di squadra, perché questo tema ingloba tutti e tre gli elementi di cui sopra.

 

OBBIETTIVO COMUNE

 

Per essere squadra ci vuole un obiettivo comune, per il quale tutti lavorano. Spesso, come obiettivo comune può essere considerato anche una missione comune, che richiede una vera e propria dedizione.

 

Caratteristiche di un obiettivo:

deve tendere ad un bene (più grande è, più cresce la possibilità di una buona realizzazione);

deve essere chiaro;

concreto;

oggettivo;

ambizioso (diventa una sfida, crea possibilità di crescita, di superarsi);

deve potersi tradurre nella quotidianità.

 

Abbiamo stabilito, durante la nostra riunione d’inizio anno un obbiettivo comune:

trasmissione del massaggio educativo agli allievi e alle loro famiglie.

 

Il progetto educativo delle Suore Orsoline parla di “trasmissione di una formazione integrale della persona”, che ha dei fini concreti da raggiungere. Più dettagliatamente:

 

INTRODURRE GLI EDUCANDI AD:

 

essere preparati al lavoro su di sé, sviluppando le qualità:

o   amore per Dio e per gli altri

o   bontà

o   senso del dovere

o   autonomia

o   coraggio

o   laboriosità

o   e altre…

 

essere membri utili per la società:

o   contatto con il quartiere,

o   senso di appartenenza,

o   patriottismo

 

Nel LAVORO DI SQUADRA, per raggiungere gli obbiettivi comuni ci sono dei principi da tener presenti.

Li raggruppiamo in due blocchi.

 

Primi tre sottolineano gli aspetti positivi, aiutano ad entrare in un’ottica di bene e di positività

 

1° PRINCIPIO:   AFFIDABILITÀ

 

Nel lavoro siamo come “vasi comunicanti”. Dipendiamo uno dall’altro nella realizzazione dell’obiettivo comune. Vedere se stessi nel largo contesto dell’interdipendenza è un bel pregio. Serve una vera e propria collaborazione. Spesso qui scattano dei meccanismi che hanno a che fare con l’emotività.

 

-          Libertà emotiva:

 

Essere così liberi da saper individuare, dar nome alle emozioni e ai sentimenti che nascono dentro di noi. Non essere lo specchio delle emozioni degli altri, ma nella libertà scegliere il tipo di reazione che si vuole avere di fronte alle emozioni degli altri, senza lasciarsi provocare dall’emotività altrui. Saper definire il proprio stato d’animo, senza interpretazioni: sono giù, mi sento colpevole, ho paura, sono arrabbiata ecc.

 

Due aiuti per crescere in libertà emotiva:

 

1.       La meditazione del Vangelo è un validissimo aiuto. Nel Vangelo ci sono delle storie da cui imparare come reagire o come individuare le emozioni e i sentimenti. La meditazione dei brani del Vangelo può diventare una scuola di formazione dei sentimenti positivi. Si può imparare come reagire con pazienza, come vivere la serenità d’animo, il coraggio di annunciare la verità, come praticare la compassione, il rispetto, la bontà. Imparare ad amare. Ci si può riconoscere nei personaggi. Trovare qualcosa che tocca il cuore.

 

2.       Simile funzione di formare i sentimenti positivi hanno le favole. È un aiuto validissimo per i bambini, e non solo. Ci sono anche le favole terapeutiche per gli adulti. Si è visto che con la lettura delle favole si entra in un mondo che aiuta a dare un nome alle emozioni e ai sentimenti positivi. Ci si può riconoscere in essi.

 

 Piccolo esercizio.

 

Ci possono essere situazioni che ci condizionano totalmente. Dipende però da noi come le viviamo.

Spesso scegliamo la strada della lamentela. Si potrebbe, con un po’ di sforzo e di buona volontà, scegliere la strada dell’ ottimismo e della gioia. Questa può essere la decisione di partire per un viaggio dal nostro inferno, che conosciamo bene, verso il cielo, che ci è sconosciuto.

 

L’esercizio consiste nel dire:

 

Qualcosa non va secondo il mio pensiero, ma va bene così, perché…

 

e qui dobbiamo completare la frase con qualcosa di concreto, che segna la ricerca del bene, che forse al primo avviso non notiamo. Tutte le circostanze di vita diventano l’invito per andare verso il bene, per cercare il bene.

Es. Ho perso l’autobus, non è secondo il mio piano, ma va bene così perché è un’occasione per fermarmi, per ridimensionarmi, per dire al Signore: il tempo appartiene a te.

Questo sforzo di cercare il bene anche nelle situazioni difficili per noi, ci da la possibilità di trasformare il nostro modo di pensare. È una strada verso il sano ottimismo, segnato dalla fiducia nella bontà di vita, nella fiducia nella Provvidenza.

 

2° PRINCIPIO: CAPACITÀ DI ESPRIMERE APPREZAMENTO

 

Un segno dell’impegno per il bene comune è aiutare gli altri a scoprire e a credere nel loro valore.  Quando uno fa qualcosa di bene, bisogna saper vederlo, notarlo, ringraziare per esso, gioirne. Si tratta di non vedere l’altro come rivale né il successo degli altri come una perdita personale.

 

Piccolo esercizio:

 

Dire, ogni giorno, alle persone con cui lavoro, una buona parola.

 

Questo tipo di approccio agli altri, trasforma l’ambiente in cui lavoriamo. Il bene è solitamente una realtà che nella vita pubblica non viene presa in considerazione. Il male fa più chiasso e attira l’attenzione.

Cercare di scorgere il bene nella vita quotidiana, ci aiuta a cambiare l’ottica. Si crea uno stile di serena collaborazione. È bello quando si comincia la giornata lavorativa con un sorriso e con l’interessamento verso gli altri.

 

3° PRINCIPIO: CONDIVISIONE DEL PROPRIO SUCESSO

 

È segno di maturità e di rispetto dell’altro. Si evita competizione e si crea un clima di fiducia e di collaborazione.

 

Altri tre principi riguardano le situazioni di difficoltà. I problemi sono una norma in tutti gli ambienti. I problemi e le difficoltà da affrontare sono il pane quotidiano di una squadra che cammina e che si impegna per la realizzazione degli obiettivi prefissati.

 

4° PRINCIPIO: PARLARE DEI PROBLEMI DIRETTAMENTE CON CHI È COINVOLTO

 

Il silenzio, in questi casi, non giova: meglio parlare con la persona interessata.

Attenzione:

-           ai monologhi interni, che non danno soluzioni, perché manca il dialogo,

-          ai pettegolezzi, che hanno una forza fortemente distruttiva, e a parlare alle spalle.

 

5° PRINCIPIO: ASCOLTO e DIALOGO

 

Spesso è molto forte in noi la tentazione di essere convinti di SAPERE come è l’altra persona, cosa ha fatto, perché lo ha fatto. Ma spesso è un’illusione. È un falso sapere, molto pericoloso.

“Io so come lei è. Io so perché ha fatto così”. Non possiamo conoscere ne le intenzioni, ne le motivazioni dell’altra persona. Serve ascolto e dialogo. Dobbiamo essere convinti che non abbiamo un quadro completo di una situazione, di un problema. L’ascolto dell’altro aiuta a chiarire le idee, aprendo un canale di dialogo e di ricerca delle soluzioni.

 

Un aiuto:

Abbiamo un ventaglio di cosiddette domande aperte:

Perché? Cosa è successo? C’è qualche motivo?

 

                INTERPRETAZIONE POSITIVA: parlare e pensare positivamente

 

Il segreto di questa interpretazione positiva sta nel voler il bene dell’altro e nel vedere qualcosa di buono in lui. Si tratta di guardare così l’altra persona, di scorgere il bene che è in lei e non soffermarsi solo ai lati negativi, che tutti possediamo. Lo sguardo positivo, il vedere il bene nell’altro ha una grande influenza sull’ambiente. Il nostro pensare e sentire positivamente emana correnti di energia positiva che, pur impercettibili ai sensi, incidono sull’ambiente circostante. Se siamo positivi irradiamo attorno a noi forze estremamente benefiche. L’essere felici o infelici dipende da noi, dai pensieri e sentimenti che abitualmente coltiviamo nella mente e nel cuore.  Sarebbe importante cercare di abituarsi a pensare positivamente, coltivando familiarità con pensieri e sentimenti di fiducia, gioia, entusiasmo, serenità, amore.

 

Sant’Orsola nel sistema educativo mette un accento forte sulla serenità d’animo: “Ecco la prima condizione per educare i figli: creare intorno ad essi un’atmosfera di felicità”. Sottolinea la particolare importanza dell’influsso personale e dell’esempio, con cui sono legati il sorriso, la gioia, la bontà, la fiducia.

 

6° PRINCIPIO: CRITICA COSTRUTTIVA

 

Perché una cristica possa essere considerata costruttiva deve possedere queste caratteristiche:

o   intenzione positiva (non faccio la critica per ripicca, ma perché possa aiutare nella crescita del bene)

o   non viene criticata la persona, ma l’operato, i risultati del lavoro.

o   Regola:  2 + 1 + 1

due cose positive + una cosa negativa + una cosa positiva. È un buon modo di informare l’altro che qualcosa non va o deve essere cambiata.

 

Quando si critica, ciò deve essere sempre per un cambiamento positivo, per aiutare, per avere come scopo il bene dell’altro e il bene comune.

Spesso la critica ci fa male, ci sembra di essere trattati ingiustamente. Invece la critica ci può servire nel nostro viaggio di vita. Sarebbe bene saper accettare la critica nei limiti della verità. Ascolto, prendo in considerazione ciò che ritengo giusto e ciò che penso sia costruttivo e serva per la crescita. L’ltro può sbagliare, o avere una visione parziale della verità.

Attenzione a non essere una persona che nel lavoro di squadra critica sempre tutti e tutto.

 

                Ho scritto la tesi sulla famiglia nell’insegnamento di Giovanni Paolo II. Mi sono soffermata su due concetti: comunità e comunione. Per Giovanni Paolo II è stato molto importante il concetto della “communio personarum”. Lui fa una netta distinzione tra due concetti.

 

Oggi ci siamo soffermati su come essere comunità. Siamo però chiamati a fare o almeno a cercare di fare un salto: passare dalla comunità alla comunione di persone.

È un grande e bell’ideale. Vogliamo porci ideali alti.

La comunità realizza gli obiettivi oggettivi. Siamo insieme per realizzare qualcosa insieme. Il fine è fuori le persone.

La comunione realizza gli obiettivi soggettivi. Riguarda le relazioni interpersonali. Indubbiamente è importante lavorare insieme, ma è altrettanto importante che cresca la qualità dei nostri rapporti, che attraverso di essa anche noi cresciamo, cambiamo. Diventiamo migliori. Così, non solo si raggiunge lo scopo ma si diventa anche diversi, più ricchi interiormente.

 

Tornando al nostro obbiettivo generale, che è la trasmissione del messaggio educativo agli allievi e alle loro famiglie, possiamo dire che più siamo ricchi interiormente, tanto più diventiamo un dono per gli altri.

Sant’Orsola scrive: “L’esempio a volte fa più di una predica elevatissima”.

 

 Ultima considerazione: quel cambiamento che vorrei vedere nel mondo circostante si trova dentro di me. Ognuno inizi da se stesso!

 

 


 

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