Infine la precarietà dei docenti, spesso di passaggio: “gli Istituti investono nella formazione dei propri insegnanti che vedono poi allontanarsi per un posto sicuro allo Stato, con disagi forti per le Congregazioni stesse”. Un tema che interessa non solo scuole cattoliche ma anche paritarie non cattoliche: il tema del finanziamento è problema di libertà di scelta educativa.
“Diocesi, congregazioni
religiose, associazioni vivono con preoccupazione,
rassegnazione e pessimismo questa situazione”
sottolinea Petti. “E’ necessario riscoprire
identità e progetto formativo della scuola cattolica.
Esiste un rischio reale in Italia, in Europa e nel
mondo, della fine ingloriosa di gloriose e vitali
tradizioni”.
Chiare le sfide: “la lettura dei segni dei tempi
alla luce della testimonianza dei fondatori e dei
tanti educatori e il magistero della Chiesa chiedono
un rilancio della formazione integrale delle nuove
generazioni. La complessità del mondo contemporaneo
richiede una rinnovata identità delle scuole
cattoliche, dove attraverso l’educazione si
evangelizza, perché la scuola è autentico soggetto
della Chiesa in cui si fondono fede, cultura e vita
vissuta. Un tema attuale emerso già nella
Gravissimum educationis del 1975, oggi
più urgente di allora”.

Nell’analisi
offerta innanzitutto la crisi delle vocazioni religiose
maschili e femminili e il progressivo invecchiamento, che generano rassegnazione
e tentazione di abbandonare la prospettiva del futuro. ancora la crisi
economica che investe famiglie anche più sensibili ai valori cristiani,
che fa emergere l’anomalia italiana ovvero la mancanza di parità
economica tra scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria: “Non
esiste di fatto la possibilità di scelta per le famiglie. Il paradosso
diviene evidente: le scuole religiose nate per l’educazione dei più poveri oggi
di fatto offrono oggi questa possibilità alle famiglie abbienti”.