La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

AGGIORNAMENTO e Incontro delle Comunità del Centro Italiano - Roma, 11 marzo 2018


 

Continuiamo le nostre riflessioni,

come seguito dell'incontro precedente,

con il Padre Gian Matteo Roggio

- Missionario di Nostra Signora De La Salette.

 

 

Continua la riflessione sul Documento

PER VINO NUOVO OTRI NUOVI: LE SFIDE DELLA VITA CONSACRATA

 

 

 

E’ un documento che stimola notevolmente la nostra emotività; non è il documento ‘soft’.

Può provocare i sentimenti positivi, per una maggiore crescita, ma può anche farci chiudere a riccio… E questo non è solamente una dato personale ma ha una dimensione comunitaria. Dobbiamo stare molto attenti, vigilanti affinché non crei le divisioni all’interno della comunità. Tenere molta attenzione per non fare – come risposta – dei ‘partiti’…

Questo documento, a differenza della formazione precedente – dove differenza era materia di peccato – qui il conflitto non è affatto una realtà del peccato presente all’interno della comunità; il conflitto di per sé non è un peccato ma è una realtà del confronto. Il peccato entra nel modo in cui non ci poniamo di fronte a questa realtà.  

Comunque, questo documento può portare molto conflitto – sì/no come anche per il fatto di atteggiamenti di coloro che rimangono ‘alla finestra’ – essere cioè preoccupati a salvare il proprio orticello, senza preoccuparci di ‘uscire’ fuori con un’attenzione al bene comune.

Nel periodo di quaresima, si può avere un’occasione in più per sottrarre la nostra vita al conflitto non fruttuoso, sottrarre dalla tristezza che non è secondo Dio – questa è la tristezza che uccide e da essa che le nostre comunità si devono ben guardare in quanto non è un ‘generare la vita’.

 

 

 

   

 

 

 

DUE ASPETTI:

 

1.     Riguarda il ruolo della donna

2.     Riguarda la formazione.

 

Ad 1/  IL RUOLO DELLA DONNA
 

il cambiamento socio culturale ha cambiato in maniera totale e radicale il ruolo della donna. Cfr. il messaggio alle donne Vat. (8 dicembre 1965). Si vede che non è forse più per la donna dei tempi odierni? La vita consacrata garantiva la sottrazione delle donne alla supremazia degli uomini. Davanti a questo, la vita consacrata dava la possibilità di essere all’infuori della sottrazione ma anche di una promozione della donna. Dava inoltre la possibilità di ‘status’ maggiore economico.

Nei tempi passati la donna risultava come oggetto sacrificale negli interessi degli uomini; le donne subivano così delle vere e proprie forme di sfruttamento – la donna come macchina per lavorare e per la procreazione dei figli. Inoltre, l’opinione della donna non contava agli occhi del mondo.

Questo dato, che appartiene alla storia, oggi il mondo femminile lo può riscoprire con una dose di un sano orgoglio; oggi la donna gode di parità (almeno nel nostro mondo occidentale), sia nella materia dello studio, sia nelle forme di vita quotidianamente vissuta ma, nonostante tutte queste conquiste, la donna rimane ancora prigioniera di molte abitudini addirittura perverse degli uomini. Questa è ancora una realtà nella quale possiamo constatare che la donna comunque è rimasta, nonostante il cambiamento delle forme, l’oggetto sacrificabile degli uomini.

Ora, la donna consacrata/religiosa, può avere un grande ruolo di smentire questa realtà del secolare concepimento della realtà femminile e di riscattare il vero posto / ruolo della donna.

Attenzione: dobbiamo prendere le giuste distanze dai termini acquisiti nel tempo e riscoprirne il nuovo – giusto significato. Dobbiamo riscoprire il vero senso della parola “il sacrificio” – così, mentre prima la donna doveva dimenticare di sé e consacrarsi in nome di qualche cosa o di qualcuno oggi, la consacrata non può essere trattata come un mezzo per realizzare altri fini.

Dunque, la consacrata può e deve manifestare al mondo che la donna non deve e non può essere strumentalizzata.

La comunità religiosa deve porsi la domanda: “io sono un luogo di libertà femminile?” – è una domanda radicale a cui non siamo abituati, ma è fondamentale per rimanere fedeli alla storia di oggi. Abbiamo bisogno di allargare la storia delle nostre singole congregazioni alla storia di vita della chiesa. La conquista di oggi nella chiesa è caratterizzato dal fatto che le è stata data la possibilità di vivere nella libertà; esce dalle leggi imposte dagli uomini alle donne. I papi degli ultimi decenni, da Giovanni Paolo II (Mulieris Dignitatem, 15 agosto 1988), con il suo ‘genio femminile’ (Lettera alle Donne, 29 giugno 1995) a Benedetto XVI e infine papa Francesco osserviamo sempre più l’esigenza di avere sempre più donne libere, che possano e debbono essere libere al di là di quello che gli uomini le volessero. E’ una questione della libertà sia esteriore che inferiore; vivere una vita dove i criteri di valutazione e il modo di pensare non verranno più imposte dagli uomini ma hanno la loro fonte nella vita consacrata.

Oggi sarebbe interessante a chiederci: siamo davvero libere da ciò che oggi, comunemente vie imposto alle donne?

E poi, sarebbe bene darci delle risposte a ‘cosa oggi viene imposto alle donne?

(segue il tempo di riflessione personale e lo scambio comunitario)

 

 

 

   

 

 

 

Sollecitazioni:

 

Se lo Spirito di Dio vi farà liberi – sarete liberi… Questo è valido solamente per il contesto nel quale sono state ‘dette’ queste parole; Gesù parla all’interno di un preciso contesto e quello spesso era un contesto di polemica. Gesù ci parla in modo in cui Dio si rivela. Gesù introduce la Figura del Mediatore e cioè del Figlio (ovviamente attribuito a se stesso). Poi, bisogna tenere presente che Gesù dà anche la connotazione e il legame del Figlio / Servo. Dunque, il discorso della libertà dove sta? Chi è la persona libera? E’ colei che si sa indirizzare verso chi le presenta il riferimento più completo; il criterio per conoscere gli uomini e le donne più liberi. Ed è Dio, che per Gesù è il cardine della libertà.

Nella comunità vuol dire: siamo una comunità che cerca il mediatore più valido e vero che possa darci la conoscenza più piena e completa di Dio.

San Govanni ci suggerisce che tra i tanti elementi che compongono la libertà ci sarà la conoscenza di Dio; soltanto Gesù/Figlio ci può dare questa conoscenza di Dio (che Mosè non ce l’ha potuto dare perché non lo poteva fare).

Come consacrati, nella nostra vita abbiamo il compito della libertà di saper scegliere il Mediatore della Rivelazione di Dio – fare esperienza di Dio.

Dobbiamo dire, che alla libertà manca qualcosa se non c’è confronto al Mediatore della rivelazione di Dio.

 

I nostri voti non sono un andare contro la natura ma contro il peccato. La nostra vera natura è quella all’immagine e somiglianza di Dio. Purtroppo il quadro della vita, dove ogni carenza e mancanza viene considerato come un ‘deficit’ ci fa considerare perfino la realtà dei nostri voti, specialmente quello di castità, come una difetto. Spesso questo diventa una realtà di sofferenza. Gesù ha imparato l’obbedienza da ciò che ha sofferto (Eb 5, 8). Dunque, vivere come proprie tutte quelle situazioni nella quali abbiamo mille motivi per non avere la fede e viverle con la fede – e non accontentarsi degli atti della ‘buona salute’ – quando la fede si confronta con tutto ciò che la contrasta e resta sempre più salda e allora si può dire che è una vera fede (e non la sola buona abitudine).

 

La verginità ci fa essere compagni di tutti coloro che non hanno la fede. L’autorità della vita consacrata non è quello di avere ragione ma, di proporre un cammino. Il ‘giudizio prudenziale’ dei superiori è per me un dovere di trasformarlo in un percorso della maturazione nella fede.

 

 

 

   

 

 

 

Ad 2/ LA FORMAZIONE

 

La formazione è il rapporto maestro/discepolo. L’esperienza del maestro bisogna che sappia affascinare e non perché la sua esperienza segue delle ‘star’. Il formatore affascina quando lui per primo ha il senso del mistero di Dio. Deve avere cura in se stesso di coltivare l’esperienza affascinante nel senso che sa restituire a Dio il Suo mistero; proprio questo suo immergersi nel mistero di Dio e non i corsi specialistici conseguiti. Un esperienza così forte che si comunica con l’empatia e porta l’altro all’esperienza di Dio senza le barriere né superiorità. Bisogna ricordarsi che l’esperienza del maestro non dovrebbe essere di persuasione bensì di una comunicazione profonda del fascino dell’incontro con Dio.

 

Siate preoccupate di coltivare in voi un’esperienza affascinante del mistero di Dio che offre all’animo umano una conoscenza empatica di Dio.

 

 

 

   
   

Tutto si conclude con la cena e la festa di sr. Tina

   
   

 

 


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