URSULINE SISTERS AHJ 212 VER SUBDIVISION Maitim 2nd East 4120 TAGAYTAY CITY PHILIPPINES |
RELAZIONE DEL 2° VIAGGIO NELLE FILIPPINE
Sr. Giulia Esposito e Sr. Margherita Tiburzi
10-21 GENNAIO 2002
1 - Cronaca
2 - Proposte
3 - Impressioni
1. Cronaca
Il giorno 10 gennaio 2002 partiamo dall’aeroporto di Roma (Sr. Giulia, superiora del Centro Italiano e Sr. Margherita,) per una ulteriore visita nelle Filippine (Sr. Giulia vi è già stata una volta), per poter puntualizzare e concretizzare sul luogo, il nostro progetto missione. Ci attende P. Michele, Provinciale dei Padri Francescani Conventuali , che si mette a nostra disposizione per dieci giorni.
Arrivate a Manila nel tardo pomeriggio del giorno 11, accolte dal caratteristico caldo, veniamo ospitate dai Padri Francescani Conventuali, nella loro casa di formazione situata non molto lontano dall’aeroporto.
La casa accoglie una comunità di circa 20 frati giovani studenti in teologia. Accanto al muro di questa casa, che si trova in un quartiere piuttosto benestante, (La multinazionale) si vedono arroccate una sull’altra una certa quantità di baracche dei cosiddetti “Squotter” gente poverissima che vive ai margini, con fogne scoperte e maleodoranti, fra lamiere, tavolacce… difficile e impossibile definirle abitazioni umane. (Le vediamo solo dal terrazzo dei Padri)
Inizia con questa visione quella che si rivela poi una realtà dominante di questa città. In lontananza i grattacieli, con centri commerciali super industrializzati e moderni… nelle vicinanze ville di proprietari ricchi con annessi giardini ben curati…, zone separate, custodite e protette da posti di controllo, con tanto di asta che viene aperta dal custode sole se chi passa è della zona o è conosciuto. E lì accanto a tutto questo, l’arruffata presenza di persone, animali, cose, lamiere, panni stesi… in quantità impressionante.
Strade affollate di “Tresicol” (mezzo di trasporto con bicicletta o motocicletta con a fianco un triciclo per trasportare due o tre passeggeri da una parte all’altra. (ciascuno ha un proprio territorio,)…
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e nelle strade principali una vivacità di via vai di “Jeeppny” mezzi di trasporto pubblico davvero originali, per noi abituati ad altro, per la conformazione e per l’uso che se ne fa, in mezzo ad un enorme e caotico traffico per le strade della città. |
Via vai di gente, spesso recante alla bocca una pezza per proteggersi dallo smog o dal cattivo odore, e poi molti, molti bambini, e giovani, per la maggior parte, vestiti a puntino, pulitissimi nella divisa scolastica che caratterizza la loro appartenenza ad una scuola o all’altra. (da notare la divisa: camicetta con una cravattina e gonna a metà polpaccio).
Strade affollate di macchine e di persone che la attraversano senza alcun problema o paura, tanto tutto va a rilento dato l’enorme ingorgo che facilmente si crea. Dai finestrini (senza vetro) si notano facce rassegnate e pazienti, abituate al ritmo lento, abituate alla pazienza (altro che noi occidentali).
E’ questo che ci colpisce mentre padre Michele ci porta da una parte all’altra per farci conoscere alcune Congregazioni italiane che si sono stabilite a Manila. Ma il troppo caldo di Manila spinge P. Michele a recarsi al più presto a Tagaytay, una località a circa 60 Km. da Manila (dove per molti anni lui era il superiore è un altipiano dove l’aria è più respirabile e la vegetazione più ricca di verde). Veniamo ospitate nel loro convento. In esso risiedono i giovani aspiranti, postulanti e novizi. La grande chiesa diventa luogo di preghiera frequente di questi giovani, e la domenica anche per tutta la gente del villaggio. (Abbiamo la possibilità di partecipare alla festa del “S. Nino” con la S. messa in Tagalos e la caratteristica danza dei giovani postulanti e novizi in costume, all’inizio e alla fine della S. Messa. I bambini, I giovani e le altre persone al termine della Messa possono fermarsi nel giardino dei frati per giocare , fare catechesi e riunirsi a gruppo per le varie attività ed interessi, animati dagli stessi giovani frati. (buona occasione per fare attività vocazionale).
Ogni giorno la vita si anima alle ore 5.30, tra campanelli, Angelus, preghiere e S. Messa, alle ore 7,30 inizia il lavoro, i giovani si recano alle loro occupazioni (per la maggior parte vanno a scuola). A metà giornata si recano in Chiesa per la recita del Rosario, e nel pomeriggio fanno l’adorazione, e il Vespro.
Noi partecipiamo solo qualche volta alla loro S. Messa, all’adorazione e al Vespro. I continui spostamenti : Manila – Tagaytay, visita agli istituti ecc… ci occupano gran parte del tempo.(La s. Messa quotidiana ci viene fatta dal Padre italiano Gian Battista (il secondo sacerdote che affianca Padre Michele).
Si telefona anche ad un sacerdote del PIME, Padre Sergio Fossati, della parrocchia di S. Agostino in Como, non essendo molto lontano viene a trovarci e con lui visitiamo una parte turistica di Tagaytay, la ex villa che Marcos, stava costruendo per sua moglie. Un posto con un panorama stupendo, dal quale si vedeva anche il vulcano in mezzo all’acqua. Si poteva osservare anche la grande estensione ci ville costruite per i benestanti…Poi ci porta a visitare il suo istituto, enorme e ben fatto, destinato ad accogliere i giovani studenti. P. Sergio avendo conosciuta la nostra intenzione di recarci colà ci suggerisce di volgere la nostra attenzione soprattutto sull’isola di Mindanao, dove vi è assoluta necessità di presenza religiosa, e dove scarseggiano gli istituti religiosi. Mentre a Manila e dintorni vi è una sovrabbondanza di essi. Effettivamente nella località di Tagaytay risiedono molte case di istituti religiosi (qualcuno l’ha definita “piccolo Vaticano”. Passando per le strade con facilità si vedono le grandi insegne con la denominazione dell’istituto, per la maggior parte case di formazione, dato che a Tagaytay risiede il grande seminario per gli studi religiosi. Effettivamente l’aria è più respirabile, a sera necessita indossare anche un giacchino per proteggersi dall’umidità e dal freschetto.
Il Padre Michele ci porta a conoscere i vari istituti. E’ qui che veniamo a conoscere le Suore Brigidine che hanno realizzato una casa per ritiro (hanno molte giovani suore filippine). Le Suore degli Angeli … di Ragusa che accolgono 18 bambini orfani e hanno costruito una parte di una enorme scuola, dove insegnano già molte delle loro suore Filippine. (Scuola che le autorità del posto hanno inserito nel gruppo delle scuole “Elite”.
Le Suore Agostiniane …dove cè una certa Sr. Carmen,(molto stimata) e una schiera di giovani filippine avviate alla vita religiosa. In questa casa abbiamo trovato anche tre bambini abbandonati dalla famiglia e le suore si fanno carico di crescerli. Ci viene detto che con tanta facilità vengono abbandonati i bambini e non vi sono strutture che possa accoglierli. Veniamo accolte con grande benevolenza ci offrono un lauto pranzo, e sono disposte a darci il loro aiuto una volta che saremo lì. Le suore Oblate di S. Francesco Saverio Con Sr. Celina. E’ risaputo come questa suora, vedendo che la congregazione stava morendo si è data da fare per andare nelle Filippine e nell’arco di cinque anni si ritrova a dover gestire una casa di formazione con quarantatre ragazze desiderose di diventare suore.
Le suore Francescane del S. Cuore che sono a Manila da circa 25 anni, con a capo Sr. Flora (piuttosto famosa, ne parlano tutti per la sua intraprendenza e presa di posizione) Veniamo invitate a cena da loro . Sr. Flora, ha aiutato molti istituti ad inserirsi sul posto, ma sembra che non tutti ne siano poi rimasti riconoscenti, per alcune questioni che in seguito ne sono nate. Con noi è piuttosto delicata e sembra soddisfatta delle decisioni che desideriamo prendere. Naturalmente si rende disponibile ad accoglierci in casa sua all’inizio, ma noi desideriamo essere indipendenti.
Tutte, hanno dovuto superare numerosi disagi iniziali, quali la lingua, il denaro, la povertà, l’arrangiamento, a volte lo sconforto… ma si ritrovano oggi in case piuttosto grandi, ben messe e funzionali, perché la comunità è stata incrementata da vocazioni di giovani filippine. Questo incremento ha permesso loro e sta permettendo tutt’ora di aprire nuove comunità in altri posti delle varie isole, aprendosi ad opere apostoliche necessarie alla gente del posto.
Negli spazi di tempo riusciamo a fare delle uscite nei dintorni della casa, possiamo così osservare le casette-capanna delle gente del villaggio, i negozietti, la bancarelle di frutta, le piantagioni di banana, di caffè, di ananas.
In ultimo a Manila visitiamo anche la comunità delle suore spagnole, che lavorano dedicandosi ai più poveri in modo particolare con gli “Squotter” (loro vestono in laico) ma lamentano la poca affluenza di vocazioni nel loro istituto. (Si pensa che la causa possa essere in parte dalla non divisa, ma soprattutto dal lavoro che svolgono con le ragazze madri, si ha l’impressione che esso non attragga molto le giovani data la situazione che probabilmente vivono già nel loro ambiente prima di entrare in convento).
Facendo la spola tra Manila e Tagaytay agganciamo un contatto sempre più di conoscenza con i responsabili delle due comunità: P. Domenico, (responsabile della comunità) P Timoty (maestro dei novizi) e P. Stefano ( guardiano della comunità a Manila). Con essi il Padre Michele parla di noi, del nostro futuro e li sensibilizza per accoglierci e darci una mano quando saremo lì. Si mostrano disponibili e accoglienti nei nostri confronti.
Infatti sono disponibili a offrirci la casetta dove attualmente vi è il noviziato, questo già da giugno lascerà la casa perché il noviziato si trasferirà in altro luogo, e questa si potrà rendere disponibile . Si trova nel terreno dei padri poco distante dal grande edificio conventuale. Un piccolo edificio composto da: una sala da pranzo-ingresso e tre stanzine (piuttosto piccole. Una delle quali è adibita a cappellina), una piccola cucina e lo spazio esterno per lavare,due piccoli bagni..
A fianco della casa dei Padri a Tagaytay vi è una casetta (tipo villetta) dove ci hanno detto hanno abitato le Suore di Santa Brigida in affitto. Da questa casetta poi si sono trasferite nella casa costruita appositamente per loro. Chiedo al padre se non sia possibile anche per noi affittarla e renderci così più autonome pur essendo vicinissime alla loro casa. L’idea risulta fattibile, e il padre prende subito i contatti con il capitano (sarebbe il sindaco del villaggio) per sapere quali possibilità ci sono. Il guardiano della casa si offre per aprirci il cancello d’ingresso di tale villetta per poterla osservare più da vicino. Entrando nel giardino si ha la sensazione di entrare in un luogo ameno, con un piccolo e grazioso gazebo per l’accoglienza.: l’edificio è chiuso e possiamo solo osservare dall’esterno: Ci sono due camere, una grande entrata e a fianco la cucina, l’angolo per mangiare e una bagno. All’esterno invece un altro bagnetto e alcune graziose scalette portano in alto dove isolata vi è un’altra stanza a forma esagonale.Questa ci fa subito pensare come possibile luogo di preghiera.
In un secondo momento anche il capitano del villaggio ci introduce in questo luogo, facendoci sapere che vi è la disponibilità di affittarla. Per quanto riguarda il prezzo dice che bisogna mettersi d’accordo con il proprietario, ma di sicuro si aggirerà intorno alle nostre lire: 450.000. Si sperava che questo proprietario venisse la domenica mattina, ma non essendo venuto restiamo con la certezza che la casa ce la affitterà (proprio perché siamo religiose). Intanto abbiamo fatto una simpatica conoscenza con il responsabile del villaggio e la sua signora… questo faciliterà il nostro inserimento, si è reso disponibile per aiutarci in tutto ciò di cui avremo bisogno.
Il Padre Michele lo invita assieme alla sua signora e un’altra coppia di amici, a venire a cena nel convento. In questa occasione cuciniamo noi all’italiana.
Il Padre Michele ci fa prendere contatto anche con una certa Signore Sonia Rodriguez, una benestante e benefattrice signora a Manila, la quale fa una donazione di parte del terreno ai Padri francescani nella zona di Mindenao. Venendo a conoscenza del nostro desiderio di venire nelle Filippine, presenta subito il desiderio di volerci affidare una clinica (termine usato per dire ambulatorio con le prime necessità di soccorso medico), nell’isola di Samar, lei provvederebbe all’abitazione per le suore.
Sembra ci tenga molto a questa attività e spera che arrivando nelle Filippine prima o poi noi si aderisca a questa proposta. La signora Sonia ci invita per una “merienda” a casa sua, e un secondo invito ce lo fa per una cena in uno dei ristoranti di sua proprietà nella zona dei grattacieli di Manila, in un grande centro commerciale. (Abbiamo così la possibilità di mettere piede in quella che è la parte “bene”, la contraddizione di vita del popolo filippino.) per l’occasione ci porta anche in un bar “italiano” di proprietà del figlio e ci offre pane e pizza.
Sr. Giulia la invita al Casaletto se una volta verrà in Italia. E’ una signora molto religiosa, e fa molto del bene. Nella sua casa strapiena di cimeli piuttosto antichi e preziosi (statue, vasi cinesi, mobili ecc. possiede anche una cappella privata con la presenza dell’Eucarestia. In questa cappella lei prega molte ore. Il Padre Michele ci consiglia di tenercela amica. Veniamo inoltre invitate anche ad una cena coreana, da amici dei Padri Francescani. Abbiamo così la possibilità di entrare anche in una casa di persone di ceto medio in Manila.
Come ultimo desiderio si vuole anche entrare nel mondo degli “Squotter”. Una suora spagnola, che già lavora fra loro, ci accompagna e facciamo un piccolo giro fra i baraccati. Non è possibile descrivere cosa si vede. Tentiamo di fare qualche foto, ma solo alzare la macchina fotografica ci fa sentire a disagio. I bambini ci circondano, i più usano darci la mano e chiedere la benedizione portandosela sulla fronte e chinando o la testa. Il padre offre le caramelle, noi ci si limita a salutare, sorridere a tutti e a inghiottire quell’amaro senso di disagio che prende allo stomaco alla vista di tale squallore.
Ripartiamo da Manila il giorno 21 verso la sera. Dopo circa 15 ore di volo sempre nella notte, arriviamo a Roma il giorno 22 alle ore 8,30 circa.
2. Proposte
Vedendo il tutto, riflettendo e parlando con i padri siamo giunti a delle conclusioni:
1 - Prima cosa da farsi è stabilirsi sul posto, nel frattempo imparare meglio la lingua, farsi conoscere, chiedere consiglio e aiuto dalle altre comunità religiose, comprendere la mentalità, girare nei vari posti per vedere le possibilità di inserimento e di lavoro, inserirsi nell’azione vocazionale che si svolge due o tre volte l’anno.
2 - La scelta della località come trampolino di lancio è Tagaytay ( ci permette di essere più vicini alla comunità dei sacerdoti che garantiscono l’aiuto materiale, spirituale: la S. Messa, adorazione ecc… ogni giorno). Nelle vicinanze c’è anche la possibilità di trovare sacerdoti per la confessione e l’aiuto spirituale in Italiano.
C’à la possibilità della scuola (vicinissima ) di teologia e studi religiosi vari.
Ci permette inoltre di affrontare con meno violenza fisica il clima afoso e malsano di Manila, offrendo aria più buona e un po’ meno afosa.
3 - Prendere in affitto una casetta che ci permetta una certa autonomia . La casetta ci viene affittata da dei signori residenti a Manila. E si trova vicinissima al convento dei padri Francescani Conventuali. (Per eventuali compere di terreno ci sono tante possibilità).
4 - I Padri Francescani metteranno a nostra disposizione anche la casetta del loro noviziato per eventuali nostre necessità (arrivo delle ragazze, o altro…) prima di una sistemazione definitiva.
5 - Si potrebbe affiancare l’attività liturgica e pastorale della zona.
A questo proposito sarebbe ideale aprire una “clinica” -una stanza dai Frati- che dopo la Messa della Domenica resti aperta alle prime necessità della gente. (Ogni parrocchia a Manila usa avere una stanza accanto o nelle parrocchia per questo scopo) (Dice P. Michele, “avendo questa attività la vostra efficace presenza è bella che assicurata!”).
6 - Partecipare assieme alle altre suore agli incontri vocazionali che si organizzano nella diocesi o affiancare i padri che vanno nelle varie località per questo scopo.
Per un domani prossimo (Aiutate dalle vocazioni filippine) si prospettano le seguenti attività:
- Una delle necessità irrompenti e urgenti sarebbe quella di accogliere i bambini che vengono abbandonati dalle famiglie… (fare una riflessione su questo).
- Avere un sguardo particolare per andare nelle le isole dove non ci sono religiose ed esse sono maggiormente utili.
- Prendere in gestione la “Clinica” (Intesa come luogo di prima accoglienza sanitaria) che la signora Sonia propone nell’isola di Samar.
Le impressioni di Sr. Margherita, (ma condivise anche da Sr. Giulia):
Mi ha fatto impressione trovarmi dinanzi un mondo che abbia così grosse contraddizioni. Non tanto per quanto riguarda il benessere che in alcuni posti ci sta, quanto per l’estrema povertà. Mi ha fatto impressione la grande quantità di istituti religiosi che si sono arroccati e arricchiti in case così grandi, belle… e intorno ci sono tanti poveri attaccati al loro muro di cinta.
Mi ha dato fastidio e gioia nello stesso tempo, (forse un fastidio dettato dall’invidia “loro ce l’hanno le vocazioni e noi no!”!) vedere la grande quantità di giovani che aspirano alla vita religiosa come frutto di un reclutamento… mi chiedo come si fa a seguirle e se sia giusto questo metodo di reclutamento! Ho l’impressione che in alcuni casi si rischia l’americanismo, il servilismo… la ricerca del benessere…(ma questi sentimenti che sfiorano la mia mente, non posso dire che sono fondati su tante esperienze e conoscenze, sono solo prime impressioni… forse mi sbaglio, perché ci sono anche delle brave religiose che lavorano per i poveri e fra loro e le ragazze si sente una bella sintonia).
Pensando alla nostra presenza fra loro: vorrei partire col presupposto non tanto di racimolare le vocazioni, quanto di riuscire a portare fra di loro il carisma della Nostra Beata Orsola, tramite la nostra vita semplice, povera e dedita agli altri, fra gli altri. Naturalmente in fondo al cuore si nasconde sempre la speranza che qualche giovane al più presto possa affiancarci per seguirne l’esempio e sentirci così più vive.
Penso che sia giusto prima di tutto andare a vivere lì senza impegnarci subito in attività prestabilite. E’ necessario prima di tutto comprendere e parlare la loro lingua, è necessario capirli almeno un po’ nella loro cultura, storia, comprendere le loro usanze. Nello stesso tempo avere l’occhio e il cuore attento ad essere presenze vive che vivono secondo il carisma religioso e del proprio lavoro. Sento essere positiva la prospettiva di recarci nelle isole appena siamo in grado di avere personale del posto e dedicarci ai più bisognosi. La nostra Fondatrice era una pioniera a lei non faceva paura niente… penso sarà con noi e ci guiderà.
Ho avuto la sensazione che si debba impostare la nostra vita religiosa quotidiana badando ad essere molto fedeli alle nostre Costituzioni ed usi se si vuole essere segno leggibile.
Anche la questione dell’abito penso debba rivedersi, anche se non è la cosa più importante, vedo che come cultura loro indossano le divise a gonna lunga (metà polpaccio). I frati anche giovani, pur vestendo l’abito secolare durante il giorno, ogni qual volta che vanno in Chiesa o al refettorio mettono il saio.
Ho l’impressione che aprire una missione fra questa gente sia un grande dono di Dio e un respiro grande per noi tutte, ci fa sentire la voglia di vivere ancora e contribuire a far sì che la congregazione acquisti sempre più una dimensione internazionale che è sempre un arricchimento nello Spirito, e poi la nostra Fondatrice ha da dire molto anche fra questa gente. Ho visto che fra la gente filippina è molto sentita la devozione al S. Cuore di Gesù ( In molte case all’esterno vicino al cancello si trovano le immagini di Maria e di Gesù su delle mattonelle murate, che mostrano il loro cuore, allora penso che per noi è un impegno ancor più specifico nel riscoprire il valore di tale devozione, viverla e farla vivere.
La grande disponibilità dei Padri Francescani, la loro vicinanza e la possibilità di avvalersi dell’esperienza di altri istituti religiosi che si sono mostrati benevoli e accoglienti con noi (del resto sembra che tutti gli istituti siano legati da una bella solidarietà) mi danno una certa sicurezza che ci permetterà una certa facilità di inserimento.
Naturalmente sarà di fondamentale importanza la composizione e la vita di comunità fra i membri che inizieranno questa attività: Chiarezza nello scopo e nella finalità, amore alla Congregazione, amore o accettazione e sopportazione nella diversità, fedeltà alla vita di preghiera, (Direi anche che una certa espressione esterna del nostro vestire può avere la sua importanza intendo colore e forma), inoltre lo sforzo di adeguarci fin dall’inizio a parlare la loro lingua… ecc.. tutte cose che contribuiranno a far si che la missione sia tale nonostante le nostre miserie e incapacità umane.
Sento importante l’essere inviate a nome della Congregazione e con essa sentirci Famiglia.
Questi sono alcuni pensieri ed impressioni che hanno affiorato la mia mente mentre vedevo e vivevo le realtà del viaggio nelle Filippine.
Sr. Margherita
vedi anche: la 2° relazione di sr.Margherita scritta per il Messaggero Grigio