La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Ricordo di

SUOR

MAGDALENA KUJAWSKA

 

Il 6 giugno p. v. si compiranno tre mesi dalla morte della nostra amata e indimenticabile Suor Magdalena.  Perdonateci se scriviamo questo ricordo soltanto ora. Ci è stato difficile farlo prima per due motivi. Subito dopo la sua morte in vari periodici sono stati pubblicati numerosi note e ricordi e, sul  Messaggero Grigio, le informazioni più ampie insieme ai telegrammi di condoglianze e i frammenti dell’omelia del Cardinale Franciszek Macharski durante la Santa Messa funebre. E’ anche difficile racchiudere in un ricordo una personalità così ricca. Ci limiteremo semplicemente a trasmettere i ricordi di Suor Magdalena stessa della sua vita, che condivideva con piacere con noi e con chi la circondava.

Suor Magdalena, da piccola chiamata Frania, già nell’infanzia sentiva la forte chiamata di seguire Cristo, per annunciare la lieta novella sull’amore di Dio. Questo slancio apostolico si stava approfondendo in lei mano mano che leggeva il periodico dei padri verbiti:  Il Piccolo Missionario. Voleva essere missionaria. Già allora, da bambina, raccoglieva soldi nella scuola e nelle famiglie per aiutare le missioni, e dopo portava quei doni modesti dai missionari verbiti a Górna Grupa, presso Grudziądz. Mai dimenticò la fiducia di cui godeva nella scuola e in chiesa, “perché infatti una bambina avrebbe potuto spendere i soldi per i dolci”, era solita dire. Per mobilitare i bambini a dare le offerte a favore delle missioni, specialmente in Africa, già allora pubblicava, sul Piccolo Missionario, delle poesie, che non dimenticò fino alla fine, e, mentre raccontava, perfino ne recitava alcuni passi come per esempio:

“Miei cari, se non con i soldi, con la preghiera date la vostra mano ai fratelli, e Dio vi ricompenserà con liberalità!”.

Franciszka si preparava con sistematicità a lavorare nelle missioni. Ogni mattina andava alla Santa Messa (soltanto durante la ricreazione correva a casa per fare la colazione, dato che abitava vicino alla scuola). La domenica invece prendeva posto vicino al pulpito e seguiva con attenzione la predica. Tornata a casa la ripeteva per la famiglia, “per saper dopo, nelle missioni, istruire la gente”.

La famiglia amava tanto Frania e non voleva sapere dei suoi progetti di entrare in convento e partire per le missioni. Fu in modo particolare la mamma a ripetere il suo fermo: NO!, tanto più che si ammalò di tubercolosi e molto presto il Signore la chiamò a sé per darle il premio eterno per la sua generosa e dinamica attività in varie organizzazioni presso la chiesa. Un conforto nel dolore per i figli rimasti orfani, fu la solidale e solenne partecipazione di quelle associazioni (naturalmente con i loro vessilli) e della popolazione della città, alle cerimonie funebri.

Franciszka rimase sensibile alla chiamata di Dio e in lei si approfondiva sempre più il desiderio di dedicarsi al lavoro missionario. Quando parlò al padre di quelle sue intenzioni, questi rimase in silenzio per tre giorni e dopo disse che se lei riteneva questa la sua via nella vita allora: “Non sarò io a chiuderti la strada verso la felicità!”. E così cominciò a prepararsi per entrare in convento. Con grandissima gioia lesse su un giornale l’appello di Madre Orsola Ledóchowska che esortava le ragazze a inserirsi nel lavoro missionario della Congregazione e l’annuncio che le suore stavano per aprire un Seminario Missionario, per prepararsi. Scrisse immediatamente a Pniewy e fu stabilito il termine per presentarsi.

Il 4 settembre 1928, la ragazzetta quindicenne (era sempre magra e delicata) arrivò col treno a Pniewy. Le suore dovevano aspettarla alla stazione. Non avendone vista nessuna, s’incamminò verso il convento lungo i binari e per strada incontrò una suora che lavorava presso  il fienile, e quasi nello stesso istante arrivò con un carro Sr. Bernarda Brennan e rimproverò Franusia di non essersi presentata da lei alla stazione, come era stata stabilito. Franciszka rispose: “Alla stazione non ho visto nessuna suora, e non immaginavo che le suore fossero vestite in questo modo”. Sr. Brennan reagì subito a tali parole: “Noi ci vestiamo così, questo è il nostro abito! Se non ti piace, puoi subito tornare a casa”. E la candidata quindicenne rispose: “Se sono arrivata, ormai rimarrò qui”. E così Franciszka iniziò la vita da orsolina e fu per noi Sr. Magdalena della Santissima Trinità.

Quando frequentava le medie, tutti pensavano che avrebbe studiato medicina perché dimostrava alcune capacità e una sensibilità da medico. Lei invece sognava di studiare umanistica all’Università di Varsavia. La Fondatrice, conoscendo i bisogni della scuola di Pniewy mandò Sr. Magdalena a Poznań per studiare chimica. Dopo un anno tuttavia Sr. Magdalena fu mandata a Varsavia alla Facoltà di Lettere e Lingua Polacche, e dopo la guerra studiò le discipline umanistiche a Poznań. Non scrisse la tesi di laurea poiché la Congregazione le affidò la preparazione di un libro sulla Fondatrice (il materiale raccolto per la tesi di laurea lo trasmise a una sua compagna di studi).

Praticamente fu allora che Suor Magdalena iniziò il suo apostolato missionario alla scrivania. Prima era il lavoro riguardante la causa di informazione e quella di beatificazione, e negli ultimi anni la causa di canonizzazione di Madre Orsola Ledóchowska, nostra Madre Fondatrice. Dopo, dietro la richiesta del Santo Padre e del Cardinale F. Macharski, “risvegliò negli uomini la memoria della Regina Edvige”, come si espresse il vescovo di Sandomierz Mons. W. Świeżawski, dato che Suor Magdalena destò interesse e coinvolse nei lavori per la Causa numerosi laici. Sin dall’inizio la Suora trattò molto seriamente e con molto zelo quel compito affidatole dai Superiori. Non fu  soltanto la ricerca dei documenti, il loro esame, la traduzione di questi, la sistemazione di tutto dal punto di vista dei processi, questa fu un’autentica evangelizzazione. Molte suore ricordano i suoi interventi nelle parrocchie, in vari ambienti in Polonia e in Italia, quando, seguendo il metodo del Santo Padre tanto amato da lei, presentava le figure dei Santi come veri valori sociali ed ecclesiali. Mostrava M. Orsola come una donna profondamente umana e  appartenente a Dio, mostrava la beata Edvige come sposa e madre, suprema autorità dello Stato, una regina veramente premurosa per il vero bene del suo popolo e operante nello spirito dell’”integrazione dell’Europa” di allora. Anche la sua penna fu un “mezzo di comunicazione sociale” di tali contenuti. La sua corrispondenza a vari livelli e plurinazionale, oltre all’interessarsi del problema di una data persona, sempre fu un’informazione sullo svolgimento delle cause, un approfondimento della conoscenza dei Santi, e anche un avvicinamento della figura del Santo Padre e del suo insegnamento.

Alle domande se non era dispiaciuta perché non si erano realizzati i suoi  sogni missionari, rispondeva richiamandosi alla Fondatrice e alla storia della Congregazione: “La Fondatrice su ordine della Chiesa sviluppò la missione nella povera borgata di Primavalle, a Roma, invece che in Africa, dove voleva mandare le sue suore. Era solita dire che fu una missione identica: salvare le anime, indirizzarle verso Dio… Anch’io ho trattato come una missione il mio lavoro alla scrivania… In vari modi, ma il mio scopo era sempre quello di avvicinare le persone a Dio, alla sua Chiesa”.

Quest’anno quando ormai non sempre era in grado di scendere nel refettorio e le portavamo i pasti nella camera, più volte ricordò un episodio dei tempi di guerra, quando lavorava nell’ospedale di Sieradz. Una volta avevano portato dal campo di battaglia un ferito grave, anzi agonizzante, un Tedesco. Era esausto e aveva tantissima fame dato che ormai da alcuni giorni non aveva mangiato. Suor Magdalena gli disse di avere soltanto un pezzo di pane secco e un po’ di caffè d’orzo. Il soldato le rispose (in tedesco e la Suora ripeteva fedelmente quelle parole anche in tedesco): “Non fa niente! Qualunque cosa sia da mangiare, è molto buona”. Guardò la Suora con gratitudine, cominciò a mangiare… e, dopo un istante, morì. “Non dimenticherò mai quelle parole, e prima di tutto non dimenticherò quello sguardo che si stava spegnendo, ma era grato!”. Invece mai raccontava il fatto che per la sua attività piena di abnegazione, proprio a Sieradz, aveva ricevuto la medaglia: La Polonia al suo Difensore.

Suor Magdalena era conosciuta come un portento di lavoro. Era intelligente, organizzata nel lavoro, esigeva dagli altri lo stesso stile. Rimase tale fino alla fine, e benché negli ultimi mesi non avesse le forze per lavorare, continuava a “stare attenta all’orario di lavoro” e diceva: “Basta di questo stare in ozio. Domani dobbiamo cominciare a lavorare. Oggi mi sento tanto debole, ma domani di sicuro starò bene”. Suor Teresa Dykier rimase fino alla fine la sua fedele compagna di lavoro e di preghiera. Nei momenti difficili entrambe ripetevano un passo della poesia scritta da Frania Kujawska:

La vita non è un cioccolatino, né una liscia lastra d’acqua,

ma un’onda burrascosa del mare, che fa cadere i deboli di spirito!”

Suor Magdalena aveva un animo poetico, scriveva delle poesie e le piaceva leggere le poesie, e perfino nello scrivere gli auguri, nel correggere i testi o nelle traduzioni cercava un linguaggio poetico.

In una delle ultime sere la trovai con le poesie di Dorota Sosnowska (un’amica defunta). La Suora ormai non era in grado di leggere molto, perciò le lessi una poesia sulla pagina che aveva aperto:

Solo
quando la bocca si coprirà

di preghiera
quando le orecchie si avvolgeranno
in una conchiglia di raccoglimento

Quando i pensieri si prostreranno
sul pavimento

e si raffredderanno i sensi
allora finalmente
si potrà scorgere

dappertutto pieno
di Dio”.

E’ un paradosso della vita, disse, quando si vede dappertutto Dio, non si ha ormai più voglia di vivere in questo mondo. O quanto mi stanca la vita! Vorrei essere già con Te, Gesù!

Le ultime tre settimane, Suor Magdalena scendeva in cappella dal primo piano solo di domenica. Ogni giorno riceveva la Santa comunione nella sua camera. Il 3 marzo u. s. non si sentiva di scendere; le costò tanto, ma partecipò alla Santa Messa tramite la Radio Vaticana. Martedì, 5 marzo, dopo la colazione, voleva uscire nel giardino. La giornata era eccezionalmente bella e piena di sole. Per lungo tempo la Suora stette seduta davanti a un cespuglio di magnolia in fiore e contemplava il “gusto” di Dio nelle creature… Era animata, serena e venne al refettorio per il pranzo comune. Dopo il riposo, scese nuovamente nel giardino e voleva andare alla casa Sant’Orsola (Casa Famiglia) per la Santa Messa vespertina. Temeva di non farcela ad arrivare, ma ripeteva: “Oggi devo partecipare alla Santa Messa”. E andò, insieme a Suor Teresa. Dopo la Santa Messa venne a cena con la comunità, e poi desiderò vedere il telegiornale, per avere notizie sulla salute del Santo Padre, dato che quel giorno avevano revocato l’udienza del mercoledì. Dopo le notizie disse che null’altro la interessava. Andammo in cappella e lì Suor Magdalena rimase per un bel po’ di tempo in preghiera…

Dopo la bella giornata, arrivò un forte vento, che come al solito, portò difficoltà respiratorie. Suor Magdalena era tranquilla e serena. Baciò per la buona notte il piccolo crocifisso, dal quale non si separava nelle ultime settimane, pregammo brevemente (perché Suor Teresa sempre veniva da Suor Magdalena per recitare insieme la Compieta) e ci lasciammo con la speranza che il vento sarebbe cessato e la mattina sarebbe stata di nuovo bella.

Veramente quella prima mattina del 6 marzo rimarrà bella per Suor Magdalena anche se non arrivò alla canonizzazione della beata Orsola. Crediamo che la Fondatrice l’abbia stretta teneramente al suo cuore e l’abbia unita per sempre al Sacro Cuore di Gesù, di cui Suor Magdalena aveva ormai tanta nostalgia. “Per lunghi anni , per lunghe decine di anni, Suor Magdalena, la nostra buona Suor Magdalena, camminò verso questa sua ora santa, quella, di cui non conosceva il tempo…”, ha detto il Cardinale Macharski nell’omelia della Santa Messa funebre. E il Santo Padre, Giovanni Paolo II, nel telegramma di condoglianze ci ha ricordato che questo cammino della sua vita era stato un dono: “Soltanto l’amore di Dio saprà valutare quell’opera che fu la sua vita religiosa, il suo spirito di preghiera e la sollecitudine per il carisma”.

Rendiamo grazie a Dio per il dono della vita di Suor Magdalena tra noi, per l’esempio della sua fedele vita religiosa, per l’impegno della mente e del cuore in ogni lavoro, e prima di tutto per la testimonianza d’amore verso Dio, verso la Chiesa, verso il Santo Padre, verso la Congregazione e verso ogni uomo.

 

Le Suore della comunità della Casa Generalizia           

Roma, 19 maggio 2002