La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Le COMUNITA' in Italia        RITIRO ANNUALE 2022  Roma, 25 - 27 agosto


27 agosto

 

mattina:

 

L'omelia: Dio da a seconda delle capacità di ciascuno. Questa è la prima libertà che deve abitare il cuore di ognuna. Il punto non è quello di fare la conta delle proprie capacità rispetto a quelle della consorelle: questo genera gelosia e non edifica il Regno di Dio, desidero essere guardata per quello che sono, diversamente rischieremmo di passare la vita impegnandoci ad invidiarci l’un l’altra e non invece ad investire su quello che siamo e su quanto abbiamo.

Ciascuna di noi è anzitutto un dono!

Basta con l’atteggiamento di chi continua a misurare! Questo è il rischio maggiore, di chi ha responsabilità. Guardare l’altro per quello che fa e per come lo fa… guardare l’altro come dono inviatomi da Cristo per la mia conversione, è questa la più grande ricchezza che avrei mai potuto ricevere! Siamo soliti guardare poi ai talenti come doni personali, capacità, attitudini. Il talento donatomi, invece, è tutto quello che tocca la mia vita, sono solo le mie personali capacità.

Guai a noi, se come l’ultimo individuo del vangelo, seppelliamo quanto ci è dato.

L’altro ci è dato per la nostra salvezza che è la ricchezza per antonomasia.

Se seppellisci, significa che sotterri anzitempo, è come se l’altro, l’altra, per te fosse morta!

La santità di ciascuna non è avere di più ma chiedere in dono il coraggio di rischiare affinchè io possa essere più me stessa.

Rischiare ciò che si ha. Se tu rischi ti comporti da figlio. Se non rischi è perché hai paura e se hai paura significa che sei paralizzata, ti comporti come una serva infedele. Una vota con la paura della punizione ci trasforma in devoti inutili. E’ il libero rapporto con Lui e con le sorelle che ci fa veramente Figli di Dio, non il semplice stare alle regole.

Se per paura dell’Inferno fai una vita da santo allora non hai capito che il bene invece andava fatto per amore e non per timore!

Chiediamo al Signore di vivere appieno la nostra vira, metterla nella buca è un seppellirci in anticipo!

 


 

Ultima meditazione

 

Sal 146 (145) Loda il Signore anima mia…

 

Matteo 12,38-44

Il salmo ci invita alla lode che si estende all’intera vita, una vita vissuta nella lode del Signore perché è una vita tutta vissuta nella fiducia in Lui. Il Salmista ci invita a non confidare nei potenti, perché il Dio in cui si confida è un Dio che entra in relazione, e il segno di riconoscimento è la fedeltà.

Poi viene detto quanto il Signore fa a sostegno delle persone che non hanno i diritto, terminando che il Signore sostiene l’orfano e la vedova. La vedova che troveremo anche nel brano di Marco.

 

Marco nello scrivere il Vangelo e nel comunicarci il Signore Gesù ha molta fretta: spesso scrive: subito dopo, subito dopo, subito dopo. Fa un intervallo alla Trasfigurazione dicendo: sei giorni dopo.

Il finale stesso del vangelo è tutto su sei giorni.

E se tutti gli evangeli parlano di Gesù qui invece Gesù racconta e dice  una cosa su una vedova. E con questa vedova di per sé si chiude il vangelo, poi ci sarà il tema della Passione.

 

Il brano è un gioco dal “guardatevi da” al “guardate a”. Questa vedova tiene il posto di Cristo nel vangelo. E’ il nuovo scriba del Nuovo Testamento, è da questa donna che impariamo a leggere il Vangelo.

Gesù ci prepara a far sì che il nostro sguardo non si fermi sui soggetti potenti che possono attirare la nostra attenzione!

 

Chi era ricco buttava i suoi averi nel tesoro al suono della tromba e più ne buttava, più le trombe squillavano, e poi il tonfo di rumore di quello che gettava: argento od oro che fosse.

 

Ora Gesù fa l’ultimo richiamo ai discepoli e li chiama per l’ultima volta: “chiamati innanzi i suoi discepoli”.

Gesù apre gli occhi ai suoi discepoli sulla nuova realtà. Aveva aperto gli occhi a Bartimeno, precedentemente, e il vangelo dice che lui stesso li seguì nel cammino che va a Gerusalemme. Bartimeo è l’unico che vede probabilmente, era mendicante anche lui e conosceva gli spasmi di quella vita.

 

Gesù interpreta e dice che questa donna che getta due monete che fanno un quadrante, un soldo, giusto per prendere due michette, Gesù dice che ha gettato tutta la sua vita. Come Gesù ha dato la vita in quel gesto della vedova c’è dentro tutta la sua vita.

 

Guardate la finezza di Gesù e anche quella del redattore evangelico. Il Vangelo termina con questa immagine di donna che dà tutto. E poi seguirà Gesù che fa lo stesso; insomma potremmo dire che ha imparato anche lui stesso da quel gesto, la vedova è stata la sua maestra.

 

La vita è amore: se lo dai ce l’hai, se non lo dai non ce l’hai e l’hai perso.

Gesù richiamando l’attenzione dei discepoli su quella vedova e sul dono che fa sta mostrando a tutti loro quale sia il vero tesoro del tempio, il tesoro è quella donna lì, è quello lì, come poi sarà lui il tesoro del tempio stesso, la vita che genera vita all’uomo.

 

Per approfondire:

 

Lc16,19-31 La sazietà della vita rende ciechi. Epulone e Lazzaro

Lc1,26 ss. il brano dell’annunciazione: Nazareth un piccolo paese cosa poteva dare?

 


RITIRI ANNUALI