La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Le COMUNITA' in Italia        RITIRO ANNUALE 2012 - Roma, 27 agosto - 1 settembre


 

 

 

Quest'anno il Ritiro è stato svolto

da Mons. Guido Mazzotta,

il Decano della Facoltà di Filosofia

della Pontificia Università Urbaniana di Roma.

 

Il tema degli Esercizi é

 

la PREGHIERA

 

Come Zaccheo ‘che essendo piccolo salì sull’arbore per vedere il volto di Dio’ – ci ricorda santa Caterina da Siena- così coloro che desiderano accedere alla Verità ma vi sono impediti dalla folla, che fa da ostacolo, che ti inghiotte e ti annichila, ci mostrano che incontrare Gesù è un avvenimento per nulla anonimo, o di massa. Ma personale e personalizzante.

Bisogna ritrovare se stessi, il senso della propria dignità irripetibile, il gusto di pensare con la propria testa e di rischiare la libertà in decisione fedeli e responsabili. Per incontrare la Parola che ci restituisce il nome proprio, e lo riempie di risonanze finora mai udite, occorre poter guardare ‘al di là della folla’.

 

 
 

 

 

LE CONDIZIONI PER LA PREGHIERA

‘Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia’ (Salmo 63,2). Il primo passo verso la preghiera è il desiderio.

Ancora confuso, che ignora chi possa soddisfarlo, e tuttavia ne conosce l’assenza: è il senso di vuoto interiore o di vanità che sorprende un’esistenza superficiale e la circonda d’assedio; o anche, più spesso, il sentimento di inutilità di una vita agitata, ingolfata, senza tregua; o finalmente il presentimento che questa vita non è priva d’un destino o di un fine. Intuiamo oscuramente che tra i beni a portata di mano nulla potrà mai placare il desiderio che noi siamo: ‘ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te’ (sant’Agostino, Confessioni 1,1). Non importa la forma che il desiderio prende nel tuo cuore: può essere esile come un filo di una ragnatela e debole come cenere che fuma ancora, o potente come un grido e forte come l’onda che violenta s’abbatte sulla sabbia della tua vita. In ognuno di questi casi, se questo desiderio è in te, tu già preghi. O, piuttosto, lo Spirito Santo prega in te.
 

Da noi stessi o con le nostre forze infatti non sappiamo pregare. “Se tu sapessi il dono di Dio –dice Gesù alla samaritana (Gv 4,10). Noi non sappiamo, anzi non possiamo sapere, ma lo Spirito sa. Ed è Lui che intercede per noi dalla più intima profondità del nostro essere, sollevando verso Dio ‘gemiti inesprimibili’ (Romani 8,26), mai totalmente chiari, quasi a proteggere con il loro chiaroscuro la libertà personale del consenso umano.

Se tu desideri Dio, è in effetti lo Spirito Santo che desidera in te. Sin dal tuo battesimo lo Spirito dimora in te. Come Soffio e Vento, che se appena l’assecondi ti fa prendere il volo, e come Fuoco, che lambisce ormai e presto infuocherà il legno secco della tua vita.

Lo hai già sentito soffiare? O invece Egli geme ancora, dimenticato, nel fondo del tuo cuore ingombrato di idoli, e attende solo che tu finalmente recida i legacci che Lo trattengono e che Gli impediscono di fecondare la tua libertà?

 

IN ASCOLTO DELLO SPIRITO

A ben vedere, pregare altro non vuol dire se non farsi attenti ai gemiti dello Spirito e assecondarne l’azione con semplicità. Fino a che le nostre facoltà più coscienti, ossia memoria, intelligenza e volontà, e poi anche la nostra sensibilità e il nostro stesso corpo non passino dalla tristezza alla gioia, dalla sfiducia alla speranza, dal ripiegamento su di sé all’amore, e diventino tutti interi ri-ordinati al servizio e alla lode di Dio Creatore e Signore.
 

Come fare? Basta andare incontro al desiderio che s’accende per segnalare ‘la sola cosa che ti manca’ (Mc 10,21) e che ti impedisce di stare nella gioia, senza inquietudini e senza paure. Seguire il corso di questo fiume nascosto, risalendo pazientemente fino alla sorgente, senza fermarsi alle sue piene o alle sue conche: Dio non ci scaverebbe se non ci volesse riempire. Per andare verso Dio non occorre essere forti, equilibrati, senza peccato. Occorre invece essere poveri, deboli, bisognosi. Più precisamente occorre riconoscere di esserlo e ‘gridare’ quindi verso di Lui la nostra debolezza e la nostra povertà. Sta qui, forse, l’unica difficoltà della preghiera, nella mancanza di umiltà di cuore.
 

Al contrario dei bambini che entrano nel Regno quasi con naturalezza, chi si presume adulto e maturo fatica a riconoscere che il centro e la sorgente della sua vita semplicemente non gli appartengono, che anzi sono nelle mani di un Altro.

 

IL SILENZIO, “LUOGO” PER PREGARE

La scoperta di un luogo fisico appropriato è secondaria. Ma per l’incontro, ‘Il duplice reciproco cognoscimento’ (Caterina da Siena), troviamo un ambiente in cui io sono me stesso, lontano da ruoli sociali, anche se fatico ad accettarmi nei miei limiti e miserie. Che tuttavia il Signore conosce, accetta e ama. ‘Dio è più grande del nostro cuore’ (1 Giovanni 3,20). Il vero luogo della preghiera è stare con Cristo e rimanere in Lui. Per vivere con il Tutt’Altro -con Colui i cui pensieri ‘non sono i nostri pensieri’ (Isaia 55,8) - può essere utile un luogo di silenzio dove vivere la rottura necessaria con le nostre pretese.

 

(don Guido Mazzotta*, decano della facoltà di Filosofia dell’Università Urbaniana di Roma, autore del fortunato libro ‘Il Sicomoro. Iniziazione alla preghiera cristiana’ - Urbaniana University Press, 2010)

 

 

 

RITIRI ANNUALI