La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

             M. Franciszka Popiel (1955-1963)


   Come ho già scritto nella mia prima lettera, del 31 luglio u.s., giorno della chiusura del XVI Capitolo Generale, il Capitolo ha deliberato tra l’altro, all’unanimità, che l’anno 2013/2014 sia vissuto nelle nostre comunità come l’Anno di Madre Francesca Popiel. Il motivo non è soltanto il fatto che il 16 agosto u. s. si sono compiuti cinquant’anni dalla sua improvvisa morte nell’incidente stradale nei pressi della località Września; ma era il desiderio di numerose suore che hanno conosciuto personalmente la Madre, e anche di quelle che la “conobbero” spiritualmente dalle lettere e dai ricordi di lei, non solo per onorare in modo particolare tali ricordi, ma per attingere dal suo spirito, dalla sua personalità e dalla sua vita, un magnifico esempio di realizzazione della vocazione di orsolina grigia. Abbiamo inaugurato l’Anno di Madre Popiel il 16 agosto u. s., a Węgierki, proprio dove è accaduto l’incidente, ricordato da una pietra, dove si è recato con il pullman il pellegrinaggio delle suore di Pniewy; anche lì, e la sera poi, al cimitero di Pniewy, abbiamo potuto ascoltare la relazione di sr. Bernadetta Sobczak e di sr. Agnes Masłowska che viaggiavano insieme alla Madre; attraverso la lettura dei testi abbiamo potuto anche metterci in ascolto delle parole della Madre ed unirci in preghiera intorno a Lei. Ci rallegra anche il fatto che erano con noi alcune nipoti di madre Francesca, le quali hanno accettato con commozione la nostra iniziativa.

Propongo che quest’Anno speciale sia vissuto, come ogni Giubileo, in spirito di rendimento di grazie. Ringraziamo Dio per averci donato madre Francesca Popiel, per il suo contributo all’edificazione della nostra Congregazione, per l’ardore della sua vita spirituale, che irradiava non soltanto sulla nostra Famiglia religiosa, ma su numerose congregazioni in Polonia e non solo là. Esprimiamo il nostro grazie per la sua semplicità e naturalezza, come san Francesco, che aiutava a scorgere la bellezza della vita umana in ogni dimensione di essa. Subito dopo la sua morte, una delle suore, scrisse così: “Madre Francesca ci ha lasciato l’esempio di un’autentica santità di orsolina, umile, quotidiana e perseverante sino alla fine. Tale esempio è per noi impegnativo - in un certo senso è la continuazione di ciò che ci diede la Madre Fondatrice. È l’applicazione dello spirito della Fondatrice nelle condizioni in cui viviamo in questo momento”. (M. Franciszka Sagun, Varsavia, 26 agosto 2013 )


M. FRANCESCA POPIEL

VIA CRUCIS DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO

Che vogliamo celebrare per ottenere il perdono di tutte le infedeltà

commesse nella nostra vita religiosa


INTRODUZIONE

Sono passati oltre duemila anni dal momento in cui il Signore Gesù, nel primo Venerdì Santo nella storia del cristianesimo, prese sulle spalle la sua croce e uscì fuori le mura della città di Gerusalemme. Lo seguiva una moltitudine di gente, chiassosa, piena d’odio, accecata.

Lo stesso Gesù si rivolse a me – forse alcuni o forse oltre dieci anni fa – con la chiamata: “Seguimi!”. E quando risposi: “Signore, eccomi, vengo!”, disse con chiarezza: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, (…) prenda la sua croce…”. Ho fatto la mia professione e ho ricevuto la mia croce religiosa.

Seguirò ora Gesù sulla sua via dolorosa e poiché mi invade la paura, cercherò nella folla la Madre Santissima, Madre Addolorata e mi terrò vicino a Lei. Insieme a Lei, nel suo Cuore Immacolato voglio fare questo doloroso e santo percorso.


PRIMA STAZIONE

Gesù è condannato a morte

Pilato si lava le mani, ma emette la condanna: “Ti condanno alla morte in croce”. Chi condanna Chi? Un uomo condanna DIO. Per che cosa? Per il suo eccessivo amore per gli esseri umani.

Non ci fu e mai ci sarà nel mondo una condanna più ingiusta…

Il Signore Gesù tace. Accetta la condanna, in un mite silenzio. Guarda me… “Anche tu devi agire in questo modo, poiché hai assunto l’impegno di imitarmi. Sul tuo petto vedo il crocifisso che usano le religiose”.

Signore Gesù, cosa ti posso rispondere? Quante volte mi sono lamentata dell’ingiustizia nel convento, mi ribellavo, avevo preteso che qualcosa mi era dovuto. Sì, oggi comprendo ormai, che per questi ragionamenti umani mi spetta una seria penitenza, per la mancanza di fede, per la superbia e l’ambizione.

Fisso lo sguardo sulla Madonna. Come è simile il suo atteggiamento a quello di Gesù! Anche lei accetta in silenzio questa condanna, pur essendo fino in fondo convinta della sua ingiustizia.


SECONDA STAZIONE

Gesù è caricato della croce

Hanno già trascinato le pesanti travi per la croce. Il Signore Gesù se le carica da solo sulle sue spalle sanguinanti, già percosse dai bastoni. La croce si attacca ad esse con tutto il suo peso. Gesù si piega quasi fino a terra. Con somma difficoltà parte, trascinando dietro di sé il peso della croce. La veste che copre le spalle si imbeve sempre più di sangue. Ormai anche la croce si è arrossata del suo sangue che “è stato offerto perché l’ha voluto Lui stesso”.

“Chi non prende la propria croce, non è degno di me” (cfr. Mt. 10. 38).

Signore Gesù, io non sono degna di te. Nella mia vita religiosa quante volte ho evitato la croce, pur parlando di essa con belle parole. Tiravo fuori belle scuse per non accettare un lavoro duro o quello che non corrispondeva alla mia natura, alle mie ambizioni. Mi giustificavo a lungo davanti alle superiore, nascondendo con furbizia la mia pigrizia, la mia ricerca di comodità o la passione. Quanto mi dispiace adesso…

La Madre Santissima procede, curva fino a terra, come se anche Lei condividesse il peso della croce. Mi guarda e mi incoraggia con lo sguardo colmo di bontà, a non cercare più scuse, a non fuggire, ma a seguire Gesù, assumendomi ogni giorno tutte le umiliazioni, tutti i dispiaceri, che Lui destina per me o permette, dai più piccoli ai più grandi!


TERZA STAZIONE

Gesù cade la prima volta sotto il peso della croce

Povero, sfinito Gesù, alza i piedi a malapena… È inciampato contro il selciato della stradina che sale. Cade… la trave della croce lo sciaccia con tutto il suo peso.

Come fare per rialzarsi da solo? E gli Ebrei hanno fretta, poiché si avvicina il sabato. Spingono, danno calci, ma nessuno l’aiuta… Il Signore Gesù raccoglie le sue forze, ha il buio negli occhi e le gambe gli tremano, si alza… e riprende la croce. Con grandissima fatica la porta avanti, in salita…

Gesù è caduto al posto mio e per me si è alzato. È caduto al mio posto poiché con i miei peccati ho aggiunto tanto peso alla sua croce. Ho aumentato il suo peso più o meno consapevolmente, a volte spensieratamente, giustificando davanti a me stessa che era qualcosa di poco conto, una sciocchezza.

E quelle cose da nulla, quelle piccole infedeltà, divennero così numerose, che il mio Salvatore cadde per terra sotto il loro peso. Gesù cadde a terra per me, ma anche per me si rialzò, per liberarmi dallo scoraggiamento e dal dubbio nei momenti delle mie cadute. Devo rialzarmi, non con la mia, ma con la Sua forza.

Rivolgo i miei occhi verso Maria. Lei mi tende le mani. Lei mi rialzerà, verrà in mio aiuto. Lo farà anche con la forza con la quale Gesù si rialza.

Gesù, Madre Santissima, come posso non fidarmi di Voi!


QUARTA STAZIONE

Gesù incontra sua Madre

Gesù, sfinito, si fermò un attimo e incontrò con lo sguardo la Madre Santissima. Lei riuscì ad avvicinarsi, ma le era impossibile rendergli alcun servizio esteriore. In seguito l’aiuto venne dal Cireneo. Un po’ di sollievo venne da Veronica. A Maria fu concesso soltanto di rimanere presso il Figlio amato. Lo serviva con tutto il suo cuore, sottomessa fino in fondo, affrontava insieme a Lui i più profondi, dolorosi, misteri. Perseverava accanto a Lui incessantemente. Sentiva il dolore di ogni nuovo passo. La feriva ogni spina della sua corona. Il sangue di Lui scorreva sul suo cuore.

Madre Addolorata e Vergine fedele, di fronte al tuo perseverare accanto a Gesù, come mi vergogno della mia inerzia e della mia mancanza di riflessione nella preghiera. Quante volte non seppi rimanere accanto al mio Signore! Quante negligenze, quante distrazioni, quanti pensieri stupidi, vanitosi occupavano il posto del mio Salvatore.

Guardando Maria che non abbandona Gesù che soffre, comincio a comprendere che cosa vuol dire essere dedita soltanto a Gesù.

Madre Addolorata, fa’ che questo mio fissare lo sguardo su di te, mi insegni a perseverare accanto al mio Signore in una preghiera ardente, anche se dolorosa.


QUINTA STAZIONE

Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce

I carnefici notano che Gesù diventa sempre più debole, che non è più in grado di trascinare sul monte, con le proprie forze, la croce… Fermano un operaio di Cirene e lo costringono ad aiutare il Condannato divino. Senza entusiasmo, costretto – come dice il Vangelo – Simone si carica di quel peso. Non conosciamo i suoi pensieri durante questi stupendi istanti in cui porta insieme a Gesù la sua croce, ma forse tante volte abbiamo sperimentato la dolcezza che viene dai piccoli atti compiuti per puro amore di Dio presente nell’uomo.

“Portate i pesi gli uni degli altri” (Gal 6, 2). Conosco io la gioia di servire il mio Signore nei fratelli, specialmente nelle mie consorelle? Forse a volte sono rimasta indifferente di fronte alla loro impotenza, alla loro stanchezza, al loro abbandono – passavo oltre lasciandole alla loro debolezza con questo sentimento: “Signore Gesù, affronta da solo la tua fatica …”. Fisso il mio sguardo sulla Madre Santissima. Abbraccia Simone con lo sguardo colmo d’amore e di gratitudine, ringraziandolo senza parole. Con la stessa gratitudine guarda anche me tutte le volte che aiuto a Gesù a portare la croce, quando volentieri lo servo nel prossimo.


SESTA STAZIONE

La Veronica asciuga il volto di Gesù

Gesù procede nel chiasso e in mezzo agli schiamazzi, nella polvere e nel calore di mezzogiorno. Il Volto Santissimo è gonfio di colpi, sputacchiato, sudato. Dalla fronte ferita dalle spine della corona sgorga il sangue e riempie gli occhi santissimi. Il cordone dei soldati gli si stringe intorno.

La Veronica cammina con coraggio, pronta a tutto. Si avvicina a Gesù e con un fazzoletto fresco, pulito, asciuga delicatamente il Volto santissimo del suo Salvatore.

Come doveva essere buono quel tocco da parte di una persona che ama, se diede sollievo a Dio stesso!

Accade il miracolo – Gesù lasciò mirabili tracce sul fazzoletto della coraggiosa Veronica, la quale davanti a tutti confessò la sua viva fede e il suo ardente amore.

Gesù trova in me un simile coraggio, quello di confessare con tutta la vita che il mio tutto è Lui stesso? Quante volte sono scesa al compromesso e trasgredivo le prescrizioni perfino nella vita religiosa, poiché temevo di essere chiamata “esagerata”, “formalista”, “la regola in persona”

Quante volte ebbi paura di fronte alla mia natura, senza combattere con coraggio i suoi capricci di vario genere. In quei momenti Gesù non era il mio tutto e procedeva con il volto sanguinante, coperto di sudore e di sputi.

E Maria? Come amò profondamente la Veronica, la quale, si può dire, la sostituiva in questo servizio.

Merito anch’io un uguale amoroso sguardo della mia Santissima Madre?


SETTIMA STAZIONE

Gesù cade per la seconda volta

Perde il sangue. Le forze sempre più diminuiscono. La debolezza pervade in tutte le membra. Le gambe non vogliono obbedire e Gesù cade per la seconda volta. Per la seconda volta si rialza, sebbene con un’immane fatica. Sul selciato rimangono le tracce del suo preziosissimo sangue.

Il rosso del sangue della via crucis ci dice: “A che cosa serve il mio sangue?” Il Signore Gesù non lo risparmiò mentre lo spargeva abbondantemente sulle vie di Gerusalemme e neppure lo risparmia oggi nei santi sacramenti da esso scaturiti.

Come apprezzo il sangue del mio Signore? Non spreco le grazie meritate proprio da questo preziosissimo sangue? Quante ispirazioni divine sono state respinte nella mia vita? Quante buone ispirazioni sono state trascurate? Quante sante Comunioni ricevute con freddezza? Quante sante confessioni negligenti? Quante preghiere “recitate meccanicamente”? Quante grazie dissipate?

O buon Gesù, che cosa sarà di me? “Questo è il calice del mio sangue…”, “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).

Mi rivolgo alla mia Madre. Lei rimane in adorazione del Preziosissimo Sangue del suo Figlio divino, del suo sangue. Da esso attingerà per me la grazia di una vera conversione e di amore per donarmi fino alla fine – forse anche fino allo spargimento del sangue…


OTTAVA STAZIONE

Gesù incontra le donne di Gerusalemme che piangono su di lui

Non mi meraviglio che queste donne, avendo incontrato Gesù in uno stato terribile, non riescano a trattenersi dal pianto. Può darsi che più di una di loro, deve a Gesù la sua guarigione; forse venne nutrita del pane miracolosamente moltiplicato, o forse sulla fronte di suo figlio si era posata la benedicente mano del Maestro di Nazareth?

Il Signore le mette in guardia ed ammonisce severamente: “Piangete su voi stesse…”. ”Se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?” (Lc 23, 31).

Sono consapevole che il Signore rivolge queste parole anche a me. So io piangere sinceramente i miei peccati? Non sono io questo albero secco? A volte mi sento secca come un truciolo, senza il minimo pentimento. Perché germini in me una vita nuova, c’è bisogno di umidità portata dalle lacrime di pentimento, affinché la mia anima, lavata nelle purissime acque della Divina Misericordia, diventi più bianca della neve.

Mi prostrerò ora in spirito sul selciato di Gerusalemme e confesserò di aver peccato. Dirò di essere pentita davvero sinceramente e con tutto il cuore, con tutta la mia impotenza interiore e che d’ora in poi voglio iniziare, con tutte le mie forze, una nuova vita, migliore e più zelante.

E quando mi alzerò, guarderò la Madre Santissima. Nei suoi occhi troverò il perdono di Gesù, la cancellazione di tutto il male dalla memoria e lo splendore di gioia per la conversione di una peccatrice.


NONA STAZIONE

Gesù cade per la terza volta

Il termine del cammino è ormai vicino - Cristo è esausto. Cade per la terza volta. Sta per terra con il volto nella polvere. Rimane prostrato sotto il peso della croce. Caduto a terra, schiacciato dalle nostre cattiverie: “Un verme e non un uomo!”.

Non bastò a Gesù predicare l’umiltà, l’abbassamento e la necessità di scegliere l’ultimo posto. Lo scelse per sé, talmente ultimo, che finora nessuno è riuscito a toglierlo a Lui.

Gesù desidera una cosa sola, quella che anch’io prenda gusto nell’essere umiliata, nel vivere nascosta e nell’essere disprezzata.

È stato Gesù stesso a scegliere per me questa strada, chiamandomi in una Congregazione la cui virtù fondamentale è l’umiltà. Ed io? Quanta superbia c’è in me, quanta ambizione, quanta vanità, quanto amor proprio! Perciò non voglio abbassarmi davanti agli altri, non mi piace l’ultimo posto, non accetto le osservazioni, cerco l’occhio umano, le lodi, il riconoscimento; ma il Signore Gesù si è prostrato per me, è stato oltraggiato, calpestato, tormentato dai carnefici.

La Santissima Madre guarda come impietrita questa dolorosissima caduta di Gesù. È come atterrita perché la mia superbia è talmente indurita, che per infrangerla ci è voluta una caduta di questo genere.


DECIMA STAZIONE

Gesù è spogliato delle vesti

Il lungo cammino è terminato. Sulla cima del Golgota, Gesù unisce le travi della croce, che ferirono dolorosamente la sua spalla. Sta in piedi spogliato di tutto. Lungo le spalle scoperte fino al bianco delle ossa con i colpi della flagellazione scende sangue. È l’unica porpora che lo veste. Non possiede nulla, eccettuato il dolore, la vergogna e l’infamia. Lui, il Signore del mondo intero e di tutta la creazione, il più povero degli uomini, l’ultimo tra i miserabili.

Tramite la grotta di Betlemme, la dura mangiatoia e le nude travi della croce, Gesù mi insegna che il suo più grande amore è la povertà.

“…Lo mise nella mangiatoia, poiché non c’era posto per loro nell’albergo” – così fu alla nascita.

“… Gli strapparono di dosso la tunica…” – così fu al momento di morte.

“Beati i poveri in spirito…” (Mt 5, 3).

O Gesù, talmente denudato, cosa posso dirti io, che ho fatto il voto di povertà? Nella mia vita religiosa sono stata veramente fedele alla mia promessa? Quante esigenze, quanti capricci, quante mollezze, quante lamentele per la mancanza di qualcosa, per le pene, per il lavoro faticoso, per le cure mediche non abbastanza buone…, pretese infinite. Ma forse, nonostante il voto, mi curavo da sola, procurandomi varie cose, senza il permesso? Forse prendevo qualcosa nascostamente? Gesù, guardandomi, non dovrebbe dire con tristezza: “Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli” (Mt 19, 20).

Adesso, qui in cima del Golgota, voglio disfarmi di tutto questo ingombro. Lasciare qui tutti questi fagottini, rompere tutti i legami – spogliarmi così, nella verità, fino al fondo della mia anima.

Guardando la Madre Santissima, poverissima, che offre in sacrificio al Padre celeste il suo sommo Amore – Gesù, anch’io, per mezzo delle sue mani, offro a Dio il mio più intimo desiderio, di non possedere nulla. D’ora in poi faccio di Maria l’unica proprietaria di tutto ciò che ancora in qualche modo possiedo o di cui posso venire in possesso.


UNDICESIMA STAZIONE

Gesù è inchiodato sulla croce

Il Signore Gesù si mette da solo sulle travi della croce. Sta sopra di esse come un’Ostia trasparente sulla patena usata durante la Messa.

“È stato offerto in sacrificio, poiché l’ha voluto lui”. Un attimo di solenne silenzio e dopo, il colpo del martello schiaccia il Corpo, strappa i tendini, frantuma le ossa… Dalle quattro profonde ferite sgorga abbondante il sangue.

“Sì, è stato obbediente fino alla morte…”.

Mi vengono in mente le parole a me rivolte il giorno della professione: “Ricevi questo crocifisso perché sia per te un costante ricordo, che con i santi voti tu ti sei liberamente inchiodata alla croce del tuo Signore Gesù Cristo…”.

Gesù, inchiodato alla croce, davanti a te, che ti sei stretto ad essa con tutte le ferite del corpo, cosa posso dire del mio essere inchiodata, del mio voto di obbedienza? Quante volte nella vita mi sono staccata dalla croce, quante fughe, ribellioni, quanti lamenti, quante critiche, violazioni dello spirito di fede! Ho fatto il voto, ho promesso, di lasciarmi crocifiggere, per seguirTi Crocifisso, ma non ho resistito. I chiodi dei miei voti religiosi erano certamente deboli, fatti di miseri metalli. Hanno ceduto. Forse ora sto vagando, apparentemente sono in convento, ma praticamente con lo spirito sono come se fossi fuori di esso. Il mio crocifisso della professione non è per me in questo istante un rimorso di coscienza?

Madre dei Dolori, tu sei fedele fino alla fine al tuo “fiat” dell’Annunciazione. Vergine fedele, sii anche in me fino alla fine Custode della mia professione!


DODICESIMA STAZIONE

Gesù muore sulla Croce

È mezzogiorno. Gesù innalzato sulla croce, è stato appeso tra il cielo e la terra. Inizia l’agonia di tre ore.

“Il Signore Gesù entrò in un terribile abisso di dolore, di sofferenza, di abbandono e di tenebre. E così rimase da solo, poiché «avendo amato, li amò fino alla fine»” (cfr. Gv, 13, 1)

Nessuno di noi comprenderà il santo mistero dell’agonia di Gesù.

In queste ore di amore Gesù dona a noi la Madre Santissima, l’Essere umano che Egli amò più di tutti. Da quell’istante Lei è ormai per sempre nostra.

Sono le ore 15:00. L’ultima ora della Suo Cuore agonizzante. L’ora della rinascita del mondo intero, l’ora della nostra nascita. La nostra Congregazione è stata concepita nel Cuore Agonizzante di Gesù. In Esso, ciascuna di noi dovrebbe trovare il suo più alto, più profondo, l’unico amore.

È così nella mia anima? Il mio cuore puro è donato indivisibilmente al Sacro Cuore di Gesù? Vivo io ogni giorno i desideri del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante?

Confesso con pentimento, che il mio cuore ancora così stretto, inquinato è chiuso in se stesso. Intricato nelle creature, intralciato dalla volontà propria, non è degno dell’amore di Gesù. E tuttavia ha nostalgia di un amore vero, purissimo e di donarsi “totalmente”.

Madre di Gesù, Madre Addolorata e Madre mia, Tu che hai amato Dio come nessun essere umano, fa’ che il mio cuore si espanda in uno sconfinato amore verso Dio – Uomo sofferente, mio Salvatore, Signore e Sposo.


TREDICESIMA STAZIONE

Gesù è deposto dalla Croce

Il corpo esanime di Gesù pende dolorosamente dalla croce. Il centurione si avvicina ed “uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua” (Gv 19, 34).

Ecco la risposta di Dio alla rabbia dell’uomo! Gesù è morto, ma continua a dare. Apre il suo Cuore, affinché l’uomo possa riposare in Lui.

Il Corpo santissimo tolto dalla croce, riposa tra le mani della Madre dei Dolori. Lei, in grande silenzio, lava le membra santissime. Le lava con il suo purissimo e doloroso pianto. Adora le ferite santissime, profonde, e specialmente l’abissale ferita del Cuore di Gesù.

Adora tutto il Corpo santissimo, su cui sono scritti col sangue i nostri peccati. I peccati dei suoi figli. Medita nel silenzio del Cuore Immacolato il grande mistero di Dio martirizzato.

Gesù, inchiodato alla croce, davanti a te, che ti sei stretto ad essa con tutte le ferite del corpo, cosa posso dire del mio essere inchiodata, del mio voto di obbedienza? Quante volte nella vita mi sono staccata dalla croce, quante fughe, ribellioni, quanti lamenti, quante critiche, violazioni dello spirito di fede! Ho fatto il voto, ho promesso, di lasciarmi crocifiggere, per seguirTi Crocifisso, ma non ho resistito. I chiodi dei miei voti religiosi erano certamente fatti di miseri metalli. Hanno ceduto. Forse ora sto vagando, apparentemente sono in convento, ma praticamente con lo spirito sono come se fossi fuori di esso. Il mio crocifisso della professione non è per me in questo istante un rimorso di coscienza?

Madre dei Dolori, tu sei fedele fino alla fine al tuo “fiat” dell’Annunciazione. Vergine fedele, sii anche in me fino alla fine Custode della mia professione!


QUATTORDICESIMA STAZIONE

Gesù è deposto nel sepolcro

Si fa sera. Gli amici di Gesù con massima venerazione depongono nel sepolcro il Santissimo Corpo. Il “seme” è morto. Nella terra è stata deposta la santissima semenza del Padre celeste, portatrice al mondo intero di una vita nuova.

Fermandomi accanto al sepolcro di Cristo, capisco, di dover morire completamente a me stessa, affinché Dio possa vivere pienamente in me. La mia vita deve essere nascosta con Cristo in Dio.

Il mistero della morte, della vita nascosta, della spogliazione è unito nel modo più stretto possibile con il mistero della vita, della luce, dello sviluppo e della libertà.

“Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24, 26).

Nella mia vita c’è bisogno di penitenza, di dolore, di sofferenza. Bisogna rinnegare i propri desideri, spesso anche i migliori, quando Dio vuole diversamente.

Bisogna cancellare i propri progetti. Bisogna rinunciare agli affetti e agli attaccamenti naturali. Ho tanto bisogno di tutto questo, per poter diventare un seme gettato dalla mano di Cristo nella terra della vita religiosa, il seme che produrrà frutto, soltanto morendo completamente.

La Santissima Madre sta accanto al sepolcro, silenziosa e stranamente solenne. Si allontanerà da qui per un attimo, per attendere nel silenzio della sua anima, l’aurora della Domenica di Pasqua.

Non la troveremo tra le donne che vanno sempre di corsa, né tra gli apostoli, tormentati a turno dal dubbio e dalla tristezza, dalla gioia e dalla speranza.

Lei mi insegna – la Vergine umilissima, amore per il silenzio e per la vita nascosta. Morire a se stessa come un seme nella terra, per germinare in seguito come grazia divina e diventare Regina dell’universo.


Al termine

Insieme con la Santissima Madre abbiamo terminato la via della croce del nostro Signore. Ci troviamo davanti all’altare, sul quale Lui dimora incessantemente, lo stesso Gesù, martoriato, vivente, vero, donato totalmente ai nostri cuori.

O mio buon Gesù, durante questa Via crucis ho capito, che tu l’hai fatta non soltanto una volta sola in quel primo Venerdì Santo del Calvario, ma l’hai ripetuta più volte anche nel mio cuore. Sperimentavi in esso l’indifferenza, l’abbandono, la poca attenzione. Vi hai trovato il duro selciato. Procedevi nel chiasso e nel turbine di polvere di pensieri impuri, superbi, vanitosi, invidiosi, di parole offensive, ingiuriose che recavano torto agli altri, critiche, peccaminose. E nel mio cuore risuonava il martello della crocifissione e in esso tu agonizzavi, mio Signore, abbandonato da me.

Tuttavia anche in questo cuore così vile, ingrato si è compiuto il miracolo dell’apertura del tuo Cuore. Sono scesi su di esso il tuo Sangue di amore che perdona e l’acqua che lava.

Credo, mio Signore, con tutte le forze dell’anima mia, che mi hai perdonato e hai dimenticato tutto. Spero, con una filiale fiducia, semplice, colma di pace, che nonostante le mie cattiverie, mi ami tanto. E a questo tuo amore voglio rispondere con un totale dono di me. Quando rinnoverò i miei santi voti, desidero che ogni mia parola sia verità, la pura verità!

Madre Santissima, nelle tue mani purissime depongo questo mio dono di me a Gesù. Custodiscimi e difendimi come tua proprietà. La tua custodia garantirà in modo più sicuro la mia appartenenza a Gesù!


il Programma annuale del lavoro spirituale