La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

150°

„Chi ama e conosce Gesù, desidera condurre tutti da Lui”

 

 


 

Cracovia, 3 ottobre 1886

JMJ

Amata Ilse,

            Prima di tutto, grazie tante per le lettere, le immaginette, le foto e simili. Sei molto perseverante, perché, nonostante il silenzio da parte mia, non hai rinunciato alla corrispondenza con me; ti prego, riprendi a scrivermi senza indugio, anche se io non potrò scriverti spesso – queste lettere sempre ci terranno unite, e nelle mie preghiere ti ricordo ogni giorno.

            Veramente con te ho un osso duro da rosicchiare! Ho tanto da scriverti, che non so da dove cominciare. Sì, attualmente ho seri studi da svolgere, sono molto occupata e perciò, perdonami il mio silenzio; non devi però pensare che voglio in questo modo trattenerti dallo scrivere a me: questo sicuramente no!

            Vado bene, e la cosa più importante è che sono felice di raggiungere lo scopo della mia attesa e della mia nostalgia. Ciò non significa che ora sono terminate la lotta e la croce, adesso la battaglia appena sta iniziando, e un cristiano senza la croce sarebbe come un guerriero senza lo scudo e la spada. Vedi, direi che la vita nel convento è una catena di lotta e di croce, circondata da tutte le parti da una luminosa atmosfera di felicità. Spesso essa è forse così trasparente, che non viene notata; ciononostante esiste e rimarrà sempre, fino a quando l’uomo non respinga da sé questa catena insieme alla protezione.

            La mia felicità è la cappella di qui. Ilse, una volta vorrei portarti qui insieme a me, la mattina presto, quando ancora è buio e non vi è nessuno. La luce rossa della lampada perpetua si riflette sul tabernacolo; il quadro dell’Immacolata Concezione appena si delinea in contorni sfumati: “Qui c’è Dio!” e chi è che non lo sente! Non potresti fare altro che adorare cadendo in ginocchio. Ilse mia, vorrei averti qui per tre giorni, sotto l’influsso diretto del Salvatore nascosto sotto la specie di pane.

            Perdonami questi miei desideri, essi si destano perché sei veramente una persona cara e ti voglio bene. Devo descriverti il convento! Temo, tuttavia, che ciò non soddisferà la mia Ilse molto romantica. Non voglio scriverti nulla degli “alti chiostri, di vetrate colorate, di antichi saloni chiusi con la volta, nei quali si librano i fantasmi”. Non posso perfino raccontare del misterioso silenzio che qui domina, poiché lungo quasi le ventiquattro ore, sento qui un misto strimpellare di gamme c-dur e di sonatine, che giungono da ogni angoletto del pensionato. Il nostro convento è di… - aspetta un attimo – di forse quattro piani, invece il noviziato, la mia residenza, si trova in un edificio laterale di un piano. Non ho tempo, per disegnarti tutto questo. Dalla finestra vedo un alto recinto rosso in mattoni ed alcune acacie. Potrai immaginarti questo perfino senza il disegno. Come ho già detto, una “poesia” qui è la cappella e ancora una volta la cappella. Al di fuori di questa, il lato romantico è rappresentato debolmente.

            Dalla tua prima lettera devo ora estrarre una frase ed oppormi nel modo più gentile possibile. Scrivi: “Ancora mi difendo contro la lettura della Sacra Scrittura”. Una persona si difende, se ritiene che per colpa propria, oppure su consiglio di una terza persona, abbia fatto qualcosa di male. Questa terza persona sarebbe dunque la Chiesa? Io non mi difendevo; volevo soltanto farti notare come opportuna e saggia è questa disposizione della Chiesa.

            Mi chiedi come sono vestita. Attualmente forse in un modo un po’ pittoresco: un vestito liscio, nero, un grembiule, il colletto e la cuffia bianca. Mentre passeggio nel giardino mi fa ridere la mia ombra; è un po’ cosi [l’abbozzo]. La mia foto en échange  della tua, per la quale ti ringrazio tanto. Non posso esprimere la mia opinione poiché non ti ho mai visto. Abbiamo tre giardini conventuali, però non grandi.

            Il mio noviziato durerà, come penso, due anni, ma fino a quel momento passeranno ancora molti giorni, settimane e mesi! Noi non andiamo alla questua, poiché abbiamo la clausura e mai varchiamo la soglia del convento. La mamma può venire a trovarmi; spero di incontrarmi qui con lei e con Maria Teresa la prossima settimana. La regola del nostro ordine è quella di Sant’Agostino, se vorrai leggere la sua biografia conoscerai ulteriori dettagli.

            Questo è il mio orario del giorno: la sveglia alle ore 5.00, dopo ci rechiamo al coro, seguono: la colazione, lo studio, il pranzo, ancora lo studio, il coro, la recita del rosario, la ricreazione, a volte la ricreazione con le educande e – immagina – alle ore 21:30 bisogna già dormire. Così scorre il tempo, un giorno dopo giorno, velocemente e tranquillamente! Non vorrei fare il cambio con nessuno al mondo, sento quanto dovrei essere grata a Dio! Sapessi soltanto comportarmi conforme a questo!

            Ilse mia, prega per me, per non deludere ho tanto bisogno di aiuto dall’alto. Sai, quando si passa d’improvviso dal mondo, in un ambiento dove l’atmosfera è completamente diversa, devota, ogni persona sembra ormai mezza santa, si può essere presi da senso di paura: la persona addirittura si chiude e pensa che sia impossibile raggiungere ciò che ha dinanzi a sé.

Ti saluto, ogni giorno prego per te. Scrivi presto.

Giulia

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