La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

150°

„Chi ama e conosce Gesù, desidera condurre tutti da Lui”

 

 


 

Lipnica, 3 giugno 1886

                Ilse mia,

                Ieri ho ricevuto la tua gradita lettera; poiché proprio oggi ho un po’ di tempo libero, cosa che non mi capita spesso, voglio sfruttarlo per scriverti.

                Prima di tutto, Ilse mia, ti ringrazio perché preghi tanto per me. Hai ragione dicendo, che ora ho più bisogno di preghiera, affinché, da un lato, non tema, vedendo chi sono e dove vado, dall’altro lato, perché io non attribuisca a me stessa nulla di ciò che è soltanto un dono di Dio, un dono della sua grazia, del tutto immeritato. Devo lottare contro entrambi questi sentimenti. Quando, a turno, mi vengono dei pensieri superbi, mi chino allora profondamente, bacio la terra e dico a me stessa: sei peggio di questa polvere della terra, perché essa compie la volontà di Dio, e tu ti sei opposta ad essa ormai tante volte.  E quando, a volte, mi prende la paura al pensiero di aver così spesso offeso il mio Signore, abbraccio in spirito la Sua croce santa e cerco la protezione lì, dove Lui non può essere con me adirato! Attendo dal Signore che mi sostenga, che mi aiuti, affinché io non cada, ma lotti così a lungo quanto a Lui piacerà, e riporti, grazie a questo, la vittoria. L’essere umano è sulla terra per combattere, e quando la lotta diventa dura e ostinata, Egli rimane con noi, finché non lasciamo sfuggire la Sua mano dalle nostre mani.

                Non immagini quale grande felicità mi infonde a volte il pensiero di non possedere nulla all’infuori di Lui. È un pensiero indicibilmente dolce. Nel mio cuore non deve dimorare nulla, assolutamente niente, soltanto Lui, il Suo amore, che è tutto per me. Ho già la nostalgia dell’istante in cui potrò dire: “Mio Dio e mio tutto”.

                Lunedì mi recherò a Cracovia e per tre giorni rimarrò nel convento; ciò mi rallegra molto. Sapessi come là, tutte le religiose sono piene di bontà. Di fronte a loro mi sento così misera e temo che cosa sarà, quando un essere così imprudente si troverà tra loro. Là tutto infonde amore e pace. I santi angeli del Signore aleggiano sopra quella casa.

                Alla fine di giugno dovrò entrare. Certamente penserai allora molto a me! Di certo ti scriverò, poiché la reverenda madre mi ha già dato il permesso di farlo; quanto spesso, non lo so dire, perché questo non dipende da me. Trovandomi ormai in convento, divento quasi un corpo morto, che deve lasciarsi voltare, girare, comandare, spingere, senza la minima parola.                                                                                                                                                                                                                       

                Scrivi di aver ora dei frequenti dubbi se Dio esaudirà anche le tue preghiere offerte per me. Ilse, veramente, chi non avesse mai dei dubbi, non potrebbe dire: “credo”. Penso, che la fede è più alta, quando senza una sensibile consolazione, senza la luce nel cuore, una persona crede. Io apprezzo di più una fede cieca, la quale quando riconosce la verità, rimane forte ed irremovibile, anche se si abbattono su di essa le tempeste e gli uragani. Non è dunque un non credere, ma un merito. È più piacevole vedere con gli occhi dell’anima e del cuore, piuttosto che rimanere nelle tenebre. Ma appena ci si trova sulla irremovibile roccia della verità, non si devono temere neppure le tenebre. È lecito per noi imitare Pilato, il quale pose al Signore l’interrogativo: “Che cos’è la verità?” (Gv 18, 38), ma senza attendere la risposta. Numerose persone pongono questa domanda, ma quasi nessuno si ricorda di dare una risposta ad essa.

                Ilse, potresti rispondermi ad una domanda? Soltanto non prendertela con me per questo. “Che cos’ è la Verità, se può esistere una molteplicità di verità? L’una non smentisce forse l’altra? Dio è il Dio della verità e dunque può Egli riconoscerne più di una? Non appartengo a coloro che pensano che Dio respinge tutti coloro che credono diversamente, ma ritengo, che ognuno – indipendentemente dalla religione che professa – per poter essere salvato, deve essere pienamente convinto della veracità e della giustezza della propria religione. Si può dire che è impossibile che più verità possano esistere simultaneamente. Si può dimostrarlo con un semplice esempio. Della stoffa di un colore non si può dire che sia verde, celeste, rosso e che tutto questo sia vero. Una persona deve aver ragione, le altre hanno forse qualche difetto nell’occhio. Lo stesso deve riferirsi alla religione, e Dio, l’eterna Luce, deve guardare addolorato questa cecità delle anime, che Lo vedono in una falsa luce. Non se la prende con coloro che sono ciechi, ma non lo sanno. Ma che cosa sarà con coloro che intuiscono che esiste una luce più luminosa di quella che essi vedono, ma non cercano; coloro che sentono che i loro occhi possono essere ancora guariti, ma hanno paura dell’intervento che potrebbe aiutarli, giustificandosi che vedono abbastanza?

                Ilse, ti prego nel nome di tutto ciò che ami e che ti è caro, puoi rispondere: Sono completamente e fermamente convinta, di appoggiarmi sulla vera fede? Se sì, non voglio mai più tornare con te su questo discorso, poiché forse questo ti fa male; in tal caso sono tranquilla per quanto ti riguarda. Ti pongo questa domanda soltanto perché sono così attaccata a te e devi comprendere, che, secondo me, secondo la mia profondissima convinzione, sarebbe codardia o debolezza, non toccare questo tema, per timore di farti dispiacere, ed anche in considerazione del rischio, che potresti all’improvviso rompere l’amicizia e la corrispondenza. Credo tuttavia, che apprezzi la sincerità nell’amicizia. Se però, questa volta, ti avessi recato dispiacere, ti prego, perdonami e scrivimi di nuovo, quanto prima.

                A proposito del tuo desiderio, di avere una mia foto, la riceverai, se con ciò posso procurarti una gioia. Quando mi recherò a Cracovia, mi farò immortalare; lo debbo fare, lo reclamano da me. Devo inoltre giustificarmi a riguardo – come tu pensi – a una “spesa sconsiderata”. Non chiamo “frivola” qualcosa con cui si può fare piacere ad un’altra persona – e il confronto tra il fatto di farmi una foto e la mia coscienza, è positivo. Penso, che ci sarebbe una maggiore vanità, se volessi rifiutare di farlo; non sono, infatti, un essere straordinario, da non poter farmi fotografare, come ogni persona ordinaria.

                Mi sento molto bene in questa mia solitudine qui! Ricevo buone notizie dalla mamma e dalle sorelle, non so nulla di Maria Teresa e devo consolarmi con il detto che “nessuna nuova, buona nuova”. 

                Forse, per caso, una volta verrai a Cracovia e allora, verrai a trovarmi? Ritengo molto comprensibile il fatto che il tuo ambiente si stupisca della nostra corrispondenza ; certamente, noi ci siamo incontrate in un modo straordinario: è stato soltanto Dio a unirci e a condurre una all’altra, in Lui non c’è alcuna separazione. Lascia che il tuo ambiente faccia delle previsioni e ridi di questo.

                Quanto dici di Hannover, comprendo fin troppo bene. Sono troppo fervorosa se si tratta di patriottismo. Sono felice che nessuna rivoluzione, come quella dell’anno 1863  non sia scoppiata prima della mia entrata in convento; non garantisco che non sarei scappata, per dare una mano. Non comprendo come si possono superare tali sentimenti. Mi ripeto spesso che tutti, infatti, abbiamo una vera patria e Dio ama ugualmente ogni nazionalità, come dunque è possibile, peregrinando su questa terra, attribuire un valore così importante al fatto di chiedersi in quale reggimento uno serve Dio, se soltanto Lo si serve con fedeltà? Niente da fare, con ciò non diventerò più fredda nei miei sentimenti patriottici.

                Per quanto tempo ancora ti fermerai a Neustrelitz ? Vedrai Maria Teresa ancora quest’anno, prima che lei arrivi a Lipnica?

                Ora davvero termino questa mia, altrimenti dimenticherò che ogni cosa ha il suo termine. Scrivimi presto, Ilse cara, e non adirarti perché ti ho scritto come si può scrivere soltanto a coloro che si pone al di sopra del proprio “io”.

Con affetto sincero

tua Giulia

 

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