La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

150°

„Chi ama e conosce Gesù, desidera condurre tutti da Lui”

 

 


 

Lipnica, 14 febbraio 1886

Ilse mia,

Proprio adesso ho ricevuto la tua lettera. Non ho idea di che cosa scriverti per cominciare; innanzi tutto devo chiarire un equivoco. Non supponevo che tu ritenesti troppo ardente l’amore per Dio; dato che questa felicità è a voi sconosciuta, pensavo, che un’ardente, amorosa lode di Colui, che sempre rimane tra noi nel tabernacolo, fino alla fine del mondo, ti sarebbe sembrata esagerata. Ritengo di non dover dubitare che tu non sei indifferente sotto questo aspetto, altrimenti non potremmo mai arrivare ad un accordo; siamo infatti unite soltanto da legami di santo amore. Vedo in te il riflesso della Sua luce. Questa luce mi attrae. Vedo Lui in te e ti amo in Lui. Come è bello essere unite, per amare; le fiamme si uniscono e si innalzano come un solo puro olocausto, davanti al Signore che fonde entrambi i cuori nel fuoco del suo Amore.

Dovresti ritenermi una persona molto intollerante, se io credessi che un Dio d’amore avrebbe potuto respingere coloro che si rivolgono a Lui con fede e amore. No, Ilse mia, pensa soltanto che io vorrei vedere tutti gli esseri umani, specialmente quelli che amo, uniti intorno alla prigione del Suo amore, intorno al cielo sulla terra. Da qui scaturisce un sentimento naturale che lì, dove si trova la mia somma felicità, vorrei che ci fossero tutte le persone a me care. Lui è ovunque vicino a noi, poiché in Lui viviamo e in Lui esistiamo, ma il sentimento che mi pervade quando dico a me stessa: “Egli è qui, davanti a me così, come viveva sulla terra, è vicino a me e mi guarda amorevolmente” – non riesco ad esprimerlo! – Vedi, il mio desiderio sarebbe morire, liquefarmi nell’amore, inginocchiata da sola davanti al Suo tabernacolo.

Avrei un solo desiderio: morire giovane. Il mondo mi sembra così futile, così subdolo. Visito volentieri la tomba di mio padre; lì c’è tanta quiete e silenzio, che mi sembra quasi di appartenere ormai al regno dei defunti. Tuttavia, la volontà di Dio prima di tutto; se mi è destinata una vita lunga, dalla Sua mano la voglio accettare.

Ilse, puoi stare tranquilla che io non parlo con nessuno di ciò che mi scrivi. Noi due siamo da Lui unite e nessun altro, vero? Hai ragione, Ilse mia, di lottare contro la tua nostalgia della lontananza. Penso, che spesso un merito maggiore è quello di resistere con calma, invece di assecondare la propria volontà, perfino quando, nel primo caso, ci sembra di non far nulla, e nel secondo - che avremmo potuto fare tanto. Si compia la Sua volontà, e il resto può essere per noi indifferente.

Ti ringrazio per l’immaginetta che mi hai mandato. La metterò nel libro di preghiere come un caro ricordo dalla mia Ilse. Puoi essere certa che prego per te. Tu fai lo stesso per me, vero?

Ora devo rispondere alle tue domande fattemi nella tua penultima lettera. Che cosa penso sul tema del risparmio? Sia in questo, come in ogni altra questione, penso che la cosa migliore sia il giusto mezzo. Odio sia la tirchieria come un esagerato spreco di soldi, specialmente per le cose inutili. Per quanto riguarda la parsimonia, il mio ideale sarebbe risparmiare molto, se si tratta di necessità e di desideri miei personali, ed avere il portamonete aperto ai bisognosi, ma senza esagerazione. Prendere in prestito il denaro e non restituirlo è, nel miglior caso, una grande mancanza di memoria, meglio non parlarne nemmeno. È un modo di agire che odio!

Possiedo la Filotea; è molto bella, ma non mi piace tanto quanto l’Imitazione di Cristo. Conosci gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio? Mi piacciono tanto, li leggo ogni giorno; contengono tanta bellezza, ma con ciò lasciano ai pensieri la libertà di svilupparsi sul cammino indicato.

Ho letto con gioia ciò che hai scritto della tua infanzia. Posso comprendere tanto meglio i tuoi sentimenti. Crescevi in un’atmosfera luminosa, pervasa dalla poesia. Non so di dove viene la mia inclinazione alla solitudine e a chiudermi nel mio mondo. Fino ai sedici anni ero una birbante viziata, mi arrampicavo su ogni albero; mi divertivo come una sciocca, non soltanto nel giardino, ma perfino durante le passeggiate. Penso che qualcosa di questo è rimasto ancora in me, nella predilezione alle imprese audaci, d’azzardo. Nella scuola conventuale che frequentai per sei anni, ero benvoluta a motivo della mia gioia. Continuo ad essere allegra, ma mi sono molto placata, da quando mi sono interessata di più della mia vita interiore. I miei ricordi più cari riguardano i tempi trascorsi in convento, cioè l’ultimo periodo, quando cominciai ad occuparmi dei propri pensieri. Dalle sale del convento affluivano un particolare silenzio e la pace. Quando mi sentivo a disagio, la sera spesso camminavo da sola per i lunghi corridoi illuminati da una luce debole; il mio cuore si sentiva così bene lì. In modo particolare mi piaceva la superiora di quel convento; purtroppo essa arrivò nella scuola quattro anni dopo di me. Dopo la mamma, lei era per me la più fedele e la più brava confidente, potrei dire: una seconda madre. E continua ad esserlo; nessuno mi comprende come lei. Già mi ha salvato da alcune sciocchezze. Devo fartela conoscere.

Ora conosci già il “trifoglio a cinque foglie” che io amo con tutto il cuore nel Suo Cuore: mamma, Maria Teresa, mio fratello Vladimiro, questa superiora. Sei capace di indovinare la quinta piccola foglia? Rispondimi! Maria Teresa ti ha raccontato del mio Vladimiro? Non riesco a descriverlo a te. Immagina santo Stanislao, nella sua tonaca talare nera: delicato, pallido, giovane, circondato da un’aureola di silenzio e di pace – ecco come vedo il mio Vladimiro. Osservo la sua superiorità, non so se più con venerazione o più con affetto.

Il mio “trifoglio a cinque foglie”, donatomi dal Signore, è selezionato in bel modo, ogni piccola foglia è diversa, ognuna, tuttavia, è sublime e luminosa. Mia sorella Maria morì a dodici anni di età; era un piccolo angioletto, che Dio ritenne troppo buono per questa pungente aria terrena. Aveva sofferto molto, sempre era stata di salute cagionevole e debole, ma il suo cuore era ricco d’amore e di bene.

A te piacciono i terreni pianeggianti, piacciono anche a me; oltre la città di Bochnia, si estendono enormi pianure; questo è così bello, così grande; gioisco tutte le volte quando ci rechiamo da quelle parti. I pensieri corrono verso l’infinito, ciò fa venire in mente l’infinito, e l’infinito è Dio! Queste pianure si vedono anche dai nostri colli; ogni volta che mi è possibile, cerco di salire sulle colline, per guardare questo mio mare azzurro, come chiamo queste pianure.

Non penso di poter essere indotta in errore attraverso le tue lettere a Maria Teresa. Ti ho sempre ritenuto e ti ritengo, una persona appassionata e ardente; non mi meraviglio che, all’inizio, ti sei impegnata con un ardore eccessivo nel rapporto con Maria Teresa; non sei stata la prima a farlo. Tuttavia, l’hai avvertito tu stessa e il tuo orgoglio lo rifiuta. Penso tuttavia che tu vuoi dominare la passione tramite l’orgoglio, ma ciò non garantisce nessun effetto sicuro. Le anime grandi sono di solito appassionate. Ritengo pure, che contro ogni tipo di passione, ci sono due armi efficacissime: umiltà e amore. Quest’ultimo per amore, orienta i propri affetti verso un puro amore di ciò che è eterno; l’umiltà, sopporta volentieri e tranquillamente il senso della propria debolezza e della nullità, e con tutta la fiducia chiede aiuto a quell’Unico, a Colui che comanda la tempesta e il mare. Per la Sua gloria l’essere umano deve tendere alla perfezione, e non alla propria soddisfazione.

Ho scritto quello che penso. Se questo non ti corrisponde, litiga con me almeno una volta; mi sembra che vuoi fare di me ancora un predicatore e non so come si è giunti a questo! Io stessa per cambiarmi ho bisogno di tanta fatica, tale da poter ridere, quando devo fare un’osservazione a qualcuno; non mi meraviglierei se tu mi dicessi che sono presuntuosa.

Ora devo chiudere. Ho molto da fare. Spero, che la prossima volta potrò, di nuovo scrivere una lunga lettera. Ti scrivo molto volentieri, mia Ilse.

Tua di cuore

Giulia

Maria Teresa non mi ha raccontato molto della tua amica Himiber.

 

 

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