La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

AGGIORNAMENTO e Incontro delle Comunità del Centro Italiano - Roma, 10 marzo 2019


con Don Marco Cianci

 

GAUDETE ET EXSULTATE


 

     

 


 

LA SANTITA’


 

 

1° MEDITAZIONE

 

La santità va vista oggi come la stoffa della vita cristiana; papa Francesco vuole eliminare l’aurea dei super uomini ma dei veri peccatori. Gesù non riesce convertire nemmeno un giusto ma un più di un peccatore, che è consapevole di avere il bisogno di Gesù.

Il cammino di una Chiesa che vuole convertirsi è il cammino della Chiesa che vuole convertirsi; il santo dunque non è un super uomo ma è un uomo vero.

La santità è la consapevolezza di essere amati da Dio – la santità è liberante perché smaschera tutte le pagine dell’orgoglio…. (citazioni da Henri-Marie de Lubac …)

In che modo io guardo con coraggio le novità della Chiesa?

In che modo mi rapporto con le nuove forme dell’evangelizzazione nella Chiesa?

In che modo guardo le altre congregazioni?

La chiamata alla santità è del momento presente!!!

L’Esortazione alla santità Gaudete et Exultate – cfr Mt 5,12

Promuove un processo: suscitare qualche riflessione, avviare dei cammini…

 

Quattro carateristiche della santità:

1.       Una santità ordinaria (vedi: Paul Clodel “la santità non è baciare un lebbroso sulla bocca o morire in una terra pagana – la santità è rispondere alla propria vocazione…”. Il papa Francesco la vede nel popolo di Dio, che lavora nella vita quotidiana. E’ associata spesso alla pazienza e alla costanza di andare avanti giorno per giorno. La santità, dunque va cercata tra le persone a noi vicine. La santità non è un miraggio lontano o un dono per pochi eletti ma è alla portata di tutti noi. GE, N.7 – La santità “della porta accanto”.

2.       La santità del popolo: è una realtà del popolo – il santo è in alleanza agli altri uomini GE, N.6 - La chiamata è una cosa singolare me è sempre da considerare la sua identità dentro un popolo; Dio si è incarnato nell’ambito del popolo in cammino (consideriamo le persone con le quali stiamo nella nostra vita di tutti i giorni). La dimensione comunitaria non è secondaria!

3.       La santità personale: non dobbiamo mai buttar via nulla di ciò che abbiamo della nostra carica umana, ma tutto dobbiamo mettere a disposizione di Dio. Cfr. LG 11 – è un appello personale: GE, N.11 – esistono molte forme di testimonianza.

4.       La santità graduale – significa invitare gli uomini e le donne ad un cammino sempre per uscire dalla schiavitù per entrare nella terra promessa. La cosa più importante è quello di non arrendersi ma di andare sempre avanti verso la méta GE N.24

 

La cosa fondamentale è quella di “AGGRAPPARCI al Vangelo”.

 

Dalla “santità” possiamo passare a quella della vocazione – con almeno tre caratteristiche:

1.       Considerare i propri doni e l’inclinazione personale di ciascuno di noi;

2.       La circostanza certa – è l’amica più cara che abbiamo; la vita diviene la scommessa che la condizione in cui (accidentalmente o no mi trovo) per la crescita.

3.       Avere convinzione che la mia vita è “necessaria” per la vita della chiesa – scoprire di che cosa ha bisogno la vita e la chiesa oggi.

Lo ATTENZIONE: non dobbiamo mai crederci di ‘essere arrivate’ – abbiamo sempre bisogno di osservazioni e di correzioni per la nostra crescita. Dobbiamo educarci a leggere la “circostanza”. Riuscire a leggere a 360° ogni luogo e l’opportunità. Dobbiamo educarci di avere gli occhi a vedere il bene e a sorridere al bene!

Dobbiamo imparare a parlare con la ‘parresia’…

(GE, N 3 – va bene tutto ? Non va bene niente!)

 


 

2° MEDITAZIONE

 

Lc 15, 11-35

Alcune note: il brano va contestualizzato (vedere i versetti precedenti).

Nella nostra parabola tutti chiamano ‘padre’ ma il figlio maggiore non lo chiama mai con questo nome – usa: “questo tuo figlio”. Il problema di questa parabola è la relazione del padre con i figli e dei figli con il padre. Il primo figlio sceglie la strategia della ribellione, il secondo sceglie quella del dovere (come fanno molti bigotti). E il padre Lui lascia andare via minore tranquillo; il padre non è come lo pensiamo noi – Dio non è Dio della legge, né delle religioni ma è un Dio della libertà.

I due figli rappresentano l’umanità: i peccatori (figlio minore) e i giusti (figlio maggiore). Questi due figli ciò che hanno in comune e l’immagine del padre: doverlo servire e non volerlo servire. Il padre fa una cosa strana: vede che il figlio ha l’immagine di lui sbagliata allora divide la ‘vita’ – divise le sue sostanze tra i due figli; vorrebbe che anche l’altro se ne vada. Il figlio minore va in un ‘paese lontano’, pensando che solo così avrà la sua libertà. Anche noi abbiamo la visione di Dio che fa scappare dalla chiesa, mentre Dio rispetta la nostra libertà e anche quando noi sbagliamo ci lascia andare… Dio dà la vita ma lontano da lui troviamo la morte; Dio è libertà e lontano da lui l’uomo trova la schiavitù… Papa Ratzinger: “la chiesa o cresce per l’attrattiva o non c’è”. Dobbiamo porci la domanda: ‘come ci vedono gli altri? Siamo delle musone infelici o dimostriamo senza accorgerci trasmettiamo la nostra felicità di aver trovato il Vangelo di Cristo?’

 

Quando assolutizziamo il relativo allora troveremo degli idoli e diventiamo schiavi di loro!

 

 


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