TANZANIA

 

CRONACA DELLA  MISSIONE 

 


 

Il dispensario

            

    A Mkiwa non ci sono negozi, né un hotel..., dove poter comperare da mangiare e qualsiasi altra cosa che in un viaggio lungo si può avere bisogno. E' per questo che la Missione diventa una benedizione di Dio.

Bisogna aver fatto esperienza di trovarsi in un deserto per capire cosa possa significare ricevere un bicchiere di acqua con tanto caldo, una tazza di tè quando si è affamati.

 

La croce rossa del dispensario si vede da lontano e segnala la presenza di un possibile aiuto. Spesso anche durante la notte siamo svegliate, ma benché assonnate, la porta si apre e si cerca di fare quel che si può. Una iniezione di clorochina fa abbassare la febbre e dieci minuti in un letto comodo, ridanno le forze. Un poco di tè e la vita ricomincia a sorridere di nuovo. Questo è il servizio che facciamo alla gente non solo di Mkiwa, ma anche di altri villaggi vicini e alle persone che passano sulla strada.

Già nel 1982 era stato programmato dallo Stato un dispensario a Mkiwa, data la grande necessità di un servizio sanitario, ma non è stato mai realizzato. Certo, il Signore aveva stabilito che fossimo noi, Orsoline, a dare questo aiuto ai malati, ai bambini, alle donne che debbono dare alla luce i figli in condizioni davvero difficili. Il Signore non dimentica i suoi poveri e perciò ha provveduto direttamente perché, come voi sapete, la struttura del dispensario con, annessa la maternità, è un dono della World Laboratory, col progetto Italsolar.

Gli ambienti sono piccoli, ma funzionali e forniti di tutto il necessario, anzi, abbiamo con l'aiuto dell'Opera Apostolica Missionaria e altre offerte, allestito anche un piccolo laboratorio per le analisi più urgenti e abbiamo messo a studiare a Dodoma una nostra ragazza - candidata alla vita religiosa - come laboratorista. I posti letto sono solo quattro, ma mai tutti e quattro sono occupati insieme. Due, tre ore a volte, bastano perché la mamma col suo bambino faccia ritorno a casa.

Quattro letti, quattro cullette, quattro armadi, quattro comodini e quattro sedie. C'è una sala parto; una sala piccolissima, dove entra solo un letto per le visite. C'è l'accettazione e la piccola farmacia per distribuire le medicine. Non mancano, naturalmente, i servizi igienici. Ieri è nato un altro bambino.

Vengono donne cattoliche, protestanti, musulmane..., pagane. Spesso vengono da lontano, all'ultimo momento. Non possono prendere mezzi di trasporto, perché non ce ne sono. A volte non fanno in tempo e danno alla luce il bambino sulla strada, sotto un albero, ma ugualmente arrivano col loro fagottino per ricevere l'aiuto necessario per sé e per il bambino.

Spesso siamo noi a dare il nome ai bambini, se le mamme sono d'accordo. C'è Rita e Giuseppe cattolici e Mariamu musulmana, c'è Maria Orsola cattolica ed Elias protestante... C'è Gaetano e Carolina, Bruno, Mario, Maria Pia, Clelia, Luigi e Mirella, Pietro e Zita, Antonia e Lucio, Edda, Margherita, Stella, Valter, Francesca Pia ed altri ancora... Ad ogni bambino nato, regaliamo vestiti e copertina. Chi porta il nome che abbiamo dato noi, in ogni compleanno e altre feste, riceve regali, e ai più poveri si dà sempre qualcosa sia per vestire che per mangiare quando vengono per le vaccinazioni. Anche la mamma riceve da vestire e da mangiare, quando ci rendiamo conto che è molto povera o sola. E se vediamo che ha bisogno di cure speciali, la lasciamo in dispensario qualche giorno finché non si sia ristabilita.

La gente è molto riconoscente per questo servizio e ormai abbiamo allargato l'aiuto ad altri villaggi, dove si va ogni quindici giorni circa. In questi giorni, poi, abbiamo preparato, consultandoci con i capi del villaggio, un piccolo progetto per la "promozione e sviluppo nel villaggio di Mkiwa". Sarà inviato alla CEI in Roma, chiedendo di accoglierlo per il finanziamento. Se ci verrà concesso, vorremmo creare delle strutture promozionali per la gioventù, sia maschile che femminile. Dovrebbe essere una forma di cooperativa agricola con corsi, anche teorici, per l'apprendimento di tecniche di coltivazione e di mestieri vari. Sarebbe nostro desiderio insegnare anche come usare prodotti diversi da quelli consueti, per migliorare l'alimentazione.

Per i bambini invece vorremmo costruire un asilo e abbiamo chiesto il finanziamento all'Opera Pontificia per l'Infanzia Missionaria.

Aspettiamo queste risposte con cuore aperto alla volontà di Dio. Egli sa tutto. Sa se ne abbiamo bisogno e soprattutto se ne hanno bisogno i nostri bambini, i nostri giovani...

    A volte mi domando come questa gente possa continuare a vivere, ben sapendo che non c'è un futuro di speranza per loro e per i loro figli. I salari sono bassissimi, la terra è arida, il clima poco favorevole, la salute continuamente minata dalla malaria e dalle malattie infettive. Non ci sono libri per istruirsi, neppure nella scuola superiore. Il metodo è di scrivere alla lavagna, dove gli studenti ricopiano ciò che ha scritto il maestro o professore. Da questo riassunto gli studenti traggono le loro sintesi...

Alla fine, mi chiedo, cosa rimanga nella mente. Deve essere avvilente..., o forse ha ragione il proverbio: "occhio che non vede, cuore che non desidera"?

E quando un giorno avranno la possibilità di avere occhi che vedono...?

    Sappiamo che il Signore non abbandona i suoi poveri, né chi in Lui confida e, questi, sono i veri poveri, che confidano solo in Dio!

            L'asilo - dicevo - darebbe la possibilità ai bambini di avere una educazione ed una istruzione, potendo scrivere su un quaderno e con una matita in mano e, forse per i genitori sarà più importante ancora, avere l'opportunità di ricevere da mangiare e l'aiuto sanitario.

Tra poco si aprirà il laboratorio per le donne che aiutate da un insegnante e da suor Paolina, potranno imparare a confezionare vestiti per i loro bambini e per se stesse. Questo laboratorio è stato costruito con le offerte venute dall'Italia ed ora oltre a servire per lavorare a macchina, servirà anche per incontri vari con i giovani, per le donne cattoliche, per i catechisti. Speriamo di poter costruire due aule per i corsi di alfabetizzazione e per chi ha interesse anche di lingua inglese e italiano. Avremo bisogno di costruire i magazzini,  per ammassare il prodotto della cooperativa agricola, se Dio vorrà, che vada avanti il nostro progetto.

 

 


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