TANZANIA

 

CRONACA DELLA  MISSIONE 

 


 

"Grandi cose ha fatto per noi il Signore"

 

Vorremmo che le giornate fossero due volte più lunghe per avere il tempo di arrivare a fare tutto. Già la sera pensiamo come si dovranno organizzare i lavori della giornata seguente. Suore, gioventù, operai tutti al lavoro...

Alle sette e trenta arrivano gli operai e a ciascuno bisogna dare il lavoro da fare. La gioia nel vedere che ogni giorno qualcosa cresce, rinnova le nostre energie e ci colma il cuore di riconoscenza verso Dio e verso tutti i fratelli... Zappe, rastrelli, picconi, vanghe...,ad ognuno il proprio attrezzo. Secchi e carriole, corde e chiodi, semi, cemento..., è tutto un via vai. Chi carica e chi impasta, chi fa le buche per piantare gli alberi, chi semina e chi concima... La macchina dei mattoni stride e il martello picchia, tra le risate delle ragazze che in due non riescono a mettere fuori dalla macchina il mattone che pesa più di 10 kg. Tutto si fa a mano. Se si vuole usare qualcosa ad elettricità, bisogna accendere il motogeneratore e il diesel  - costa. Questa mancanza di elettricità è un grave disagio; perché il lavoro si fa più lentamente e si perde molto tempo nelle costruzioni. Bisogna andare a 30 km. di distanza per lisciare il legno o per tagliarlo, ma andiamo avanti così, come vive la gente, cercando di arrangiarci anche noi.

 

Quando finalmente riusciamo ad avere in prestito un camion, allora si caricano pietre, sabbia, ferro, cemento, lamiere...

Da circa 70 km. ci portano i mobili per arredare la casa di formazione ancora piena di scatoloni e valige. Suor Maria ci aiuta con il falegname. "Sembra impossibile che in un anno abbiate fatto tanto", ci dicono le persone che passano, ma di sicuro anche a noi sembra impossibile. Il fatto è che "ciò che è impossibile a noi è possibile a Dio!"

La gente viene attratta da qualcosa di nuovo che si vede dalla strada. "Qui prima sapevamo che c'era un bosco e ora che cosa è successo?" Quello che Dio ha voluto!- bisogna rispondere.

            Abbiamo lavorato, seminato, e Dio ha fatto crescere. Abbiamo zappato, concimato, potato e Dio ha mandato la pioggia, senza la quale tutto viene bruciato, dopo poco, dal sole cocente.

            La vita la vediamo germogliare ogni giorno e ogni giorno ne ringraziamo Dio.

Quando siamo partite dall'Italia, durante la preghiera avevamo letto la Parola di Dio da Isaia 55,12-13... L'avevamo presa come un augurio e una benedizione da parte di Dio, ma non conoscendo nulla del luogo - a noi destinato dal Signore - non potevamo riferirci ad una concreta situazione. Diceva infatti la S.Scrittura: "Lascerete Babilonia con gioia... tornerete a casa nella pace... al posto dei cespugli di spine cresceranno cipressi; invece di ortiche, il mirto. Sarà per il Signore un titolo di gloria, un segno indistruttibile di quel che ha fatto per voi".

Noi vediamo realizzata oggi questa promessa. Al posto dei cespugli di spine che abbiamo sradicato, stanno crescendo gli alberi che abbiamo piantato; invece di ortiche, nell'orto ci sono pomodori e verdure per alimentarci; al posto del deserto ci sono gli alberi da frutta... e le parole del testo biblico continuano a risuonare nel nostro cuore, suscitando pensieri di riconoscenza e inni di ringraziamento.

Quando ci guardiamo attorno e soprattutto quando altri ce lo fanno notare, sentiamo tanta gioia e nel cuore una luce di speranza si accende e dona forza alle nostre giornate.

    Ed ecco: Mkiwa sembra a noi quel luogo descritto nella S.Scrittura che sarà per il Signore un titolo di gloria, un segno indistruttibile di quello che ha fatto per noi - Lui - il Signore! Il deserto è fiorito e questa Missione diventa un punto di appoggio anche per chi passa sulla strada. C'è infatti una strada "internazionale" che passa vicino alla nostra Missione e spesso, soprattutto gli autisti che fanno viaggi di tre, quattro giorni, hanno bisogno di medicine, di aiuti di ogni genere e la Missione qui - essi dicono - "l'ha messa proprio Dio".

Un pezzo da saldare, una gomma da riparare, un poco di diesel per continuare il viaggio..., un bicchiere di acqua, una tazza di tè  caldo... Tutto serve a dare ristoro e aiuto, non solo al villaggio, ma anche a quelli che passano.

Il dispensario - vicino alla strada - sempre con le luci accese per tutta la notte, diventa un respiro di sollievo per chi preso dalla malaria, con febbre alta, ha paura di continuare il viaggio. Gli incidenti, poi, anche qui, sono frequenti, dato le strade battute ed impervie e il dispensario è di grande aiuto.

Un giorno accompagnano un uomo che si copre il volto ed è sostenuto da altri due compagni. Che cosa è successo? Mentre riparava il suo camion, qualcosa è scoppiato colpendolo in pieno viso. Non poteva aprire gli occhi e la fronte gli sanguinava. Non riusciva a vedere. Era disperato, spaventato. La nostra suora lo ha disinfettato, gli ha messo una medicina, lo ha fatto riposare e poi, accompagnato dal suo amico, ha ripreso il viaggio più rassicurato, poiché poteva riaprire gli occhi, anche se dopo sarebbe dovuto andare in un ospedale.

 

 


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