TANZANIA

 

CRONACA DELLA  MISSIONE 

 


 

L'inaugurazione della Missione

            

    I capi del villaggio ci chiedono quando faremo la festa per inaugurare la nostra Missione. Dunque è qualcosa che tutti aspettano? Dobbiamo perciò cercare di organizzarla, chiedendo soprattutto al nostro Vescovo quando potrà venire a benedire le strutture che ci servono per la nostra azione apostolica.

Cominciamo i preparativi sia per la parte spirituale, che per la festa del giorno. Scriviamo gli inviti in kiswahili e in inglese - le due lingue del luogo - e, per i nostri amici italiani - che sono qui e in Italia - naturalmente in italiano.

Il nostro Vescovo fissa la data per il 24 giugno, con solo tre giorni di ritardo rispetto all'anniversario della beatificazione della nostra Fondatrice, ma forse per lasciare il tempo necessario alle nostre suore di festeggiare nelle loro comunità prima di venire qui. Vediamo la gente del villaggio tutta presa a costruire lunghe capanne di foglie di bambù per avere l'ombra dove poter mangiare assieme. Intanto noi stiamo procurando la carne: una mucca e una diecina di capre. Qui in Tanzania e specialmente nei villaggi più poveri, "festa" significa prima di tutto essere invitati a "mangiare carne con riso".

Il villaggio è diviso in gruppi di dieci case, a capo di ciascun gruppo c'è una persona che, in caso di controversie, liti e altre questioni, interviene. Anche per la festa le dieci famiglie si riuniscono e mangiano insieme. Ogni capo verrà a prendere riso, carne, olio e tutto quanto servirà per cucinare.

Le nostre giovani in formazione sono impegnate a preparare la liturgia, il coro dei bambini per il "Karibuni" al Vescovo e agli ospiti e scenette e danze varie. Si preparano i vestiti tutti uguali da far indossare ai più piccoli e ai più grandi. La divisa qui è indispensabile per ogni festa.

La chiesa e tutto intorno alla Missione è pieno di bandierine. Tutto avrà inizio con l'arrivo del Vescovo, che dovrà celebrare assieme ad altri sacerdoti venuti per l'occasione. Ci sono suore, chierichetti, seminaristi, gente venuta dai villaggi e dai paesi vicini.

E' festa grande! Sia lode e gloria a Dio!

 

24 giugno 1992

La chiesa del villaggio è strapiena. C'è più gente fuori che dentro.Non ci sono solo cattolici. Tutto il villaggio è qui. I canti e i suoni di tamburi, cembali e strumenti locali risuonano in chiesa, ma si espandono per tutto il villaggio, e oltre.

Chi non sa cosa oggi si fa a Mkiwa? Chi è rimasto a casa indifferente? Tutti sono qui, dal più vecchio al più piccolo. Sfavillanti di colori le donne nelle loro kange e, tutti, secondo le possibilità, vestiti a festa. Ciascuno ha cercato di comperare almeno un fazzoletto da mettere in testa o un cappello nuovo. Quale via vai in questi giorni per chiedere vestiti e scarpe e qualsiasi cosa colorata da indossare e per ripararsi dal sole cocente!  Il posto non basta per tutti nel grande stanzone preparato per il pasto e, a turno, gli invitati entrano ed escono, mentre le suore restano a servire fino alle sei di sera.

Quanto siamo stanche, ma anche altrettanto contente di tutto!

Si è fatto già buio e ancora qualche ospite non è andato via. Noi suore, una dietro l'altra ci raccogliamo per ringraziare il Signore, dirigendoci verso il nostro luogo di preghiera. Il nostro grazie, scaturisce dal profondo del cuore.

Ciò che due anni fa sembrava ancora un sogno, oggi vediamo che è diventata una realtà...

A Mkiwa c'è una bella Missione a disposizione di Dio, fiduciosa in Lui, per essere a disposizione dei poveri: malati, anziani, bambini, giovani... Disponibili verso chi vediamo che è nel bisogno. Che Dio ci aiuti a ringraziarlo ogni giorno per tutto ciò che ci fa vivere, per tutto ciò che Egli fa per noi, affinché a nostra volta anche noi sappiamo donarci agli altri.

            Un problema ancora non risolto, almeno per me, poiché suor Incoronata parla già abbastanza, è la mancanza di conoscenza della lingua. A gennaio di questo anno (1992), sr. Incor è andata a Morogoro per un corso accelerato di studio, il quale le è servito - almeno - a prendere coraggio per cominciare a parlare. Questa mancanza però, se per noi è un problema, per la gente è un modo per sentire che anche noi abbiamo bisogno di loro. Spesso l'ilarità che suscita una nostra frase detta male ci fa sentire piuttosto umiliate, ma loro ridono... E' una situazione di povertà per noi, di inferiorità... Spesso un senso di impotenza e di inadeguatezza ci prende di fronte a loro, ma ci da anche la possibilità di offrire quello che noi possiamo donare, senza l'ombra di essere superiori. Siamo sullo stesso piano... Specialmente quando ci sono ospiti che vengono da lontano e vogliono salutare le suore e perciò anche me, mi sento un po' come fossi sorda e muta... e un poco scema, tuttavia, per la gente del luogo è una buona occasione per sentirsi almeno in questo, superiori e più importanti. E, non è poco...

 

 


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