“Casa della Speranza”
per l’accoglienza dei bambini orfani di genitori morti per AIDS
La Casa della Speranza vuole offrire un luogo rispondente alle caratteristiche di accoglienza di una casa famiglia.
Dopo un primo momento di conoscenza della situazione sociale-sanitaria ed economica del paese, di fronte alla malattia AIDS, Nel 1995 abbiamo pensato di offrire il nostro piccolo contributo per aiutare quella fascia di età più debole e bisognosa di aiuto.
I bambini di cui ci occupiamo sono orfani di genitori morti per AIDS, essi possono essere siero positivi o meno.
La casa accoglie circa 20 -25 bambini dai due anni in su sia femmine che maschi.
Programma La casa dispone di tutte le attrezzature necessarie per svolgere l’attività di un istituto educativo assistenziale-sanitario
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L’obiettivo generale é quello di dare un contributo alla soluzione del problema mediante il servizio di una “ casa famiglia” per bambini. La comunità accoglie gratuitamente i bambini maschi e femmine senza distinzione sociale, né religiosa, che abbiano però i requisiti richiesti dall’organizzazione dell’istituto stesso. La comunità offre ai bambini la possibilità di un soccorso sanitario qualificato e di aiuto alla crescita, a livello educativo e formativo, di istruzione di base e morale.
Obiettivi prioritari Aiutare il bambino a vivere il suo soggiorno nella “casa della speranza” con serenità, ricevendo tutti gli aiuti necessari per la sua crescita e in modo tale che , si senta amato e affettuosamente accolto. Si evitano i casi per i quali vi sono altre strutture idonee e altre possibilità. Il bambino é seguito a livello sanitario periodicamente e riceve tutti gli aiuti che il caso richiede. Allo scopo si cerca di collaborare con l’ospedale di Itigi e con il dispensario più vicino. Una rete di benefattori sensibili al problema procura una parte dell’aiuto economico, con “l’adozione a distanza”. Alla base del nostro servizio c’é il desiderio di essere un segno di speranza e di amore per chi é segnato dalla “ la malattia del secolo” e dare un sostegno a livello sanitario-psicologico, di calore umano. L’inserimento nella casa-famiglia avviene tramite la richiesta di qualcuno della famiglia del bambino o di altre persone che sono a conoscenza del caso presentato. Chi accompagna il bambino dovrà prendere l’impegno di collaborare con il personale della casa e di riprendere il bambino almeno per un mese all’anno in modo che il piccolo non dimentichi l’ambiente da cui proviene ed i suoi parenti. Non si accettano bambini che non siano figli di genitori morti con la malattia in questione. Per l’accoglienza di orfani in generale ci sono altre strutture di accoglienza nel Paese.
Ambito Territoriale La casa sorge a Miyuji-Dodoma e ospita bambini provenienti dalla zona di Singida e Dodoma.
Personale e Funzioni La direttrice della casa ha il compito di guida dell’organizzazione, coadiuvata dalla superiora, competente nel campo e nel servizio sociale, e da una suora medico pediatra. La direttrice coordina il servizio e crea agganci con le strutture della realtà esterna. L’infermiera ha il ruolo di occuparsi del bambino a livello sanitario e di coordinare l’aiuto nei casi di emergenza, in collaborazione con strutture sanitarie qualificate. Mantiene la documentazione personale di ogni bambino e la cronaca del servizio. Le altre sei persone: quattro suore ( impegnate in cucina, lavanderia, pulizie, orto e allevamento di mucche e polli per l’alimentazione dei bimbi) e due laici ( due custodi della notte ) sono impegnate nella conduzione degli altri servizi che la casa richiede. Il medico-pediatra che va in visita - ogni due mesi - segue la terapia dopo la diagnosi fatta all’inizio dell’ammissione del bambino e controlla lo stato di salute continuamente. Una equipe di esperti affianca l’opera con il consiglio ed il sostegno socio-sanitario e psico-pedagogico. Per il disbrigo di pratiche varie e della verifica della validità del servizio, si ricorre al consiglio di altre persone esperte. Essendo il servizio un’opera privata della Congregazione delle suore Orsoline S.C.G.A., esso viene svolto in profonda comunione con il Vescovo, con la collaborazione dell’ente tutelare pubblico, e le altre comunità e persone che sono disponibili a mettere i propri doni a servizio della riuscita dell’attività. La diversità dei doni messi in comune, servono di arricchimento reciproco e di aiuto a creare un clima di serenità, di fede, di amore e di generosità cristiana, dando al bambino la possibilità di respirare un’atmosfera di “buona famiglia” dove i principi cristiani sono alla base della educazione e dei rapporti vicendevoli. |
Nella formazione dei piccoli ospiti si cerca di dare loro un’educazione sociale, civica, morale e religiosa. Si cerca inoltre di educare il carattere e la personalità del bambino al retto uso della volontà e della libertà, al senso di responsabilità al rispetto di sé, alla lealtà e sincerità.
All’interno della casa c’è anche una piccola “scuola materna” dove i piccoli, a seconda dell’età, vengono stimolati nella loro intelligenza con materiale vario. Si esercitano ad esprimere le proprie inclinazioni con il disegno o plasmando con il fango. Imparano a cantare e si esercitano a leggere e a scrivere. Giocano, ma il gioco è guidato, nelle varie forme, affinché sia di aiuto allo sviluppo armonico del corpo e all’educazione di relazioni positive. Una suora con il diploma di maestra di scuola materna è occupata in questo.
Tutte le suore , anche se impegnate nei vari settori: cucina, lavanderia ecc... con il loro comportamento influiscono sulla formazione dei bambini creando un ambiente di amore, serenità e speranza necessario alla crescita armonica dei piccoli ospiti.
Quando i bimbi raggiungono l’età per andare alla scuola primaria vengono accompagnati alla più vicina scuola elementare statale per ricevere l’insegnamento adeguato e poter socializzare con altri bambini che provengono dalle famiglie.
Ogni anno i parenti (nonni o zii) vengono a prenderli per portarli a casa, nell’ambiente in cui sono nati. Questo ritorno a casa serve ai parenti e ai bambini a non dimenticare... in modo che, specie per quelli che sono sieronegativi, da grandi non sarà traumatico tornare a vivere nelle capanne, senza acqua e luce, ed ai parenti a superare la tentazione di abbandonare il bambino.
Quando tornano a casa di solito diamo un po' di cibo in modo che se i parenti non hanno da mangiare il bambino non ne soffre.
Aspetto economico
La casa si mantiene con le offerte delle persone singole o delle Associazioni di beneficenza che offrono il loro dono o sotto forma di denaro o in cibo, vestiti, medicine e materiale vario.