TANZANIA

 

LETTERE CIRCOLARI

 


Mkiwa, 25.10.1994

                                     (18 circolare)

Carissimi

 

Nell'ultima lettera vi ho fatto partecipare ai nostri problemi. Non può essere che la vita vada sempre a "gonfie vele" e perciò per non farvi pensare che la nostra vita sia diversa ve ne ho parlato.

Oggi, desidero farvi partecipi delle gioie che abbiamo vissuto in questi mesi passati.

Tanta gioia in casa e fuori, l'hanno portata le celebrazioni religiose. Come vedete i frutti anche per la Chiesa e per la Congregazione cominciano a farsi vedere. Sono frutti per la Chiesa e della Chiesa. Attraverso il carisma della nostra Congregazione potremo nel futuro fare molto più bene di oggi. Essa cresce e si sviluppa nei suoi membri.

            Abbiamo aperto il primo Noviziato delle Suore Orsoline del Cuore di Gesù Agonizzante in terra d'Africa. Ha partecipato il Vescovo della nostra Diocesi che ci segue con tanta paterna benevolenza.

Due suore, suor Melania e suor Paolina hanno fatto la loro professione perpetua. (Già suor Mary aveva fatto i voti nel'92).

La nostra gioia è grande, perché Dio ci ha benedette. Da solo quattro anni siamo qui e già abbiamo tre suore professe e sette novizie.

Non vi sembra una grazia grandissima?!

Abbiamo in tutto trentuno giovani in formazione, senza quelle che aspettiamo per il prossimo gennaio. Che bella famiglia e come numerosa! GRAZIE A DIO! Che il Signore ci conceda di crescere non solo numericamente, ma qualitativamente nel senso spirituale-religioso.

            La preparazione è stata molto impegnativa; la venuta della nostra Madre Generale con la sua prima Assistente, suor Jolanta Olech l'ha completata, la partecipazione del nostro Vescovo ha dato il senso speciale della presenza della Chiesa. La gente, che non era stata invitata in modo specifico, ha invaso la cappella, riempiendola di canti, colori e suoni e ha contribuito a farci esultare nella lode di Dio. Tutto questo è stato offerto nella liturgia del rendimento di grazie: l'Eucaristia. Tutta la lode e la gloria sia resa al Signore, che nella sua generosità supera sempre le nostre attese.

Era il giorno 25 settembre.

Il giorno 27, la nostra Madre e suor Jolanta sono ripartite per Dar e il 29 per Roma. A noi però aspettava il completamento di questa festa: il ringraziamento a Dio delle due suore nella loro Parrocchia. Le due suore: Melania e Paolina, provengono dalla Parrocchia di Chibumagwa e con l'aiuto di suor Maria Fiorillo, responsabile della Comunità delle Suore di Preziosissimo Sangue  che lavorano a Chibumagwa, abbiamo potuto invitare tutti i fedeli del villaggio a partecipare a questo ringraziamento, che le suore desideravano fare a Dio, prima di tutto, ma anche ai loro genitori e alla comunità parrocchiale, dove avevano ricevuto l'iniziazione alla vita cristiana e dove è nata la loro vocazione. La S.Messa solenne, con tre sacerdoti, è stata il centro di tutta la giornata. La gente non entrava nella chiesetta del villaggio e perciò è stata costruita una grande capanna di rami e paglia ricoperta con teli colorati, che il vento sventolava come bandiere festanti. L'offertorio è durato molto lungo, perché tutti, piccoli e grandi, vecchi e giovani, straccioni e meglio vestiti, mezzo nudi o coperti con kange multi colori, avanzavano in processione verso l'altare. La compostezza e la povertà delle offerte, ricordavano la vedova del Vangelo, che con semplicità, ma con tutto il cuore, offriva tutto quello che aveva. Ogni villaggio ha partecipato con il coro a qualche parte della S.Messa.

Alla S.Messa del ringraziamento era unito anche il saluto al nuovo Parroco e del precedente che era stato trasferito.

Dopo la S.Messa, come di consueto, sono cominciati i canti che raccontano la storia della vita delle suore, le danze e i giochi vari. Gruppi dei giovani sono venuti da tutti i villaggi vicini, presentando qualcosa di molto originale, sia come canti, che come costumi e strumenti musicali. C'erano gruppi-così detti-della vecchia cultura. Le danze e i costumi così tipici da ricordare un poco i riti pagani antichi. Collane e campanelli al collo, ai piedi e alle orecchie; tamburi e campanacci delle mucche che venivano percossi freneticamente. Tutta la riservatezza sembrava di non esistere più; aveva dato il posto a un ritmo frenetico. I salti facevano tintinnare tutti i campanelli e i volti erano pieni di gioia e di esultanza.

Quanta gioia di vivere che spesso viene soffocata dalla fame e dalla miseria!

La festa sprigiona tutto ciò che la fatica quotidiana, le preoccupazioni e la malattia tiene frenata.

Nello stesso tempo rispetto e riverenza restano le caratteristiche più evidenti. Loro stessi, i giovani, inventano le parole dei canti con tanta capacità poetica e immaginativa da fare meraviglia in persone che a mala pena sanno leggere e scrivere.

 

Si chiude la prima parte di questa rappresentazione, poiché tutti hanno ormai fame. I bambini soprattutto con la loro irrequietezza fanno capire che ormai non resistono più e assieme a loro i neonati che invano le mamme cercano di azzittire dando loro da succhiare ciò che non c'è. Si va a pranzo e alle tre si tornerà per continuare la festa. Alcuni dovranno continuare a cucinare, perché la gente è tantissima!

Questa seconda parte è per i regali. E' un via vai. Gruppi e persone singole, ciascuno vuole manifestare la sua amicizia e vuole congratularsi... Portano granturco, galline, kange, spiccioli e perfino capre... Un gesto significativo delle suore quando prendono i regali, è di passarli tra le mani della superiora, per indicare la sottomissione alla autorità della comunità e, la rinuncia ai beni della terra. Mi è sembrato questo un gesto di testimonianza davanti al popolo di Dio che tutto osserva e tutto assorbe, negativo o positivo che sia, per la loro vita cristiana...

Il padre di una delle suore, mentre offriva le sue capre, accompagnava la sua offerta con un discorso in dialetto locale, che voleva dire il suo ringraziamento e la sua riconoscenza a Dio e alla Congregazione per il dono della vocazione della figlia, ancora tanto apprezzata qui; la figlia suora è ascoltata con molto rispetto, anche nelle controversie e discordie familiari. Viene interpellata e dietro la parola della suora si impegnano a risolvere pacificamente le questioni.

Ed ora penso che - data la difficoltà della lentezza della posta - sarà meglio che io faccia, assieme a tutte le suore e giovani,  gli auguri per il santo Natale.

 

            Approfitto per dirvi tutta la nostra vicinanza del cuore e della preghiera, per questo giorno solennissimo dell'Incarnazione del Figlio di Dio - Gesù - nostro Signore.

Anche voi tutti pregate per noi.

Questi ultimi giorni in Tanzania ci sono "fuochi accesi" nascostamente qua e la. Sono fuochi in senso figurato per le confusioni che cercano di creare a livello politico gli estremisti islamici, ma anche fuochi in senso reale, con incendi di scuole e di chiese cattoliche. Che Dio ci preservi dalla guerra e dalle discordie tribali, e metta la sua PACE. Quella pace che Gesù è venuto a portare sulla terra, ma che si stenta a realizzare a causa dell'egoismo umano.

"Se vuoi la pace, comincia da te". "Dai la tua mano al tuo fratello".

Sì, cominciamo da noi. Diamo la pace a tutti coloro che sembra ci hanno fatto del male e domani, dopo il tuo, il mio, il nostro gesto di pace, ci sarà più pace sulla terra.

 

Vi riporto una poesia che una bambina di Follonica ha scritto per una bambina qui: 

"Un giorno sulla terra in primavera è arrivata la pace.

Gatti e cani che giocano, ricci e lepri che danzano, elefanti e topi che ballano, uccellini che cantano sereni.

Questa è la pace degli animali.

Ora inizia la pace degli uomini;

uomini ricchi, uomini poveri, si danno la mano, si sorridono e ripartono in un mondo che ancora non c'è, ma ci sarà, perché tutti lo vogliono". (autrice Carmela Esposito)

 

E conclude dicendo: Gioia, (così si chiama la sua amica africana) non ti abbattere che un giorno di questi, verrà la pace sulla terra perché me lo sento e poi, perché il nostro Dio ci aiuterà. Parola mia.

 

Mi era sembrata tanto bella questa poesia, che spero Carmela non me ne abbia a male che l'ho fatta conoscere a tutti voi, senza chiedere il suo permesso (permesso che chiedo ora).

Così i bambini pensano, perché sono capaci di perdonare e di amare. Amiamo e perdoniamo - come sanno fare loro, perché..." se non diventeremo come bambini non entreremo nel Regno dei cieli".

 

                                                                                  Vi abbraccio tutti.

                                                                       suor Rita e Comunità Orsoline

 

 


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