TANZANIA

 

L’INCONTRO CON L'AFRICA,

9-25 novembre 2001 - di sr. Emmanuel Aimone (Francia)

 


Novembre 2001

    Come parlare di un paese che si affaccia dal di dentro della terra, appena sfiorato dal mio sguardo, quando ancora tante impressioni si scatenano alla porta del mio cuore?

Forse alcune immagini esprimeranno ciò che è stato per me l’impatto con l’Africa, e più in concreto con la Tanzania e la comunità delle suore orsoline.

Mi è rimasto impresso nel cuore un segno particolare. E’ stato ad Issuna - un bambino che dorme appoggiato sulle spalle del fratello, appena un poco più grande di lui. Durante tre  ore e mezzo, nel  tempo dei festeggiamenti (canti e danze), si è lasciato portare così, senza un minimo movimento, in un totale fiducioso abbandono. Ero stupefatta di quanta pace e sicurezza  emanava. Cosa dire a proposito di questa piccola “personcina” che dormiva ignara di tutto il chiasso che la circondava: non gli poteva succedere niente… rimaneva “fiducioso”.

A  Dar Es-Salaam ciò che mi ha colpito è stata „l’esplosione di vita”. Tutti, uomini, donne e bambini si muovevano come in un grande formicaio che andavano e tornavano con sulla testa dei pesi di legno, d’acqua, borse varie e, come se non bastasse, con dei bimbi messi in maniera quasi “regale” sulle spalle o attaccati sul petto della mamma. Tutti loro con molta dignità, compresi gli animali: le mini mandrie di mucche curve, capre nane rispettivamente accompagnate da pastori giovani e vecchi.

La strada fino alla città è piena di buche provocate dall’acqua e dalle ruote dei mezzi di comunicazione locale, sempre strapieni e che camminano sul lato sinistro della strada strombettando in continuazione sì da avvisare i passanti del pericolo… con ai bordi delle strade, come un manto variegato, pieno di bancarelle mal fatte, che vendono pomodori, banane, fagioli secchi e varie cose che possono essere utili…

Tutta questa realtà di vita è circondata dai colori, fiori, polvere e sole! Fuori città, ecco di nuovo le persone che camminano. Saranno proprio loro a condurci a Dodoma, poi sull’altopiano…a Mkiwa.

La strada quasi completamente diritta, di terra battuta rossa, ma sempre piena di dossi, diventa spesso, a contatto con dei camion, una nuvola di polvere che turba terribilmente la quiete e l’armonia tra il circostante deserto e le persone che, camminando pian piano ma con una certa sicurezza, arrivano ai loro villaggi, distanti l’uno dall’altro, e alle loro case fatte di fango battuto e di paglia, a volte ricoperte di latta.

Mi viene in mente il libro di Christian Bobin, un poeta francese contemporaneo, intitolato „L’uomo in cammino”... Si tratta della Persona di Gesù. Interpreto così nel Vangelo di questo popolo che mi trasmette, senza saperlo, la vita...  Sono profondamente commossa... E così, in maniera del tutto inaspettata, con discrezione e semplicità, si realizza davanti ai miei occhi il Vangelo. Sotto l’albero, davanti alla capanna una di tante mamme sta seduta e osserva la vita…

Più il là, un gruppo di bambini gioca con calma con dei pezzetti di qualsiasi cosa; a volte, stanno raccolti in un cerchio e ascoltano le parole del “saggio... Là, vicino al lago, ci sono alcuni ragazzi molto fieri di poterci dimostrare le loro acrobazie nell’acqua oppure la loro invenzione fatta di spago, cartone e cauchù: un vero motore.

A Dodoma, i bambini che portano nel loro cuore e nel loro corpo un peso di malattia, accolti dalla comunità delle suore, arrivano per darci un commuovente “benvenuto”:  pongono delicatamente la loro mano sul nostro capo – segno di benedizione – loro, i più piccoli ci trasmettono ciò che sono…

A Itigi, dove sr. Incoronata  primario dell’ospedale San Gaspare, ci è da testimone sia di un lavoro assiduo sia del „miracolo di vita”. Gli uomini e le donne aspettano pazientemente di ottenere un sollievo nella sofferenza. Vegliano fiduciosi accanto ai loro figli e parenti gravemente malati… Proprio una di queste anziane donne metterà con molta discrezione, come sua offerta durante la celebrazione Eucaristica a Mkiwa, due uova…

Non so „perché” e nemmeno „come”, ma questo Vangelo apre le orecchie del mio cuore e mi riempie di una grande gioia. Gesù ha notato Zaccheo nel suo desiderio; si era accorto di una povera vedova e dei suoi due soldini; ha risposto, sulla strada, all’attesa doloroso del cieco…

Non cessano  di riempirmi le parole di vita... quando vedo i vestiti dei più poveri, le loro case spoglie, sento le parole dell’evangelista Luca: „Non vi preoccupate per la vostra vita… la vita è qualcosa di più del mangiare e il corpo è molto di più del vestito.

E ancora il dono dell’incontro in una capanna a Mkiwa, dove non c’è niente da mangiare, ma si tratta di stare con il prossimo, senza tante parole; poter vivere nello sguardo e nel sorriso un momento di comunione, una presenza alla Presenza… "Se non diventerete come bambini..."

Nel centro di questi tocchi dolorosi del “pennello” c’è la Missione che agisce, prega e attira tutto ciò che si trova attorno, specialmente i tanti giovani - il segno dell’Africa in cerca di Parola che dà la vita. Sr Rita è arrivata come una pioniera, con fiducia, sorretta da Mary e poi le altre… Questa presenza di dieci anni ha portato, con l’aiuto di tanti collaboratori dei vari continenti, un’opera degna d’ammirazione…

Sono colma di riconoscenza, ma anche della preghiera perché tutto questo duri… Sono profondamente commossa della sintonia del nostro carisma con ciò che ho potuto vedere nei volti arati dalla terra arida, senz’acqua, e la bontà del sole che non tramonta mai, come anche nei volti sorridenti dei bimbi che tendono le loro mani in attesa di una caramella…

Questa serenità d’animo in ogni esperienza, questa incondizionata accoglienza dell’uomo, questa semplicità nel vivere, questo servizio nella preghiera e nel lavoro, nell’amore e nella sofferenza – non sono forse essi tratti caratteristici del volto di Madre Orsola?

E’ nato, e tutt’ora è rimasto in me un interrogativo. Ho vissuto un vero choc culturale e mi sono immersa nella cultura tanzaniana. Come riscoprire di nuovo – insieme a questo popolo e grazie ai loro valori ereditati – il Vangelo, fonte della vita? Come aprire una strada alle parole di sant’Angela per poter contenere il „nuovo” e il “vecchio”?

Sento la nostalgia delle loro kange, mi risuonano nel cuore le parole del loro saluto: habari… nzuri… asante… salama…"… "Tumsifu Jesu Kristu - milele amina". Sento la nostalgia dei loro canti, balli, del loro sorriso - inno di fiducia alla Vita…

Non si può sacralizzare la loro maniera di vivere più della nostra… Tutto ha bisogno di una purificazione. Solo Cristo è santo. Ho avuto semplicemente impressione che questa sete dell’Africa è un desiderio di uno sguardo contemplativo da parte dell’Europa.

Ringrazio con tutto il cuore  Sr.Rita per l’invito a celebrare insieme questo anniversario.

Ringrazio molto la Congregazione,  Madre Jolanta, per questa opportunità di vivere i momenti dei preparativi alla festa e per la partecipazione alla communio con l’Africa e con tutte le consorelle.

"Vi annunziamo ciò che hanno visto i nostri occhi… ciò che le nostre mani hanno toccato… E il Verbo si è fatto Carne ed abitò fra noi... ". Amen! Alleluja!

vedi anche: FESTA DEL X ANNIVERSARIO


LETTERE CIRCOLARI

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