URSULINE SISTERS  AHJ

 212 VER SUBDIVISION

Maitim 2nd East

4120 TAGAYTAY CITY

PHILIPPINES

FILIPPINE

Lettere agli Amici


 

Tagaytay, settembre 2006

(10° lettera)

A voi Tutti Carissimi Amici  e Sponsor della Missione filippina

 

Il nuovo anno scolastico 2006-2007 ricominciato già a giugno, ci ha dato la possibilità di riattivare le iniziative apostoliche: visite ai carcerati, catechesi nella scuola, adozioni.

Un nuovo posto di lavoro è stato aperto. Si chiama S.Marino. Prendendo una casetta in affitto fra la gente, come la gente, per tre giorni alla settimana la suora con due ragazze lavora  in questo bario aiutando un giovane sacerdote e i vari ministri laici nella pastorale parrocchiale. Lavoro non molto facile, perché tutto da costruire dal nuovo, e pertanto impegnativo e necessario.

La nuova casa di formazione, ormai finita e già abitata dalle ragazze, ha dato una svolta alla nostra attività. Adesso nel grande salone, siamo in grado di accogliere gruppi di ritiro (ce ne sono stati già parecchi e numerosi) anche con circa 60 e più persone. In un angolo della casa con la camera per gli ospiti, possiamo dare uno spazio accogliente a chiunque desidera passare una giornata in serenità, preghiera e riposo. Abbiamo avuto un sacerdote in ritiro per sette giorni, prima ancora di diventare Vescovo in Taywan;  ma soprattutto il salone e il giardino rinnovato, pulito e bello, ci offre la possibilità di  fare attività settimanale con i bambini delle adozioni, al riparo dalla pioggia. Le nostre postulanti, tornate dalle vacanze, hanno ripreso con slancio l’attività con i bambini adottati. Ogni sabato, puntuali e fedeli all’incontro. La caratteristica di quest’anno: i Bambini sono aumentati di numero, sono circa 30 e si è cercato di coinvolgere anche le famiglie, madri e nonne, solo qualche sporadico papà o zio.  Il cerchio di aiuto si è allargato anche a due famiglie numerose e veramente povere che vivono molto distanti da noi. Ci restava difficile poter andare da loro ogni settimana e allora la provvidenza ci è venuta incontro: ora tutti i sabati vengono loro da noi. Una famiglia (nostra vicina  di casa) si è prestata generosamente di aiutarci in questa attività: il marito si rende disponibile ogni sabato a guidare la jepneey, per prendere e riportare a casa i bambini  e la moglie per preparare la merenda per tutti. Così tutti i sabati alle ore 1.30 la suora, con la jepneey  e l’autista, fa il giro a Tagaytay per prendere queste famiglie lontane - tre famiglie in tutto - circa 16 persone. La jepneey li riporta tutti a casa la sera. Si riparte come le sardine in scatola, perché anche gli altri bambini con le loro mamme vi salgono e vengono accompagnati a casa loro. In questa si arriva  perfino ad essere in 40 persone, stando anche uno sull’altro… ma che gioia  stare tutti insieme, ammucchiati e per lo più con gli ombrelli grondanti  acqua per le continue piogge che  ci sono attualmente. I bambini fanno a gara fra loro a chi riesce ad impossessarsi del posto avanti, assieme alla suora, e  ci si riduce a stare in 4 su un sedile accanto all’autista. Ma che importa? Non esiste finestrino e se piove ci si ripara con una vecchia tendina fradicia, ma che importa se il vento te la sbatte in faccia continuamente non è poi così freddo e presto ci si asciuga. Che importa tutto questo quando la gioia del cuore prevale in questo momento?

Ecco è proprio di questo momento che vorrei farvi partecipi, perché in esso si fa sentire tutta la dinamica dell’aiuto che cerchiamo di dare con le adozioni a distanza; accompagno a casa ogni sabato questi bambini e la gioia che provo è sempre nuova e grande.  Gioia,  perché so che per molti di loro e’ l’unica uscita di casa (baracca). Ci sono coloro che vivono sempre nella baracca smistando le immondizie che la nonna porta in casa e poi cerca di rivenderle. Ci sono quelli che non sono registrati in comune, non vanno a scuola… sono orfani di padre o di madre, malati, malnutriti ecc. Questo venire da noi diventa l’unico momento di contatto con gli altri, l’unica possibilità di imparare a leggere e scrivere e l’unica gioia di giocare insieme in un ambiente pulito ordinato e pieno di verde. Nella jepneey  cominciano a cantare insieme, a ridere e scherzare, mentre all’arrivo - specie i primi giorni - molti dei nuovi erano tanto tristi, titubanti a prendere contatto con gli altri, a giocare e fare quanto veniva chiesto loro. Anche adesso molti di loro quando arrivano, sono accigliati, col volto triste… poi, il blessing che chiedono ufficialmente - che viene accompagnato dallo spontaneo abbracciarli e baciarli  - li fanno sentire meglio e li fanno abbozzare qualche sorriso. Anzi, cominciano a correrti incontro con le braccia aperte! Alla fine del pomeriggio se ne vanno sorridenti, spigliati, contenti. Hanno tanto bisogno di affetto, di attenzione, di essere considerati. La gioia grande è la merenda, che letteralmente divorano e richiedono più volte (la merenda è qualche cosa di sacro per i Filippini; generalmente si cucinano o spaghetti o altri cibi di loro uso, ma richiede tempo e perché sia sostanziosa, abbondante e buona). Poi, tempo permettendo, li vedi correre e giocare felici, nel giardino, dal più piccolo che inizia appena a camminare sull’erba e dare il calcio alla pallina e a cadere sistematicamente col sedere per terra…  al grande che ama saltare per fare canestro.  Cercano di giocare insieme, di aiutarsi reciprocamente, ma si vede anche come il piccolo tende ad avere tutto per se e piange quando altri gli prendono la palla. Le mamme sedute nel Cubo (gazebo), guardano con gioia i loro figlioli, ma spesso dalla loro espressione si legge tanta tristezza… ed io osservo queste scene di vita e nel cuore si alterna la gioia e la preoccupazione. Gioia, perché questi bimbi sembrano tanti fiori in questo prato verde e si dà loro questa opportunità di gioire, anche se per poco tempo…  dolore, perché si vengono a conoscere tante realtà che fanno rabbrividire. Vedere i volti di qualche mamma profondamente triste e con lo sguardo perso nel vuoto, anche se in braccio ha un piccolo bambino che allatta… e che, se ti avvicini, tenta di sorridere come se niente fosse. Ti domandi cosa passa sul suo cuore, cosa la vita le ha riservato…  più tardi  vieni a sapere dell’abbandono del marito e la difficoltà di portare avanti la numerosa famiglia senza un lavoro. O altre cose che non si vorrebbero conoscere: fame, miseria e squallore di ideali… prostituzione, ubriachezze, violenze varie… “chi più ne ha, più ne metta!”. Tutte realtà che hai lì davanti, concretamente in quelle creature piccole, nei loro occhi, nei modi di fare e di dire… nel loro corpo, a volte sfigurato da piaghe, graffi, ematomi ecc… E ti senti impotente come dinanzi alle onde di mare che ti travolgono. Ecco, a volte mi sembra che con quello che facciamo siamo in grado solo di lanciare un misero salvagente a questi bimbi;  tanta  e profonda è la miseria morale e fisica che si portano dentro. 

Il “salvagente” lo si cerca di lanciare anche alle mamme. Ignoranza, incapacità di educare, schiave dell’uomo che beve e gioca, picchia o abbandona… impossibilitate ad assicurare ogni giorno il cibo ai propri figli, preoccupate esclusivamente di sopravvivere alla giornata…

L’educazione dei figli? Non è problema per molte di loro, prima di tutto è importante procurare il cibo: riso! Anche senza niente, ma riso, se hai quello, hai tutto! E per questo si è pronti a fare qualsiasi cosa (buona o non buona), in quanto a darsi da fare personalmente, faticare… lascia a desiderare. Abbiamo cercato di organizzare un incontro con loro ogni sabato, mentre i bambini fanno la loro attività. Si tenta di affrontare con loro i vari problemi riguardanti i valori della vita: educazione, igiene, corresponsabilità, impegno, costanza, lavoro, educazione religiosa ecc… Si cercherà di realizzare qualche cosa insieme, che possa stimolarle a imparare qualche cosa tipo: cucire, cucinare (tutto ciò è attualmente solo progetto da costruire, maturare e poi si vedrà). 

Aiutate dalla Diocesi stiamo anche cercando di mettere in atto il progetto di alimentazione per i bambini che sono denutriti, con distribuzione di cibo tutti i giorni  per sei mesi. Ma anche questo sta in via di progetto. Hanno chiesto la nostra collaborazione e vedremo cosa ne uscirà fuori. Intanto li aiutiamo con i soldi di Voi tutti Sponsor e Benefattori. Davvero possiamo dire che fra i tanti bambini di qui, questi, presi in adozione sono i più fortunati. In quest’anno oltre il solito aiuto nella scuola, abbiamo aiutato una bambina che doveva fare l’operazione dell’ernia. La malattia le ha impedito di andare a scuola – a 12 anni fa ancora la 1° Elementare. Non poteva andare dal dottore per mancanza di soldi (non vi è assistenza medica). Altri, mensilmente vengono accompagnati alla “Medical Mission”, dove dottori volontari li visitano e danno le medicine, per lo più vitamine e medicine contro i vermi. Altri li abbiamo mandati a scuola. Si aiuta anche qualche giovane che vuole studiare nelle superiori, ma non ne ha la possibilità economica. Si comperano le medicine di cui hanno bisogno e quando ne hanno bisogno e si aiuta anche qualche genitore a risollevarsi nel costruire un piccolo angolo di vendita come anche a ricostruirsi una baracca decente. Le richieste sono tante, ma bisogna procedere con prudenza. Difficile da capirsi in una mentalità occidentale, quando non si vivono queste realtà sul posto e concretamente!

            Grazie a tutti per il contributo che date generosamente, per la preghiera e la vicinanza. 

Vorrei tanto farvi sentire quanto prezioso sia il vostro aiuto! E’ difficile capirlo da lontano, ma vi assicuro che è prezioso.

 

Grazie a nome dei Vostri Adottati.

 

Mi riprometto di mostrarvi personalmente le foto al mio arrivo in Italia (che penso avverrà nel prossimo anno 2007. Non so ancora il mese). Spero di incontrarvi tutti e di scambiare con Voi direttamente l’esperienza, che con generosità e amore state - in un modo o nell’altro - condividendo con noi.

Spero che il ritorno dalla vacanze vi trovi più sereni e pronti a riprendere con nuovo vigore il lavoro solito.

Auguri carissimi ad ognuno di voi, anche a nome delle famiglie dei bambini e della mia comunità. Con affetto e riconoscenza,

 Sr. Margherita

e comunità di Tagaytay – Filippine

 


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