URSULINE SISTERS  AHJ

 212 VER SUBDIVISION

Maitim 2nd East

4120 TAGAYTAY CITY

PHILIPPINES

FILIPPINE

Le Suore scrivono...

 

Viaggio fra le isole Filippine: Mindanao e Samar

14 – 28 novembre 2002  


 

sr.Margherita e sr.Rosa Nita

 

Il primo  passo importante per allargare il nostro orizzonte è stato fatto! Partite da Manila il 14 novembre cariche  di curiosità, perplessità e un certo timore non sapendo a cosa si andava incontro, (essendo questo il primo viaggio da sole) nelle isole fuori di Manila. Siamo tornate il 28 novembre cariche di gioia per l’esperienza arricchente fatta,  piene di gratitudine a Dio che ce l'ha concessa e  a quanti sono stati strumenti di Provvidenza,  che ci hanno accolto e aiutato. In modo particolare i Padri Poveri Servi della Divina Provvidenza di S. Giovanni Calabria, che vivono nelle comunità di Cagayan De Oro e di Galbayog. La loro testimonianza di vita è stata così incisiva che è valsa più delle eloquenti prediche.

            Il primo viaggio è un po’ come il primo amore: “Non si scorda mai!” Per noi è da ricordare perché ha aperto le porte dell’intelletto e del cuore a nuovi orientamenti missionari.

Raccontiamo in breve ciò che abbiamo visto e vissuto… le conseguenze le lasciamo al tempo avvenire, “Sarà come Dio vorrà e sarà bene” ripeteva continuamente la nostra Fondatrice. E ce lo ripetiamo anche noi adesso mentre cerchiamo di capire cosa Dio vuole da noi in queste realtà che ci si presentano.

 

14 novembre: Partiamo da Manila per Mindanao. Arriviamo all’aeroporto di Cagayan (Un aeroporto piccolissimo, interessante il recupero dei bagagli, che arrivano con il carrello e vengono scaricati a terra, tra un parapiglia di gente che cerca di recuperare il proprio al più presto). Ad attenderci doveva esserci P. Luciano Sguizzato, ma fra la gente affollatasi sulla transenna, non vediamo nessuna faccia conosciuta. Recuperati i bagagli ci dirigiamo all’uscita, ma di Padre Luciano neanche un’ombra. In compenso veniamo bombardate da richieste per prendere il taxi, e da un  mucchio di bambini che tendono la mano chiedendo i soldi. Siamo preoccupate, non si vede P. Luciano, anche quando la gente pian piano se ne é andata, e l’aeroporto come per  magia è rimasto vuoto. Le porte chiuse, e anche le ultime macchine sul piazzale erano sparite. Che fare? Per fortuna abbiamo il telefonino e chiamiamo a casa. Non si riesce ad avere la comunicazione, risponde una voce che non si capisce cosa dice… Comincia ad aleggiare  un po’ di paura. Non abbiamo neanche l’indirizzo… Telefoniamo a Sr. Francesca Delle Suore Merciful a Tagaytay perché provi lei a chiamare il padre, forse il nostro numero é sbagliato. Intanto riproviamo a telefonare e questa volta il telefono squilla, ci rispondono che P. Luciano sta venendo in aeroporto. Finalmente ci tranquillizziamo. Intanto le ore passano e p. Luciano non si vede. Le pensiamo tutte! Siamo rimaste solo noi due in aeroporto… si avvicina una guardia e chiede qualche cosa, diciamo che stiamo aspettando un sacerdote. Passa qualche tassista e si ferma chiedendo se vogliamo il taxi… Poi viene il capoufficio dell’aeroporto, saputo che stiamo aspettando, ci dice che l’aeroporto chiude alle cinque e che se il padre non arriva e’ più prudente aspettare nel suo ufficio. Viene anche una segretaria, ci fermiamo a parlare con lei poi le chiediamo di telefonare al padre. Ancora una volta confermano che il padre sta venendo all’aeroporto… intanto si sono fatte le ore 4.00. Si avvicina ancora una donna che lavora nell’ufficio dell’aeroporto. Si ferma a lungo con noi, è molto simpatica ed espansiva. Ci porta vicino al suo ufficio, dove prontamente ci offrono due sedie per sederci. La signora ci rassicura che se il padre non viene lei ci ospiterà a casa sua. Nel frattempo l’aeroporto ha chiuso anche le sbarre sulla strada  di entrata, ma è stato avvisato il guardiano di lasciar entrare il padre che viene a prendere due suore.  Sono le 5.40 quando finalmente arriva P. Luciano con un novizio. E’ mortificatissimo e si scusa tanto. Lui distrattamente  aveva segnato sulla sua agenda che saremmo arrivate il giorno 15, e perciò lui tranquillamente quel pomeriggio era andato dai suoi ragazzi in carcere, mentre i novizi restati a casa sapendo che dovevamo arrivare vedendolo uscire da casa hanno pensato che lui stesse venendo a prenderci.

 Arriviamo a casa di Don Luciano, un gruppo di ragazzi, due bambine e un bambino piccolo ci accolgono sulla soglia di casa cantando accompagnati dalla chitarra. E’ il saluto di benvenuto. Siamo commosse da questa gentilezza. Poi ci sistemiamo nelle camerette preparate per noi. Partecipiamo alla S. Messa, e tutto e’ così semplice e spontaneo che presto ci si sente amici e come in casa propria. Si cena tutti assieme: Padre Luciano, due fratelli religiosi, tre novizi  un  bambino piccolo e due femminucce.

 

15-28 novembre: Viviamo questi giorni sperimentando varie realtà: la visione dell’ambiente; il campo vocazionale nelle scuole; la conoscenza di altri istituti religiosi, maschili e femminili con le loro attività; la condivisione della vita giornaliera insieme al padre ai novizi e ai ragazzi recuperati dalla strada, e agli ospiti poveri che settimanalmente frequentano la casa dei padri;  la visita ai ragazzi che vivono nel mercato e ad altri che sono stati messi in prigione dalla polizia in una retata fatta la notte nel mercato mentre loro dormivano sulle strade; Tutto questo denota una grande povertà nell’ambiente, anche se in mezzo ad una natura molto bella e rigogliosa.

A Cagayan De Oro e nei dintorni  vi è una vegetazione meravigliosa, specialmente sul litorale marino. Lungo la strada si snodano senza fine le numerose e caratteristiche capanne intorno alle quali gravita tutta la vita della gente,  In modo particolare colpisce la presenza di tanti bambini i quali senza timore scorazzano felici, mezzi nudi, ai margini della strada,  e altri  ordinatissimi con lo zaino sulle spalle e la divisa pulita (obbligatoria) la percorrono a piedi, o ammassati sulle tricycle per andare a scuola.

Nella grande città puoi scoprire il vero volto della povertà. Tra le tante cose viste nelle abitazioni, nei negozi, nei passanti per la strada… mi ha colpito la grande quantità dei bambini minorenni che vivono sulla strada e fanno stabile dimora nel grande caotico mercato  nel centro della città. P. Luciano si dedica a questi e cerca di recuperare il possibile, togliendoli dalla strada offrendo loro la possibilità di andare a scuola, di avere un alloggio dove possono dormire  e mangiare. E tutto con tanto amore, sacrificio e compartecipazione di tutta la  comunità.

La casa dei padri è molto semplice e povera, e in questi giorni vi è stato anche il problema dell’acqua che non arrivava. Tutti, giovani, novizi e bambini aiutano, e affrontano le difficoltà senza lamenti o mormorazioni, a noi non hanno mai fatto mancare l’acqua,  anche se loro dovevano privarsene. C’e’ da imparare.

La domenica il cortile e la sala d’ingresso si riempie  di altri giovani e bambini: sono i ragazzi della strada che passano la loro giornata qui, hanno la possibilità di lavarsi, di dormire  buttati sulle panchine o sulle stuoie per terra  e di ricevere un bel piatto di riso con carne o pesce per il pranzo. Veniamo a conoscere tutte le loro storie: chi abbandonato dai genitori, chi scappato da casa, chi appena uscito dal carcere, chi drogato anche se ancor piccolo, (un sabato sera con i novizi siamo andate a visitare  questi ragazzi nel loro habitat abituale: il mercato. Qui ho visto fra i tanti bambini, un bimbo di circa 7-8 anni con gli occhi già stravolti, aveva  una bottiglietta di  birra che portava sempre alle narici e aspirava, non sapevo cosa facesse, mi hanno poi detto che lì dentro mettono una colla di scarpe,  che se aspirata produce l’effetto di una droga. E per avere questa non esitano a rubare). Per le bambine: storie di violenza, maternità premature, aborti, promiscuità, omosessualità… genitori che non se ne importano più di tanto, anzi, sono quasi contenti che questi figli siano per la strada…ecc Tutte cose che costatandole con mano e vedendo le persone reali presenti con quei visetti tristi e il loro correre per darti la mano e portarsela alla fronte per chiedere la benedizione, o l’abbracciarti come per rubare un gesto di affetto di cui sono assetate… fa veramente impressione… e ancor più rimani colpito sapendo che presto scapperanno ancora via, non ce la fanno a restare lì più di una giornata. La via verso la libertà, (intesa a modo loro), verso il vagabondaggio, e il solito ritmo diurno e notturno li attira troppo, e ti addolora pensando che forse orami è troppo tardi, hanno perso la loro fanciullezza. Un giorno, assieme alle solite bambine, se ne presenta una nuova, di circa 10-11 anni, che dice di essere scappata da casa dal 3 novembre, e non ha più frequentato la scuola, Padre Luciano l’avvicina e le suggerisce con delicatezza se vuol restare a dormire lì in casa assieme alle altre due ragazze che già ci sono. Lei accetta ed è anche disposta a riprendere la frequenza della scuola. Il Padre la accoglie in casa, e il giorno dopo va subito dalla direttrice della scuola per far assumere questa bambina. Poi deve andare con essa stessa in casa della mamma (in un villaggio lontano) e chiedere i documenti dall’altra scuola. Occorre una giornata per questo, ma riesce ad ottenerle tutto, la mamma non si è preoccupata affatto di questa sua figlia, e così  due giorni dopo la sua venuta questa bimba ha ripreso il ritmo normale della scuola, facendo della casa del padre Luciano, la sua casa (naturalmente a spese di Padre Luciano). Nasce spontanea nel cuore la voglia di fare qualche cosa per loro. Il Padre Luciano è preoccupato di come poter portare avanti quelle tre bambine che presto saranno donne e avranno bisogno di altre donne per crescere ed essere aiutate, e tra un discorso ed un altro percepiamo che si augura che noi ci impegniamo in questo campo.. Prendiamo nota nella mente e nel cuore e inseriamo questa proposta fra le altre da presentare alla Madre quando verrà fra noi. Siamo attratte da questa missione… ma siamo coscienti che richiede una notevole capacità di preparazione e di conoscenza della loro lingua.

23  novembre

Partiamo per Manila, dove pernottiamo ospitate dai padri  Francescani Conventuali.

Il 24 Ripartiamo per Samar. Prendiamo un piccolo aereo che ci porta fino a Calbayog nell’isola di Samar. Di nuovo osserviamo la bellezza di un’altra parte delle isole viste dall’alto. Qui al piccolissimo aeroporto viene a prenderci Padre Rudy Borsoi dei PSDP  di S. Giovanni Calabria. Nella casa di Formazione ci accolgono 41 ragazzi con  il canto accompagnato dalla chitarra.

24-28 novembre

In questa casa  molto bella e grande i ragazzi studiano e fanno nel tempo la loro scelta se o no diventare sacerdoti. Partecipiamo con loro  alle  preghiere e ai pasti. In questi 4 giorni mettiamo in programma: visita alla città, ai luoghi dove i padri svolgono il loro apostolato, agli istituti religiosi, alle parrocchie nel territorio della diocesi vicina. Visitiamo l’ospedale dei padri Camilliani dove lavora un sacerdote italiano. Visitiamo le Suore di Madre Teresa di Calcutta nelle loro casa dove ospitano bambini poveri e gente disagiata. Girando per la città colpisce la grande espressione  di povertà che io definisco povertà pulita, perché trovo che tutto è così semplice, così naturale da sembrare pulito (non ci sono teloni di plastica, lamiere, cartoni rattoppi di ogni genere)…  Le case fatte esclusivamente di bambù e foglie di palma, con  l’immancabile pianta o vaso di fiori anche se vi è un buco di casa. Per le strade un mare di tricycle, guidate  solo da uomini in bicicletta (sono rare le macchine come le nostre europee). Stesi sulla strada si trovano molti sacchi di juta e teli di plastica che contengono una certa quantità di riso da asciugare, su altri vi sono delle scorze marroni accartocciate su se stesse, mi dicono che è il cocco che deve seccarsi e con il quale faranno poi l’olio. E lì con facilità ci passano sopra le macchine, i cani, le persone… del resto non esiste altro spazio per loro. Uscendo fuori  città e percorrendo la strada principale (l’unica che percorre l’isola), si possono vedere le caratteristiche case Filippine, tutto bambù e foglie di palme, ora sulla spiaggia, ora tra le piante di cocco, ora sparse sui terreni.  Tra villaggio e villaggio (così detto Barangay) puoi notare il caratteristico cimitero, con le tombe bianche  riparate da tetti di paglia (qui dicono che ci sia molto sentito il  culto per i defunti. Il giorno 1 novembre  tutti si recano al cimitero, cantano, giocano, portano la TV, fanno il pranzo e vi restano tutto il giorno a far compagnia ai loro cari).

Le case prevalentemente sono sopraelevate come palafitte, perché il terreno è quasi tutto pantanoso. Appena fuori la città vi sono estensioni grandi  di risaie, e puoi notare come il ciclo di crescita sia diverso nello stesso periodo: trovi il terreno che si sta preparando, quello con le piantine di riso già spuntate, quello che ha il riso già maturo, e puoi vedere anche i contadini che lo stanno mietendo.  I contadini lavorano con  braccia e gambe nel fango e si servono del carabo (equivale al nostro bue). Dietro queste risaie si erge orgogliosa l’enorme estensione della  vegetazione con le sole piante di cocco. La risorsa maggiore dell’Isola: cocco, riso e pesce. Nell’insieme la natura è bellissima, dona un senso di calma e di naturalezza che quasi, quasi viene la voglia di invidiare la vita in questo paese. Ma la povertà vi regna assoluta, non si possono fare i paragoni come a Manila, qui è generale.

Passando lungo la strada principale,  puoi veder di tutto. I bambini scorazzano felici, le donne stanno prevalentemente lavando o cucinando o sedute a gruppetti davanti alla capanna o sul margine della strada. C’è chi mangia, chi porta qualche gallo fra le mani, chi si dà da fare per aggiustare la capanna… chi spidocchia il proprio bambino… Dentro le capanne vi è poco o niente: qualche amaca, qualche stuoia e indumenti, queste sembrano servire prevalentemente come rifugio per la notte e durante la pioggia.

Entrando fra due di questi Barancai troviamo due cappelle dove i padri settimanalmente vanno a celebrare la S. Messa  e i seminaristi si impegnano per la pastorale, la catechesi e la visita alle famiglie. Passare fra loro è come fare un bagno nella  natura più genuina. Il mare di bambini crea una particolare vivacità all’ambiente. Giocano con le cose più semplici; basta un bastone, un pezzo di corda… Arriviamo sulla spiaggia per fare qualche foto, i bambini se ne accorgono, e ci gironzolano intorno facendo moine per essere fotografati. Li faccio mettere in posa e loro esprimo la grande gioia di  essere fotografati, subito dopo corrono felici a chiamare altri bambini, in poco tempo la spiaggia si riempie di bambini desiderosi di farsi fotografare, e gli adulti stanno a guardare soddisfatti. Ci manca il loro linguaggio per comunicare, ci sentiamo noi degli andicappati. La lingua inglese con loro non serve perché a Samar si parla una lingua diversa, diversa anche dal Tagalog.

Il giorno 26 viene dedicato alla visita delle parrocchie della diocesi vicina arrivando fino alla città di Catarman Si attraversano vari Barangay, e possiamo osservare la bellissima natura tra le palme di cocco, il mare e le capanne del villaggio. Lungo il percorso ci fermiamo a visitare alcune parrocchie. Arriviamo anche ad un’sola chiamata Laoang. La raggiungiamo con una caratteristica barchetta  stretta con il tetto e le due ali di bambù per mantenere l’equilibrio. In questa isola con circa 60.000 abitanti, il vicario del vescovo ci invita caldamente a venire perché c’è’ molto lavoro fra questa gente. A sera torniamo a casa con negli occhi la visone di bei paesaggi e nel cuore i desideri per l’avvenire.

Il futuro cosa ci riserva?

A Cagayan De Oro in un momento di relax ho preso il giornale Famiglia Cristiana e distrattamente mi sono fermata a sfogliarlo, proprio nel retro della copertina guardo la pubblicità: un uomo si getta a capofitto nell’acqua e viene fotografato dal di sotto… le solite assurde pubblicità, dico a me stessa,  poi leggo la scritta in cima al foglio “PER SCOPRIRE IL NUOVO CI VUOLE CORAGGIO”.  La cosa comincia ad interessarmi… il mio sguardo corre nel basso del foglio e leggo: “IL CORAGGIO DI CAMBIARE PROSPETTIVA” mi sento maggiormente interessata e coinvolta, il mio spirito si sente in sintonia con queste affermazioni in questa attuale  esperienza  e il mio relax si trasforma in riflessione seria. Che sia questa una luce ed un incitamento un monito o un invito?

Sr. Margherita Tiburzi


 

Prima esperienza di un campo vocazionale

pag.iniziale