MADRE ORSOLA LEDÓCHOWSKA (1865-1939)
FONDATRICE DELLA CONGREGAZIONE
DELLE SUORE ORSOLINE
DEL SACRO CUORE DI GESU’ AGONIZZANTE
v Lo svolgimento del processo di canonizzazione di M. Orsola Ledóchowska................................2
v Cronologia del processo di canonizzazione di M. Orsola Ledóchowska.......................................7
LO SVOLGIMENTO DEL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE
DI MADRE ORSOLA LEDÓCHOWSKA
Madre Orsola Ledóchowska morì a Roma il 29 maggio 1939. Tra le persone che la conoscevano e, prima di tutto tra le suore della Congregazione, era comune l’opinione sulla sua santità. Lo testimoniano le lettere gli interventi di numerose persone.
La seconda guerra mondiale 1939-1945, benché abbia reso impossibile l’inizio del processo di beatificazione, tuttavia in tante situazioni tragiche, ha confermato in modo mirabile l’efficacia degli interventi di Madre Orsola presso Dio.
L’impulso diretto per iniziare la causa della beatificazione fu l’improvvisa e totale guarigione, da una malattia incurabile (trombopoenia essentialis) di Sr. Danuta (Magdalena) Pawlak, orsolina grigia, il 16 febbraio 1944 a Zakopane. La guarigione fu preceduta da una novena al Sacro Cuore di Gesù, celebrata per intercessione di Madre Orsola. Il Cardinale August Hlond, il Primate di Polonia di allora, ritenne quella guarigione miracolosa un chiaro segno da parte di Dio per avviare il processo.
Postulatore della causa di beatificazione fu nominato, nel 1947, P. Arnold Lanz SJ, e nel 1958, P. Paolo Molinari SJ, che fino ad oggi svolge questo incarico.
Ecco le principali tappe del processo:
Nella prima tappa furono svolti: un processo ordinario informativo e due processi rogatoriali, nei paesi dove la Serva di Dio svolse la sua attività. Il loro compito fu quello di interrogare i testimoni riguardo alla loro opinione sulla fama di santità della vita, delle virtù e dei miracoli operati per intercessione della Serva di Dio.
Luoghi e tempo della durata dei processi:
Roma, Vicariato di Roma, 16.03.1949- 09.04.1957;
Cracovia, Curia Metropolitana, 23.06.1950 – 02.06.1951;
Viviers (Francia), Curia vescovile, 13.05.1951-28.05.1951.
L’8 maggio 1951, il Cardinal Vicario Clemente Micara, pubblicò l’editto che ordinava a tutte le persone in possesso di autografi o di altri credibili scritti della Serva di Dio, di consegnarli alla Congregazione delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, affinché potessero essere trasmessi e sottoposti all’esame da parte del Tribunale Diocesano del Vicariato di Roma. Gli scritti raccolti comprendevano 21 volumi, composti di 3190 cartelle dattiloscritte. Il 3 dicembre 1958 furono trasmessi al Tribunale. Nell’anno 1966, dopo la discussione, nella Sacra Congregazione dei Riti (attualmente Congregazione delle Cause dei Santi), sull’opinione dei teologi-censori, fu emanato il decreto sugli scritti, il quale dichiarava che non c’erano ostacoli all’ulteriore svolgimento della causa.
Agli atti di un processo di beatificazione vengono allegate le cosiddette lettere postulatorie provenienti da vari ambienti della società, indirizzate al Santo Padre, che chiedono di procedere rapidamente alla beatificazione di un candidato agli altari. Tra le lettere pervenute, nelle quali la domanda di beatificazione era motivata dalla santità della vita della Serva di Dio e dall’attualità del suo carisma, ne furono scelte sessanta, dai cardinali, dal clero, dalle unioni nazionali delle superiore maggiori, da varie istituzioni scientifiche ed ecclesiastiche, dai partecipanti ai congressi e ai convegni, tra le altre dal Congresso Mondiale delle Orsoline a Roma (alcune lettere portavano alcune decine di firme), e da persone private. Tali lettere giunte da vari paesi e da vari continenti, nel 1972 sono state pubblicate e allegate agli atti del processo.
Il 22 aprile 1959, per costatare l’identità della salma della Serva di Dio, deposta nella tomba della Congregazione a Roma, nel cimitero del Campo Verano, alla presenza del Tribunale Diocesano del Vicariato di Roma, della superiora generale di allora, Madre Francesca Popiel e di alcune rappresentanti della Congregazione delle Suore Orsoline SCGA, fu fatta l’esumazione, che dimostrò che dopo vent’anni la salma non aveva subito la decomposizione. Il 2 dicembre dello stesso anno, le spoglie mortali della Serva di Dio furono traslate dal cimitero Campo Verano alla cappella della Casa Generalizia della Congregazione a Roma, in Via del Casaletto, 133 (oggi: 557).
Furono fatti due processi apostolici diocesani al fine di raccogliere la documentazione riguardante i due casi di presunte guarigioni miracolose per intercessione di Madre Ledóchowska.
Il postulatore della causa, P. Paolo Molinari, preparò l’Informazione sull’eroicità della vita e delle virtù della Serva di Dio. Il 1 giugno 1976, la completa documentazione riguardante la causa, il cosiddetto Summarium insieme all’Informazione sull’eroicità della vita e delle virtù della Serva di Dio furono trasmessi da P. Molinari al Promotore Generale della fede, P. Gaetano Stano OFM, per la preparazione delle Animadversiones, cioè delle riserve di natura formale e sostanziale concernenti l’elevazione agli altari della Serva di Dio.
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L’anno 1980 fu segnato da una particolare intensificazione dei lavori riguardanti il processo di beatificazione.
Dopo aver esaminato i volumi addizionali delle lettere, ritrovate e consegnate alla Congregazione dalle suore claveriane, la Congregazione delle Cause dei Santi promulgò, l’8 maggio 1981, il secondo decreto Nihil obstat sugli scritti della Serva di Dio.
Il 14 maggio 1981, si svolse la riunione dei consultori, nominati dalla Congregazione delle Cause dei Santi, concernente l’introduzione della causa di beatificazione di Madre Orsola Ledóchowska al foro apostolico. Il parere di questi ultimi fu positivo. Fu anche stabilito l’ulteriore iter dei lavori, proponendo all’unanimità di:
§ chiedere al Santo Padre la dispensa dall’obbligo di convocare la riunione plenaria dei cinque cardinali per decidere, secondo la prassi vigente, l’introduzione della causa;
§ chiedere la dispensa dalla necessità di approntare i nuovi elaborati per la discussione sulla eroicità delle virtù della Serva di Dio e la possibilità di servirsi, in tale discussione, della ormai elaborata Positio, contenente tutti i documenti necessari, e dell’Informatio, preparata dal postulatore anche sotto l’aspetto della discussione sulla eroicità delle virtù.
Il 7 aprile 1983 si svolse la riunione dei cardinali dedicata a questa causa, e il 14 maggio 1983 fu promulgato ufficialmente il decreto riguardante le virtù eroiche della Serva di Dio.
Lo stesso giorno, nella Congregazione delle Cause dei Santi ebbe luogo la consultazione medica riguardante le guarigioni di Jan Kołodziejski e Sr. Danuta Pawlak.
Il 17 maggio 1983 si tenne, con esito positivo, il congresso peculiare dei consultori teologi.
Il 7 giugno 1983, fu convocata la riunione dei cardinali e fu sottoposta alla discussione la questione delle presunte guarigioni miracolose. Il risultato della discussione fu la dichiarazione riguardante il carattere soprannaturale delle guarigioni, per intercessione della Serva di Dio.
Il 9 giugno 1983, il Santo Padre Giovanni Paolo II, ordinò la promulgazione del decreto che confermava il carattere soprannaturale della guarigione di Jan Kołodziejski e di Sr. Magdalena (Danuta) Pawlak, per intercessione della Serva di Dio. In tal modo furono soddisfatte tutte le condizioni per la beatificazione di Madre Orsola.
Il 20 giugno 1983, durante il secondo pellegrinaggio in Polonia, a Poznań, nell’Anno Santo della redenzione, nell’anno del Giubileo del 600° della Madonna di Jasna Góra, Giovanni Paolo II proclamò beata Madre Orsola Ledóchowska.
La causa di beatificazione durò oltre trent’anni. Richiese l’impegno e la collaborazione di numerose persone e istituzioni ecclesiastiche. Nel processo informativo con i due processi rogatoriali furono ascoltati 80 testimoni, in quelli apostolici diocesani 31 testimoni. Furono inoltre chiamati esperti, medici, giuristi, la cui partecipazione era necessaria nella definizione delle questioni sotto l’aspetto formale e sostanziale. Ci furono in tutto ben oltre cento sessioni, per ognuna delle quali si richiedeva un’accurata preparazione sotto ogni aspetto. Tutti gli atti del processo dovettero essere tradotti in lingua italiana e francese. Gli atti insieme contavano alcune migliaia di pagine stampate. A questo vanno aggiunti i lavori delle istituzioni come: le Curie Vescovili di tre paesi, il Tribunale Diocesano del Vicariato di Roma, la Congregazione della Cause dei Santi e l’enorme lavoro dei postulatori e di altri ecclesiastici impegnati in questa causa.
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Da parte della Congregazione, sin dall’inizio, il lavoro concernente la causa fu affidato a Sr. Magdalena Kujawska, alla quale non fu dato di vivere fino alla canonizzazione, morì infatti a Roma, il 6 marzo 2002.
Il culto della Beata Orsola, sviluppatosi in breve tempo, divenne una spinta alla decisione di trasportare (translatio) i resti mortali della Beata, da Roma in Polonia, nella casa madre delle orsoline grigie a Pniewy, nei pressi di Poznań.
Nell’estate 1987, la Congregazione iniziò le pratiche nella Curia vescovile di Poznań per ottenere la necessaria documentazione, prima di tutto il parere sulla cappella di Pniewy, come luogo di deposizione delle reliquie, e dei progetti della costruzione di una apposita cappella.
Nel mese di dicembre 1987, furono presentati i documenti necessari alla Postulazione della Causa, e tramite la Postulazione, alla Congregazione delle Cause dei Santi. L’11 dicembre dello stesso anno arrivò il Nulla osta da parte del Vicariato di Roma, custode ufficiale delle reliquie, e il 22 dicembre, il rescritto della Congregazione delle Cause dei Santi per la traslazione delle reliquie a Pniewy, con la relativa Instructio.
Parallelamente si stava elaborando il programma delle celebrazioni e il percorso della traslazione delle Reliquie. Nel maggio, 1988 la Congregazione inviò una lettera ai vescovi delle diocesi sul cui territorio erano previste le stazioni durante la traslazione, con la richiesta di concedere i documenti necessari da presentare alla Sede Apostolica (il Nulla osta scritto).
Dalla metà di ottobre 1988, a Roma si svolsero intensi preparativi per l’esumazione della salma della beata Orsola, che comportava le formalità da sbrigare nei rispettivi uffici, specialmente nel Vicariato di Roma e presso Mons. Gianfranco Nolli, capo dell’équipe medica, e anche altre, unite principalmente alla preparazione organizzativa e tecnica, alla recognitio (costatazione dell’autenticità) e per preservare la salma da un’eventuale, successiva corruzione. Il presidente del Tribunale diocesano, Mons. Oscar Butinelli acconsentì, alla presenza di un gruppo di suore, alla recognitio e affinché gli interventi per proteggere le Reliquie si svolgessero nella casa generalizia della Congregazione in un locale opportunamente approntato. Per l’esecuzione di tali lavori nominò l’équipe medica di Mons. Gianfranco Nolli, professore e l’ex direttore di una delle sezioni dei Musei Vaticani.
Il 25 ottobre 1988, fu aperta la tomba nella cappella della casa generalizia e fu tolta la bara con la salma della Fondatrice. Erano presenti, come rappresentanti del Cardinale Ugo Poletti, Vicario di Roma: Mons. Oscar Butinelli, Mons. Gianfranco Bella, promotore di giustizia e Mons. Arturo Testi, notaro attuario (Tribunale Diocesano del Vicariato di Romano). Era presente l’équipe medica: Mons. Prof. Gianfranco Nolli, responsabile, la dott.ssa Maria Venturini, primario dell’Ospedale San Giovanni a Roma, Dott. Nazzareno Gabrielli, biochimico, Dott. Ezio Fulcheri di Genova, paleopatologo, Massimo Benedettuci e Luigi Gandini del Gabinetto di Ricerche Scientifiche in Vaticano. Testimoni da parte della Congregazione: la superiora generale, M. Urszula Frankiewicz, la superiora generale precedente, M. Andrzeja Górska, Sr. Jolanta Olech, Sr. Rita Fiorillo, Sr. Magdalena Kujawska, Sr. Angèle Plantevin, Sr. Franciszka Sagun, Sr. Franciszka Guttner.
Dopo l’incensazione e le preghiere liturgiche, la bara fu portata nel locale approntato per il lavoro secondo le direttive dell’équipe medica. Qui, a porte chiuse ebbe luogo l’apertura, l’una dopo l’altra delle tre casse. Fu costatato che la salma della beata Orsola si era conservata integra.
Dopo il riconoscimento formale (recognitio), l’équipe medica iniziò le procedure per la conservazione della salma.
Il 27 gennaio 1989, al termine dei lavori riguardanti la conservazione del corpo della Beata (tra l’altro M. Orsola ricevette la biancheria nuova e il vestito religioso, tutto di puro lino, la croce e la fede, poiché la croce, la fede e la corona del rosario esumati furono lasciati come reliquie), si procedette alla repositio, cioè alla nuova deposizione della salma nella tomba, nella cappella della casa generalizia, alla presenza del membri del Tribunale Diocesano (come il 25 ottobre 1988) e dell’équipe medica. Il presidente del Tribunale verificò formalmente lo stato dei lavori eseguiti dall’équipe e confermò nuovamente l’autenticità della salma della Beata. Furono lette e sottoscritte (dal tribunale, dai medici, dalla superiora generale, dalle consigliere, dal custode e da Sr. Urszula Ledóchowska, orsolina Stella Maris in quel momento presente) le pergamene: una riguardante la repositio e l’altra, contenente la descrizione dei lavori fatti per la conservazione della salma. Tali pergamene, in un apposito tubo, furono messe nel reliquiario. Il presidente del Tribunale pose i sigilli e il reliquiario fu portato nella cappella dove, dopo l’incensazione, fu deposto nella tomba.
Il 7 maggio 1989, una lettera circolare dell’Episcopato Polacco concernente la traslazione delle Reliquie della beata M. Orsola Ledóchowska, fu letta in tutte le chiese della Polonia.
L’8 maggio, a Roma, ebbe luogo una nuova esumazione della salma della Beata, alla presenza dei rappresentanti del Tribunale, dell’équipe medica e della superiora generale con i membri del governo della Congregazione. La salma della beata Orsola fu tolta dal reliquiario provvisorio e sistemata in un altro, ormai definitivo. La bara interna, di rame, rivestita di lino, dopo la deposizione della salma, fu chiusa ermeticamente e posta nel reliquiario-bara, vero e proprio, fatto di noce di Amazzonia, di colore marrone scuro, con bassorilievo rappresentante l’ultima cena sulle pareti laterali lunghe e una foglia di acanto stilizzata, su quelle corte. Il Reliquiario ha il coperchio piatto, con sopra un crocifisso e una targa con l’iscrizione: “Beata Orsola Giulia Ledóchowska / Fondatrice della Congregazione delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante / nata il 17 IV 1865 a Loosdorf / morta il 29 V 1939 a Roma / beatificata da Giovanni Paolo II, il 20 giugno 1983 a Poznań”.
Dopo un’adeguata chiusura del reliquiario-bara, il presidente del Tribunale, Mons. Oscar Butinelli lo fasciò con un nastro rosso e pose un sigillo rotondo, di ceralacca: Vicariatus Urbi. Accanto a quel sigillo, il viceconsole dell’Ambasciata Polacca a Roma, Stanisław Obara, pose un grande sigillo rotondo di ceralacca con la scritta: Ambasciata Polacca a Roma.
L’11 maggio, i membri del Tribunale ecclesiastico, insieme all’équipe medica, ritornarono nella casa generalizia delle orsoline a Roma. Alla presenza del Cardinale Ugo Poletti, Vicario di Roma, e della superiora generale, M. Urszula Frankiewicz, il presidente del Tribunale Diocesano del Vicariato di Roma, ordinò la lettura del verbale del trasferimento delle reliquie della Beata Orsola Ledóchowska a Sr. Jolanta Olech, la quale, come custode, doveva essere da quel momento responsabile di fronte alla Chiesa di un degno e sicuro trasporto delle Reliquie al luogo di destinazione, conforme alle direttive della Sede Apostolica. Sr. Jolanta Olech prestò il giuramento previsto dal verbale. Era allo stesso tempo il formale inizio della peregrinazione, di 18 giorni, delle reliquie attraverso l’Italia, l’Austria, la Slovacchia e la Polonia.
La sera dello stesso giorno, il reliquiario contenente le spoglie mortali della Beata, fu portato in Vaticano, alla grotta della Madonna di Lourdes nei giardini vaticani dove venne il Santo Padre Giovanni Paolo II. Il Reliquiario fu sistemato nella grotta. Iniziò la funzione del mese di maggio, durante la quale il Papa si rivolse alla Beata Orsola sotto forma di preghiera e poi, impartì a tutti i presenti la benedizione apostolica per la traslazione delle reliquie che stava per iniziare. La Madre Generale ringraziò il Santo Padre lasciandogli in dono una piccola teca contenente le reliquie ex-pelle della Beata.
Lungo il percorso delle Reliquie della Beata Orsola da Roma in Polonia, nei giorni dall’11 al 29 maggio 1989, furono programmate le cosiddette “stazioni”, cioè i luoghi, dove il passaggio delle Reliquie doveva venire accompagnato dalle celebrazioni liturgiche: congedo da Roma (11.05), Brescia in Italia (12-15.05), Loosdorf in Austria (15-17.05), Chyżne – al confine della Polonia (17.05), Zakopane (17-18.05), Ludźmierz (18.05), Mszalna Dolna (18.05), Limanowa (18-19.05), Nowy Sącz (19.05), Lipnica Murowana (19-20.05), Bochnia (20.05), Cracovia (20-21.05), Jaworzno (21.05), Sosnowiec (21.05), Częstochowa (21-22.05), Wieluń (22.05), Złoczew (22.05), Sieradz 22-24.05), Zduńska Wola (24.05), Łęczyca (24.05), Ozorków (24.05), Łódź (24-26.05), Jeżów (26.05), Rawa Mazowiecka (26.05), Varsavia (26-27.05), Września (27.05), Poznań (27-28.05), Lipnica Poznańska (28.05), Otorowo (28.05), Pniewy (28-29.05).
Lo svolgimento delle celebrazioni da Roma fino a Pniewy superò ogni attesa per quanto riguarda le dimensioni, la partecipazione del clero e dei laici, delle organizzazioni, la cornice liturgica e artistica, l’atmosfera di preghiera, il fascino esercitato dalla santità…
Il 29 maggio, festa liturgica della Beata Orsola, e allo stesso tempo 50° della sua morte, le Reliquie della Beata furono deposte nella cappella della casa madre delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante a Pniewy. La sera, a porte chiuse e con poche persone presenti, avvenne l’apertura del reliquiario di rame. Alla Beata fu messo un abito nuovo e la salma fu sistemata nel reliquiario vero e proprio, cioè quello di legno. Aveva sopportato benissimo i disagi del viaggio.
Il 30 maggio, alle ore 20.00 giunsero i membri del Tribunale ecclesiastico di Poznań, presieduto da Mons. Marian Fąk, con un medico nominato dalla curia vescovile, per procedere alla constatazione dell’autenticità delle reliquie, prescritta dalla legge, per porre sul reliquiario i nuovi sigilli e per assistere alla deposizione nel sarcofago nella cappella laterale. Il sarcofago è fatto di pietra di Pińczów.
La spinta ad intraprendere i passi successivi verso la canonizzazione della Beata Orsola fu l’inspiegabile incolumità del quattordicenne Daniel Gajewski, fulminato da una scarica di 220 V. L’incidente ebbe luogo il 2 agosto 1996 a Ożarów Mazowiecki.
La descrizione generica dell’evento e le necessarie informazioni furono preparate da Sr. Magdalena Kujawska di Roma e presentate alla Congregazione delle Cause dei Santi, da P. Paolo Molinari SJ, postulatore della causa. La postulazione delegò Sr. Magdalena Kujawska a recarsi in Polonia, inoltre si rivolse al cardinale metropolita di Varsavia chiedendo lo svolgimento dell’inchiesta diocesana. Il Cardinale Józef Glemp istituì il tribunale e fece giurare i suoi membri e in sua vece affidò a Mons. Zygfryd Landowski, giudice del tribunale Metroplitano, il compito di presiedere ai lavori. P. Gabriel Bartoszewki OFMCap che fu nominato promotore di giustizia.
Il 16 aprile 1998, nella cappella degli arcivescovi, a Varsavia, in Via Miodowa, si svolse la sessione pubblica, che apriva l’inchiesta diocesana nella causa del presunto miracolo per intercessione della beata Orsola. La sessione era presieduta dal Cardinale J. Glemp. Le interrogazioni dei testimoni e degli esperti ebbero luogo nella casa delle Suore Orsoline in Via Wiślana a Varsavia. La chiusura del procedimento e la firma degli atti e l’imposizione su di essi dei sigilli di ceralacca ebbero luogo nella casa di Via Wiślana, il 26 giugno 1998. Gli atti (quattro copie del transunto e della copia pubblica, cioè del duplicato degli atti originali, due in lingua polacca e due copie della traduzione in lingua italiana) furono trasportati a Roma e trasmessi alla Congregazione delle Cause dei Santi. P. Paolo Molinari preparò la cosiddetta Positio, riguardante la causa e contenente la Fattispecie cronologica (in base alle deposizioni dei testimoni e degli esperti), il catalogo dei documenti, le deposizioni dei testimoni e tutti i documenti concernenti la causa.
L’inchiesta diocesana ottenne nella Congregazione l’approvazione dal lato formale secondo le norme canoniche. La tappa successiva riguardava ormai il meritum della questione, cioè il riconoscimento dell’evento come un miracolo per intercessione della Beata. La prima parte ebbe esito positivo: una commissione di medici e di tecnici esperti riconobbe che il salvataggio della vita del ragazzo non poteva essere spiegato con cause naturali. La commissione dei teologi invece sollevò due dubbi sostanziali: se la figura vista dal ragazzo fosse stata realmente la Beata Orsola, e la mancanza della cosiddetta invocatio, il diretto rivolgersi alla Beata invocando il suo aiuto. L’indagine supplementare “ex ufficio” che aveva come compito di completare l’inchiesta diocesana proprio sotto questo aspetto, ebbe luogo a Varsavia nei giorni: 30 luglio – 2 agosto 2001, presieduta dal promotore della fede Mons. Sandro Corradini di Roma. Il materiale raccolto si dimostrò soddisfacente.
Verso la fine di gennaio 2002, la commissione teologica riconobbe l’intercessione della Beata Orsola nel salvataggio della vita di Daniel Gajewski, nell’agosto 1996.
Il 12 marzo 2002 i cardinali e gli arcivescovi, membri della Congregazione delle Cause dei Santi, durante la sessione ordinaria pronunciarono il loro parere positivo.
Il 23 aprile 2002, papa Giovanni Paolo II, ordinò la promulgazione del decreto che confermava in modo definitivo il miracolo dell’incolumità della vita di Daniel Gajewski per intercessione della Beata Orsola Ledóchowska.
Il 7 marzo 2003 si è tenuto il Concistoro Ordinario Pubblico per il voto su alcune Cause di Canonizzazione, tra le quali la Causa riguardante la Beata Orsola. Durante il suddetto Concistoro il Santo Padre Giovanni Paolo II, ha stabilito di procedere alla canonizzazione della Beata Orsola Ledóchowska in data: 18 maggio 2003.
CRONOLOGIA DEL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE
DI MADRE ORSOLA LEDÓCHOWSKA
1946 |
Improvvisa, completa guarigione di Sr. Danuta Pawlak, orsolina SCGA. La decisione del Card. August Hlond, Primate di Polonia, di iniziare le formalità per l’apertura del processo di beatificazione di Madre Orsola. |
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1946 |
26 maggio |
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1949 |
16 marzo |
Apertura del processo informativo (diocesano) a Roma. Dura fino al 9 aprile 1957 e comprende 47 sessioni, durante le quali vengono ascoltati 34 testimoni. |
1950 |
23 giugno |
Apertura del processo rogatoriale a Cracovia (dura fino al 2 giugno 1952; in 58 sessioni vengono ascoltati 41 testimoni). |
1951 |
8 maggio |
A Roma viene pubblicato l’editto per la raccolta degli scritti della Serva di Dio Madre Orsola Ledóchowska. |
15 maggio |
Apertura del processo rogatoriale a Viviers in Francia (il processo dura fino al 28 maggio 1951; in 6 sessioni viene ascoltato un testimone). |
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1958 |
24 luglio |
A Roma, apertura del processo «de non culto» (dura fino all’11 dicembre 1958; vengono ascoltati 7 testimoni). |
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3 dicembre |
Consegna ufficiale al tribunale romano degli scritti della Serva di Dio Orsola Ledóchowska (42 volumi dattiloscritti e 21 stampati). |
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29 dicembre |
Viene promulgato il decreto di apertura degli atti del processo informativo della Serva di Dio, nella Sacra Congregazione dei Riti. |
1959 |
22 aprile |
Esumazione delle spoglie mortali della Serva Di Dio Madre Orsola Ledóchowska, deposta il 1° giugno 1939, nella tomba della Congregazione al Cimitero Campo Verano a Roma. La salma è preservata dalla corruzione. Viene lavata e dopo aver cambiato l’abito, viene sistemata in una bara nuova, deposta provvisoriamente nella tomba. |
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4 settembre |
Presso la Sacra Congregazione dei Riti a Roma, apertura degli atti del processo informativo della Serva di Dio Orsola Ledóchowska. |
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2 dicembre |
Traslazione delle spoglie mortali della Serva di Dio dal Cimitero di Campo Verano nella cappella della casa generalizia della Congregazione a Roma, Via del Casaletto 557. |
1960 |
7 marzo |
La Sacra Congregazione dei Riti concede il permesso per la traduzione in lingua francese degli atti del processo rogatoriale, svolto a Cracovia. |
1966 |
12 novembre |
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1971 |
27 settembre |
Nella Curia Metroplitana di Cracovia apertura del processo apostolico per la presunta guarigione di Jan Kołodziejski, per intercessione della Serva di Dio Orsola Ledóchowska (terminato il 17 febbraio 1972; in 19 sessioni vengono ascoltati 12 testimoni). |
1972 |
9 marzo |
La Congregazione per le Cause dei Santi promulga il decreto di apertura degli atti del processo. |
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5 giugno |
A Roma vengono pubblicate le lettere postulatorie di cardinali, di vescovi e di altre persone ed istituzioni, indirizzate al Papa, per la beatificazione di Madre Orsola Ledóchowska. |
1973 |
16 aprile |
Il Card. Karol Wojtyła apre a Cracovia il processo apostolico per la presunta guarigione di Sr. Danuta Pawlak (terminato il 26 febbraio 1974; in 22 sessioni vengono ascoltati 12 testimoni). |
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Gli atti di entrambi i processi riguardanti le presunte guarigioni per intercessione della Serva di Dio vengono tradotti in italiano. |
1981 |
8 maggio |
La Congregazione delle Cause dei Santi promulga il secondo decreto «Nihil obstat» sugli scritti della Serva di Dio (i volumi aggiunti delle lettere ritrovate e consegnate alla Congregazione delle Suore Orsoline SCGA dalle Suore Claveriane). |
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15 ottobre |
Dalla Congregazione delle Cause dei Santi viene promulgato il decreto d’introduzione della causa di beatificazione della Serva di Dio Orsola Ledóchowska. |
1983 |
14 maggio |
Il Santo Padre ordina la promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù della Serva di Dio. |
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9 giugno |
Viene emesso il decreto sui due miracoli riguardanti le guarigioni di Jan Kołodziejski e di Sr. Magdalena (Danuta) Pawlak, per intercessione della Serva di Dio Orsola Ledóchowska. |
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20 giugno |
Giovanni Paolo II procede alla beatificazione di Orsola Ledóchowska, a Poznań, durante il suo secondo pellegrinaggio in Polonia. |
1989 |
11-29 maggio |
Traslazione delle spoglie mortali della Beata Orsola da Roma in Polonia e deposizione di queste nella cappella della casa madre delle Suore Orsoline SCGA, a Pniewy. |
1996 |
2 agosto |
Daniel Gajewski scampa incolume alla morte per presunto intervento miracoloso della Beata Orsola. |
1998 |
2 aprile |
Nella cappella degli arcivescovi di Varsavia viene istituita l’inchiesta diocesana riguardante il modo inspiegabile in cui Daniel Gajewski scampò incolume da una forte scarica elettrica, per intercessione della Beata Orsola (terminata il 26 giugno 1998; in 16 sessioni vengono ascoltati 9 testimoni). |
2001 |
30 luglio |
Indagine supplementare “ex ufficio”, a Varsavia, presieduta dal promotore generale della fede, Mons. Sandro Corradini, di Roma, che deve decidere le due questioni: se la persona vista dal ragazzo fosse proprio la Beata Orsola, e se c’era stata la cosiddetta invocatio, cioè l’invocazione diretta dell’aiuto della Beata (terminata il 2 agosto). |
2002 |
12 marzo |
Durante la Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi viene riconosciuta come miracolosa l’incolumità di Daniel Gajewski da pericolo mortale, per intercessione della Beata Orsola Ledóchowska. |
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23 aprile |
Alla presenza del Santo Padre Giovanni Paolo II, durante il Concistoro, viene promulgato il decreto sul miracolo. |
2003 |
7 marzo |
Alla presenza del Santo Padre Giovanni Paolo II, si è tenuto il Concistoro Ordinario Pubblico per il voto su alcune Cause di Canonizzazione, tra le quali la Causa riguardante la Beata Orsola. Il Santo Padre ha stabilito di procedere alla canonizzazione della Beata Orsola Ledóchowska in data: 18 maggio 2003. |
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Roma, il 28 febbraio 1968
Beatissimo Padre,
Con vivo interesse, la Polonia segue il procedimento della Causa di beatificazione della Serva di Dio M. Orsola Ledóchowska – fondatrice delle Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante – invocando la sua intercessione presso Dio e pregando fiduciosamente per la sua elevazione agli altari.
Alle numerose lettere postulatorie per l'introduzione della sua Causa, vorrei aggiungere anche la mia, del Vescovo di Cracovia, e ciò non senza un motivo particolare.
Nella mia metropoli, infatti, e precisamente nel convento delle Orsoline di Cracovia, Madre Orsola iniziò, nel 1886, la sua vita di consacrazione a Dio, e nella mia sede vescovile ebbe luogo, nel 1950-1951, il Processo Informativo sulla fama di santità o sulle sue virtù. A Cracovia ella ricevette la formazione religiosa e scoprì, nella meditazione della Parola di Dio, la propria vita, quella della disponibilità e della fedeltà ad ogni cenno della volontà di Dio, espressa dall'autorità della Chiesa e dai segni dei tempi.
Nello spirito di Sant'Angela Merici, guardando con realismo cristiano la vita, Madre Orsola si accorge dei bisogni urgenti della gioventù femminile che comincia a frequentare l'università, lontana dalla propria famiglia. Per essa apre, nel 1906, il primo pensionato universitario in Polonia, tenuto da religiose, cerca migliori teologi, per integrare la personalità delle giovani, armonizzando la loro cultura scientifica con l'approfondita conoscenza delle verità della fede.
Seguendo l'evoluzione delle strutture sociali ed economiche del paese, Madre Orsola vede la necessità del contatto apostolico delle religiose con l'ambiente. Perciò, in collaborazione con le superiore di altre case autonome delle Orsoline polacche, modifica le Costituzioni, aggiornandole alle esigenze del tempo. Riceve l’approvazione richiesta dalla Santa Sede, nel 1907.
I documenti dell'Archivio della Curia Metropolitana di Cracovia testimoniano il rispetto e la filiale adesione della serva di Dio alle minime prescrizioni, alle direttive e ai desideri dell’autorità ecclesiastica.
La partenza di Madre Orsola per San Pietroburgo, nel 1907, col fine di dirigervi un pensionato delle giovani cattoliche, fu una semplice conseguenza della sua attitudine ad essere sempre disponibile al volere divino, al bene delle anime. "Abbiamo offerto a Dio ciò che abbiamo avuto di più prezioso" – disse dopo il suo congedo la superiora del convento.
Per sette anni, in mezzo a diffidenze, ostilità, persecuzioni, la Serva di Dio continua serenamente a svolgere la sua missione educatrice a la sua opera apostolica "in un clima ecumenico" fra i protestanti in Finlandia – sempre coraggiosa, piena di fiducia, perché certa della guida di Dio.
Esiliata dalla Russia, nel 1914, resta fedele al suo motto: "Come Dio vuole", e dalla Svezia, ove si recò, dirige le suore rimaste in Russia per mezzo di una fitta corrispondenza e le aiuta con la sua incessante preghiera.
Immedesimandosi nella nuova realtà – si era in tempo di guerra – cerca di rispondere all'appello di Benedetto XV, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, per sollevare la sorte dei sofferenti. Impara la lingua del luogo, intraprende faticosi viaggi lungo tutta la penisola scandinava e tiene circa ottanta conferenze, promuovendo i comitati locali di aiuto. In questa opera caritativa, insieme a persone di diverso "credo", testimonia la cattolicità della sua fede e la forza dell'amore nel donarsi senza riserva per il bene altrui.
Il ritorno in Polonia, nel 1920 – con un gruppo di quaranta suore, quasi tutte entrate in convento in Russia o durante l'esilio - mette Madre Orsola davanti ai nuovi problemi sociali del paese, appena liberato, e davanti alle nuove prospettive dell'organizzazione della vita religiosa in seno all'Ordine di Sant'Orsola, cioè l'unione delle case finora autonome.
In questa situazione, Madre Orsola, abituata ad attingere sempre al pensiero primitivo di Sant'Angela, intuisce il proprio ruolo: essere – insieme alla sua casa autonoma, costituita a Pietroburgo e durante gli anni dell'esilio – al servizio dei più poveri e bisognosi.
II senso della prudenza soprannaturale da un lato e il vivo desiderio di unione dall'altro, la spingono, prima di fare un passo decisivo, a chiedere consiglio alle autorità religiose ed ecclesiastiche.
Incoraggiata dal Nunzio Apostolico a Varsavia, Achille Ratti: "Rimanete sulla strada indicatavi dalla Provvidenza stessa", Madre Orsola trasforma, col permesso delle Santa Sede nel 1920, la sua casa autonoma in congregazione, che viene definitivamente approvata nel 1930.
Alle vaste vedute di Madre Orsola rispondeva il suo dinamismo di spirito e d’azione: nella Crociata Eucaristica, trapiantata da lei in Polonia, schiera oltre 200.000 fanciulli; assieme alla sua congregazione, che si sviluppa ben presto, intraprende il lavoro catechistico nelle scuole statali e missionario ai confini della Polonia e nelle borgate delle grandi città; prepara catechiste ed educatrici laiche; insegna alle suore ad eseguire il loro duro lavoro in spirito di preghiera e di penitenza, in intima unione con Cristo – Salvatore del mondo.
L'opera di Madre Orsola perdura nella sua congregazione, che tutt'oggi aiuta efficacemente il clero nella sua missione pastorale, specie in Polonia. La Serva di Dio, avviando la sua famiglia religiosa al servizio della Chiesa ed inserendola nell'ambiente dei più poveri e bisognosi – le ha aperto, quarant’anni or sono, le vie confermate dal Concilio Vaticano Secondo.
Consapevole del benevolo influsso che può esercitare la beatificazione della Serva di Dio M. Orsola Ledóchowska, col suo spirito innovatore, ma fedele all’insegnamento della Chiesa, esprimo, in piena adesione alla volontà della Santità Vostra, il mio desiderio di poterla presto onorare pubblicamente.
Prostrato al piedi della Santità Vostra, mi professo di Vostra Santità figlio devotissimo
Il buon Maestro, Gesù Cristo, consiglia di riconoscere gli alberi dai loro frutti (cfr. Mt 7, 20). Vorremmo applicare tale consiglio, riflettendo sui frutti della vita di Giulia Orsola Ledóchowska, Fondatrice della Congregazione delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante.
Metteva in pratica i suoi programmi riformatori a cavallo della storia, sperimentando lo spirito dei tempi, per sentire i loro nuovi bisogni e per rimediare ad essi nel modo più efficace possibile.
Sembra che la Fondatrice delle orsoline grigie intuisse che si stava avvicinando una grande svolta nella vita religiosa nella Chiesa. Voleva dunque avvicinarla alla quotidianità delle cose di Dio in tempi mutevoli.
Con cautela, come un fiore di primavera, che penetra il manto di neve, emerge la nuova forma della vita religiosa al servizio del mondo redento dal Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, per dare al mondo una Vita nuova.
Anche se, infatti, la vita religiosa era ormai da tempo discesa dai monti dei benedettini e dalle valli dei cistercensi, benché ormai essa si stesse avvicinando al mondo nell’attività francescana e in quella domenicana, benché con coraggio avesse impugnato lo stendardo del Re nel fervoroso apostolato dei figli di Sant’Ignazio, benché, sull’esempio di San Vincenzo de’ Paoli avesse riempita la vita degli uomini di congregazioni e di opere di carità, di assistenza, di quelle educative e di opere missionarie, tuttavia occorreva fare ancora un altro passo avanti.
In Polonia, l’annunzio di tale passo verso le nuove necessità furono le congregazioni del Servo di Dio (oggi beato) Padre Onorato Koźmiński, cappuccino.
Madre Ledóchowska allarga le sue braccia – penetra nei paesi dell’est, si reca in quelli scandinavi, si avvicina agli operai danesi, cerca gli emigrati, prima di tornare in Patria, ricca d’esperienza e di modelli quasi pronti per un’organizzazione ecumenica e per il lavoro tra i bambini, tra la gioventù accademica, nei vasti territori della Polessia o nella Polonia centrale.
La Madre compie coraggiosi tentativi, non teme l’esito incerto, tenta, prova se stessa e le sue collaboratrici, infonde in esse il coraggio cristiano di fronte ai tentativi impopolari e difficili da valutare in una società abituata ai modi di operare ormai sperimentati ed efficaci. Le sue iniziative coglievano di sorpresa, destavano resistenza, discussioni, riserve, benché si intuisse, che il lavoro della nuova Congregazione corrispondeva alle necessità dei tempi che stavano cambiando.
Oggi, dopo alcune decine di anni di tali iniziative, si può ammirare l’intuizione della Madre nello spirito e negli orientamenti delle trasformazioni attese. Conservando lo spirito religioso, la sua vita palpitava nelle diverse forme organizzative. Lentamente le persone si abituavano alle suore grigie e ammettevano che così sarebbe stato più facile raggiungere i figli di Dio.
Occorre anche ricordare, che mancava ancora tanto tempo alla promulgazione del decreto Perfectae caritatis del Concilio Vaticano II. Oggi però possiamo testimoniare che Madre Orsola ebbe una buona intuizione delle future trasformazioni e delle necessità dei tempi di oggi. Ciò non poteva accadere senza la piena comprensione del fatto che Cristo sempre è il Padre del secolo futuro.
In questo legame con il pensiero di Dio nel mondo, vediamo la grandezza della Fondatrice della Congregazione delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, il quale più non muore, vive eternamente ed è Sovrano e centro di tutti i cuori.
Varsavia, il 12 novembre 1973.
+ Stefan Cardinale Wyszyński
(Introduzione
al libro di Sr. Józefa Ledóchowska,
Życie i działalność di
Giulia Orsola Ledóchowska, Pallottinum 1975)