La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante |
Madre Orsola Ledóchowska
STORIA della CONGREGAZIONE
(pro manoscritto, Roma)
L'anno 1912
Mi dimenticai di dire, che all'inizio di gennaio scoppiò l'incendio nella casa dei bambini poveri. Con un gelo fortissimo le suore corsero a spegnere le fiamme ed anche Uttu venne – dopo un po' di tempo si riuscì a dominarle e a spegnerle. Un particolare aiuto del Signore, perchè in una casetta di legno tutto poteva incenerirsi. L'indomaní tornai da Pietroburgo e tutto mi raccontarono. Grazie a Dio che era andato così.
In gennaio fu molto freddo, anche in febbraio. Più di 30° R. Mi ricordo come sorvegliavo una volta le bambine nella sala da studio dalle sette del mattino fino alla S.Messa delle 8. Erano 5-6° R. Si lamentavano per il freddo. Con loro però facilmente sistemavano le cose. Comprai il termometro con la scala di Celso e subito sentirono più caldo. Felice età dell'infanzia così facile da accontentare!
Per Pasqua venne una nostra fedele amica Principessa Oginska, rimase qualche giorno con noi, così simpatica e semplice, abituata a tante comndità e a Merentahti così contenta della nostra povertà. La vita a Merentahti era povera, il mangiare molto semplice, per non dire povero addirittura, eppure ci trovavamo tanto bene.
Subito dono Pasqua mi ammalai - venne la mia fedele Sr. Zaborska; il tempo era bellissimo; la neve stava scomparendo – mi portavano in una veranda e stavo bene malgrado la malattia. Fu piuttosto debolezza, una specie di esaurimento.
Il 17 aprile, il mio compleanno; il 25° anniversario della mia vestizione. Silenziosamente, senza cerimonie e festeggiamenti passai questa giornata, circondata dall’amore delle mie fedeli suore – ma perché malgrado tutto, questa giornata fosse un po’ diversa dalle altre, ci fu nel pomeriggio l’oscuramento del sole. Verso le tre si feve così buio, che le nostre lavandaie, convinte che sarebbe venuta la pioggia, corsero a raccogliere la biancheria, stesa per asciugare al sole. ‑ Abbiamo riso di cuore della loro preoccupazione.
Ai primi di maggio inviammo una parte delle bambine a Pietroburgo per l’esame. Avevamo pensato di inviare ogni anno le nostre allieve al ginnasio russo affinché passassero da una clase all’altra conquistando tutti i diritti, che davano gli esami statali. Questa fu la prima prova e le insegnanti, particolarmente Suor Czernilowska (aritmetica) e Suor Arciszewska (il russo), erano molto emozionate. Sr.Czernilowska e Sr.Lozinska partirono con le ragazzine. Io rimasi Merentahti attendendo le notizie. Dopo poco tempo arrivò il telegramma: “ottimamente, Eugenia risplende come il sole”. Mi tranquillizzai. Le alunne non ci fecero fare brutta figura e da allora ogni volta che si presentavano per gli esami si sentiva dire: “Sono quelle di Merentahti, sicuramente saranno promosse”.
Durante l’anno scolastico mi recai più volte da Mienkin; volevo ricevere il permesso per la cappella. Lo invitai perché ci invitasse a Merentahti e lui mi rispose: “Mais comment, je pensais que l’entrée était interdite aux hommes » - «mais pas du tout, Monsieur, vous pouvez venir tranquillement: nous n'allons pas vous asperger d'eau bénite ». « Le genre masculin n'est donc pas prohibé chez vous ». ‑ "Pas du tout, j'ai meme deux garçons de ferme » - mi faceva rabbia – « et j’en ferai des Jésuites". Sorrise, ma poi mi dissero che quest'ultimo detto lo punse sul vivo, gli feci un dispetto.
La domanda ripuardante la cappella rimaneva ancora senza risposta. Andai da lui un'altra volta per chiedere il permesso ‑ di nuovo niente; sapevo che non l'avremmo mai ricevuto. Gli dichiarai che non sarei più andata perchè ritenevo inutile aspettare una risposta. “Non volete rifiutare alla contessa Ledòchowska – dissi ‑ perchè vi vergognate, ma non volete concedere il permesso per timore che questo possa nuocervi”. Egli non rispose nulla. La questione cadde e noi mantenemmo la cappella fino ll'ultimo giorno del nostro soggiorno a Merentahti.
Le vacanze del 1912 furono animate e piacevoli. Oltre il consueto gruppo di alunne di Pietroburgo vennero da noi, dal convento di Cracovia, la Madre Immacolata, Zosia Ostachewicz e Marylka Streol. Madre Immacolata naturalmente senza abito religioso. Vari sacerdoti si alternavano. C'era Padre Senkus, Padre Trojgo, Padre Makarewicz ‑ e ci sentivamo molto bene ed in famiglia.
Di nuovo stavamo costruendo ‑ ingrandimmo la cappella trasformando una specie di presbiterio, accanto questa, costruimmo l'abitazione per il sacerdote dalla parte del mare ‑ le camere per gli ospiti dall'altra parte e sopra, delle grandi aule scolastiche divise con delle pareti di vetro per farvi entrare più sole; sopra la cappella una torretta con una stanza con 4 finestre con una magnifica veduta.
Sempre più bella diventava la nostra Merentahti, vi stavamo sempre meglio. Ogni anno vi si iscriveva un maggior numero di alunne. Presi qualche insegnante nuova: una francese, mademoiselle Marie Paput, una tedesca, sig.na Lucia Benrot ed una ex‑alunna, Stasia Ryzanka ‑ un simpatico trio, buone e piene di dedizione. Con il sacerdote abbiamo avuto un po' di preoccupazione. Prima avevamo un vecchietto molto carino, però ce l’anno ripreso presto e al suo posto l’Arcivescovo c’inviò verso la fine di novembre un giovane sacerdote, il quale ci diede subito molto da pensare. Parlava sempre dei suoi digiuni ‑ come avrebbe digiunato durante l'Avvento; solo che sfortunatamente aveva bisogno delle mele che noi non avevamo. Alcune suore dicevano di aver sentito a Mosca, ch’era molto impulsivo. Il 24 novembre, sabato mattina dopo la S.Messa tenne per noi una conferenza nella quale ci disse di essere stato inviato, per sorvegliare lo spirito religioso nella nostra casa. La superiora è per tutto ciò che riguarda le cose esteriori, lui per il foro interno. Ci avvertì di aver una mano dura, e sperava però che con la buona volontà e la sottomissione tutto sarebbe andato bene. Aspetto cosa accadrà. Nel pomeriggio la confessione. L'indomani avremmo dovuto trasferirci nella cappella nuovamente restaurata. Dovevano venire i Finlandesi ‑ una grande festa. Andai a confessarmi per prima – era abbastanza brusco, ma niente più. Ritorno in camera – bussa Sr. Maddalena. “Madre, non so che cosa vuole questo Padre. Mi ha ordinato di mangiare una cena molto leggera ‑ l'acqua con la confettura e le verdure (nessuno l'ha mai visto questo nel refettorio) non so che cosa pensare in proposito. La tranquillizzai dicendo: “il sacerdote non conosce il nostro genere di vita e che lei lavorando pesantemente deve nutrirsi normalmente. Non fu difficile rassicurarla. Se ne andò. Dopo un momento bussa Sr. Gerarda. “Madre, questo sacerdote mi ha ordinato di non mangiare niente per la cena. Io ho risposto che Lei non me lo avrebbe permesso ed egli dice che posso fingere di mangiare - ma effettivamente me ne devo astenere”. Io naturalmente di nuovo tranquillizzai la suora. Il nostro lavoro non ci permette i digiuni, con quel gelo e il nutrimento già cosi modesto! La sera accorre da me Sr. Lozinska tutta sdegnata: “Madre, le bambine non vogliono bere il latte – dicono che il Padre ha proibito loro di mangiare dopo le ore sette della sera; in cucina stava seduto un ragazzino povero e magrolino, il piccolo Wicek, che serviva la Messa e piangeva. “Perchè il Padre mi ha proibito di mangiare le cose sostanziose e mi ha sgridato”. Dissipaí tutte queste inquietudini, ma cominciai io stessa ad essere preoccupata. In questa casa ove regna la pace e tutti hanno fiducia nella Madre ‑ questo sacerdote forse porterà la scissione, la confusione. Quello che ci vivifica ed illumina la nostra vita, già abbastanza difficile in questo deserto finlandese, - il nostro amore fraterno, l'unione e la fiducia reciproca.
L’indomani c’è l’apertura della nostra cappella restaurata. Sono presenti molti Finlandesi e il nostro Padre comincia con la predica polacca, che dura un’ora e della quale Finlandesi non hanno capito nulla. Di nuovo parla del digiuno che bisogna osservare durante tutto l’Avvento (poi ammise di aver sbagliato, quando Sr. Lozinska gli aveva ricordato che secondo il catechismo il digiuno durante l’Avvento non obbliga tutti i giorni, ma solo di mercoledì e di venerdì). La Comunione durante la S.Messa fu distribuita verso mezzogiorno. Le bambine più deboli cominciano a sentirsi male. Sto sulle spine; costui allontanerà i Finlandesi. Sento però, che la sua eccentricità fa impressione – non mangia quasi niente, ma bisogna preparare, a parte tutto, un vitto speciale per quei digiuni. La suora gli deve portare l’acqua del mare per lavarsi, forse per calmare i nervi. Non si preoccupava se il mare era talvolta agitato e che la suora prendendo l’acqua si esponeva al pericolo. Anche qui ho calmato gli scrupoli – facendo portare l’acqua dal pozzo – la quale probabilmente viene anche dal mare e rinfresca ugualmente. Così non si può andare avanti. Allora mi recai dall’Arcivescovo a Pietroburgo. Mi avrebbe compreso? Comincia, che il sacerdote era troppo giovane, ma il vescovo mi spiegò che la sua era una virtù di ferro – bisognava provare sotto un altro aspetto. Raccontai che fa digiunare anche i bambini. Cosa diranno i genitori quando sapranno che a quelle bambine, tutte piuttosto delicate di salute si impongono le mortificazioni nel mangiare? Questo argomento fu convincente – l’Arcivescovo disse che le allieve non dovevano confessarsi da lui e che dovevo riferirgli di tornare a Pietroburgo.
Ringraziavo il Signore per questo pur se avevo l’incarico spiacevole di annunziare al sacerdote che non lo volevamo più da noi.
Rimase a Merentahti ancora una diecina di giorni, molto risentito per il fatto di non essere desiderato; io intanto mi convincevo sempre di più, che non avrei potuto agire diversamente. Alle suore che si confessarono da lui un’altra volta, proibì di parlare della loro confessione: d’altra parte che cosa potevano fare se rgli turbava le loro coscienze? Venivano da me lo stesso ed una mi disse: “Madre, questo sacerdote ci insegna ad ingannarla”. Per rendere più chiara la questione scrissi al Padre Tuszowski chiedendo se effettivamente alle suore è proibito riferirmi quel che il sacerdote ha detto loro in confessione. Ricevetti una risposta molto chiara e la lessi alle suore nel refettorio: “Al sacerdote non è permesso di rivelare nulla di quel che riguarda la confessione – al penitente non è proibito di parlarne”. Verso la metà di novembre partì. M’importa poco di cosa racconterà di noi a Pietroburgo, basta che in casa regni di nuovo la pace e l’unione: questa è la cosa più importante!
Intanto sopra Merentahti l’orizzonte cominciava di nuovo ad oscurarsi. Da molto tempo cercavo di ottenere la concessione per il “proginnasio” a Merentahti. Mi recai per questo dal Ministro della Pubblica Istruzione, Kasso – fu molto gentile con me. Mi promise la concessione, la quale prò non arrivò. A novembre ricevetti un avviso dal Governatore Generale Sein da Helsingfors, che se entro tre settimane non avessi presentato la concessione mi avrebbero chiuso la scuola.
Spaventata mi reco immediatamente a Helsingfors - il Governatore Generale è assente. Mi rivolgo al suo sostituto – un tipo che per qualunque cosa ha sempre la stessa risposta: “Niczevo nie znaju” (Non so niente). Non concluderò niente qui – mi decido di inviare il telegramma al Casso chiedendo l’udienza per l’indomani. La notte ritorno a Pietroburgo – vi trovai la notizia che il Ministro mi attendeva. Mi ricevette con molta gentilezza, mi tranquillizzò che non mi avrebbero chiuso la scuola e promise di occuparsi della questione.
Uscendo incontrai nell’anticamera del Ministro il “mio signore” ‘Niczevo nie znaju' di Helsingfors. Oggi era molto diverso – gentile, sorridente. Domandò: "ha sentito parlare della questione della scuola?” Lui dice di no, ma in vedo dal suo modo di fare che tutto è sulla buona via. Tornai tranquillizzata ed aspettavo la concessione.
Intanto la mia febbre non voleva cedere, e prima di Natale Sr. Zaborska mi disse che mi hanno trovato un’infezione tubercolare e che dovevo andare al sanatorio di Halila, la quale cosa era molto necessaria per via alle bambine. Ero molto preoccupata, che cosa dovevo fare? mi dovetti rassegnare. Per fortuna avevamo già il sacerdote nuovo il Padre Isajewicz, di 74 anni ‑ un vecchietto tanto simpatico.