La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

Madre Orsola Ledóchowska

STORIA della CONGREGAZIONE

 

(pro manoscritto, Roma)


NEL CONVENTO DELLE ORSOLINE DI CRACOVIA

Dio stesso volle che io entrassi in convento delle Suore Orsoline, perché io proprio non l’ho voluto. Conoscevo le Orsoline solo dai racconti di terzi – ed era questo l’unico ordine religioso che non mi era simpatico – non mi attirava in nessuna maniera.

Avevo letto la vita di Madre Barat – sentivo l’attrazione verso le missionarie, verso le Suore del Sacro Cuore. Sua Eccellenza Mons. Łobuś al quale mia madre chiese consiglio per orizzontarsi dove indirizzarmi, mo consigliò di andare a Jazłowiec dalle Suore Immacolatine. Siicome il mio tutore era il cugino della Superiora delle Suore Orsoline di Cracovia, la defunta Madre Popiel, consigliò a mia madre di farmi prendere parte agli esercizi spirituali tenuti nel loro convento. Rimasi là per una settimana. Alla fine degli esercizi il mio confessore mi chiese, se non avrei voluto restare dalle Orsoline; risposi decisamente di no. Tuttavia le difficoltà che ebbi a casa nell’esecuzione dei miei disegni, mi hanno condotto ad entrare là, ove mi riusciva più facile di arrivare – entrai dalle Orsoline di Cracovia il 18 agosto 1886. La pedina capitò, dove non voleva, ma dove Dio la volle. Non ho scelto io, ha scelto il Signore.

Mi ero affezionata al convento di Cracovia, ove vissi per 21 anni. Vi sono stata tanto bene: ‑ dipingendo l'immagine del Crocifisso, che fino a poco tempo fa si trovava ancora nella buia cappella del convento di Cracovia (adesso nella cappella della Congregazione delle Suore Orsnline del S.C. di G.A. presso l'Istituto di Sant'Olaf a Pniewy) ‑ mi ripetevo sempre, che quel Crocifisso che stavo dipingendo mi avrebbe guardata quando fossi stata nella bara, nell'ultima notte, nella buia cappella - Dio ha voluto diversamente.

 

Nell’anno 1904 sono stata eletta superiora del convento di Cracovia. La rivoluzione russa  del 1905 suscitò in me il desiderio di, recarmi. in Russia, perché avevamo nell’istituto molte allieve che provenivano dalla zona di occupazione russa. I genitori inviavano i figli presso i conventi della Galizia, per dare loro un’educazione cattolica ed un insegnamento polacco. Tuttavia l’esame austriaco non aveva nessun valore in Russia e le nostre allieve restavano prive del diritto all’insegnamento.  Se si fosse potuto avere una scuola con gli esami russi, un ginnasio russo coll’educazione cattolica e polacca, si sarebbe potuto essere di grande aiuto alle ragazze polacche residenti nella zona di occupazione russa. Così pensavo, senza fare dei precisi piani.

Nel 1906 cominciai ad avere degli strani scrupoli. Fin dai primi anni della mia vita religiosa mi hanno insegnato che avevamo la clausura papale. Non avevo mai riflettuto prima se era osservata o no – questo non mi riguardava. Adesso, come superiora ne ero responsabile. Chiesi al confessore del ritiro spirituale, se il nostro modo di osservare la clausura rispondeva alle esigenze dell'osservanza della clausura papale – e se no, se potevo essere incorsa nella scomunica. Rispose, che se avevamo veramente la clausura papale, essa non era osservata per niente e che potevo essere incorsa nella scomunica, senza saperlo. Da allora cominciai a cercare di informarmi, che genere di clausura avevamo. Domandavo agli esperti nel diritto ca­nonico. Dappertutto ricevevo la stessa risposta: che la bolla di Paolo V riguardante il nostro ordine non è chiara e non si può dire nulla di certo. Mi consigliavano di andare a Roma, perché lì soltanto avrei potuto risolvere quest'importantissimo problema.

A metà gennaio,1907 mi recai con Madre Valentina, Superio­ra delle Suore Orsoline di Tarnòw, nella Città Eterna.

I Consultori ai quali ci indirizzò mia sorella Madre M.Teresa Ledòchowska, (da lei ci siamo fermate durante tutto il nostro soggiorno a Roma), hanno constatato ugualmente che la bolla non è chiara e ci hanno consigliato, di presentare dì nuovo all'approvazione le Costituzioni modificate secondo la nostre necessità e con la chiara precisazione se dobbiamo avere la clausura papale o la semi ‑ clausura. Hanno aggiunto che per un ordine insegnante la clausura papale è veramente poco pratica. Ci siamo messe a trascrivere le Costituzioni con del­le piccole modifiche e dopo aver preso accordi con Cracovia e Tarnòw, abbiamo deciso di chiedere la clausura vescovile. Questi lavori ci portarono via molto tempo.

Durante il mese di febbraio ci siamo recate in udienza privata dal S. Padre Pio X. Alla fine gli dissi che desideravo di andare in Russia. Questo pensiero si vede è piaciuto al Santo Padre, il che mi ha ancora maggiormente confermato nel mio proposito. Il S.Padre ci benedì e lasciammo il Vaticano col cuore pieno di gioia e di gratitudine per questa così pa­terna accoglienza.

Finimmo il lavoro sulle Costituzioni e le consegnammo alla S.Congregazione, ringraziammo mia sorella M.Teresa., Fondatrice del Sodalizio di San Pietro Claver, della sua grande ospitalità e lasciammo la Città Eterna. Era il 6 di marzo.

Poco dopo il mio ritorno a Cracovia., ricevetti una lettera dal Padre Budkiewicz, parroco della chiesa dì Santa Caterina a Pietroburgo. Approfittando del periodo di una maggiore libertà religiosa, ci chiese di prendere la direzione del pensionato di Santa Caterina. L'atmosfera di quel pensionato, come la direzione, lasciavano molto a desiderare, c'erano da affron­tare delle spese enormi. Il sindacato della Parrocchia di San­ta Caterina decise di liquidare il collegio; invece l'Amministratore della Diocesi di Mohylew, Padre Denysiewicz fu contrario a questo provvedimento. Un conflitto tra la curia arcivescovile ed il sindacato fu quasi inevitabile.

Tra le insegnanti del pensionato di S.Caterina c’era una nostra ex-allieva, Zoe Rodziewicz. Vedendo il disordine e la mancanza di un sicuro indirizzo nell'istituto, sospirava a voce alta: "Se ci fosse qui la nostra ‘Matuchna’ tutto sarebbe andato diversamente”. Tanto lo ripeté, con quella sua vocina sommessa, che il parroco non si decise a chiamarci, tanto più che in questo modo poteva accontentare sia il concistoro che il sindacato. Il pensionato avrebbe continuato ad esistere e le spese sarebbero gravate non più sul sindacato, ma sulle Suore Orsoline.

Lessi. la lettera di P. Budkiewicz alle suore e decisi di andare a Pietroburgo per vedere il posto dì lavoro offertoci, discutere la questione e prendere la decisione, di accettare o rifiutare.

Così, l'undici aprile dello stesso anno mi recai di nuovo verso il nord, questa volta vestita da secolare. Come compagna mi avevano dato la direttrice del pensionato delle studentesse Alina Zaborska. A Pietroburgo (? Pietrogrado) il parroco e la preside del ginnasio ‑ sig. Emilia Maculewicz ci hanno accolto cordialmente – la maggior parte delle insegnanti e delle allieve invece ci guardava in un modo piuttosto ostile.

Dopo aver discusso ripetutamente la questione col sindacato decisi di accettare il lavoro per un anno di prova. I signori Aleksander Tyszkiewicz, Koziełko‑Poklewski e Giuseppe Potocki hanno promesso di colmare il deficit che eventualmente fosse risultato nel bilancio della fine dell'anno scolastico.

Dopo qualche giorno tornai con Alina a Cracovia. Avremmo dovuto iniziare il lavoro col nuovo anno scolastico 1907/1908. Come andando a Pietrogrado ci eravamo fermate a Częstochowa, così tornando sostammo a Ostra Brama. Chiesi alla Madonna di benedire questo nostro lavoro per la gloria di Dio.

Il due luglio iniziarono le elezioni della superiora, Fu eletta Madre Stanisława Sułkowska. Ero dunque libera e potevo coll'approvazione del Cardinale Puzyna e del nostro Capitolo iniziare il lavoro nel nord, nella terra degli zar. Come compagne ho ricevuto Suor Wielowiejska, Suor Margherita e quattro postulanti converse. Il 31 luglio partii con una postulante – le altre suore sarebbero dovute arrivare più tardi.

Non mi fu facile abbandonare la casa ove avevo trascorsi 21 anni della mia vita religiosa ma vedevo in questa chiamata di Padre Budkiewicz ‑ la volontà di Dio.

Si chiuse dietro di me il portone del convento di Cracovia e poco dopo già il diretto ci portava verso la Russia.

Nel nome di Dio ‑ Ad maiorem Dei gloriam.


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