La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

Comunità Suore Orsoline - Roma,  7 ottobre 2017

 

25° di sr. M.EWA Ròg e di sr. MIROSLAWA (Mirka) Falinska


 

         
   
         
   
         
   
         
   
         
   
         
   
         
   
         

 

Omelia 7 ottobre 2017 – padre Roberto – 25° VC suore: Mirka e M.Ewa

(libera trascrizione)

Num 6, 24-26  / Ef 3, 14-19

 

Con una delle frasi più belle del nuovo Testamento, ma anche una delle frasi sorprendenti. Dice Gesù: “Ti Benedico Padre”, cioè si rivolge invocando la benedizione al Dio suo Padre, il quale viene benedetto perché? Perché ha tenuto nascosti i misteri del Regno ai sapienti e agli intelligenti e invece gli hai rivelati ai piccoli, di cui è pieno il Vangelo; i piccoli cioè gli ultimi della fila,che sono i preferiti di Dio. Questo è sorprendete, questo ci spiazza, questo ci lascia interdetti; e Gesù stesso - Dio fatto Uomo è il primo di questi piccoli. Viene come Figlio di povera gente, nasce in una strada. Non ha in mano nessun potere e la sua rivoluzione si compie su legno di una Croce. Tutto ciò è spiazzante, è sconcertante. Una delle notizie più originali e più sorprendenti del vangelo è proprio lo svelamento  di come ragiona Dio e, come vive Dio - in Gesù Cristo. Dico tutto cioè è spiazzante, sconcertante – perché? Perché noi ogni giorni ci troviamo a comunicare con una logica, la logica di questo mondo, la logica dominante che è diametralmente opposta a  questo modo di ragionare. Che cosa ci dice continuamente un mondo, la società dei tempi - questi nuovi tempi in cui noi viviamo (provvidenzialmente)? Ci dicono di ‘riuscire’, di cercare di vincere, di essere vittoriosi. Di competere, di apparire di possedere di produrre e di consumare…  Questi sono i verbi che noi ascoltiamo più comunemente in questi nostri tempi. Ecco: assecondare – in una ‘vittimazione’ interiore - del l’uomo ci convincono (convincono tutti noi) di lottare, lottare per tutta la nostra vita per ‘riuscire’. E questo , guardate, si insinua anche nelle nostre comunità. Questa convinzione di dover emergere, lottare, vincere, competere… Questa logica non risparmia . E’ la logica di “vince il migliore”. E’ sempre stato così. Vince il più forte; è l’istinto a prevalere nella selezione della parte migliore. Questo ci viene detto nella logica del mondo: è il migliore che vince. Sono sempre i prepotenti ad arruffare, sono sempre gli spregiudicati a salire sul trono. Non è così agli occhi di Dio – Dio non vuole che vinca il migliore, anzi Lui ha vinto per tutti; è Dio che ci conosce  e, quindi, vuole il nostro bene, dice tutt’altro - dice l’esatto contrario – l’unico davvero ‘riuscito’ – il ‘perfetto’ – Re e Creatore dell’universo! Sorride di queste nostre infantili paranoie e chiede di entrare in un altra logica, la logica di Dio - quella di interiorità, dove i risultati non si misurano nei punti di percentuale gradimento, o nelle capacità umane ma che si sviluppano si misurano nell’amore. E suor Mirka e suor M. Ewa sono qui oggi a dirci che questo è vero, che questo si realizza nella loro vita, che in questi venticinque anni di vita consacrata hanno visto che la logica dominante di Dio per loro era questa, cioè i risultati si sono misurati nell’amore della donazione che loro – insieme alla grazia - sono riuscite a vivere. Attenzione quando diciamo ‘piccolo’, ‘povertà’ non significa che Dio vuole livellare tutto verso l basso in nome di un falso buonismo. Non vengono annientate le nostre aspirazioni. Non ci sta a dire il Signore di essere mediocri, tutt’altro!. Dio sa che ognuno di noi è prezioso, ognuno di noi è un pezzo unico – un capolavoro. E’ un ‘tipo di serie’… Allora non ci possiamo lasciar ingannare, credendo di dover dimostrare chi sa che cosa? E di misurare il Suo amore verso di noi in base - in relazione - ai nostri meriti che molto spesso ci sono, perché molto spesso facciamo  l’esperienza della nostra povertà e della nostra fragilità. Ecco allora che gli ultimi diventano i primi, gli esclusi sono i protagonisti agli occhi di Dio, i perseguitati, gli sconfitti sono al centro della sua attenzione. I poveri, gli afflitti, i dimenticanti, sono al primo posto della sua logica.  E anche qui facciamo attenzione; il vangelo non esalta la povertà in se stessa perché noi sappiamo bene che esistono i poveri che sono dei bugiardi, arroganti, disonesti e meschini… Si sta dicendo però che la sofferenza, la povertà, la fatica, ci possono mettere nella condizione di attendere la salvezza,  di abbandonarci e di elemosinare - di cercare la via di uscita, che, a volte, proprio nella povertà e nella sofferenza e nella piccolezza scopriamo la via che attraverso l’abbandono fiducioso ci porta a incontrare Dio.  Questa, come vedete, è un’autentica rivoluzione – quella opera di Dio in Gesù Cristo. E allora oggi chiediamoci insieme a Mirka e M.Ewa,  da che parte scegliamo di stare. Siamo arrivati a ridire a noi stessi e a ridire anche al mondo che ci ricorda quale è la vera natura delle cose e a vivere le cose vere!  - cioè vogliamo essere semplici, vogliamo vivere nello Spirito, vogliamo essere pronti a smascherare le nostre sicurezze, le cose che ci vengono proposte e vendute a buon mercato. Vogliamo cioè metterci dalla parte di chi accoglie la Parola del Signore che dice: “Venite a me tutti che siete affaticati ed oppressi e io vi darò ristoro”. E allora alle nostre care sorelle che oggi celebrano i loro 25° anniversario di professione religiosa auguriamo proprio questo: di vivere questa Parola in pienezza e di essere con la propria vita delle credenti che hanno almeno quattro caratteristiche principali:

 

1.    Credenti che scelgono la comunione, la fraternità gioiosa, cioè essere chiamate – ancora per molti anni – ad essere persone che non hanno bisogno di elaborare le strategie particolari nelle situazioni delle proposte, ma che solamente vogliono vivere le realtà essenziali e le realtà veramente eloquenti del vangelo, tra cui primeggia la vita in comune che, come sappiamo tutti, è il cuore della vita religiosa.

 

2.    Credenti che con gioia scelgono una via pura, scelgono il cammino della castità in modo che sappiamo fortemente erotizzato, proprio per diventare per il mondo campo vocazionale e le cui esistenza  non è un lungo elenco di assenza di cose desiderate e di cose non possedute, ma è l’espressione di una capacità di amare con libertà.

 

3.    Credenti che vogliono dimostrare la scelta per la povertà, l’estirpazione dal proprio cuore dello spirito di appropriazione nello spirito che porta pace, porta serenità. In questo modo potranno dire con: ‘non ce ne bisogno molto per essere felici’ e che l’uso improprio delle cose e delle persone (l’accaparramento o l’ingordigia) non portano alla vita. Che con l’esempio del distacco possano proclamare silenziosamente, ma efficacemente esiste un altro mondo.

 

4.    Credenti che hanno scoperto che la pienezza della libertà si ottiene e si professa con l’obbedienza e che non c’è contraddizione tra obbedienza e libertà. In realtà al punto è una risposta libera di scegliere e seguire Cristo in una scelta volontaria di sottomettersi ad alcune condizioni umane ma fondamentali perché si crede tramite di esse Dio possa raggiungerci.

 

Questo è il nostro augurio per Voi:  Affiché Dio vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.” (Ef 3, 16-19)