LETTERA della Superiora Generale alla Congregazione

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Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie.

…per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Mt 8, 17; Is 5

 

 

Amate Suore,

 

Entrando nel tempo della Quaresima, la liturgia ci esorta sin dall’inizio, ad affrontare in modo più intenso la via della conversione e ad impegnarci pienamente nella sollecitudine per la salvezza propria e quella altrui. Nella vita consacrata non possiamo limitarci al lavoro che stiamo svolgendo, oppure all’osservanza delle usanze che regolano la nostra vita, che spesso trattiamo come un peso, dimentiche di attribuire a tutta la nostra vita il valore salvifico e la dimensione di una missione.

 

Nella vita e nella missione della Chiesa, la vita consacrata ha un posto speciale e un valore inattaccabile. Essa è profondamente unita alla santità e alla missione della Chiesa. Si trova nel cuor e stesso di essa poiché esprime la più profonda essenza della vocazione cristiana: è un dono totale di sé, che l’uomo offre per amore a Cristo – Maestro e Spo so – e ai fratelli redenti sulla croce dal sangue d el Salvatore1. Ma perché sia veramente tale, dobbiamo intraprendere con determinazione il cammino della santità, cioè quello della conversione e del rendersi simili a Gesù.

 

Sappiamo bene che il principale fine della vita consacrata è la sequela di Gesù sulla via dei consigli evangelici che deve riflettere la Sua vita e la Sua missione.

 

Seguendo dunque Gesù, in questo particolare tempo di Quaresima, dovremmo ancor più renderci simili al nostro Signore e Maestro. L’amore di Cristo dovrebbe anche spingerci ad essere capaci di una solidarietà, come la sua, coi nostri fratelli e con le nostre sorelle e tutto questo perché gli altri “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

 

Perfettamente sappiamo che tutta la vita di Gesù fu il compimento della volontà del Padre, il quale donando suo Figlio, sigillò l’amore per l’uom o. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui nonvada perduto, ma abbia la vita eterna” 2. Tutta la vita di Gesù, e in modo particolare il suo sacrificio in croce, hanno un particolare valore – il valore redentivo. Sia l’evangelista Marco che san Paolo lo confermano: “Gesù è venuto a dare la propria vita in riscatto per molti” 3; “Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità…” 4. Ancora prima, il profeta Isaia scriverà: “egli si è carica to delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (…), per le sue piaghe noi siamo stati guariti” 5.

 

Non è così che la sofferenza come tale ha valore – quante persone soffrono e non attingono da ciò alcun profitto! La sofferenza di Gesù acquista valore soltanto perché è accettata liberamente e per amore del Padre e di ciascuno di noi. Gesù assume la natura umana e tutte le limitazioni ad essa uniti. Conferma con ciò che la volontà del Padre è per Lui la più importante, è il cibo, il senso che conferisce il valore definitivo alla Sua vita e alla sua missione.

 

 

Non si tratta qui di cercare la sofferenza, o perfino di desiderarla, ma si tratta di vivere la propria vita con prontezza, di accettare tutto ciò che compone la nostra quotidianità, le piccole o an che le maggiori difficoltà: nel lavoro, nelle relazioni reciproche, nelle debolezze e nei limiti che scaturiscono dall’età, oppure dalla malattia – di t utto quello che la Madre Fondatrice chiama le “piccoli croci”. La nostra vita è intessuta di esse , come la vita di ogni uomo. È proprio in tale real tà si attua la nostra risposta all’invito di Gesù: “Segui mi!”. La nostra quotidianità, infatti, è un giusto luogo e un’opportuna occasione per dimostrare al Signore la nostra fedeltà e il nostro crescente amore per Lui e per gli altri.

 

Per confermare questa riflessione, tornerò alle pa role di Gesù rivolte a ciascuna di noi all’inizio del nostro cammino nella vita religiosa: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” 6. Nel Vangelo di Matteo Gesù dirà ancora più esplic itamente: “Chi non prende la propria croce e non mi segue, no n è degno di me”7. Interroghiamo dunque noi stesse: in quale misura e con quale atteggiamento viviamo la nostra quotidianità? È vero che l’amore per Gesù e per gli altri è il motore della nostra donazione al Signore e alle cose di Lui?

 

Torniamo ancora per un attimo al contenuto dell’omelia di Giovanni Paolo II, durante la canonizzazione della nostra Fondatrice, per scoprire – seguendo il suo esempio – il segreto di una vit a ben vissuta di orsolina grigia: “Sant’Orsola Ledóch owska, per tutta la sua vita, con fedeltà e con amore, fissava con lo sguardo il volto di Cristo, suo Sposo. In modo particolare si univa a Cristo agonizzante sulla Croce. Tale unione la colmava di uno straordinario zelo nell’opera dell’annunciare, con parole ed opere, la Buona Novella dell’amore di Dio. La portava prima di tutto ai bambini e ai giovani, ma anche a tutti coloro che si trovavano nel bisogno, ai poveri, agli abbandonati, ai soli. A tutti si rivolgeva con il linguaggio dell’amore provato con le opere. (…) Ai suoi tempi fu un’apostola della nuova evangelizzazione, dando con la sua vita e con la sua attività la prova di una costante attualità, creatività ed efficacia dell’amore evang elico”.

 

E per chiudere ci facciamo parlare dalla Madre Fondatrice stessa: “ Tutto è compiuto 8. Tutto si riassume in queste poche parole, tutta la vita di Gesù vi è compendiata. Ha compiuto tutta la grande opera redentrice che il Padre celeste gli aveva affidato; ha compiuto la volontà di Suo Padre in tutto ; ha compiuto tutto anche a costo dei più atroci tormenti. Non ha omesso nulla, non si è risparmiato in nulla. (…). Gesù, hai preso su di te i peccati di t utto il mondo per espiarli con immensa penitenza, e per tutta la vita hai portato l’enorme peso di essa sulle tue spalle. Il dolore fu il compagno inseparabile dei tuoi giorni. (…) A prezzo della tua vita e del tuo sangue si è compiuto tutto ciò che era necessario per la mia felicità! Desti tutto per me, per essere il mio tutto nella vita mia, nel tempo e nell’eternità. Come sarebbe possibile non amarti? Come potrei io sottrarmi dal compiere con coraggiosa gioia, con pazienza e perseveranza il compito che a me pure hai affidato? Come potrei non unire strettamente la mia vita alla tua, sul legno della Croce? Soltanto là, illuminata dai raggi che emanano dalle tue sant e ferite, la mia vita acquisterà valore! O mio crocif isso Signore, fammi compiere tutto ciò che desideri da me” 9.

 

Con lo sguardo fisso sull’esempio della nostra santa Fondatrice, cerchiamo di imitare nella quotidianità il suo atteggiamento. Ricorriamo ai su oi Scritti, in modo particolare alle Meditazioni per la Quaresima, ed anche al Direttorio, Parte F, cap. I -VIII, che ci mobiliteranno, passo dopo passo, e ci introdurranno nel mistero di Dio-Amore che, in Gesù Cristo, non cessa di soffrire a causa della mancanza di risposta d’amore al Suo Amore.

 

Ci benedica Dio e renda fruttuosa ogni nostra fatica sul cammino di conversione e di portare aiuto agli altri.

(-) m. Franciszka Sagun

 

 Quaresima, 2018

 


 

1 Cfr. Decreto sull’attività missionaria della Chies a Ad gentes, 18.

 

2 Gv 3, 16.

 

3 Cfr. Mc 10, 45.

 

4 Cfr. Tt  2, 14.

 

5 Is 53, 4-5.


 

6 Mc 8, 34.

 

7  Mt 10, 38.

 

8  Gv 19, 30.

 

9  Meditazioni. Parte I/II, Martedì Santo.

 

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