LETTERA della Superiora Generale alla Congregazione

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Varsavia, Quaresima 2011

            Molto amate Suore,

            Ogni anno, senza stancarsi mai, la Chiesa ripropone ai fedeli di vivere il periodo della Quaresima, come un tempo di preparazione diretta alle Feste di Pasqua, il mistero centrale della nostra fede. La liturgia di questo particolare periodo esorta i fedeli a porsi in ascolto della Parola di Dio, a riscoprire la storia della salvezza che trova il suo coronamento nella persona di Gesù Cristo, nella sua morte e risurrezione, indipendentemente dalla nostra condizione spirituale e quella umana, continua ad avere tanto da dirci e da offrirci.

            Già sulla soglia della Quaresima, la liturgia del mercoledì delle Ceneri ci esorta prima di tutto alla conversione interiore, ad un digiuno spirituale, a porre dei limiti al nostro egoismo, ai nostri desideri disordinati, oppure ai capricci e alla condivisione con gli altri, cioè all’elemosina, scoprendo la verità sulla fraternità, che Dio è nostro Padre, e noi siamo suoi figli.

            Il periodo di Quaresima di quest’anno ha una dimensione aggiunta; è non soltanto la preparazione a vivere il triduo Pasquale e in modo particolare le feste della Risurrezione del Signore, ma anche in grande misura, è la diretta preparazione alla beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II.

            Desidero dunque incoraggiarvi, suore amate, affinché il tempo di Quaresima sia per ciascuna di noi e per le nostre comunità, non solo il tempo dell’aprirci alla Parola di Dio e alla sua potenza trasformatrice, ma anche il tempo di chinarci particolarmente sui testi pontifici che il Servo di Dio, Giovanni Paolo II, rivolgeva alla Chiesa universale, e specialmente alla nostra Famiglia religiosa.  Sappiamo bene, come il Papa era affascinato dal nostro carisma, e in modo particolare dal mistero del Sacro Cuore di Gesù agonizzante. Esso è anche il mistero centrale della fede, intorno al quale durante la Quaresima si concentra tutta la Chiesa. È da questo mistero che nasce la Chiesa, esso è l’espressione dell’ineffabile amore di Dio per l’uomo, di cui il Vangelo parla così:  Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito (Gv 3, 16).

            Nel mistero del Cuore di Gesù agonizzante, si intrecciano due aspetti strettamente legati tra loro, di cui la Fondatrice parla nel Direttorio: “Amore e penitenza”. Non vi è infatti un amore vero senza il sacrificio, senza dedizione, senza il dono di sé. Bisogna dire analogamente, che senza l’amore non vi è un dono di sé, la dedizione agli altri. È l’amore a conferire un giusto valore ad ogni sacrificio, è l’amore a darci le ali e ci rende capaci di atti eroici – perfino quello di dare la propria vita per gli altri.

            Il periodo della Quaresima è anche la verifica della maturità cristiana, il tempo in cui possiamo guardare più da vicino il nostro cammino che ci fa seguire Cristo e allo stesso tempo un tentativo di dare a Gesù la risposta alla domande che egli rivolge oggi anche a noi: Ma voi, chi dite che io sia? Questo è anche il tempo del rinnovamento delle promesse del santo battesimo, durante il quale siamo stati generati ad una vita nuova sul modello di un Uomo nuovo – Gesù Cristo. Il germe della vita divina tuttavia, deposto nei nostri cuori, deve essere sviluppato lungo tutta la vita, esige da ogni battezzato il consapevole pronunciarsi a favore di Dio e dei suoi comandamenti. Le persone consacrate, inoltre, attraverso la professione religiosa, si impegnano in modo consapevole e libero, mediante i voti, ad un costante approfondimento dentro di sé di tale dono, poiché la consacrazione religiosa è radicata profondamente in questo sacramento. Le nostre Costituzioni, seguendo il pensiero della Chiesa parlano con chiarezza che nella consacrazione religiosa Dio prende possesso della persona umana, per conformarla ad immagine del Figlio suo (n° 17). È un processo lungo, ma quanto bello, dell’assimilazione dei pensieri e dei desideri del Cuore divino e della formazione in noi di atteggiamenti profondamente evangelici.

            Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, nostro contemporaneo, testimoniò con tutta la sua vita questa verità e la confermò in modo particolarmente esplicito nell’ultimo periodo della sua vita. Mentre si affievolivano le forze fisiche, con la forza della volontà e dell’amore fedele fino alla fine, dimostrò di appartenere totalmente a Cristo e chiaramente dimostrò che il regno di Dio era l’unica passione della sua vita e il più profondo desiderio del suo cuore. Potessimo anche noi dire con l’Apostolo: Per me infatti il vivere è Cristo (Fil 1, 21).

            Per chiudere questa mia, voglio affidare tutta la nostra Congregazione e ciascuna di voi, amate Suore, all’intercessione di Maria, serva fedele del Signore, per essere, sul suo esempio, sempre più madri e sorelle per tutti, come la nostra santa Madre Fondatrice.

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            Come sapete, nel mese di gennaio u. s., insieme a suor superiora Giulia Esposito abbiamo trascorso tre settimane tra le nostre Suore della Tanzania, facendo la visita canonica in alcune comunità e andando a trovare le quattordici comunità che abbiamo lì. Il motivo principale di questo viaggio in Tanzania era l’assunzione dell’incarico di superiora del Centro, da parte di sr. Incoronata Lemmo, che ora ha sostituito in questo servizio sr. Rita Fiorillo, fondatrice della nostra missione africana.

            È stato un tempo molto prezioso. Ha permesso di riscoprire le grandi cose, che Dio opera servendosi di persone fragili e senza apparenza, ma forti nella fede e nell’amore e che si sono affidate ad uno sconfinato abbandono a Dio.

            La nostra missione in Tanzania, vive quest’anno il 20° della fondazione. Molte di noi ricordano gli inizi e la grande incognita che accompagnava questa nascente iniziativa. La missione delle orsoline in Africa si è sviluppata e consolidata grazie all’impegno e l’intenso lavoro, specialmente da parte di sr. Rita Fiorillo, sr. Incoronata Lemmo e sr. M. Teresa Tesha, la nostra prima suora tanzanese, e anche grazie a numerose, molte altre suore tanzanesi, che dovettero maturare in fretta per assumere la funzione di superiora locale e di responsabili delle opere gestite. Naturalmente, come dappertutto i problemi non mancano, ma c’è anche la gioia perché i nuovi posti di lavoro sono la risposta alle impellenti necessità della Chiesa locale e della società, sia dal lato spirituale che da quello materiale. I bisogni, in questo ambito, sono sempre enormi e a volte sembra che il nostro contributo sia una goccia nel mare delle necessità reali.

            Nonostante il trascorrere del tempo, in Tanzania continuano a non mancare le vocazioni alla nostra Congregazione, benché in genere anche in questo paese si nota un calo di esse. Dinanzi a noi c’è sempre una grande sfida riguardante un opportuno discernimento della vocazione tra le persone che si presentano per entrare nella nostra Famiglia religiosa. Tuttavia, è importante la sollecitudine per la formazione iniziale di chi viene nella Congregazione, per poter meglio possibile innestare in esse lo spirito delle orsoline e vivere di esso giorno per giorno. Man mano che gli ani passano, è anche importante il compito riguardante la formazione permanente, in modo che il carisma di Sant’Orsola, nostra Fondatrice, possa essere fruttuoso in terra africana, e affinché la sollecitudine per lo sviluppo del regno del Sacro Cuore di Gesù sia la principale priorità di ogni orsolina grigia.

            Da un lungo periodo di tempo, in Tanzania si sta assumendo l’iniziativa di una graduale preparazione delle suore locali ai futuri compiti nel campo della formazione religiosa, del lavoro catechistico e di quello dell’educazione e dell’istruzione. Tale processo è graduale e piuttosto lento, a causa delle difficoltà reali che sussistono: mancanza sul posto di scuole adatte, il che comporta la necessità di un lungo soggiorno fuori della comunità religiosa, ed anche la mancanza di personale per le opere che vengono gestite: case per i bambini, scuole materne, scuole, collegi e simili. Ciononostante, da alcuni anni le suore cercano di trovare qualche soluzione, e, oltre ad una graduale istruzione in patria, mandano regolarmente, ogni due anni, un paio di suore in Canada, allo scopo di conseguire una buona conoscenza della lingua inglese, la quale, al ritorno in Tanzania, facilita la continuazione dello studio nelle scuole superiori oppure l’assunzione di un altro compito urgente nelle opere gestite dalle comunità. Accanto allo swahili, l’inglese è in Tanzania la lingua ufficiale e in numerosi casi l’unica che viene usata.

            Da anni, nonostante i grandi bisogni nel paese natale delle suore tanzanesi, oltre  ad andare in Canada, esse si recano anche in Italia, dove oltre allo studio dell’italiano, approfondiscono il loro sapere teologico e spirituale, frequentando le scuole romane, e danno anche un aiuto alle nostre comunità in Italia. Prossimamente prevediamo l’invio per un periodo di tempo più lungo, di una suora in aiuto alla comunità canadese a Windsor e di un’altra allo scopo di apprendere l’inglese.

            Spero, che in tutte le comunità siano giunte le “Notizie Correnti”, questa volta più abbondanti del solito – sia questo un incoraggiamento per condividere con le altre, tutto ciò che viviamo nelle nostre comunità e nel lavoro apostolico da noi svolto.

            A ciascuna di voi, Suore amate, invio i miei cordiali saluti assicurando il mio ricordo nella preghiera e vi domando la stessa cosa per me.

                                                                                              (-) m. Francesca

 

 

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