LETTERA della Superiora Generale alla Congregazione

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Amate Suore,

Insieme a tutta la Chiesa, entriamo nuovamente nel tempo dell’Avvento e con ciò, in un nuovo anno liturgico. Senza mai cessare, la Chiesa sin da molti secoli, attraverso i singoli tempi dell’anno liturgico manifesta all’umanità la storia della salvezza e invita i fedeli ad una sempre più completa conoscenza dei misteri di Gesù Cristo, Salvatore del mondo ed esorta a viverli nella vita di ogni giorno.

L’anno liturgico che comincia, per iniziativa di Papa Francesco, coincide con l’Anno della Vita Consacrata, per celebrare il cinquantesimo della pubblicazione del Decreto del Concilio Vaticano II, Perfectae caritatis, dedicato al rinnovamento della vita consacrata. L’inaugurazione nella Chiesa universale di questo straordinario anno, avrà luogo nella prima domenica d’Avvento, il 30 novembre 2014, e la sua chiusura è prevista per il 2 febbraio 2016.

Il logo dell’Anno della Vita Consacrata, presentato in Vaticano, rappresenta la colomba formata dalla parola “pace”, scritta in lingua araba. Questo vuole dire che la vocazione alla vita consacrata, è il modello dell’universale riconciliazione in Cristo. La colomba aleggia su un mosaico in forma d’acqua, che simboleggia l’armonia degli elementi umani e di quelli soprannaturali. Proprio accanto, sono state collocate tre stelle come riferimento all’amore trinitario. Sopra le ali della colomba si trova il simbolo poliedrico del globo che vuole rendere la pluralità delle culture del mondo contemporaneo, così spesso sottolineata da papa Francesco. Nel logo si trovano anche due scritte in latino: “Vita consecrata in Ecclesia hodie e Evangelium, Prophetia, Spes”.

Nel novembre del 2013, proclamando questo Anno, il Santo Padre aveva ricordato che “la vita consacrata è complessa, è colma di grazia, ma anche di peccaminosità. In quest’anno vogliamo riconoscere e confessare le nostre debolezze, desideriamo anche mostrare al mondo con forza, quanta santità e vitalità ci sono in mezzo a noi. Quanta santità nascosta nelle nostre case, nei conventi, ma per questo non meno fruttuosa, che dimostra che i consacrati sono delle «icone viventi di Dio» tre volte santo”.

Il papa Francesco, del resto analogamente ai suoi grandi predecessori sulla Sede di Pietro, non nasconde di nutrire grandi attese verso i consacrati, l’ha espresso in numerosi incontri e discorsi. Incontrandosi in Italia con l’Unione Superiori Generali degli istituti religiosi maschili, pronunciò delle parole molto importanti: “I religiosi devono essere uomini e donne capaci di svegliare il mondo”! E nella Giornata della Vita Consacrata di quest’anno, in Piazza San Pietro, durante la preghiera di mezzogiorno, l’Angelus, affermò con forza che “Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri. Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo! Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino” .

Come farlo? Dove attingere una tale capacità e forza, per essere veramente un dono alla Chiesa, a Dio e agli altri? Come testimoniare Cristo in modo che questa testimonianza sia in grado di condurre gli altri e il mondo intero alla scoperta di un’altra realtà oltre a quella visibile e materiale? Nei suoi successivi interventi è stato il Papa stesso ad orientare e ad aiutare a rispondere alla domanda di sopra. Durante l’incontro con i novizi esortava ad “Annunziare il Vangelo con l’autenticità di vita, con la coerenza di vita”. Il Santo Padre sottolineava: “è nella nostra vita che gli altri devono poter leggere il Vangelo! Anche qui senza timore, con i nostri difetti che cerchiamo di correggere, con i nostri limiti che il Signore conosce, ma anche con la nostra generosità nel lasciare che Lui agisca in noi”. Durante l’incontro con i gesuiti, nella chiesa del Gesù , ricordava un’altra verità importante, cioè che “La forza della Chiesa – dunque anche la forza della vita consacrata – non abita in se stessa e nella sua capacità organizzativa, ma si nasconde nelle acque profonde di Dio”; preghiamo allora il Signore, di sostenerci continuamente, di illuminarci, e di condurci per mezzo del suo Spirito.

Per terminare questa mia, non si può fare a meno di non riferirsi alla esortazione postsinodale di Giovanni Paolo II, Vita consecrata, una specifica sintesi della sollecitudine della Chiesa circa la vita consacrata e la sua missione nel mondo contemporaneo. Con una nuova apertura e comprensione, con un nuovo dinamismo di fede e il desiderio di rinnovamento spirituale, leggiamo il messaggio racchiuso nel n° 109 dell’esortazione:

“I cristiani, immersi nelle occupazioni e nelle preoccupazioni di questo mondo, ma chiamati anch’essi alla santità, hanno bisogno di trovare in voi cuori purificati che nella fede «vedono» Dio, persone docili all’azione dello Spirito Santo che camminano spedite nella fedeltà al carisma della chiamata e della missione. Voi sapete bene di aver intrapreso un cammino di conversione continua, di dedizione esclusiva all’amore di Dio e dei fratelli, per testimoniare sempre più splendidamente la grazia che trasfigura l’esistenza cristiana. Il mondo e la Chiesa cercano autentici testimoni di Cristo. E la vita consacrata è un dono che Dio offre perché sia posto davanti agli occhi di tutti l’«unico necessario» (cfr. Lc 10, 42). Dare testimonianza a Cristo con la vita, con le opere e con le parole è peculiare missione della vita consacrata nella Chiesa e nel mondo”.

Ritengo che il periodo d’Avvento nel quale stiamo entrando, l’intero anno liturgico vissuto con tutta la Chiesa, possa essere – se lo vorremmo – una fonte efficace di un incessante rinnovamento, di conversione, di adesione a Cristo e di testimonianza resa a Lui con tutta la nostra vita.

Domandiamo alla nostra santa Madre Fondatrice e alle suore del Centro Celeste, di intercedere per noi e di impetrare le grazie, necessarie non soltanto per noi, ma per tutti i consacrati e il dono di nuove vocazioni per la Chiesa.

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Voglio informarvi che con la decisione del consiglio generale del 5 ottobre u. s., la comunità di München (Germania), composta di quattro suore, finora dipendente dalla superiora generale, è stata unita al Centro Francese. La decisione in questione è un piccolo passo sul cammino di mettere in pratica le decisioni dell’ultimo Capitolo Generale.

Il 13 maggio u. s., sr. El¿bieta Ksi¹¿ek rivolse a me per scritto la domanda di abbandonare la Congregazione. La suddetta richiesta, con il consenso del consiglio generale, è stata inviata alla decisione della Sede Apostolica. In risposta alla sua richiesta, la Sede Apostolica le ha concesso il permesso di lasciare la nostra Congregazione e con ciò ha concesso la dispensa dalla professione perpetua emessa anni fa nella nostra Congregazione. Il 16 novembre u. s., sr. El¿bieta ha firmato l’indulto di dispensa dai voti. Nella richiesta a me rivolta in data 13 maggio u. s., e in seguito trasmessa al Vaticano, sr. El¿bieta scrisse tra l’altro: “Desidero e consapevolmente scelgo di lasciare ogni cosa in considerazione di Cristo e per Cristo e di seguirLo sulla via dei consigli evangelici nel modo e sulla strada che è stato Lui stesso a prepararmi. Di conseguenza lascio la Congregazione delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante. La mia decisione è una consapevole scelta e il mio libero, totale e incondizionato «sì» di accettare e di compiere la Sua volontà, come oggi io la discerno e la intendo - l’essere Suo strumento”.

Vi chiedo di cuore di circondare di cordiale preghiera sr. El¿bieta e l’opera che essa serve.

(-) m.Franciszka Sagun

Varsavia, 21 novembre 2014

 

LETTERE della SUPERIORA GENERALE alla CONGREGAZIONE