LETTERA della Superiora Generale alla Congregazione

S.C.G.A. 00-317 Warszawa, ul.Wiœlana 2; t.0-22/826.55.64 fax 0-22/828.35.85, e-mail:frusjk@post.pl 


Varsavia, Avvento 2011

          

Amate Suore,

 

           L’Avvento ci introduce nel nuovo anno liturgico. Prepara tutta la Chiesa alle gioiose feste del Natale del Signore e allo stesso tempo orienta la nostra attenzione verso l’attesa della nuova venuta di Cristo, alla fine del mondo. La nostra vita dunque si colloca in un tempo particolare, tra la prima e la seconda venuta di Cristo. Indipendentemente dal fatto se siamo consapevoli o no di ciò, questo tempo è colmo della presenza di Dio. Egli  “È” – questo è il Suo nome e Lui è il Dio con noi, è l’Emanuele. L’Avvento, dunque, consiste anche nello scoprire la presenza di Dio nella vita di ogni giorno e nel viverla, pienamente consapevoli che “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28).

           Guardiamo l’Avvento anche sotto un altro aspetto, quasi come lo vede Dio. Anche Dio vive lo specifico “avvento” dell’attesa dell’uomo. L’avvento di Dio, cioè la sua nostalgia dell’uomo, l’opera dell‘amore creatore, è senza paragoni maggiore della nostra attesa di Lui… Si può dire con tutta la certezza, che non ci sarebbe l’Avvento dell’uomo, senza un precedente “avvento” di Dio, senza il Suo desiderio di cercare l’uomo che ha smarrito l’immagine e la somiglianza del suo Signore e Creatore. La domanda rivolta da Dio al primo uomo, agli albori della storia dell’umanità: “Dove sei?” (Gn 3, 9) non ne è la prova? Dio che è amore, continua – anche ai nostri tempi – a confermare incessantemente la sua volontà di attendere e di cercare l’uomo.  Tale è la natura di un amore vero.

           Dio che cerca l’uomo non soltanto attende la sua risposta, ma gli va incontro. In Gesù, suo Figlio, Dio entra nella storia umana e vuole viverla insieme a noi. Gesù si definisce come la Via, lungo la quale possiamo procedere senza sbagliare verso la conoscenza della piena Verità e raggiungere la Vita, la cui caratteristica è l’eternità. Lascia a noi il suo Spirito, fonte di luce e di potenza. Il Consolatore che rende capaci di rispondere con amore all’amore di Dio colmo di premure.

           La richiesta rivolta alla Samaritana, presso il pozzo di Giacobbe: “Dammi da bere!” (Gv 4, 7), non conferma essa l’eterno desiderio di Dio per conquistare l’uomo, per destare in lui il desiderio di cose diverse da quelle che saziano soltanto i desideri momentanei? “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui e lui ti avrebbe dato acqua viva (…) [che]  diventerà (…) una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 10-14).

           Il pianto di Gesù su Gerusalemme che non aveva riconosciuto il tempo in cui era stata visitata, non è la conferma della sofferenza di Dio, della sua “impotenza” di fronte alla libera scelta da parte dell’uomo?… Allo stesso tempo, nel Vangelo, Gesù assicura che a coloro che hanno riconosciuto la sua venuta ha dato il potere “di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12).

           Infine, la sete espressa sulla croce: il SITIO, a noi così caro a motivo del nostro carisma. Saziamo noi questa sete di Gesù annunziando con tutta la nostra vita l’amore del suo Cuore?  Offriamo a Dio la possibilità di essere il Dio della nostra vita, in modo, come affermano le nostre Costituzioni, che Egli possa prolungare in noi e per mezzo nostro la sua opera di salvezza” (Cost. n° 3)? Poniamoci dunque l’interrogativo, domandiamoci se la mia, la nostra vita ha, per me e per gli altri, una dimensione salvifica?

           Che questo guardare l’Avvento in modo diverso, sprigioni in noi il profondo desiderio di udire le attese di Dio e i desideri del Sacro Cuore di Gesù e anche quello di dare ad essi una risposta concreta, nella nostra vita di ogni giorno. Ricordiamoci che Dio non rimarrà mai nostro debitore, di questo ci assicura Gesù stesso: “Se uno mi ama, (…) e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23), e un’altra, simile garanzia attinta dall’Apocalisse di San Giovanni: “Ecco: sto alla porta  e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (3, 20).

           Chiediamo alla Madre Santissima, la quale grazie all’ascolto del Verbo di Dio e all’attesa della venuta del Messia, ebbe la grazia della divina maternità, di aiutarci ad ascoltare e a comprendere quanto Dio ci dice, affinché, compiendo la Sua volontà, sappiamo scoprire la presenza del Salvatore nella vita di ogni giorno e di portare questa Sua presenza a coloro con cui condividiamo la nostra vita e a coloro ai quali siamo mandate.

* * *

Suore amate, so dalle relazioni delle superiore, che ormai numerose comunità hanno iniziato con impegno e arte la preparazione alla consacrazione delle nostre opere al Sacro Cuore. Ringrazio tutte coloro che hanno messo in moto le proprie capacità e la ricchezza del cuore, per infondere in se stesse e negli altri l’amore e venerazione per il Sacratissimo Cuore di Gesù, sorgente di vera felicità e farmaco efficace nelle miserie del mondo d’oggi.

Esorto anche le altre comunità, ad unirsi ad una specie di “concorso” nel diffondere l’amore del Cuore che ha tanto amato l’uomo. Ci accompagnino in questo impegno le parole della nostra Madre Fondatrice: Figlie mie, abbiamo un compito solo: quello di contribuire con tutta la vita, con il lavoro, con la dedizione, forse anche con la morte, all’estensione del regno del Sacratissimo Cuore di Gesù”[1].. Ci accompagni anche la testimonianza di Giovanni Paolo II su Sant’Orsola: “La sua vita era “un inno d’amore” per il Sacro Cuore di Gesù Agonizzante e un “fiat”, pieno di dedizione, nel quale impegnò tutto lo sforzo della sua mente e del suo cuore. Questa contemplazione del Cuore di Gesù, agonizzante d’amore per l’uomo, e l’unire con Lui tutta la vita, divenne la fonte del suo “eroismo di santità”, che si distingueva per la capacità di armonizzare un’intensa vita interiore con un’attività apostolica, ugualmente intensa, piena di nuove iniziative”[2].

* * *

Desidero  trasmettervi alcune notizie della vita della Congregazione, tra le altre le decisioni prese durante l’ultimo incontro del Consiglio generale:

1.         In Tanzania, 4 suore sono state ammesse al noviziato, 13 all’emissione della prima professione, 5 suore alla professione perpetua e 19 iuniores al rinnovamento di voti temporanei. Ormai da anni, in Tanzania, le celebrazioni religiose si svolgono nei giorni 5 e 6 di gennaio.

2.         In Brasile, nel mese di gennaio 2012, due iuniores rinnoveranno la loro professione per gli altri due anni.

3.         Sr. El¿bieta Ksi¹¿ek, in risposta alla richiesta rivolta al Governo della Congregazione, ha ottenuto l’esclaustrazione, per il periodo di un anno. Colgo l’occasione per farvi avere qualche notizia riguardante la motivazione della suddetta decisione, sia da parte di sr. El¿bieta stessa, sia da parte della Congregazione.

Sr. El¿bieta Ksi¹¿ek da 12 anni dirige un istituto tutorio-educativo: “Dom Œwiate³ko” (“Casa Piccola Luce”) a Godynice. Lo fa coadiuvata da un gruppo di educatori laici, e con sostegno di persone appartenenti all’Associazione Cattolica “Œwiate³ko”. Conosciamo i frutti positivi del lavoro pedagogico ed educativo di questa istituzione e delle persone che operano in essa. Ormai da lungo tempo la Suora cercava non soltanto di dirigere il suddetto istituto e di aver cura degli educandi, ma anche di garantire una formazione spirituale alle persone laiche, che hanno legato la loro vita con quest’opera. Ciò ha prodotto frutti. Si sono stabilite delle profonde relazioni umane e spirituali all’interno del gruppo, sia quello degli educandi che quello degli educatori, ed anche delle persone che li sostengono dall’esterno appartenendo all’Associazione. La specificità del metodo educativo applicato nell’opera, consolidava sempre più i legami all’interno della comunità causando, come conseguenza, un lento allontanarsi di sr. El¿bieta stessa dalla Congregazione (anche in considerazione del fatto, che la sollecitudine per i bambini e per l’opera assorbivano tutte le sue energie e tutto il suo tempo).

Negli ultimi anni il Governo della Congregazione ha deciso di mandare nell’opera diretta da sr. El¿bieta un’altra suora, al fine di formare una comunità religiosa. Tuttavia dopo un periodo abbastanza lungo, ciò si è dimostrata un’esperienza non riuscita e ha permesso di comprendere più chiaramente e di notare il problema e la ricerca di giuste soluzioni.

Dalle suddette esperienze, un nuovo progetto è maturato nella Suora, riguardante la propria vocazione e la forma che vuole conferire all’opera e a questo gruppo di persone, con cui ha legato così profondamente la propria vita, e per il quale si sente responsabile davanti a Dio.

Unisco cordiali saluti a ciascuna di voi, Suore, specialmente a quelle che sono segnate da qualunque sofferenza, dalla malattia, oppure dalle limitazioni imposte dall’età. Ringrazio per le espressioni di benevolenza e le assicurazioni del ricordo orante secondo le mie intenzioni e quelle della Congregazione in occasione del mio onomastico.

Mi raccomando ulteriormente alle Vostre preghiere e prometto un ricordo incessante davanti al Signore

(-) m. Francesca Sagun                                                


[1] Dalla lettera  del 30.05.1920, alle suore di Aalborg.

[2] Dalla lettera ala Congregazione del 17.08.2001.

 

LETTERE della SUPERIORA GENERALE alla CONGREGAZIONE