COSTITUZIONI DELLE SUORE ORSOLINE DEL S.C.G.A. (del 1985) |
II - VITA CONSACRATA / 4. OBBEDIENZA SALVIFICA
« Se amate la volontà di Dio,
amerete l'ubbidienza che vi dà la possibilità di compiere in ogni momento il volere di Dio...
Amate l'ubbidienza, essa trasformerà tutta la vostra vita in un olocausto di puro amore per Dio...
Ubbidite nelle piccole cose, ubbidite nelle grandi, ubbidite sempre e dovunque ». (Test. V)
« Il loro maggior desiderio e la loro più ardente preghiera sia
che si compia pienamente in loro la volontà di Dio ». (C30, 167,4)
« Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera ». (Gv 4,34)
38. Con la professione di obbedienza, emessa per ispirazione dello Spirito Santo, facciamo sull'esempio di Cristo l'oblazione totale della propria volontà, sottomettendoci nella fede e nell'amore alla volontà del Padre[1].
39. Unite nella comunità apostolica ‑ che la nostra Congregazione forma nel seno della Chiesa ‑ ci inseriamo più profondamente mediante l'obbedienza nell'opera salvifica di Cristo, che «pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono»[2].
40. Con il voto di obbedienza ci impegniamo a sottometterci alle disposizioni delle legittime superiore in tutto ciò che riguarda la vita e la missione della Congregazione, secondo le Costituzioni.
L'ordine formale che obbliga in forza del voto di obbedienza sarà dato solo da una superiora maggiore e unicamente in casi molto gravi[3].
1. L'ordine formale in virtù del voto deve essere dato in iscritto o davanti a due testimoni e con chiaro riferimento al voto emesso.
Se un tale ordine viene dato da una superiora del centro, essa informerà immediatamente la superiora generale.
41. Cercheremo insieme la volontà di Dio contenuta nel Vangelo, nell'insegnamento della Chiesa, nel diritto religioso, nelle disposizioni delle superiore e nelle circostanze della vita. In questo modo metteremo a disposizione del Signore tutte le energie della mente e del cuore, per realizzare il suo piano[4]. Il dialogo, svolto in un clima di sincerità, di fiducia reciproca e di mutuo rispetto, faciliterà l'accettazione della decisione delle superiore.
La docilità alle decisioni delle superiore prova la realtà del dono fatto liberamente a Dio.
1. Se qualche suora, dopo aver esaminato la questione davanti a Dio sotto tutti gli aspetti, arrivasse alla conclusione di non poter eseguire la disposizione ricevuta, presenterà le sue ragioni alla superiora e si conformerà alla nuova decisione. Se, in coscienza, ritenesse di non poter accettare neanche questa, presenterà la questione alle superiore maggiori.
2. Siamo consapevoli che con la negligenza nel diritto religioso, nelle disposizioni delle superiore e con la critica distruttiva, affievoliamo lo spirito di fede in noi stesse e nelle altre e contraddiciamo gli impegni assunti.
42. Indirizzando tutte le nostre intenzioni verso il Cristo Signore e nella libertà interiore, che proviene dall'accettazione della volontà di Dio, saremo pronte ad inserirci nella vita di ogni comunità, a svolgere qualsiasi compito, a sottometterci ad ogni superiora[5]. «Devono vedere Gesù Cristo nelle persone delle loro superiore,... mostrando verso di loro e verso gli ordini da esse ricevuti un amore pieno di rispetto, che le spinga ad un'ubbidienza pronta, umile, coraggiosa... anche nelle cose difficili»[6].
I. Per approfondire il rapporto personale con le superiore, per ricevere un aiuto nella realizzazione della propria vocazione e per esprimere la propria dipendenza, alcune volte all'anno (almeno due), in un colloquio individuale con la superiora, parleremo dei problemi riguardanti gli obblighi della nostra vita religiosa, il lavoro, i contatti con gli altri, la propria corrispondenza epistolare e altro. In questo colloquio possiamo, se lo desideriamo, parlare con la superiora della propria vita interiore.
Le più importanti deliberazioni e dispense dovranno essere formulate in iscritto e firmate dalla superiora competente.
Quanto sopra concerne ugualmente le superiore locali nei riguardi delle superiore dei centri, e queste ultime nei riguardi della superiora generale.
43. Le superiore stesse, obbedienti alla Chiesa, al diritto dei religiosi e alle superiore maggiori, adempiono i propri compiti in spirito di servizio e di collaborazione con le suore. Mostreranno loro rispetto e affetto e, convinte della propria imperfezione, saranno indulgenti per le debolezze altrui. Saranno coscienti della propria responsabilità prendendo una decisione, dando ordini, accordando o rifiutando un permesso[7].
44. Per poter appartenere ad organizzazioni di carattere scientifico, sociale o professionale e per accettare incarichi e compiti fuori della Congregazione è necessaria l'autorizzazione della superiora maggiore. Non possiamo occupare incarichi direttivi nelle associazioni sindacali, né appartenere a partiti o ad organizzazioni di carattere politico[8].
1. Nel concedere questi permessi le superiore maggiori terranno conto della situazione generale, sociale e politica del paese, attenendosi alle prescrizioni del diritto ecclesiastico. La superiora generale con il suo consiglio stabilirà le modalità.
45. L'obbedienza di ciascuna di noi vissuta nella fede e nella carità, orientata ‑ nonostante la diversità dei compiti ‑ verso la stessa missione, l'obbedienza che unisce l'iniziativa e la creatività con la libera sottomissione, è una testimonianza di unità, una condizione di pace e di fecondità apostolica[9].
46. L'atteggiamento della Vergine Maria espresso con le parole: « Eccomi, sono la serva del Signore », è per noi un modello di disponibilità nell'accettare tutto ciò che Dio richiederà.
47. Nei momenti difficili, quando l'obbedienza esige sacrificio, rinuncia e sofferenza, saremo fortificate nella fedeltà dalla preghiera di Gesù agonizzante nel Getsemani: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà»[10].
48. Così, fortificate da una obbedienza libera, umile e coraggiosa cammineremo verso la libertà «dell'uomo nuovo», guidato da Dio verso la «misura che conviene alla piena maturità di Cristo»[11].