COSTITUZIONI DELLE SUORE ORSOLINE DEL S.C.G.A. (del 1985)

 

 

II - VITA CONSACRATA / 3. POVERTA' EVANGELICA


 

« Solo se sarete povere nella vita, povere nei desideri,

vi sarà facile indirizzare il cuore a Dio,

tesoro unico dell'anima integralmente povera ». (Test. IV)

 

« Le suore ameranno la santa povertà... come dilettissima a Gesù Cristo, che l'ha esaltata dandoci l'esempio del suo presepio e della sua croce, della fame e della sete che ha sofferto vivendo sulla terra, senza avere un luogo dove posa­ re il capo; si rallegreranno anche se si presentasse l'occasione di sentire gli ef­fetti della povertà ». (C30, 74)

 

27.     Per amore di Gesù Cristo interamente dedito alle cose del Padre, lasciamo tutto e in libertà di cuore seguiamo Colui che da ricco che era, si è fatto povero, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà[1].

28.     Con il voto di povertà ci impegniamo a condurre una vita povera, in condizioni modeste e semplici, una vita dedita al lavoro e alla dipendenza dai legittimi superiori nell'usare e nel disporre dei beni[2].

 

1. Secondo i compiti affidatici possiamo essere autorizzate a disporre di una determinata somma di denaro o di determinati beni. Permessi del genere devono essere formulati in iscritto. Rendiamo conto alla competente superiora di tutto il denaro ricevuto o affidatoci.

 

2. Possiamo dare, prestare e ricevere oggetti di poco valore, secondo le disposizioni stabilite dal­le assemblee nazionali.

 

3. Per accettare una somma rilevante di denaro o cose materiali di grande valore, non provenienti da un contratto di lavoro o simili, è necessario il permesso della superiora.

 

4. Non accettiamo in deposito somme od oggetti di grande valore salvo casi eccezionali e sola­mente con l'autorizzazione della superiora maggiore.

 

29.  Siamo pronte ad intraprendere ogni lavoro che ci verrà affidato, unendo la propria fatica a quella del Figlio di Dio quando lavorava a Nazaret, gua­riva gli ammalati, insegnava, faceva del bene a tut­ti. Lavoriamo con zelo, perseveranza ed esattez­za, cercando di compiere ogni dovere con la mas­sima diligenza. Non contiamo tanto sul riconosci­mento umano, ma abbiamo presente che «Dio so­lo conta ogni lavoro, ogni passo, ogni goccia di sudore»[3].

 

30.  Tutto ciò che riceviamo a titolo di lavoro, di pen­sione, onorario, sussidio, assicurazione, dono, ap­partiene alla Congregazione[4].

 

31.  Come nelle prime comunità cristiane ove «nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune»[5], viviamo nella comunione dei beni ricevuti in uso. Cerchiamo di accontentarci del poco, limitando i propri bisogni e accettando con serenità privazioni, disagi o difficoltà[6].

 

1. Sentiamoci responsabili del bene comune e manteniamo in buono stato le cose appartenenti alla Congregazione o all'istituzione in cui lavoriamo. Siamo parsimoniose evitando però ogni avarizia.

 

2. Le superiore cerchino di soddisfare le giuste necessità delle suore secondo le possibilità della Congregazione. Le informeranno dei problemi economici della casa e dell'ambiente.

 

3. Cambiando casa portiamo con noi il vestiario, la biancheria personale e da letto e i libri religiosi. Per altri oggetti, specialmente strumenti di lavoro, dobbiamo concordare con le superiore.

 

32. Seguire il Cristo povero ci rende particolarmente sensibili ai bisogni degli altri, all'indigenza, alla fame e all'ingiustizia. Povere noi stesse nello spirito e nella pratica della vita, ci sentiremo obbligate alla solidarietà evangelica con i poveri, gli oppressi, i sofferenti e saremo sollecite nell'aiutarli. Saremo disposte a mettere a servizio della missione comune il nostro tempo, le nostre forze, i nostri doni condividendo con chi è nel bisogno, anche se noi stesse dovessimo soffrire qualche privazione[7].

 

I. Le comunità locali faranno in modo che le singole suore partecipino all'aiuto ai bisognosi.

 

33.  Ciascuna di noi con il proprio stile di vita contribuisce a formare il volto della comunità e si adopera, affinché essa diventi per l'ambiente testimonianza di povertà evangelica, secondo il carisma della Congregazione.

 

I. Il nostro stile di vita: alloggio, abbigliamento, cibo, deve essere semplice ed ordinario. Eviteremo consapevolmente ogni lusso, ogni accumulo di beni materiali e ogni ricerca esagerata di sicurezze[8].

 

34. Obbedienti all'insegnamento del Signore, non ci preoccuperemo troppo dei beni materiali, ma cercheremo prima il Regno di Dio. Riponiamo in Dio tutta la nostra fiducia per poter dire in verità: «Dio mio e mio tutto»[9].

 

35.  Conserviamo il diritto di possedere e di acquistare beni. Tuttavia per ogni atto riguardante la proprietà o l'amministrazione dei beni bisogna ottenere il consenso delle superiori competenti[10].

 

36.  Prima della professione la novizia disporrà liberamente dell'uso e dell'usufrutto dei beni posseduti e affiderà l'amministrazione di questi a chi preferisce. Redigerà il testamento, che risulti valido anche secondo il diritto civile, disponendo dei beni che possiede o che potrebbe ricevere in futuro. Se, dopo la professione religiosa, sopravvenisse la necessità di modificare le disposizioni fatte, deve avere il consenso della superiora maggiore[11].

 

37.       La superiora generale con il consenso del suo consiglio può permettere una totale rinuncia ai beni posseduti. Si può chiedere questa autorizzazione solo dopo la professione perpetua


 


[1] Cfr. 2Cor 8,9; Mt 8,20; PC 13.

[2] Cfr. Can. 600; Test. IV; Dir. I C I.

[3] C30, 177; Cfr. C30, 176; Test. IV

[4] Can. 668 § 3.

[5] At 4,32.

[6] Cfr. Test. IV; C30, 75, 76, 79, 81.

[7] Cfr. LG 8; ET 17; MR 11.

[8] Cfr. C30, 77, 80.

[9] Cfr. Test. IV.

[10] Cfr. Can. 639.

[11] Cfr. Can. 668 § 1,2.