CONFERENZE

 

Madre Orsola Ledóchowska

(Selezione 1926 – 1938)


II - Abbiamo bisogno di felicità. Poznań (1928)


 

(Conferenza tenuta nell’aula dell’Università di Poznań, alle lavoratrici, 3.06.1928)

            Sorelle in Cristo, quando vi vedo qui radunate davanti a me, desiderose di una buona parola che possa sollevare la vostra anima, che sia per voi di conforto nelle necessità, pene  e sofferenze che  non mancano mai  nella vita quotidiana , vorrei tendere la mano ad ognuna di voi, stringere ognuna al mio cuore per trasmettere nel cuore di ciascuna di voi un luminoso raggio   di felicità anche se minimo.

Orbene, tutte siamo d’accordo che abbiamo bisogno di felicità. Abbiamo bisogno di felicità per la salute non solo del corpo, ma anche dell’anima; abbiamo bisogno di felicità per far del bene agli altri, /…/ Dio è la felicità  stessa. Quanto più desideriamo stargli vicino, tanto più la felicità divina forerà nelle nostra anima.

Essere felice! Non vi è uomo che non aspiri alla felicità. Ma è possibile trovarla sulla terra? Diversi sono i pareri a proposito. Il mondo cerca la felicità nei piaceri, divertimenti,nei beni che può offrire questa terra. La religione cristiana insegna a cercare la felicità nel servire e nell’amare Dio. Al contrario, le grandi schiere di anime disgustate della vita, deboli e annoiate affermano che non vi è felicità su questa valle di lacrime.       

Il mondo oggi sembra tendere a far tutti felici della sua felicità. Già nell’anima dei bambini il mondo suscita il desiderio della felicità che non è altro che il volere dei piaceri sensibili: mangia, bevi, godi  finchè c’è tempo! /…/ e la povera umanità pensa che in questa inquieta ricerca trovi la felicità.

O sorelle in Cristo, permettetemi di riflettere un momento, insieme a voi, su questa felicità divina che il mondo di oggi non comprende, in cui non crede e che tuttavia è l’unica vera sulla nostra terra.

            Ecco, quasi otto secoli fa,  visse un giovane, cui il mondo non risparmiò dei beni, Fu bello, ricco, stimato, ebbe molti amici, con i quali sprecava il suo tempo in banchetti, divertimenti,ecc. senza però trovare la felicità. Venne l’ora in cui la grazia divina toccò  il suo cuore, Il cuore del giovane si aprì alla voce della grazia /…/ . L’effimerità della felicità terrena appariva con chiarezza sempre più lampante agli occhi  di Francesco d’Assisi, il sole della felicità divina splendeva davanti a lui con una luce sempre più viva, il suo cuore si tormentava sempre più nell’ardore di questa felicità. E cosa fece allora? Gettò ai piedi del mondo stupefatto la sua felicità terrena, felicità che migliaia gli invidiavano. Andò    nel mondo predicando ovunque che sulla terra esiste una sola felicità, quella che deriva dall’amare Dio  di tutto cuore e vivere unicamente per Lui. I ragazzacci lo inseguivano gettandogli pietre; i suoi amici si facevano beffe di lui, chiamandolo stolto, privo di senso, ma egli non ne faceva caso, continuava a gridare al mondo la sua felicità/…/.

Tacquero coloro che lo perseguitavano  e lui, quel poverello d’Assisi, nella gloria dei santi, dall’alto dei cieli insegna a migliaia di anime che si stringono attorno a lui, che l’unica vera felicità, che si può trovare sulla terra, si esprime nello stato d’animo da cui sgorgano le parole: “Dio mio e mio tutto”.

Voglio forse incoraggiarvi a seguire esattamente le orme di San Francesco? No,   poche sono le anime chiamate ad una santità elevata, ma vorrei inculcarvi la convinzione, che attingiamo dalla fede e dalla carità divina, e ciò che per esser veramente felici occorre non tanto la terra   quanto il cielo, non tanto gli uomini quanto Dio. /…/

            Sorella in Cristo, dimmi credi tu davvero in Dio? Credi che Dio è tuo Padre che veglia su di te col più tenero amore, che lui, quel buon Padre ti tiene nelle sue braccia e certamente non ti farà torto, anche se alle volte per il bene dell’anima tua ti castiga ed insieme mette alla prova per darti un’occasione di essere premiata? Credi tu in questo? Perché dunque non trovi la felicità?/…/ Prendi l’esempio da tuo figlio. Vedi, quel piccino, quando riposa fra le tue braccia, quando si stringe al tuo cuore, non cerca altro: sta bene nel grembo di sua madre, vi si sente sicuro e felice perché sa che la madre lo ama. E tu, non dovresti trovare la felicità nella fede che Dio è il tuo migliore Padre?

E ancora, credi tu che Gesù è presente nel santissimo sacramento dell’altare? Egli è vivo,vero, perché vuol esserti fratello, amico, consolatore, confidente, consigliere, forza e luce. Credi, che è Lui a tendere dall’altare le braccia verso   di te con dolci parole: “Venite a me tutti”?

Avendo fede in questo, vieni tu a Gesù presente nel   tabernacolo, per cercarvi la pace e la santa fiducia che il mondo non può dare. Non trovi felicità nel credere che Gesù è per te nel tabernacolo?

            Credi che Gesù si dona a te in cibo nella santa comunione per offrire alla tua anima grazia, forza, luce, santa letizia, felicità d’amore…Credi tu che sia così e non trovi in questa fede la felicità?

            Credi tu sorella in Cristo, che Egli ti ha amato di un amore così immenso da versare sulla croce il sangue e morire tra atroci supplizi per la tua salvezza, per assicurarti la felicità in cielo?

            Non trovi in questa tua fede la felicità e l’amore pronto al sacrificio senza limiti per Gesù che ha tanto fatto per te? -/…/

            Credimi, ai piedi del tabernacolo, ai piedi della croce comprenderai che la vera felicità non si trova dove il mondo la cerca, cioè nei piacere della vita terrena, ma in Gesù, nella vita con Gesù e per Gesù. Vicino a lui, con Lui sentirai dolorosamente la mancanza dei beni materiali, perché, possedendo Lui, ti sentirai ricca. Stando vicino a Lui non risentirai che il tuo stato ti obbliga ad un lavoro duro,    perché lavorare con Gesù e per Gesù è per un’anima che ama: onore e gioia. Vicino a Lui, ai piedi della sua croce non sentirai il peso delle sofferenze e tribolazioni, perché esse si cambieranno in  un atto d’amore, e l’amore  dona felicità. Infatti, ai piedi della croce imparerai la più grande saggezza, cioè che la croce portata con amore, si tramuta in gioia, e saprai ripetere – con tutte le anime eccelse che  la cristianità abbia generato – le parole di s. Paolo: “ Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni tribolazione” ( 2Cor. 7,49

            O se sapessimo cercare la felicità là dove essa si trova, cioè nell’amore di Dio, nell’amore di Gesù; se sapessimo respingere  l’apparente felicità terrena, godremmo certamente una continua felicità, potremmo dire in tutta verità: “ Sono felice”.

            Ed ecco ancora: se tu, sorella in Cristo, avessi compreso dove sta la vera felicità, avresti educato i tuoi figli verso tale felicità. In realtà, l’educazione dei bambini – cominciando dalle famiglie più ricche e finendo a quelle più povere – con poche eccezioni, è una educazione materialistica, mondana nel senso proprio di questa parola.

            Il piccolo bambino che non sa ancora parlare si educa per mezzo di caramelle, di cioccolatini. Quando la madre vuole che il figlio si tranquillizzi, che abbia piacere, gli mette subito in bocca una caramella; ne segue che il bambino, volendo ottenere dolciumi comincia a gridare.

            Il bambino più grande sarà buono se riceverà per questo un premio. Non sa nemmeno che cosa vuol dire essere buono per amore di Gesù, esso sa essere buono solo per il piacere ed interesse. Un bambino più grande sente il bisogno di giocare, questo à certo, ma ogni bambino ha il senso creativo, sa da solo organizzarsi dei giochi. Tal volta gli basta un pezzo di spago, di cartone o di carta colorata, per giocare senza fine, non desiderare altro. /…/ ma qui nel cerchio dei giochi del bambino, entra la madre troppo affettuosa.Procura al bambino giocattoli senza fine,  inventa divertimenti, tra l’altro cinema ecc. e così il bambino comincia ad esigere: non sa più crearsi dei giochi da soli, ha bisogno di essere divertito, è di malumore, se non riceve ciò che desidera.

            Più cresce in età, più desidera divertimenti. Nel suo cuore nasce l’invidia verso coloro che sono più ricchi e perciò possono aver più godimenti. Da qui deriva il senso dell’infelicità e la giovane creatura piange la sua interiorità. Quante volte,  ai nostri tempi, tale “ tragedia” finisce con un suicidio.          

            Perché non hai insegnato a tuo figlio a cercare la felicità dove veramente si trova,  cioè nella religione, nel servizio di Dio?

Quanta felicità trova un bambino dal cuore innocente, in una buona confessione, nella comunione! Quanta felicità e gioia, nei piccoli sacrifici fatti per Gesù, nei piccoli atti  di virtù che a volte costano tanto, nel sopportare con coraggio piccoli dispiaceri, nell’aiuto portato di buon animo ai poveri! E tutto ciò  per amore di Gesù.

            E voi, sorelle mie in Cristo, quanta felicità procurate ai vostri figli, insegnando loro a offrire di cuore i piccoli dispiaceri al buon Gesù, quell’amico di anime, che concede loro tanti benefici! Quanta felicità procurate loro insegnando a considerare la sofferenza come un prezioso dono del cielo, che è utile alla nostra felicità  eterna! /…/

            Cerchiamo quindi la felicità e insegniamo ai nostri bambini di cercarla non nella felicità che dà il mondo, perché questa è effimera e fallace, ma nella virtù, nella pietà nel donarsi a Dio, nell’amore di Dio, e della sua santa volontà: sia nella gioia che nella sofferenza, sia nel lavoro che nel riposo,  sia nella salute che nella malattia, sia nella vita che nella morte, solo allora saremo felici quaggiù sulla terra e nell’eternità.


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