CONCLAVE

 

 


 

La Universi dominici Gregis

Dalla prima riunione, alle votazioni, alla fumata bianca

Il periodo della Vacatio del soglio pontificio è uno dei più particolari della vita della Chiesa. Proprio per questo esso è disciplinato da regole specifiche al fine di non creare spaccature e dissensi all'interno del corpo ecclesiastico. Le attuali disposizioni sono quelle contenute all'interno della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis varata proprio da Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996. La Costituzione apostolica voluta dallo scomparso Pontefice che riforma un'analogo documento redatto da Paolo VI prescrive anche le norme a cui devono attenersi i cardinali nel conclave.

Le regole - Le regole per l’elezione prevedono che subito dopo la morte del Pontefice annunciata dal decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Joseph Ratzinger, vengano convocati entro 20 giorni a Roma tutti i cardinali, sia quelli under 80 (gli unici ad avere il diritto di entrare nella Sistina) sia quelli più anziani (la cui partecipazione alle riunioni consultive che precedono il Conclave è però solo facoltativa). Per il disbrigo di affari ordinari ma anche per quelli indilazionabili, durante la sede vacante, il Governo della Chiesa è affidato al Collegio cardinalizio, che non ha facoltà di modificare le leggi in vigore. Tra i compiti dei cardinali c’è quello di organizzare materialmente il conclave che deve iniziare tra il quindicesimo e il ventesimo giorno dalla morte del Papa (dal 17 al 22 aprile).

Le congregazioni - Per permettere ai cardinali di conoscersi e sviluppare un'intesa che li porti ad individuare ed eleggere il futuro Pontefice i cardinali si riuniscono prima del conclave in apposite riunioni chiamate Congregazioni. In particolare durante una di esse, secondo quanto stabilisce l'articolo 13 comma D della Dominici Gregis a due cardinali viene affidato il compito di dettare agli altri cardinali due ponderate meditazioni circa i problemi attuali della Chiesa.

L'ingresso in Conclave - Dopo il solenne giuramento da parte degli elettori e la pronuncia della dichiarazione "extra omnes" (fuori tutti) i cardinali elettori entrano in Conclave soli, senza avere possibilità alcuna di comunicare con il mondo esterno. Proprio per evitare la possibilità di ricevere informazioni o inquinamenti esterni è prevista un’accurata perquisizione da parte di due periti per individuare eventuali cimici, telefonini, pc portatiti, videocamere e registratori. Tutti gli ambienti interessati vengono passati a setaccio, compresa la Cappella Sistina, sede delle votazioni.

La distribuzione delle schede - Nella prima fase della votazione si distribuiscono le schede sulle quali è stampata la formula: "Eligo summum pontificem". Poi si passa all’estrazione a sorte di tre scrutatori, tre revisori e tre infirmari, ossia coloro che assumono il compito di raccogliere i voti dei cardinali infermi (se ci sono). Dopo avere scritto sulla scheda il nome del proprio candidato, il cardinale elettore si reca verso l’altare per depositarla dentro un’urna pronunciando in latino la formula: "Chiamo a testimone Cristo che mi giudicherà che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto".

Lo spoglio - Una volta che tutti hanno terminato di votare si procede alla conta e allo spoglio dei voti. Per scongiurare il rischio di brogli ed impedire che le schede scrutinate possano per sbaglio essere conteggiate due volte, queste vengono cucite tra di loro con ago e filo nel punto in cui si trova scritto la parola "eligo".

La fumata - Se su nessun nome è stato raggiunto un accordo le schede vengono bruciate in una stufa assieme a prodotti chimici per ottenere il fumo nero, o, in caso di elezione, quello bianco. In antichità al posto di additivi chimici il fumo nero si otteneva utilizzando paglia bagnata.

L'elezione - Se dopo 27 scrutini negativi, mattutini e pomeridiani, il Papa non risulta ancora stato eletto dai tre quarti dei votanti, i cardinali elettori sono invitati dal Camerlengo ad esprimere parere sul modo di procedere. A questo punto i casi sono due: si passa ad abbassare il quorum (50% più uno dei votanti) o si votano i due nomi più votati nello scrutinio immediatamente precedente. Anche in questo caso si esige la maggioranza assoluta (50% più uno). La Costituzione in questo ultimo punto (art.75) a detta di molti canonisti non è chiarissima, non stabilendo a priori quale sia il metodo migliore da seguire, lasciando agli elettori la possibilità di scelta.

La proclamazione - Una volta eletto il nuovo Papa, l’ultimo dei cardinali-diaconi chiama nella Sistina il segretario del nuovo successore di Pietro, il maestro delle cerimonie liturgiche e i cerimonieri. Quindi il cardinale Decano chiede formalmente all’eletto se intende accettare o meno l’incarico. Ad una sua risposta affermativa gli viene chiesto il nome scelto. L’accettazione si conclude con la redazione di un verbale e la vestizione del Papa per il rito d’obbedienza.