Roma, 13.03.1993

      Carissime consorelle, amici e collaboratori della nostra Missione.

Prima di ripartire per la Tanzania voglio porgervi il mio saluto (specie a quelli che, per il poco tempo non sono riuscita a vedere), ed il mio GRAZIE.

Grazie per il vostro appoggio, per il vostro interesse, per la vostra generosità. Attraverso i nostri incontri avete messo nel mio cuore una forza maggiore. Con il vostro interesse per la Missione mi avete confermato nell'idea che non siamo solo cinque suore a operare in Tanzania, ma un grande gruppo di persone "a disposizione" di Dio.

GRAZIE...

Carissimi, anche se con un po di ritardo vi faccio conoscere la continuazione della storia di Gaspare, il bambino rifiutato dai suoi genitori perché aveva dovuto subire l'amputazione del piede destro.

Vi avevo già messo al corrente che il bambino, dopo l'abbandono della madre, aveva rifiutato ogni cibo e che ad evitare che morisse era giunta un'infermiera a dargli il suo latte. Una poppata al giorno però non poteva bastare ad un bimbo di 7 mesi, per cui noi continuavamo ad alimentarlo con un sondino nasogastrico. Dopo circa un mese di ricovero, una signora danese (moglie del pastore protestante) venne in ospedale per accompagnare una sua bambina che aveva una piccola infezione al piede. Visitai la bambina nella stanzetta dove era il lettino di Gaspare (avevamo infatti messo in disparte questo bimbo per paura che "quelli" della sua tribù potessero avvelenarlo), e la signora chiese notizie di quel bambino "senza mamma"...

Spiegai la situazione e lei, senza pensarci su due volte, disse: "voglio allattarlo anch'io". Così inizio una vera collaborazione tra le due "mamme".

Il bambino continuava, nonostante tutto, a rifiutare ogni cibo che non fosse latte materno.

La mamma danese, oltre al latte, cominciò però a dare al bimbo anche un po' e... poi... sempre più... affetto, calore, amore. Aveva chiesto il permesso di portarlo a passeggio, di fargli conoscere le sue tre bambine..., di comportarsi cioè con lui come una mamma e non come una balia. Non so che cosa sia successo nel suo cuore... certo è che, dopo circa un mese, questa mamma mi confidò in segreto che desiderava adottare il bimbo perché il solo pensiero che potesse andare in un orfanotrofio la faceva star male. Nello stesso periodo che la signora danese mi faceva questa confidenza, il bambino si tolse da solo il sondino nasogastrico e cominciò a mangiare... anzi, non riuscivamo più a controllare la sua fame. Gaspare ormai aveva deciso di non morire. Una "nuova" mamma era entrata nella sua vita e lui "poteva" vivere.

Da quel giorno (16.05.92) non solo lui comonciò a mangiare..., ma anche a ridere... e a piangere come tutti i bambini del mondo. Sì, ricominciò a piangere, perché, dal giorno che la mamma l'aveva abbandonato, Gaspare quando aveva dolore, o quando desiderava qualcosa, emetteva solo dei suoni simili a "ruggiti" di leone.

Pian piano il bimbo, amato da una mamma, guarì fisicamente e psicologicamente.

All'inizio stava bene in ospedale con noi, ma nel suo cuore ormai era predominante la figura della mamma danese per cui quando questa arrivava, per lui non esisteva nessun'altra persona, voleva stare solo tra le sue braccia e piangeva ogni volta che la mamma tornava a casa.

Successivamente cominciò  fidarsi anche delle braccia del papà e di quelle delle sorelline.

Oggi è un bellissimo bimbo di 18 mesi che vive felice in una famiglia che gli dona tanto amore.

      E' stato adottato ufficialmente il giorno 10 novembre 1992, nonostante le adozioni in Tanzania siano molto difficili.

Lui però, con la sua storia, aveva commosso tutti i Tanzanesi a tal punto che il nostro ospedale era diventato meta di visite da parte di persone desiderose di vedere il bambino "che doveva morire".

Tra le persone venute a visitare Gaspare c'è stato anche il ministro della Sanità della Tanzania. Lui, in quella visita, promise ufficialmente alla signora danese di perorare la sua causa di adozione affinché avesse un lieto fine  "la più bella storia d'amore" della Tanzania. In quell'occasione, durante un discorso ai lavoratori dell'ospedale il Ministro disse: "Voi capite che cosa è successo in questo ospedale? Una "bianca" ha dato il "suo" latte (e per loro il latte è vita) ad un bimbo "negro" e... non un Tanzanese qualunque ma ad uno la cui tribù è da tutti noi disprezzata ed emarginata per il suo modo di vivere "arretrato". Tutto ciò può essere spiegato solo con l'Amore, quell'AMORE che non ha frontiere"... Poi, rivolgendosi alla donna danese disse: "Farò di tutto affinché questo bombo diventi tuo figlio".

Il bimbo oggi gioca con le sorelline, parla il danese ed il kiswahili e questo mese partirà per la Danimarca, dove gli prepareranno una protesi affinché possa camminare.

      Quando penso a quanto fossi preoccupata l'anno scorso nel giorno di oggi (giorno di amputazione), ringrazio il Signore che ha permesso che questa triste storia avesse un fine così bello.

Chissà quali sono i piani di Dio su questo bimbo... la sua tribù è ancora 99% pagana... forse lui potrà essere strumento di Dio per la salvezza della sua gente?

Approfitto per mandare ad ogni consorella, amico, collaboratore gli auguri di una S.Pasqua.

Che il Signore, unica nostra forza e speranza sia il vostro aiuto in ogni situazione.

                              Ricordiamoci nella preghiera.

suor Incoronata