FILIPPINE 

 

 


 

Le braccia di una madre

 Sono le 4, 30 di domenica  mattina, 17 0ttobre, l’avviso squillante di  un sms mi sveglia, quasi indispettita da questo, guardo con curiosita’ chi osa disturbare a quest’ora. E’ scritto in Tagalog, capisco solo due parole: Charl e Patay. Il nome di un bimbo e la parola Morte. Non ha senso rimettersi a dormire. E’ successa qualche cosa! Appena possible faccio tradurre il messaggio dalle suore filippine:  Charl  e’ morto questa mattina presto.  Un bimbo di 9 anni. Come era possible ? il giorno prima, sabato era con tutti I bambini all’attivita’ delle adozioni e non vi era niente di strano! Era la giornata di canti e preghiere mariane, Sr. Marife’comunica a noi come questo bimbo che era nel suo gruppo, aiutato da un amichetto cercava di imparare l’Ave Maria. Era sorridente,spigliato, normale. Ora in  poco tempo se ne era andato..

 Nel sentirmi infastidita, chi poteva sapere che all’una di notte invece di un meritato riposo come potevo permettermelo io,  in famiglia di Charl si viveva la tragica realta’ di un bimbo che lotta con la morte, e una mamma che si sente impotente dinanzi alla velocita’ di soffocamento, : Un’asma non curata . L’invocazione di aiuto  del bimbo con gesti  rivolti alla mamma,  poi il tempo di prendere  questo bimbo fra le braccia   con l’intenzione di  correre in ospedale. Quanto amore in quelle braccia e quanta disperazione nel sentire che solo queste non bastano a ridare vita  a quel  lumincino che si spegne  improvvisamente . ( Mi sono vergognata del mio sentirmi  infastidita. )

Non ci sono soldi sufficienti per dare una sopoltura decente   al bimbo, neanche per quel  che il comune offre   al piu’ povero. Sono ugualmente tanti soldi: bisogna costruirsi una cassa da soli.  E tutto il giorno risuona il battere del Martello ,  bisogna fare presto, il corpicino del bimbo deve essere esposto nella cappella del barangay perche’ in casa non vi e’ posto. Nel tardo pomeriggio ecco la bara di fresco dipinta di bianco, puo’ ospitare il piccolo Charl.

 Una settimana dura questa esposizione,  e tutti I giorni, e tutte  notti  la mamma e’ li che guarda il suo bimbo e sente ancora sulle sue  braccia  il peso di un  amore impotente di dare  quel che gli occhi e l’espressione di quel figlio gli hanno chiesto.

                Il colloquio con la mamma rivela la situazione ancor piu’ grave: tutti I figli in famiglia soffrono dello stesso male e per nessuno ci si puo’ permettere  le medicine  per curarla.  Il padre lavora in un negozio di laterizi per costruzione’ e il padrone fno ad oggi ha dato loro la possibilita’ di abitare  in una catapecchia  fra sacchi di cemento,  blocchetti, legno  da cotruzione   Poco tempo fa ricevono la notizia che devono andarsene da li, devono cercarsi un’altra casa, ma i costi di affitto – per un’altra baracca,  sono alti e non ce la fanno a pagare  2000 pesos a al mese,  ( circa  33 Euro). 

 I due  figli piu’ piccoli hanno  la predisposizione alla tubercolosi. Ora e’ stata curate grazie  allo sponsor che ha preso a cuore questa situazione  e tramite  la nostra azione hanno potuto superare la crisi.

Come loro tante, troppe famiglie vivono questo tipo di poverta’. E quanto ci si sente impotenti di fronte alla marea di amarezze, solitudini, impossibilita’, malattie, non lavoro, ignoranza,    e chi ne fa le spese sono principalmente I bambini.

Nel mio viaggio In Italia ho  Saputo che qualche famiglia che aiutava I nostri bimbi, ha notato come dalle foto, questi bambini filippini sono ben vestiti, sorridenti e stanno bene, e si sono chieste, ( basandosi su fotografie, secondo loro con logica conclusione,) perche’ aiutarli, se stanno bene? E’ meglio inviare il denaro ai bambini Africani. Mi ha fatto molto male cosi’ che ho ritenuto opportuno non commentare tale affermazioni., se non dire che ognuno e’ libero di destinare a chi e dove vuole il prorpio contributo.   La poverta’ piu’ grande e grave non sta nel vestito o nel viso, sta dentro ognuno di loro, nella famiglia, nella solitudine , nell’impossibilita’ di sopravvivere, di studiare,  nel niente che hanno o nel tutto malattie che devono subire senza poter ricorrere ai ripari…  e lo scopri solo giorno per giorno condividendo la loro vita.  Sono inoltre del parere che non e’ bello esporre in foto le poverta’ dei nostril fratelli  solo per risvegliare la pieta’ sentimentale,. Saremmo egoisti ed ingiusti. La carita’ e’amore e come tale supera l’apparenza esterna.  

Ho voluto presentarvi uno dei fatti piu’ recenti tralasciandone tanti altri simili, che scopriamo e viviamo con I nostri fratelli filippini  e per i quali siamo chiamati alla condivisione con il  cuore in mano.

Grazie a quanti condividono con noi gioie, speranze e delusion di un tale lavoro. Il Signore legge nel cuore, ma questi nostri  fratelli hanno bisogno di leggere le nostre mani:   chi dona e cosa  si dona con amore.       

Sr. Margherita  - Tagaytay 20 ottobre 2010