FILIPPINE 

 

 

Nelle Filippine dal 5 aprile al 27 giugno 2017

 di sr.Danuta Benisz

 

            La Madre Generale mi ha chiesto di recarmi nelle Filippine per quasi tre mesi, per sostituire sr Wioletta Sobiesiak, la responsabile della casa di formazione a Tagayty, perché lei il 19 aprile a.c. sarebbe dovuta partire per la Polonia, per un periodo di due mesi.

Abbiamo nelle Filippine due case. La prima a Tagaytay e la seconda a Pangil (Amadeo); l’una dall’altra dista 13 km. Nella casa di formazione a Tagaytay ci sono due suore di voti perpetui, di cui una è sr Wioletta, polacca, l’altra è sr Salomé, filippina; due suore juniores (sr Joanna e sr Lischiel) e e tre postulanti (Cathelyn, Agnes e Lorilyn), tutte filippine. Nella casa di Pagnil, ci sono due suore con voti perpetui: sr Margherita, italiana, e sr Marifé, filippina; con quest’ultima sono stata insieme per 8 mesi nella casa di Scauri.

 

Il mio racconto avrà due parti: nella prima ricorderò l’esperienza che ho avuto prima della partenza di sr Wioletta per la Polonia; nella seconda racconterò frammenti di vita quotidiana avvenuti durante l’assenza di sr Wioletta.

 

I parte      

 

Sono arrivata a Manila il 5 aprile, dopo quasi  18 ore di viaggio con le linee aeree Qatar. Ho avuto lo scalo a Doha, dove ho aspetto 4 ore l’aereo per Manila. Sono venute a prendermi all’aeroporto di Manila sr Wioletta con sr Lischiel, juniores e due ragazze, Antonette e Abegail, temporaneamente ospitate a casa nostra. Siamo arrivate a Tagaytay verso le otto di sera. Le suore hanno preparato un momento di accoglienza affettuosa e gioiosa, con i canti e la loro danza tradizionale. Sr Joanna ha preparato per cena una buonissima minestra di verdure e la pizza italiana, secondo la ricetta di sr Margherita. Per dessert c’era il dolce leche gulman, cioè la frutta candita in gelatina e in crema di latte, specialità filippina. Le suore mi hanno regalato una bellissima figura della Madonna con il bambino, tipicamente filippina, come augurio di un soggiorno sotto la protezione della Madonna. Dopo la cena siamo andate a dormire perché ci aspettavano i giorni molto intensi.

***

Il giorno dopo mi sono svegliata per la colazione. Nei primi giorni il fuso orario si è fatto sentire molto. La giornata nella casa di Tagaytay inizia molto presto. Alle 5.00 c’è l’alzata, alle 5.30 le lodi, alle 6.00 si esce per andare alla Messa dalle suore Figlie di San Giuseppe di Caburlotto, messa che inizia  alle 6.15 e dove ci rechiamo in macchina. Dopo la Santa Messa (una volta tornate a casa) si fa la meditazione e, verso le otte, la colazione.

In questa giornata, dopo la colazione, sono uscita con sr Wioletta per avere una prima conoscenza dei diversi posti di Tagaytay; per esempio, il mercato, i diversi supermercati, gli uffici dove pagare le bollette e fare altre commissioni durante la sua assenza. Osservavo il traffico e lo stile di guida, molto diversi da quelli europei, nella previsione di dover prendere la macchina e guidarla nei giorni successivi, per un primo periodo sotto il controllo di sr Wioletta. Il compito di guidare la macchina è una cosa importante perché le distanze per le diverse mete da raggiungere sono notevoli, per cui è frequente la necessità di prendere la macchina.

Subito dopo il pranzo siamo andate nella nostra seconda casa, a Pangil, distante mezz’ora di strada. E’ molto bella, situata tra il verde, un po’ rustica. Ci tenevo a salutare sr Margherita e sr Marifé. Dopo aver visto la casa e il giardino, abbiamo pregato per i vespri all’aperto e poi cenato all’esterno, sotto il pergolato, che qui si chiama ”cubo”.  Dopo cena, le suore giovani hanno fatto una piccola rappresentazione con i loro canti e i loro balli, nei vestiti tradizionali delle loro isole di provenienza (quattro di loro sono della stessa isola di Tagaytay, Mindanao). E’ stata un’altra festa di benvenuto e di presentazione. E’ stato molto bello vedere il loro entusiasmo, la loro creatività. Una vera ventata di giovinezza che ha rallegrato i cuori.

 

***

L’8 Aprile, Sabato, ci siamo svegliate presto per andare, dopo le preghiere e la colazione, a Imus, dove nel seminario diocesano le suore, con l’aiuto di volontari, hanno organizzato un Forum in favore della vita: Summit for Life: Say Yes to life, Choose Life. Sr Wioletta è la responsabile diocesana della pastorale dei carcerati. E’ in contatto con ben quattro carceri. Ha organizzato una rete di volontari (un’ottantina di persone)  che collaborano con lei e con le altre nostre suore.

Il problema dei carcerati è molto serio. Nel 2006 nelle Filippine era stata abolita la pena di morte che in questo momento il nuovo presidente Rodrigo Duterte vorrebbe reintrodurre. La Chiesa si oppone a questa decisione, anche perché non raramente dei condannati a morte sono poi risultati innocenti. Dietro tutto ciò c’è tanta corruzione. Alcuni degli stessi poliziotti sono corrotti: più persone mettono in carcere, più soldi possono ricevere, così che essi cercano con ogni pretesto di mettere qualcuno in prigione. Le persone prese vengono prima torturate dalla stessa polizia così che, anche se non sono colpevoli, attraverso la tortura vengono costrette a dichiararsi tali. 

La gente in prigione spesso vive in condizioni disumane. Le suore cercano di portare conforto, di ascoltarla; organizzano le Sante messe, le confessioni. Inoltre procurano medicine, alimenti, vestiti. In qualche modo  “combattono” anche per i carcerati.

Una forma di combattere per i loro diritti è stato il Forum pro Life. Il Forum dell’8 Aprile è iniziato alle otto con la Santa Messa, celebrata dal Vescovo della Diocesi  di Imus  Mons. Reynaldo Gonda Evangelista. Le suore hanno animato la Santa Messa e hanno condotto tutto il convegno. Sono convenute circa 500 persone. Le suore sono state bravissime nell’organizzarlo e guidarlo. Dopo la messa il segretario della Commissione per i carcerati e la pastorale dei prigionieri, presso la Conferenza Episcopale, è stato invitato a tenere una conferenza sulla situazione legale e reale dei prigionieri. Dopo di lui una signora, Dolores Pagilinan, il cui marito è stato condannato a morte, ha dato la sua struggente testimonianza raccontando il modo in cui ha vissuto, insieme con la sua famiglia, questa drammatica vicenda. Infine, ha portato la propria testimonianza un ex carcerato, Delgin Gutlerrez, persona  innocente ma condannata a morte, che per fortuna ha evitato di subire la sentenza solo perché, nel frattempo, per legge era stata soppressa la pena capitale. Il Forum si è concluso con una serie di domande dalla platea. Esso è stato una piccola ma potente voce in favore della vita umana e di una forte sensibilizzazione.

Il mio primo incontro con i prigionieri è avvenuto il 9 aprile, il giorno dopo il Forum, nella Domenica delle Palme.  Ci siamo svegliate molto presto per recarci in una prigione abbastanza grande, per circa mille persone, sia per uomini che per donne. Un carcere cosiddetto provinciale, perché destinato alla provincia di Jail. Ci ha accolto una folla di prigionieri, pronti per la Messa, con la palma nelle mani. Ho pensato alle tante Messe per le Domeniche delle Palme alle quali ho partecipato in Piazza San Pietro, con il Santo Padre; qui abbiamo vissuto lo stesso mistero dell’inizio della Passione di Cristo in un ambiente ben diverso e drammatico, ma con lo stesso Gesù che viene sempre per gli uomini e che cerca ognuno di essi.

Solo una piccola parte dei prigionieri ha potuto partecipare alla Santa Messa. L’animazione della Messa è stata organizzata dagli stessi prigionieri: hanno fatto le letture, hanno suonato, hanno cantato. Dopo la Messa ho avuto la possibilità di vedere qualche cella. Sono rimasta impressionata. Vivono in condizioni disumane. Accalcati uno sopra l’altro, con il caldo, con poca aria da respirare, con poco spazio, con scarsa igiene. Le suore li aiutano come possono. Spesso semplicemente ascoltando le loro drammatiche storie.

 

***

La mattina del Venerdì Santo siamo andate a Bulihan, in un’altra prigione più piccola, per circa 300 prigionieri, solo uomini, per celebrare con loro la Via Crucis. Molti di loro si sono radunati in una sala comune, seduti per terra. Anche a noi è stato permesso di entrarci. Abbiamo portato due pezzi di legno, con  cui loro stessi hanno costruito la croce che poi abbiamo portato a casa e messo nella nostra cappella, insieme con le loro intenzioni,  e per le quali abbiamo promesso di pregare. Le suore hanno preparato la Via Crucis in lingua tagalog. E’ stato commuovente vedere i loro volti provati dalla sofferenza, dalla rassegnazione. Molti di loro, dopo la Via Crucis, hanno potuto avvicinarsi alla croce, per adorarla. Abbiamo lasciato per ognuno di loro un piccolo regalo per Pasqua: prodotti per l’igiene personale e 300 uova per la Domenica di Pasqua. Un piccolo segno di solidarietà e speranza.

La Domenica di Pasqua abbiamo partecipato alla Santa Messa nella terza delle prigioni frequentate dalle suore, a Trese Martires. Abbiamo cantato il gioioso Alleluia con i prigionieri, uomini e donne, ringraziando Dio per il dono della salvezza. Fa molta impressione vedere le molte donne recluse. Abbiamo saputo che una di loro giorno prima ha partorito, ma figlio è stato subito dato al marito.

La visita nei tre carceri è stata un’esperienza molto forte, molto intensa.

Sr Wioletta ha voluto farmi vedere i loro diversi campi di servizio e di missione. Mi ha portato dai Fratelli Missionari della Carità di Madre Teresa di Calcutta, la cui casa ospita 30 bambini con handicap fisici e mentali. Le nostre suore, a turno, ogni domenica, vanno da questi bambini per visitarli, giocare con loro e aiutarli a mangiare o a fare qualche altro piccolo servizio: un altro, bellissimo campo di apostolato.

Attualmente nelle Filippine è tempo di vacanze, per cui alcune attività sono state interrotte. Una di queste è quella degli incontri per i bambini in adozione a distanza, cioè aiutati dai benefattori europei, che mandano dei soldi per le loro necessità e per le loro famiglie. I bambini vengono ogni sabato a casa nostra. Ho avuto occasione di visitarne qualcuno nella propria casa.

Con le suore siamo andate a trovare una donna povera, con 4 figli, senza marito. Due delle figlie, le più  grandi, una volta venivano da noi, e facevano parte del gruppo di bambini adottati a distanza. Ora entrambe, ed ognuna con un figlio, sono senza marito. Sono stata nella loro povera casa per rendermi conto di come vive una gran parte di filippini. Una di loro lavora come cassiera in un supermercato: una volta curata la sua persona e indossata l’uniforme da lavoro, incontrandola per strada non si direbbe mai che lei viva in una casa povera. I Filippini portano la loro povertà con grande dignità. 

Nel pomeriggio siamo andate con sr Wioletta a trovare una signora anziana, vedova, molto ricca, che vive in una casa così lussuosa come mai in vita mia ho potuto vederne di simili. La casa è con una bellissima vista sul lago e sul vulcano. L’anziana signora vive in totale solitudine, ed è questa la sua povertà. Le suore cercano di frequentarla, di parlare con lei, di darle un po’ di conforto.

Le suore tra le loro amicizie hanno anche persone ricche dalle quali ricevono aiuti per sostenere le proprie opere di beneficenza e per soccorrere chi si trova nel bisogno.

 

***

Tagaytay è situata a circa 60 km da Manila, ma un po’ più in alto. Avendo un clima migliore di quello di Manila, molte persone benestanti, durante il weekend, “scappano“ dalla capitale per recarsi a Tagaytay e riposare. La città si sviluppa e si trasforma continuamente. E’ meta di tanti turisti che vengono a visitare il vulcano sul lago. Nascono nuovi grattacieli con appartamenti e alberghi. Ci sono ristoranti e negozi, diversi centri commerciali già in attività e altri in costruzione. Avendo disponibilità, si può acquistare qualsiasi cosa, anche di produzione europea. Ci si può illudere che questo sia il vero volto delle Filippine e il vero progresso; invece, è solo una piccola parte di quella realtà.

L’ho constatato il 12 aprile, quando siamo andate a trovare Padre Roner Ilano, il parroco della parrocchia di San Giovanni Paolo II, che ha anche da servire altre 10 cappelle appartenenti alla sua parrocchia. Nell’insieme, alla sua parrocchia appartengono settantamila fedeli i quali vivono al di sotto della media sociale.

E’ nata una collaborazione con Padre Roner grazie al progetto La via del riso, che le nostre suore in Polonia portano avanti sotto la guida di sr Ewa Bonkowska e con la collaborazione di tanti laici. Circa 100 famiglie ricevono il riso per vivere, 100 bambini durante l’anno scolastico hanno avuto un pasto completo giornaliero. P. Roner grazie alle offerte ricevute dalla Polonia riesce anche ad aiutare i malati e le persone che necessitano di aiuto.

Quando siamo andate a trovarlo, ha voluto portarci in cinque sue cappelle e farci incontrare alcuni rappresentanti delle famiglie che beneficiano delle offerte. Ho potuto vedere un altro volto delle Filippine, quello vero, perché in periferia e nella povertà vive la maggioranza delle famiglie. E’ stata un’altra esperienza, forte e costruttiva. In alcune cappelle ci aspettava un gruppo di bambini per i quali abbiamo portato un po’ di giocattoli. E’ stato commovente vedere come ogni piccola cosa accendeva la luce nei loro occhi insieme a tanta gioia.

Abbiamo incontrato anche degli anziani, qualcuno in particolare difficoltà, e degli ammalati. E’ avvenuto il Mercoledì prima del Triduo: l’esperienza vissuta con queste persone ci ha fatto incontrare il Cristo sofferente, facendoci iniziare a vivere con l’animo giusto la Passione, Morte e la Risurrezione di Gesù. Il Signore Risorto è la porta per la vera vita e la vera speranza.  Così ho vissuto una Pasqua diversa dalle altre e, nello stesso tempo, molto bella e profonda, grazie a queste esperienze forti della realtà filippina.

 

***

Giovedì Santo, di mattina presto, siamo andate alla cattedrale di Imus, per la Messa della benedizione del Crisma. La cattedrale di Imus, che ha 400 anni, è semplice ma bella. Ha celebrato la Messa il Vescovo Mons. Reynaldo G. Evangelista; hanno concelebrato circa 170 sacerdoti. Ho anche potuto constatare quanto sr Wioletta sia conosciuta e stimata nella diocesi, sia tra i sacerdoti che tra la gente.

Dopo la Messa siamo andate a Pangil, nella nostra seconda comunità. Sr Margherita, con l’aiuto di due suore juniores, ha preparato un pranzo buono e festoso. Abbiamo mangiato nel cubo dove sr Margherita ha preparato una bellissima decorazione che richiamava l’ultima cena di Gesù, l’orto degli ulivi e la Via Crucis. Dopo la lettura dei alcuni punti delle nostre Costituzioni e la spiegazione del significato che per noi riveste il Giovedì Santo, abbiamo scambiato un abbraccio fraterno. Sr Margherita per ognuna di noi ha anche preparato, su un piattino di bambù, un  piccolo panino e un chicco di uva con i pensieri della Madre Fondatrice. Abbiamo avuto con noi tre ospiti: una ragazza, Perl di Manila, e le due sorelle, Antonette e Abegail, che abitano con noi. Siamo così entrate nel cuore delle celebrazioni della Settimana Santa. La sera, a casa nostra, a Tagaytay, abbiamo fatto l’Ora Santa, vegliando con Gesù nell’Orto degli Ulivi.

In serata, per la messa della Cena Domini, e poi anche per le altre celebrazioni della Settimana Santa, siamo andate dai Padri Francescani Conventuali. Sono loro che ci hanno ospitato e aiutato agli inizi del nostro insediamento a Tagaytay. Per me è stato anche un emozionante ritorno nel luogo in cui ho soggiornato con sr Giulia, nel 2001, durante il nostro viaggio di prima conoscenza delle Filippine.  La liturgia, con la presenza di altre congregazioni femminili e la gente delle vicinanze del convento, è stata ben curata e ben preparata. Tutto nella loro lingua tagalog. E’ stato bello constatare che, anche se non si comprende la lingua, non cambia la sostanza delle cose, perché i gesti, i simboli e la liturgia nella loro ricchezza sono gli stessi; come lo stesso è Gesù, che ci porta la sua grazia. Ho potuto nel cuore e nella preghiera abbracciare tutti, vicini e lontani.

***

La domenica della Pasqua ci siamo svegliate molto presto, dopo poche ore di sonno, per pregare le Lodi. E’ stato bello pregare di mattina presto, come le donne corse sulla tomba del Cristo prima del sorgere del sole, e, come loro, incontrare, Gesù Risorto. Dopo la Messa ascoltata nella prigione situata a Trece Martires, siamo andate a pranzo a Pangil. Ci siamo scambiate gli auguri.

Alla fine del nostro pranzo abbiamo avuto un bellissimo momento di dialogo, iniziato da Antonette. La loro storia è struggente. Sr Wioletta ha conosciuto in prigione il papà delle due sorelline, incarcerato senza colpa. E’ stato preso al posto di suo fratello che da ubriaco aveva ucciso un uomo. La mamma delle due ragazzine le ha abbandonate. Il papà, dopo quattro anni di prigione subiti da innocente, un giorno prima della sua scarcerazione è morto: il suo cuore non ha retto alla grande gioia di essere liberato. Così le due sorelline, orfane, sono andate presso la nonna che risiedeva vicino ad una discarica. E’ stato il padre di Antonette e Abegail ad indicare a sr Wioletta dove vivevano e a chiederle di andare a cercarle. All’epoca avevano 4 e 6 anni.

Sr Wioletta è riuscita a trovarle. Erano malnutrite, sporche, piene di pidocchi perché la nonna ogni giorno le mandava nella discarica a cercare tra l’immondizia cose da poter mangiare. Da quel giorno le suore le hanno aiutate. Sono rimaste con la nonna, ma facevano parte dei bambini in adozione; per gli incontri, le suore le portavano ogni sabato a casa nostra dove ricevevano cose da mangiare, giochi, vestiti e tutto ciò che a loro poteva servire. Dopo la morte della nonna sono rimaste con lo zio. Un mese fa Antonette è venuta da sr Wioletta, colma di spaventato, perché lo zio voleva approfittare di lei e della sorella. A quel punto sr Wioletta ha deciso di portale a casa nostra per un po’, per poi aiutarle a trovare un’idonea sistemazione. Antonette in questi giorni ha compiuto 18 anni, Abegail ne ha 16.

Antonette il giorno di Pasqua ci ha fatto toccare con mano la potenza del Cristo Risorto nella vita di ognuno di noi. Lei ha preparato dei bigliettini su cui ha espresso il suo ringraziamento ad ogni suora, descrivendone di ognuna le caratteristiche da cui era stata maggiormente colpita. Ci siamo accorte in tal modo di quanto lei sia profonda, sensibile e riflessiva. Dopo ha voluto ancora ringraziare a voce le suore per tutto ciò che lei e la sorella ricevevano ogni giorno. Ha raccontato lo sua storia evidenziando ciò che incontrando noi suore le aveva cambiato la vita. Dalla sua narrazione si poteva capire quanto avesse già sofferto nella breve esistenza, quanto dolore portasse dentro di sé, quanto sia lei che la sorella apprezzassero ogni gesto di bontà e di amore sincero. Gesù è davvero la Via, la Verità e la Vita ed è vivo e presente in mezzo a noi. Antonette ci ha fatto un grande dono con l’aprirci gli occhi sul passaggio in mezzo a noi di Cristo Risorto. Poi ognuna di noi, con grande sincerità, ha parlato delle proprie esperienze in un clima di vera condivisione e accoglienza. E’ stata per me un esperienza molto forte ed edificante.

Il 19  aprile abbiamo salutato sr Wioletta. Ci mancherà, ma le auguriamo buon riposo e tante belle esperienze.