dalla lettera della Comunità alla Madre Generale ( Tagaytay 9.08.2002)


Carissima Madre (...)

Come stiamo e come vanno le cose qui? Stiamo bene fisicamente e psicologicamente.  Ci stiamo abituando con facilità al cibo filippino: non facciamo mai mancare il riso giornaliero (però non lo mangiamo 5 volte al giorno come fanno i filippini) e spesso mangiamo il pesce, almeno due o tre volte la settimana. Lo comperiamo al mercato…(che esperienza girare fra quella bancarelle se ne vedono di tutti colori…e a volte ti passa anche la voglia di mangiare). Non parliamo poi del mercato della carne. Una volta siamo andate, ma sarà difficile che ci torniamo ancora… (riserviamo la domenica per farci un piatto di pasta asciutta). Se ci capita l’occasione ben volentieri assaggiamo e mangiamo il caratteristico cibo filippino e ci piace anche. Le spese, per risparmiare un pò, le facciamo di tanto in tanto alla Makro (un po' come la nostra Metro).

suor Rosa Nita

Andiamo assieme alle Suore Ospedaliere, e possiamo usufruire del loro pulmino e della loro tessera. Un giorno dentro il piccolo pulmino siamo entrate: 7 suore, il frigorifero un tavolo pieghevole e 4 sgabellini, inoltre due abbondanti spese rifornimento: la loro e la nostra. La frutta invece la comperiamo nelle bancarelle che abbondanti si trovano  lungo le strade principali. Di frutta ne possiamo mangiare quanta ne vogliamo: banane, mango, ananas, papaia ecc. Perciò non abbiamo alcun problema alimentare. Ancora non ci rendiamo bene conto del valore del Pesos (il cambio varia e si aggira intorno a: 1 $ = a 50, 20 Pesos), ma cerchiamo sempre  di consigliarci con le altre suore. Le spese che abbiamo dovuto fare sono state le più varie: dalle pentole, al frigorifero, accessori elementari per la cucina, per le pulizie ecc. 

La casa la teniamo ancora con le poche cose che vi abbiamo trovato: letti, divani, vecchie tendine alle finestre (tutto vecchio, ma utilizzabile per il momento). Abbiamo dovuto comperare il frigorifero, gli sgabelli per sedersi e fatto aggiustare un tavolo per poterci mangiare sopra. Non ci fa problema la mancanza delle tante comodità. Ma una volta che la casa sarà nostra allora potremo darle un tono più dignitoso, benché povero.

Siamo nel tempo delle piogge e davvero piove tanto forte con raffiche di vento fortissimo e di frequente, ma anche se ci si bagna un po’, questo non causa raffreddamenti o malanni, per fortuna. C’e’ tanta, tanta umidità che anche le scarpe e le borse, dentro l’armadio dopo pochi giorni le ritroviamo ricoperte di muffa, perciò cerchiamo di avere tutto aperto e arieggiato.. Questa umidità ancora non sembra incidere negativamente sulle nostre ossa, ma non voglio dirlo troppo forte! Quando smette di piovere ed esce il sole fa molto caldo e ci si bagna di sudore… In una parola si sta quasi  sempre a mollo. 

Quando poi vedo come la gente vive in catapecchie fra lamiere e  teli di plastica fra queste piogge e tifoni con vento fortissimo,  non mi spiego come si possa  vivere così e resistere, noi a questo livello siamo delle signore!  Durante le piogge si formano i torrenti  sulle strade e i bambini sono ben felici di sguazzarci dentro e giocare con questi, lasciando cadere dei pezzi di carta che la corrente porta via e loro a corrergli dietro felici per riprenderli e ricominciare da capo. Altri bambini che corrono felici per la strada lanciando in alto un pezzo di plastica con  dei fili e un pezzetto di legno… hanno costruito con le loro mani il piccolo paracadute e sono felici di gettarlo al vento. suor Margherita

La casa dove abitiamo è molto simpatica, ma differente dai casermoni delle altre congregazioni che sono vicine a noi;  questa  è molto familiare, e rispecchia le vecchie case di montagna. Inoltre si trova a ridosso delle  “catapecchie” della gente. Questa posizione, ci permette di sentire i minimi rumori  della loro vita giornaliera e notturna: vocii e pianti dei bambini, discussioni fra uomini, vocii delle donne… odori più svariati del cibo e di altro… perfino a sera tardi (qualche volta anche tutta la notte) si sente giocare al biliardo,  il rimbombo dei motori delle Jeepney  e delle trisicol che passano proprio sotto le finestre, l’abbaiare continuo dei cani, il chicchirichi’ dei numerosissimi galli che iniziano alle ore 4 del mattino (qui si usa il gioco del combattimento dei galli e quasi ogni famiglia ha il suo gallo speciale addetto a questo). E la notte il concerto delle rane, di moltitudini di rane o rospi. Si può osservare il via vai della gente, dei bambini che si recano a scuola con la loro caratteristica divisa, o che giocano felici sulla strada; la raccolta degli ananas dai campi e il trasporto nelle Jeepney … c’è movimento sempre. Dall’altra parte confiniamo con un alto muro della proprietà delle suore Ospedaliere, con le quali abbiamo instaurato un bel rapporto fraterno e di collaborazione.

La nostra posizione mi fa capire che questo è un posto adatto a noi, e che la Fondatrice avrebbe voluto questa vicinanza con la gente povera, semplice e fare della nostra vita una testimonianza di semplicità, povertà pur nella dignità umana. Dobbiamo essere per la gente semplice, fra loro e nello stesso tempo essere segno di quelle realtà che il mondo desidera per crescere, innalzarsi, desiderare il meglio…

Il nostro handicap  però è la lingua: qui con difficoltà la gente povera capisce l’inglese, tanto meno quello balbettato da noi. Del Tagalog poi non ne parliamo…, ci limitiamo a sorridere salutare con le poche brevi frasi in inglese e osservare lo sguardo interrogativo della gente mentre risponde al saluto. I bambini sono simpaticissimi, adesso sono più disinvolti con noi, sorridono ci chiamano da lontano, ci chiamano per nome e chiedono la benedizione quando passiamo. Non ci lanciamo troppo ad andare in mezzo  a loro, per vari motivi: 1. quello della lingua, 2.  perché è necessario capire meglio quali sono le cose che si possono fare e quali no per non offendere, 3. fra questa gente e per questa gente lavorano già le altre suore, con l’aiuto ai più poveri, con le adozioni a distanza ecc… secondo me bisogna usare prudenza,  rispetto  e  lasciare libero il campo. 4. non ci sentiamo ancora in grado di affrontare le realtà di questa popolazione. Sentiamo dire tante cose della loro realtà e noi siamo così lontane da comprenderle, specie se partiamo dalla  nostra mentalità occidentale. Mi sembra che la cosa migliore per ora sia quella di osservare, ascoltare le altre esperienze di chi ha già fatto un cammino fra questa gente, capire, essere prudenti e pian piano formulare un piano di azione che rispecchi le loro esigenze e dia a noi la possibilità di svolgere un lavoro secondo il nostro carisma.

Attualmente  facciamo le lezioni d’inglese, con una Focolarina (non molto lontano da noi vi è le sede della Mariapoli dei Focolarini). Viene da noi tre volte la settimana per due ore  a volta. La paghiamo ogni settimana. Lei viene a casa nostra con la caratteristica trisicol. Poi ci impegniamo nello studio personale di questa lingua. Si cerca di prendere contatti con le persone che parlano l’inglese. Ogni giorno partecipiamo alla liturgia in inglese e anche alla preghiera del Vespro, dalle suore Ospedaliere. Da sole la sera recitiamo il S. Rosario in inglese per le vocazioni. Sr. Rosa Nita si impegna con tutte le sue forze e il suo tempo per apprendere al più presto e bene. Io vado un po’  più a rilento, ma si spera che presto si possa fare progressi notevoli.

 

              

Siamo aiutate molto dalle suore di altre Congregazioni. Ci danno il loro tempo, ci offrono i mezzi di trasporto, ci portano nei vari luoghi dove dobbiamo necessariamente andare, ci introducono nelle pratiche della vita cittadina: pagare la luce, il telefono ecc… andare negli uffici per le varie registrazioni, per tutti gli affari riguardanti il nostro soggiorno. E noi per loro possiamo fare ben poco, allora ci siamo impegnate ad aiutarle  ogni qual volta  hanno più lavoro per esempio quando hanno in casa i gruppi di ritiro si aiuta a fare le pulizie e i letti. Veniamo aiutate per le cose un po’ più sostanziose: banca, spese più grosse ecc. dal Padre Rettore del seminario del PIME, P. Sergio Fossati, un sacerdote di Como della parrocchia di S. Agostino. Conosciuto appunto durante la mia permanenza a Como. Lui prima lavorava come missionario a Mindanao ora è Rettore del Seminario qui a Tagaytay. L’aiuto ci viene offerto anche dai Padri Francescani Conventuali, specialmente da P. Stefano (Stephen) che è a Manila e che di tanto in tanto viene a Tagaytay. Attualmente si sta interessando per  la nostra incorporazione al SEC.

Per le pratiche del soggiorno come missionarie si sta interessando Sr.Carmen delle Suore Agostiniane, le pratiche sono molto lunghe, burocratiche e costose, ma si fa quel che è possibile. Davvero dipendiamo in ogni cosa da queste persone che ci aiutano. Per fortuna che adesso abbiamo il telefono in casa! E in  questo ci dicono che siamo state fortunate ad averlo in poco tempo, perché tutto va molto a rilento qui nelle Filippine. Merito anche di Sr. Arlene  - delle Ospedaliere che più volte ha fatto premura alzando anche la voce - dice che qui bisogna fare così per ottenere qualche cosa. Ci hanno accolte molto bene e si sono interessate di noi anche le Suore Brigidine e tutt’ora chiedono se abbiamo bisogno di aiuto. Ci hanno invitate anche alla loro festa insieme a tutti i loro benefattori. Un’altra Suora delle “Suore  Misericordiose”, Sr. Francesca (italiana), si sta interessando per iscriverci presso “ASSOCIATION OF MAJOR SUPERIOR OF WOMEN IN THE FHILIPPINES”. Tanti moduli da riempire, tante domande da fare, e tanto da pagare, dappertutto. Documenti a catena, se ne manca uno non si  va avanti con l’altro e così via. Dovremo andare anche  alle ambasciate Italiana e Brasiliana. Speriamo che Padre Stefano ci accompagnerà al momento opportuno. Tutte pratiche che ci occupano energie e tempo, qui dove bisogna imparare ad avere tempo.

La giornata l’abbiamo organizzata in questo modo (approssimativamente, perché avvengono spesso dei cambiamenti  di giorno in giorno):

Ci alziamo tra le 5.30 e le 6 a.m.  (S. Messa: Domenica alle ore 7.00 dai Padri Francescani Conventuali; lunedì alle ore 6 a.m. dalle Suore della Misericordia. Segue: meditazione, lodi, colazione … alle ore 8.00 – o  8,30 iniziamo la lezione di inglese o lo studio fino alle ore 10,30-11.00.  Si fanno poi le pulizie varie in casa, o si esce per le varie spese o uffici, si prepara il pranzo… Tra le 12,30 –13.00, pranzo e riassetto della casa. Se possibile andiamo un po’ a riposare poi si fanno le altre cose non fatte la mattina. Alle ore 15,30 (orario che varia spesso) S. Messa dalle suore della Misericordia (non molto lontane da noi). Si aiutano le Suore Ospedaliere, si studia o si fanno le cose che devono essere fatte in casa o fuori. Alle ore 18.00 si recitano i Vespri nella cappella delle Suore Ospedaliere (o in casa nostra quando non si può andare.), segue il cucinare e cenare. Si guarda la TV (noiosa e ancora incomprensibile, ma ci esercita a sentire la lingua inglese…) alle ore 8.30 –9.00 p.m. recitiamo il rosario in inglese nel nostro angolo adibito alla preghiera. E poi a letto.

Anche il piccolo giardino abbisogna di lavoro per tenerlo un po’ in ordine dopo l’abbandono di qualche anno, ma ci mancano gli arnesi di lavoro e allora diventa più difficile lavorare. Attualmente ci pensano anche i due cagnolini cuccioli che ci hanno regalato, a sradicare le piante e distruggere e fare i buchi nel terreno, fertilizzare ecc…  Poi  per le modifiche o le ristrutturazioni varie  della casa  attendiamo l’esito della pratica dell’acquisto o meno di questa casa.

Tutti dicono che siamo super fortunate ad averla trovata così presto, qui a Tagaytay, dove tutto costa tanto ed è difficilissimo trovarla. Anche nel prezzo siamo state fortunate paghiamo la metà di quanto pagavamo nell’altra che era molto più piccola e poi si è rivelato che ci pioveva abbondantemente dentro. Giorni fa  ci siamo incontrate con l’avvocato che ha preso in mano la pratica della casa, e ci ha detto che entro tre mesi sapremo se le carte presentate sono originali (si deve fare la ricerca degli originali negli uffici a Manila) e se tutto puo’ procedere per l’acquisto. Sembra che sia subentrata una terza persona che ha l’autorità sulla casa, avendo la signora, sorella della proprietaria della casa, chiesto a lui i soldi per pagare le spese di ospedale della sorella defunta. L’avvocato ci dice di stare tranquille, prima di dicembre la situazione si risolverà. Il problema  riguarda soprattutto la casa e non il terreno per il quale non nutrono particolare interesse e il prezzo del quale potrà essere abbassato e trattato in un secondo momento.

Ci sembra buona la possibilità di avere un punto base qui a Tagaytay, dove ci sono varie possibilità per eventuali corsi di studio e poi l’aria è respirabile e permette di stare meglio con la salute. In seguito, sarebbe bene scegliere il campo di lavoro in qualche isola dove non ci sono molte case di religiose, ma questo è tutto da vedersi nel tempo e non si sa quale e quanto debba essere questo “tempo”.

            Nel mese di settembre si terrà il primo convegno dei missionari italiani nelle Filippine, qui a Tagaytay e sono stata invitata anche io. Vi parteciperò. Mi sembra una buona occasione per conoscere meglio la realtà ecclesiale e missionaria. Il tema  del convegno è: “CHIESA ITALIANA E CHIESA FILIPPINA IN DIALOGO”.

           L’azione vocazionale:  Qui è tutto sotto controllo dalle autorità diocesane, e abbiamo saputo che una vera e propria attività vocazionale la si può fare solo dopo i cinque anni di permanenza, con dei requisiti specifici tra i quali quelli di conoscere la lingua. E’ necessaria l’autorizzazione dei responsabili per quanto riguarda la formazione e il fare le case di formazione. Noi siamo agli inizi e  le Suore Ospedaliere si sono offerte per accoglierci come compagne nella loro azione vocazionale. Appena verranno chiamate (e si prevede in settembre) una loro suora partirà e con essa anche sr. Rosa Nita. Per quanto tempo? Tutto da stabilire, vi è una prassi da seguire che per noi è tutta novità e ci disponiamo a parteciparvi come ci è possibile e comprensibile. Anche il Padre Stefano  parlerà con il loro responsabile vocazionale per aiutarci ad entrare in questa dinamica vocazionale. Ci auguriamo che almeno una  o due ragazze possano entrare presto per  obbligarci a parlare l’inglese per forza in casa. Stiamo comprendendo anche a quali rischi e a quali difficoltà si va incontro quando entrano le ragazze, da  quali siano gli influssi sociali  e familiari che si ripercuotono su di loro e le spingono a fare determinate scelte… a dire il vero siamo un po’ scettiche sulla validità e la perseveranza di tante giovani che chiedono di entrare in convento spinte da motivi più disparati  e spesso in molte mancano  quelli che necessitano per essere Religiose. Ma tutto mettiamo nelle mani di Dio. Siamo convinte che Lui dirigerà tutto nel modo migliore. Quante volte invoco la Beata Orsola che ci insegni a saper accogliere  con gioia il volere di Dio, a riconoscerlo  nei suoi disegni, a guidarci sulla Sua strada a saper essere disponibili non per il nostro tornaconto bensì per il Suo Regno. Appena si entra in casa sul muro di fronte si nota l’immagine della Fondatrice e la preghiera gliela rivolgo ogni volta che lo sguardo cade su di Lei. Nel nostro angolo di preghiera vi è stata posta anche la reliquia che Lei Madre, ci ha dato. E’ di incoraggiamento il guardarla. E’ di impegno il pregarla, ed è una certezza che lei  è qui con noi, è presente più che mai. Lei che voleva essere missionaria fin dai primi desideri della sua giovinezza, ora è qui, ed io sono ben contenta  che lei stessa intercederà presso il Cuore del Signore perché benedica le nostre azioni. E sono ben felice di farla conoscere attraverso la nostra  presenza. Peccato che in inglese abbiamo solo il depliants. Avremmo avuto bisogno di  altre cose in inglese… finché arriviamo a tradurle noi ce ne passerà di tempo! Spero di ricevere  almeno le  immaginette che state preparando  in inglese per la canonizzazione.

Il concetto di missionarietà in questo tempo nella mia testa sta acquistando una concezione ben diversa da quella che solitamente pensavo: non sono tanto queste o quelle azioni  per se stesse, ma l’anima che ci si mette nel vivere ogni giorno la fedeltà a Dio e all’uomo - nostro fratello e questo mi dà la certezza che anche questi nostri primi sforzi per entrare nella terra straniera, sperimentarne la difficoltà, sentirsi sperdute e ignoranti, sforzarsi  di capire il loro modo di vivere, capire e rispettare, il quasi entrare in punta di piedi  nella loro vita non come colui che dispensa il bene, il meglio, ma come colui che serve da strumento del Bene, possa essere “Missione”. Capire, accettare e vivere le cose più ordinarie  del quotidiano con serenità e gioia, senza pretese o giudizi affrettati, senza imposizioni. E pian piano andare incontro a loro come colui che ha da imparare anche dai più poveri (ma mi  domando anche chi e quali siano  i veri poveri ?). Per me tutto questo è un mondo da scoprire, da accettare e da amare… il resto verrà di conseguenza. Per ora ci ripetiamo spesso: “pazienza! Pazienza, diamo tempo al tempo”. Intanto preghiamo e desideriamo essere circondate dalle preghiere che tutte le nostre consorelle e tutti i nostri amici  stanno facendo per questa  intenzione.

Carissima Madre, cosa dire ancora? Mi sembra di aver detto parecchio. Certo la vita tradotta in parole perde tanto del suo valore, e quel che viviamo è un’esperienza che ci interroga continuamente, ci gratifica, ci mette  timore nel cuore, a volte ci spaventa e ci fa sentire inutili… ma questa è la realtà e questa accettiamo perché Dio ce l’ha proposta  attraverso i desideri dei superiori, e noi siamo qui cercando di essere  il più possibile fedeli figlie della Beata Orsola e membri vivi della Congregazione delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante.

Con i più vivi ringraziamenti per la comprensione, l’appoggio morale, religioso e materiale. Saluti cari a tutte le consorelle e a Lei, nella speranza di averLa presto fra noi. Un saluto particolare chiedendo la sua benedizione.

                                                                                                Sr. Margherita

Cara Madre. Tutto quello che Suor Margarita ha scritto è quello che viviamo e si fa l’esperienza di avere un cuore che deve aprirsi ad amare sempre più questa realtà non nella nostra maniera ma quella del Cuore di Gesù. L’aspettiamo con gioia. Saluti.

Suor Rosa Nita

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