FILIPPINE 

 

“Merry Christmas”

    Circa 500 prigionieri (solo chi ha voluto è venuto) raccolti attorno all’altare il 20 dicembre 2004, nel cortile di un carcere e con loro la nostra comunità, ha vissuto l’esperienza del passaggio dal buio della notte alla luce dell’alba di un nuovo giorno. Il Vescovo Luigi A. Tagle ha voluto presiedere a questa celebrazione così significativa in preparazione al Natale. Prima della celebrazione qualche prigioniero lo ha preso in disparte per la confessione. Allineati, seduti per terra, circondati da sentinelle con fucile e bastone in mano Canti, preghiere, Padre Nostro tenendosi per mano. Ascolto della Parola di Dio, Comunione e infine l’esplosione del canto finale con il ritmo del battimano... I prigionieri hanno partecipato con sentita commozione alla S. Messa. E altrettanto è avvenuto per noi tutti. Che dire del povero uomo sdraiato per terra dietro l’altare, ha voluto darmi la mano e augurarmi il buon Natale. Ha una gamba amputata. Poi, durante la Messa si è messo piangere a dirotto… perché? E’ inutile chiederselo, non lo capiremo mai!

Poi l’esplosione di entusiasmo per il Vescovo che é andato fra di loro… Abbracci, benedizioni, qualche scambio di parola, la gioia della foto insieme o richiesta singolarmente… Poi in fila contati uno ad uno, rientrati nelle loro abituali celle stracolme, illuminate dalla sole luce elettrica, con poca aria che vi circola dentro. Il Vescovo per la prima volta entra in queste celle. Sorrisi, strette di mano, volti che sorridono, volti dagli occhi tristi, corpi tatuati di persone rassegnate. Risuona scambievolmente “Merry Christmas”, si abbozza un sorriso per ognuno, ma il cuore soffre nel vedere questa realtà. Un ragazzo sta accovacciato in un angolo del corridoio, dorme appoggiando la testa sulle gambe, (non ha lo spazio per distendersi). Il Vescovo a fatica gli passa accanto, lo accarezza, gli sussurra qualche cosa, ma il sonno è pi forte, e il ragazzo non reagisce. Rimane in noi stessi l’interrogativo: come si possa augurare con tanta facilità un Buon Natale a loro. Il cuore fa male. Impossibile descrivere quel che l’esperienza diretta ti fa vivere. Solo una cosa tornando a casa: ci si ritrova con il fardello carico di umanità arricchito dei loro sorrisi, delle loro sofferenze, delle parole sussurrate da molti: “Sister I love you” - “I miss you”- “ Thank you very much” - “Not forget me in your prayer”…

La gioia di aver condiviso tempo, preghiere,visite, abbracci, qualche parola e strette di mano, ha invertito le cose.

 

IL REGALO PIU’ BELLO LO ABBIAMO RICEVUTO NOI DA LORO! …

E senti che attraverso questo il Signore ci ha donato di rivivere un vero Natale.

Con questa immagine carissime Sorelle ed Amici vogliamo raggiungervi per fare gli auguri:

BUON NATALE

Che la vostra vita quotidiana, le persone che incontrate,

le cose che fate sia un vero Natale anche per voi ogni giorno.

Con affetto Sr. Margherita, Sr. Rosa Nita, Sr. Violetta

e le candidate: Bing e Michelle.

Tagaytay, Natale 2004