URSULINE SISTERS  AHJ

 212 VER SUBDIVISION

Maitim 2nd East

4120 TAGAYTAY CITY

PHILIPPINES

FILIPPINE

Le Suore scrivono...

 

Esperienza del campo vocazionale in Agosto 2003

- Sr. Rosa Nita Pilonetto


 

         Fino ad oggi ho visitato molti College, Università e High School, sia private che pubbliche. Ho avuto l’opportunità di essere in mezzo a questo mondo giovanile in tante città, in differenti isole filippine e questo vuol dire incontrare diverse culture e lingue. Per raggiungere questi posti è stato necessario esercitare tanta pazienza nelle lunghe attese. Le cose vengono fatte tutte molto lentamente e col sorriso come se dicessero: “Il tempo è nostro”. Questo mi fa ricordare  la pazienza di Dio verso la nostra vita, piano piano si arriva. E’ necessario tanto coraggio e preghiera perché i mezzi di trasporto sono vecchi e senza riparazioni, tutto arrugginito. Nei porti si possono vedere anche le navi mezzo affondate nel mare. Ho sempre pensato e pregato: “Signore fa che arriviamo a destinazione!” Con la nave è bellissima l’esperienza, si vedono stupendi paesaggi di tante isole. Per raggiungere le isole varie a secondo della distanza, si passano anche molte notti in mare. Io  una volta  ho viaggiato per  tre giorni  e due notti. Nei paesi delle isole il trasporto viene fatto sempre in jeepney o tricycle, ma nelle montagne la gente usa anche il Carabao (il nostro bufalo).

         In  agosto/settembre, invitata da una suora Indiana – Sr. Rosmary – delle Figlie di S. Camillo, sono partita per 15 giorni fra le isole. A Manila sono stata ospitata per la notte dalla nostra famiglia amica Galang, che mi ha accompagnato all’aeroporto. Una volta arrivata a Cebù sono stata ospitata  dalle suore. Un altro giorno siamo ripartite per l’isola di Negros Occidentale. Ci sono volute quattro ore di nave poi abbiamo preso l’autobus che ci ha portate su per la montagna. Il viaggio era lungo e la fame si faceva sentire. L’abbiamo smorzata un po’ a forza di mangiare biscotti. In compenso la natura offriva dei paesaggi bellissimi: montagne verdi. Sembrava una natura vergine. Il mare ci accompagnava per tutto il cammino. Dopo sei ore siamo arrivate alla città che si chiama Kabankalan, dove gli spagnoli avevano una grande piantagione di canna da zucchero e una grande fattoria. Qui vi sono le abitazioni di quel tempo, dove abitano i grandi signori. Siamo state ospitate per una settimana in una di queste case. Prima di tutto siamo andate dal vescovo per presentarci. La stessa signora ci ha fatto il programma della visita alla diocesi, ci ha fatto conoscere il parroco il quale ci ha messo a disposizione la macchina con l’autista per due giorni. La signora è stata come una mamma per noi. Quello che  mi ha colpito è che in queste diocesi non si trovano suore… mentre vi è una grande concentrazione nei centri quali: a Manila e dintorni, Cebù,  Davao, Cagayan de Oro, IloIlo. Le maestre nella scuola diventano le vere missionarie. Tante di loro non si sposano  per dedicarsi alla scuola e alla parrocchia, essendo queste insieme, vi si svolge tutta la vita all’insegnamento, educazione  e all’evangelizzazione.  Lì io ho visto e sentito il significato  delle parole di Gesù dette a S. Francesco “ricostruirai la mia chiesa” Nella visita mai si andava da sole ma accompagnate sempre da una catechista. Si passava sempre prima dal parroco dopo si andava alla scuola dove si organizzava subito un incontro con gli alunni e si poteva parlare sul senso della vocazione e presentare il proprio Istituto. Il parroco poi telefonava all’altro parroco per farci preparare il pranzo. L’accoglienza di questo popolo ci fa riflettere sulla nostra comunità e sulla nostra propria vita nell’accogliere le consorelle. Dopo aver fatto le dovute visite ci siamo trasferite in un’altra isola chiamata  IloIlo. Ci hanno accolto le suore Piccole Missionarie del Sacro Cuore le quali ci hanno anche accompagnato e una ci accompagnava nelle diverse scuole. A Davao ci ha accolto una piccola comunità di 2 suore delle Figlie di Santa Anna che sono inserite in un quartiere povero dove lavorano con i giovani e la Caritas della parrocchia. Anche qui il parroco ci ha procurato la macchina e due giovani per accompagnarci  nelle visite alle parrocchie alle scuole pubbliche fuori paese. In queste scuole, di circa 6000 studenti, fa un caldo “da morire”, perché non vi è neanche il ventilatore, non ci sono sedie. Il professore spesso non è presente, gli alunni  fanno un chiasso tale che mi viene da pensare che cosa imparano questi a scuola! E penso che “imparano niente”! Non hanno libri, non hanno il “minimo dei minimi”… tutti gironzolano per le classi e nel giardino. Ma quando si visitano le scuole private (tenute per la maggior parte dalle religiose), le cose cambiano. Sono di lusso, con l’aria condizionata, tutti in divisa impeccabile, con tutto l’occorrente per preparare bene questi giovani per il futuro. Ma queste scuole sono a pagamento e di sicuro la maggior parte dei poveri  non possono usufruirne.

 

Cosa viene da pensare? Intanto io giravo fra queste isole e anche a casa poi, molte ragazze hanno chiamato chiedendo notizie sulla vita religiosa ed esprimendo il loro desiderio di voler essere suora ma è sentito molto il problema della famiglia che non le lascia libere, o è da mantenere… e questo lascia una profonda indecisione in loro. La mia conclusione pertanto è questa: Oggi i giovani frequentano i centri commerciali, hanno tutti il cellulare, il computer games, l’internet… i mass media hanno dato una impronta allo stile di vita somatica e psichica del giovane; anche i più poveri pur non avendo l’internet hanno il biliardo. Tutti vanno alla school ma poco o niente studio approfondito. Nella school spesso si formano i gruppi che chiamano ”barkada” delle volte per amicizia, droga ecc. I figli il più delle volte vivono accanto alla sola mamma, perché il padre vive per molto tempo fuori casa per lavoro. Molti stanno all’estero. Tutti sognano un livello di vita più elevata, stabile, raggiungere uno  “status” che dia valore alla propria esistenza. Questo ha influsso sulla scelta della vita religiosa e la stessa pratica di vita nel convento. La prostituzione, la droga, l’alcoolismo, l’omosessualità, l’ aborto… sono in crescita.

E’ da queste realtà che giungeranno le nostre future consorelle. Quello che possiamo fare è pregare e aiutarle nella crescita umana e religiosa, aiutarle a dare un senso alla propria vita, a fare di essa un dono per gli altri nell’ideale  di Santa Orsola Ledòchowska.     

Tagaytay  22 Ottobre 2003

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